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Picasso. L’opera ultima
In omaggio a Jacqueline Picasso scomparsa trent’anni fa, il 15 ottobre 1986, la Fondation Pierre Gianadda presenta un insieme eccezionale di dipinti, incisioni, linoleografie, ceramiche e sculture, che mettono in luce l’opera tarda di Picasso. Tanto affascinanti quanto sorprendenti, gli ultimi vent’anni della carriera dell’artista sono un inno all’amore, alla vita e alla creazione. Questa esposizione mostra fino a che punto la sua creatività estrema sia segnata dalla presenza di Jacqueline, che Picasso incontra nel 1952 e sposa nel 1961. Fu la sua ultima compagna e gli fece da modella e di riferimento fino all’ultimo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In omaggio a Jacqueline Picasso scomparsa trent’anni fa, il 15 ottobre 1986, la Fondation
Pierre Gianadda presenta un insieme eccezionale di dipinti, incisioni, linoleografie,
ceramiche e sculture, che mettono in luce l’opera tarda di Picasso. Tanto affascinanti quanto
sorprendenti, gli ultimi vent’anni della carriera dell’artista sono un inno all’amore, alla vita e
alla creazione. Questa esposizione mostra fino a che punto la sua creatività estrema sia
segnata dalla presenza di Jacqueline, che Picasso incontra nel 1952 e sposa nel 1961. Fu la
sua ultima compagna e gli fece da modella e di riferimento fino all’ultimo.
Per Picasso è l’inizio di una nuova vita e di uno slancio pittorico senza precedenti che si
sviluppa in luoghi differenti: prima La Californie a Cannes (1955-1958), poi il castello di
Vauvernargues (1958-1961), ai piedi della montagna Sainte-Victoire così cara a Cézanne,
vicino ad Aix-en- Provence, e infine il mas Notre-dame- de-Vie a Mougins (1961-1973).
La presenza di Jacqueline e la sua giovinezza accelerano il ritmo creativo di Picasso.
Raffigurata con il suo profilo ieratico, ritto su un collo interminabile (Jacqueline aux fleurs,
1954) o perfettamette rappresentativa della bellezza classica (Jacqueline aux jambes
repliées, 1954), abita l’opera del marito con tutta se stessa (L’atelier de Californie, 1956). I
ritratti di Picasso vanno oltre la nozione stessa di somiglianza per tendere a una sorta di
poetica metaforica della personalità di tutti i suoi modelli.
Nei primi anni di questo periodo, Picasso, questo pittore della modernità, rivisita con curiosità
i maestri del passato: Delacroix (Les Femmes d’Alger, 1954-55), Vélasquez (Les Menines,
1957), Manet (Le Déjeuner sur l’herbe, 1959-1961), Poussin e David (L’enlèvement des
Sabines, 1963). Altrettanti capolavori, reinterpretati, disarticolati, dalle linee incisive e dai
piani reinventati.
Poi, dopo questi riferimenti alla pittura storica, egli si riappropria del tema del pittore e della
modella. Nel solo anno 1963, Jacqueline figura 160 volte nella produzione dell’artista. Le
sottili modulazioni di questa lunga serie permettono a Picasso ora di venerare la sua musa,
ora di umiliarla o di metterla alla prova. “Lei ha - dirà Picasso a Hélène Parmelin nel 1966 - il
dono di diventare pittura a un grado inimmaginabile”.
Negli ultimi dieci anni, a Mougins, Picasso si ricentra concentrandosi sull’essenziale: esplora
le figure archetipiche della donna (il nudo), della coppia (baci e abbracci), dell’uomo
(moschettiere e uomo con la pipa) e del pittore che invecchia. Queste opere ultime sono fra
quelle che figuravano nelle due grandi esposizioni organizzate nel 1970 da Yvonne e
Christian Zervos e nel 1973 da René Char al Palazzo dei Papi di Avignone. Se certe critiche
feroci parlarono allora di “senilità, scarabocchi, impotenza”, l’opera tarda di Picasso è oggi
unanimemente riconosciuta come una delle più accattivanti.
Questa mostra, oltre all’opera dipinta, mostra il talento di Picasso in altre forme espressive:
Picasso e l’incisione
L’incisione è una delle arti principali di Picasso che privilegia certe tecniche trattate con una
maestria e una varietà esemplari. Il suo approccio sperimentale, la sua libertà e il suo
virtuosismo fanno di lui un artista capace di sondare tutti i segreti del mestiere. Tutte i temi
cari a Picasso vi vengono affrontati (pittore e modella, nudi, ritratti, figure mitologiche,
tauromachie) e trattati con il bulino, l’acquaforte, la litografia, la linoleografia, tecniche tutte
rappresentate in mostra.
Picasso e la scultura
E’ a partire dall’estate del 1905 che si può situare l’inizio dell’impegno dell’artista per la
scultura. A quell’epoca, la scoperta , tra le altre, delle maschere e degli oggetti tribali del
museo etnografico del Trocadéro provoca uno choc che segnerà la sua opera. Poi con gli
assemblaggi del 1912, Picasso sottolinea l’ambiguità degli oggetti. Negli anni 1920 egli
innova con un lavoro sul ferro saldato e dipinto. L’audacia creativa di Picasso si manifesta di
nuovo alla fine della sua vita con l’elaborazione di sculture in lamiera ritagliata, piegata e
dipinta (Femme au chapeau, 1961, e Tête de femme (Jacqueline),1962). Queste sculture in
lamiera fanno parte delle opere più sorprendenti della fine della vita dell’artista.
Picasso e la ceramica
Quando soggiorna a Golfe-Juan nel 1946, scopre alla mostra annuale dei vasai lo stand
Madoura e i suoi rappresentanti Suzanne e George Ramié che gli aprono il loro atelier a
Vallauris una parte del quale, dal 1947, è gestito da Picasso. Con la sua prodigiosa
immaginazione creatrice egli si appropria della ceramica di cui stravolge la pratica. Egli
trasforma gli oggetti: una fiasca diviene un grosso insetto, una vaso un uccello o un fauno.
Nascono nello stesso tempo ammirevoli ritratti di donna (Portrait de Jacqueline, 1956;
Portrait de Jacqueline au foulard, 1956). Questa vocazione di ceramista è ampiamente
documentata nella mostra con pezzi ammirevoli.
In un percorso cronologico e tematico, la mostra presenta più di un centinaio di opere
provenienti dalla collezione della famiglia dell’artista, dalle più grandi collezioni
pubbliche (Musée Picasso, Parigi; Musée national d’art moderne-Centre Pompidou,
Parigi; Museu Picasso, Barcelloma…) e da collezioni private, opere che danno conto
della varietà e dell’importanza della produzione degli ultimi anni di Picasso.
Un catalogo, curato, come la mostra da Jean-Louis Prat, già direttore della Fondation
Maeght, accompagna l’esposizione. Abbondantemente illustrato comprende testi
introduttivi di Prat e di Leonard Gianadda, saggi di specialisti (Brigitte Leal, drettrice
aggiunta delle Collezioni del Musée national d’art moderne-Centre Pompidou; Marìa
Teresa Ocaña, direttrice del Museo Nacional de Arte de Cataluña, già direttrice del
Museu Picasso di Barcellona) e la riproposizione di testi storici di René Char e di
Pierre Daix, oltre a notizie tematiche e a una cronologia attenta della vita di Picasso.
_________________________________________________________________________________
Oltre alla mostra Picasso. L’opera ultima sono visitabili alla Fondation Pierre Gianadda il Parco
delle Sculture, il Museo gallo-romano e il Museo dell’automobile.
ingresso: adulti CHF 20 terza età: CHF 18 famiglie: CHF 42 bambini >10 anni e studenti: CHF 12
Tunnel del Gran San Bernardo ritorno gratuito presentando il biglietto della mostra.
Immagini in alta risoluzione sul sito www.uessearte.it
Ufficio stampa: uessearte via Natta 22 Como tel. 031.269393 - fax 031.267265
e-mail: info@uessearte.it www.uessearte.it
Pierre Gianadda presenta un insieme eccezionale di dipinti, incisioni, linoleografie,
ceramiche e sculture, che mettono in luce l’opera tarda di Picasso. Tanto affascinanti quanto
sorprendenti, gli ultimi vent’anni della carriera dell’artista sono un inno all’amore, alla vita e
alla creazione. Questa esposizione mostra fino a che punto la sua creatività estrema sia
segnata dalla presenza di Jacqueline, che Picasso incontra nel 1952 e sposa nel 1961. Fu la
sua ultima compagna e gli fece da modella e di riferimento fino all’ultimo.
Per Picasso è l’inizio di una nuova vita e di uno slancio pittorico senza precedenti che si
sviluppa in luoghi differenti: prima La Californie a Cannes (1955-1958), poi il castello di
Vauvernargues (1958-1961), ai piedi della montagna Sainte-Victoire così cara a Cézanne,
vicino ad Aix-en- Provence, e infine il mas Notre-dame- de-Vie a Mougins (1961-1973).
La presenza di Jacqueline e la sua giovinezza accelerano il ritmo creativo di Picasso.
Raffigurata con il suo profilo ieratico, ritto su un collo interminabile (Jacqueline aux fleurs,
1954) o perfettamette rappresentativa della bellezza classica (Jacqueline aux jambes
repliées, 1954), abita l’opera del marito con tutta se stessa (L’atelier de Californie, 1956). I
ritratti di Picasso vanno oltre la nozione stessa di somiglianza per tendere a una sorta di
poetica metaforica della personalità di tutti i suoi modelli.
Nei primi anni di questo periodo, Picasso, questo pittore della modernità, rivisita con curiosità
i maestri del passato: Delacroix (Les Femmes d’Alger, 1954-55), Vélasquez (Les Menines,
1957), Manet (Le Déjeuner sur l’herbe, 1959-1961), Poussin e David (L’enlèvement des
Sabines, 1963). Altrettanti capolavori, reinterpretati, disarticolati, dalle linee incisive e dai
piani reinventati.
Poi, dopo questi riferimenti alla pittura storica, egli si riappropria del tema del pittore e della
modella. Nel solo anno 1963, Jacqueline figura 160 volte nella produzione dell’artista. Le
sottili modulazioni di questa lunga serie permettono a Picasso ora di venerare la sua musa,
ora di umiliarla o di metterla alla prova. “Lei ha - dirà Picasso a Hélène Parmelin nel 1966 - il
dono di diventare pittura a un grado inimmaginabile”.
Negli ultimi dieci anni, a Mougins, Picasso si ricentra concentrandosi sull’essenziale: esplora
le figure archetipiche della donna (il nudo), della coppia (baci e abbracci), dell’uomo
(moschettiere e uomo con la pipa) e del pittore che invecchia. Queste opere ultime sono fra
quelle che figuravano nelle due grandi esposizioni organizzate nel 1970 da Yvonne e
Christian Zervos e nel 1973 da René Char al Palazzo dei Papi di Avignone. Se certe critiche
feroci parlarono allora di “senilità, scarabocchi, impotenza”, l’opera tarda di Picasso è oggi
unanimemente riconosciuta come una delle più accattivanti.
Questa mostra, oltre all’opera dipinta, mostra il talento di Picasso in altre forme espressive:
Picasso e l’incisione
L’incisione è una delle arti principali di Picasso che privilegia certe tecniche trattate con una
maestria e una varietà esemplari. Il suo approccio sperimentale, la sua libertà e il suo
virtuosismo fanno di lui un artista capace di sondare tutti i segreti del mestiere. Tutte i temi
cari a Picasso vi vengono affrontati (pittore e modella, nudi, ritratti, figure mitologiche,
tauromachie) e trattati con il bulino, l’acquaforte, la litografia, la linoleografia, tecniche tutte
rappresentate in mostra.
Picasso e la scultura
E’ a partire dall’estate del 1905 che si può situare l’inizio dell’impegno dell’artista per la
scultura. A quell’epoca, la scoperta , tra le altre, delle maschere e degli oggetti tribali del
museo etnografico del Trocadéro provoca uno choc che segnerà la sua opera. Poi con gli
assemblaggi del 1912, Picasso sottolinea l’ambiguità degli oggetti. Negli anni 1920 egli
innova con un lavoro sul ferro saldato e dipinto. L’audacia creativa di Picasso si manifesta di
nuovo alla fine della sua vita con l’elaborazione di sculture in lamiera ritagliata, piegata e
dipinta (Femme au chapeau, 1961, e Tête de femme (Jacqueline),1962). Queste sculture in
lamiera fanno parte delle opere più sorprendenti della fine della vita dell’artista.
Picasso e la ceramica
Quando soggiorna a Golfe-Juan nel 1946, scopre alla mostra annuale dei vasai lo stand
Madoura e i suoi rappresentanti Suzanne e George Ramié che gli aprono il loro atelier a
Vallauris una parte del quale, dal 1947, è gestito da Picasso. Con la sua prodigiosa
immaginazione creatrice egli si appropria della ceramica di cui stravolge la pratica. Egli
trasforma gli oggetti: una fiasca diviene un grosso insetto, una vaso un uccello o un fauno.
Nascono nello stesso tempo ammirevoli ritratti di donna (Portrait de Jacqueline, 1956;
Portrait de Jacqueline au foulard, 1956). Questa vocazione di ceramista è ampiamente
documentata nella mostra con pezzi ammirevoli.
In un percorso cronologico e tematico, la mostra presenta più di un centinaio di opere
provenienti dalla collezione della famiglia dell’artista, dalle più grandi collezioni
pubbliche (Musée Picasso, Parigi; Musée national d’art moderne-Centre Pompidou,
Parigi; Museu Picasso, Barcelloma…) e da collezioni private, opere che danno conto
della varietà e dell’importanza della produzione degli ultimi anni di Picasso.
Un catalogo, curato, come la mostra da Jean-Louis Prat, già direttore della Fondation
Maeght, accompagna l’esposizione. Abbondantemente illustrato comprende testi
introduttivi di Prat e di Leonard Gianadda, saggi di specialisti (Brigitte Leal, drettrice
aggiunta delle Collezioni del Musée national d’art moderne-Centre Pompidou; Marìa
Teresa Ocaña, direttrice del Museo Nacional de Arte de Cataluña, già direttrice del
Museu Picasso di Barcellona) e la riproposizione di testi storici di René Char e di
Pierre Daix, oltre a notizie tematiche e a una cronologia attenta della vita di Picasso.
_________________________________________________________________________________
Oltre alla mostra Picasso. L’opera ultima sono visitabili alla Fondation Pierre Gianadda il Parco
delle Sculture, il Museo gallo-romano e il Museo dell’automobile.
ingresso: adulti CHF 20 terza età: CHF 18 famiglie: CHF 42 bambini >10 anni e studenti: CHF 12
Tunnel del Gran San Bernardo ritorno gratuito presentando il biglietto della mostra.
Immagini in alta risoluzione sul sito www.uessearte.it
Ufficio stampa: uessearte via Natta 22 Como tel. 031.269393 - fax 031.267265
e-mail: info@uessearte.it www.uessearte.it
17
giugno 2016
Picasso. L’opera ultima
Dal 17 giugno al 20 novembre 2016
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
FONDATION PIERRE GIANADDA
Martigny, Rue Du Forum, 59, (Martigny)
Martigny, Rue Du Forum, 59, (Martigny)
Biglietti
adulti CHF 20 terza età: CHF 18 famiglie: CHF 42 bambini >10 anni e studenti: CHF 12
Orario di apertura
tutti i giorni, ore 9-19
Ufficio stampa
UESSEARTE
Autore
Curatore