Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Piccoli pezzi poco complessi
Due grandi cubi ospitano due uomini, una donna circuita attorno a loro, luci led, un set di dispositivi multimediali, un uovo simbolo di vita e perfezione, la riproduzione, la clonazione, la natura, la tecnica, la scienza
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dall’1 al 13 febbraio 2011 – CRT Salone
InBalìa in residenza presso il CRT Centro di Ricerca per il Teatro
PICCOLI PEZZI poco complessi
un omaggio a Michel Houellebecq e a "Le Particelle Elementari"
autore Magdalena Barile
regia Marco Cacciola e Francesco Villano
con Marco Cacciola, Lucia Mascino, Francesco Villano
coreografia Lara Guidetti
scene e costumi Petra Trombini
luci Luigi Biondi
“…il nemico che mi sopravviverà…”
Michel Houellebecq
Due grandi cubi ospitano due uomini, una donna circuita attorno a loro, luci led, un set di dispositivi multimediali, un uovo simbolo di vita e perfezione, la riproduzione, la clonazione, la natura, la tecnica, la scienza: PICCOLI PEZZI poco complessi, in scena al CRT Salone dall’1 al 13 febbraio 2011, è la prima opera della neo compagnia InBalìa, un omaggio a Michel Houellebecq e a "Le Particelle Elementari".
Uno spettacolo per due registi, due punti di vista. Due approcci al lavoro - e al mondo - si alternano sulla scena. Il progetto nasce infatti dalla volontà di Marco Cacciola e Francesco Villano di intraprendere un percorso creativo autoriale, registico. Un percorso parallelo a quello che li impegna da anni sulla scena, come attori. Un simbolico passaggio di stato (figlio-padre?), di responsabilità. Una necessità professionale e umana. Un’esigenza che si lega anche al momento storico che sta vivendo il teatro e la cultura in Italia, dove la realizzazione di un’opera, ora, risulta una sfida devastante, complessa, radicale, necessaria.
Creazione e paternità, umana / tecnica / artistica, sono anche i temi che legano, in modi diversi, i tre personaggi del testo: Bruno, Michele e Susan.
Due fratelli, un ricercatore e un disoccupato erotomane, vivono dentro rassicuranti strutture di ferro. Passano le loro giornate tra piccoli rituali domestici e ossessioni onanistiche. Ma le loro menti vagano, pensano e progettano imprese futuristiche, rivoluzionarie teorie, creazioni di opere d’arte. La loro visione del mondo può così diventare oggetto, creatura. Osservano gli uomini attraverso la voce e l’immagine che gli rimanda l’altro, si studiano, ma di fatto sono soli. Si auto alimentano. Una donna entra ed esce dalle loro tane e dalle loro vite con grande semplicità. Li testa. Lei non ha ancora un luogo, ma ha un istinto vitale e incontrollato che la spinge a cercare, a desiderare un figlio. Questi incontri, però, rimangono germi, non si sviluppano in storie, non creano reazioni che determinano conseguenze. Sono solo persone abbarbicate al tempo presente e all’idea di poter superare la morte lasciando una traccia, un segno di sé nell’arte, nella scienza, nei geni. Un figlio sarà, in questo caso, niente più che un prodotto di consumo che servirà a soddisfare l’ego e le pulsioni del suo artefice. Piccoli pezzi di umanità si incontrano, si sfiorano, si separano. Una riflessione sul desiderio della creazione e sulle frustrazioni che ne conseguono, ambientata in un mondo possibile, imploso, umano.
DICHIARAZIONE DI POETICA
Fare un bambino, un autoscatto, un’opera d’arte. Guardarsi allo specchio.
Farsi un ritratto o una bella scopata, creare a propria immagine e somiglianza.
Creare. Un avatar, un account in rete, un esperimento genetico e altro. Ancora.
Prolungarsi, moltiplicarsi. Finirsi.
“Piccoli Pezzi” è una spettacolare riflessione sulla riproduzione e il terrore di scoprirsi inefficaci, sterili, poco rappresentativi di se stessi e del tempo in cui si vive.
Una drammaturgia di corpi e parole sulle possibilità riproduttive della specie umana e i suoi effetti collaterali.
Una scena co/stretta. Due uomini, talmente diversi da essere fratelli, si ignorano.
(Fratello = la cosa più vicina a me e più lontana da me)
Una donna, afflitta da desiderio di maternità, li prova.
(Desiderio = bugia. Una bugia è utile quando aiuta a trasformare la realtà)
Tre universi che mutano continuamente, fra amplessi acrobatici, analisi del sangue, videochattate e giri al supermercato. Le masturbazioni di tre individui dispersi nelle stanze vuote delle loro case, muti lungo i viali luminosi della loro città. La Paura nei loro cromosomi, Paura come risorsa per sopravvivere, Paura degli altri per sopravvivergli. Se stiano cercando un figlio o una buona ragione per estinguersi è difficile da stabilire: questa è l’epoca dell’uomo e della sua riproducibilità tecnica. Fino a considerare la possibilità del proprio superamento. Fino a la Fine.
NOTE DI REGIA
Questo lavoro è un esperimento, un figlio, con due padri. Siamo partiti accogliendo le differenze, accettando l’indipendenza dell’altro, senza paura di perdere la nostra individualità. Ci siamo circondati di persone/artisti che stimiamo, co/autori che hanno influenzato le nostre scelte, condividendo con noi codici e linguaggi differenti, a volte anche contrastanti. Il tema è la pro-creazione, biologica e artistica, in tutte le sue accezioni, anche le più estreme. La paura di una scelta, la responsabilità legata al fare. La tecnologia qui è usata come filtro, come una maschera per nascondersi o per denudarsi. In questo nuovo fluorescente mondo Huxleyano nessuno sembra potersi o volersi veramente prendere la responsabilità di un incontro, di un atto autentico, generatore di senso. Ogni azione è condizionata dalla volontà di controllare per non essere controllati. Una Paura che detta regole di sopravvivenza, per resistere al tempo, per non perdersi nel passaggio dallo stato di figli a quello di genitori. Una fuga nella mediocrità. In questo non luogo tutti si studiano, tutti cercano di soddisfare i propri desideri attraverso lo sfruttamento dell’altro, di sponda, sempre continuando a vagare in universi paralleli. Nel liquame di queste ossessioni contemporanee, riconosciamo ancora, tuttavia, l’umanità, la contraddittorietà, la bellezza, la natura del divino e del poetico di una razza che ancora, forse, non ha ceduto alla tentazione di estinguersi. Fino a oggi.
Marco Cacciola e Francesco Villano
INBALIA
InBalìa è un gruppo di artisti, tra cui Marco Cacciola, Michelangelo Dalisi e Francesco Villano, che si incontrano di nuovo dopo anni di esperienze e collaborazioni con altri registi. Nel 2010 decidono di costituire una “Compagnia Instabile”, insieme a Petra Trombini (tecnica) e Debora Meggiolaro (organizzazione) per condividere poetiche e percorsi diversi, per mescolare i segni viventi della loro pratica teatrale. La diversa formazione, la stessa volontà autoriale, la responsabilità in prima persona. Una forma di neo battesimo artistico che li impegnerà non solo in scena, ma alternativamente anche nella regia e nella coreografia.
InBalìa in residenza presso il CRT Centro di Ricerca per il Teatro
PICCOLI PEZZI poco complessi
un omaggio a Michel Houellebecq e a "Le Particelle Elementari"
autore Magdalena Barile
regia Marco Cacciola e Francesco Villano
con Marco Cacciola, Lucia Mascino, Francesco Villano
coreografia Lara Guidetti
scene e costumi Petra Trombini
luci Luigi Biondi
“…il nemico che mi sopravviverà…”
Michel Houellebecq
Due grandi cubi ospitano due uomini, una donna circuita attorno a loro, luci led, un set di dispositivi multimediali, un uovo simbolo di vita e perfezione, la riproduzione, la clonazione, la natura, la tecnica, la scienza: PICCOLI PEZZI poco complessi, in scena al CRT Salone dall’1 al 13 febbraio 2011, è la prima opera della neo compagnia InBalìa, un omaggio a Michel Houellebecq e a "Le Particelle Elementari".
Uno spettacolo per due registi, due punti di vista. Due approcci al lavoro - e al mondo - si alternano sulla scena. Il progetto nasce infatti dalla volontà di Marco Cacciola e Francesco Villano di intraprendere un percorso creativo autoriale, registico. Un percorso parallelo a quello che li impegna da anni sulla scena, come attori. Un simbolico passaggio di stato (figlio-padre?), di responsabilità. Una necessità professionale e umana. Un’esigenza che si lega anche al momento storico che sta vivendo il teatro e la cultura in Italia, dove la realizzazione di un’opera, ora, risulta una sfida devastante, complessa, radicale, necessaria.
Creazione e paternità, umana / tecnica / artistica, sono anche i temi che legano, in modi diversi, i tre personaggi del testo: Bruno, Michele e Susan.
Due fratelli, un ricercatore e un disoccupato erotomane, vivono dentro rassicuranti strutture di ferro. Passano le loro giornate tra piccoli rituali domestici e ossessioni onanistiche. Ma le loro menti vagano, pensano e progettano imprese futuristiche, rivoluzionarie teorie, creazioni di opere d’arte. La loro visione del mondo può così diventare oggetto, creatura. Osservano gli uomini attraverso la voce e l’immagine che gli rimanda l’altro, si studiano, ma di fatto sono soli. Si auto alimentano. Una donna entra ed esce dalle loro tane e dalle loro vite con grande semplicità. Li testa. Lei non ha ancora un luogo, ma ha un istinto vitale e incontrollato che la spinge a cercare, a desiderare un figlio. Questi incontri, però, rimangono germi, non si sviluppano in storie, non creano reazioni che determinano conseguenze. Sono solo persone abbarbicate al tempo presente e all’idea di poter superare la morte lasciando una traccia, un segno di sé nell’arte, nella scienza, nei geni. Un figlio sarà, in questo caso, niente più che un prodotto di consumo che servirà a soddisfare l’ego e le pulsioni del suo artefice. Piccoli pezzi di umanità si incontrano, si sfiorano, si separano. Una riflessione sul desiderio della creazione e sulle frustrazioni che ne conseguono, ambientata in un mondo possibile, imploso, umano.
DICHIARAZIONE DI POETICA
Fare un bambino, un autoscatto, un’opera d’arte. Guardarsi allo specchio.
Farsi un ritratto o una bella scopata, creare a propria immagine e somiglianza.
Creare. Un avatar, un account in rete, un esperimento genetico e altro. Ancora.
Prolungarsi, moltiplicarsi. Finirsi.
“Piccoli Pezzi” è una spettacolare riflessione sulla riproduzione e il terrore di scoprirsi inefficaci, sterili, poco rappresentativi di se stessi e del tempo in cui si vive.
Una drammaturgia di corpi e parole sulle possibilità riproduttive della specie umana e i suoi effetti collaterali.
Una scena co/stretta. Due uomini, talmente diversi da essere fratelli, si ignorano.
(Fratello = la cosa più vicina a me e più lontana da me)
Una donna, afflitta da desiderio di maternità, li prova.
(Desiderio = bugia. Una bugia è utile quando aiuta a trasformare la realtà)
Tre universi che mutano continuamente, fra amplessi acrobatici, analisi del sangue, videochattate e giri al supermercato. Le masturbazioni di tre individui dispersi nelle stanze vuote delle loro case, muti lungo i viali luminosi della loro città. La Paura nei loro cromosomi, Paura come risorsa per sopravvivere, Paura degli altri per sopravvivergli. Se stiano cercando un figlio o una buona ragione per estinguersi è difficile da stabilire: questa è l’epoca dell’uomo e della sua riproducibilità tecnica. Fino a considerare la possibilità del proprio superamento. Fino a la Fine.
NOTE DI REGIA
Questo lavoro è un esperimento, un figlio, con due padri. Siamo partiti accogliendo le differenze, accettando l’indipendenza dell’altro, senza paura di perdere la nostra individualità. Ci siamo circondati di persone/artisti che stimiamo, co/autori che hanno influenzato le nostre scelte, condividendo con noi codici e linguaggi differenti, a volte anche contrastanti. Il tema è la pro-creazione, biologica e artistica, in tutte le sue accezioni, anche le più estreme. La paura di una scelta, la responsabilità legata al fare. La tecnologia qui è usata come filtro, come una maschera per nascondersi o per denudarsi. In questo nuovo fluorescente mondo Huxleyano nessuno sembra potersi o volersi veramente prendere la responsabilità di un incontro, di un atto autentico, generatore di senso. Ogni azione è condizionata dalla volontà di controllare per non essere controllati. Una Paura che detta regole di sopravvivenza, per resistere al tempo, per non perdersi nel passaggio dallo stato di figli a quello di genitori. Una fuga nella mediocrità. In questo non luogo tutti si studiano, tutti cercano di soddisfare i propri desideri attraverso lo sfruttamento dell’altro, di sponda, sempre continuando a vagare in universi paralleli. Nel liquame di queste ossessioni contemporanee, riconosciamo ancora, tuttavia, l’umanità, la contraddittorietà, la bellezza, la natura del divino e del poetico di una razza che ancora, forse, non ha ceduto alla tentazione di estinguersi. Fino a oggi.
Marco Cacciola e Francesco Villano
INBALIA
InBalìa è un gruppo di artisti, tra cui Marco Cacciola, Michelangelo Dalisi e Francesco Villano, che si incontrano di nuovo dopo anni di esperienze e collaborazioni con altri registi. Nel 2010 decidono di costituire una “Compagnia Instabile”, insieme a Petra Trombini (tecnica) e Debora Meggiolaro (organizzazione) per condividere poetiche e percorsi diversi, per mescolare i segni viventi della loro pratica teatrale. La diversa formazione, la stessa volontà autoriale, la responsabilità in prima persona. Una forma di neo battesimo artistico che li impegnerà non solo in scena, ma alternativamente anche nella regia e nella coreografia.
01
febbraio 2011
Piccoli pezzi poco complessi
Dal primo al 13 febbraio 2011
performance - happening
serata - evento
serata - evento
Location
PACTA SALONE
Milano, Via Ulisse Dini, 7, (Milano)
Milano, Via Ulisse Dini, 7, (Milano)
Biglietti
Intero € 15,00
Ridotto Giovani fino a 25 anni € 10,00
Ridotto Convenzionati € 13,00
Ridotto Anziani oltre 60 anni € 7,50
Orario di apertura
mar-mer-giov ore 21,00
ven ore 21,30
sab ore 19,30
dom ore 16,00