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Pieni & vuoti
Una mostra fotografica dedicata alle case storiche del Canton Ticino, di fine ‘800 o inizio ‘900, conservate ancora pressoché intatte, spesso anche con arredi originali. Una settantina di scatti firmati da Roberto Pellegrini, che indagano la relazione tra gli ambienti “pieni” e “vuoti”: spazi pieni, nella loro ambientazione originaria appunto, vengono ripresentati vuoti, ovvero privati di mobili e suppellettili, trasemttendo l’atmosfera e il coinvolgimento emotivo di cui è dotato l’essenziale (vuoto).
Comunicato stampa
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Pieni&Vuoti – La Pinacoteca Züst inaugura la stagione espositiva 2009 con una mostra fotografica dedicata alle case storiche del Canton Ticino, di fine ‘800 o inizio ‘900, conservate ancora pressoché intatte, spesso anche con arredi originali. Dal 29 marzo verranno infatti presentati una settantina di scatti firmati da Roberto Pellegrini, che indagano la relazione tra gli ambienti “pieni” e “vuoti”: spazi pieni, nella loro ambientazione originaria appunto, vengono ripresentati vuoti, ovvero privati di mobili e suppellettili, trasemttendo l’atmosfera e il coinvolgimento emotivo di cui è dotato l’essenziale (vuoto).
La rassegna accompagna il visitatore in una sorta di suggestivo itinerario che, dalle alte valli ticinesi al mendrisiotto, passando per i dintorni di Lugano, attraversa il Canton Ticino varcando la soglia di abitazioni - una ventina - generalmente inaccessibili al pubblico, perché ancora abitate, talvolta dai discendenti dei proprietari.
Un nuovo concetto di mostra – L’esposizione, fotografica e storico-artistica al tempo stesso, si configura come una nuova proposta culturale.
Un affascinante e inconsueto dialogo, intessuto sul filo della storia, tra discipline artistiche diverse – la fotografia, l’architettura, la pittura, la scultura – che invita il visitatore all’osservazione e, qualche volta, lo sorprende. Un “lavoro a due mani” in cui l’artista fotografo Roberto Pellegrini, che ha lavorato sugli ambienti in maniera del tutto autonoma, ha offerto l’opportunità alla Pinacoteca Züst – in collaborazione con l’Ufficio dei beni culturali – di approfondire lo studio su queste dimore, di condurre un’analisi estetico-storico-artistica e redigerne schede informative.
A sottolineare la doppia anima della mostra, vengono esposte una ventina di opere, normalmente conservate nelle case e spesso visibili nelle fotografie: i ritratti di chi ha abitato nei secoli passati quegli ambienti, i loro busti, qualche oggetto di uso comune. La maggior parte delle volte a firma di grandi artisti: Giuseppe Antonio Petrini, Antonio Rinaldi, Gioachimo Galbusera, Adolfo Feragutti Visconti, Luigi Rossi, Vincenzo Vela, Giovanni Genucchi, solo per citarne alcuni.
La mostra non intende presentare un censimento completo delle case storiche del Canton Ticino, ma vuole offrire al visitatore una panoramica di quelle dimore di particolare importanza storica, ancora oggi in ottimo stato di conservazione, come Casa Trefogli a Torricella, Casa Guidini a Barbengo, Casa Cantoni a Muggio, Casa Pometta, Casa Censi, Casa Chiesa, Casa Donati o Villa Lina. A questo intento si è aggiunto quello di rappresentare geograficamente tutto il Ticino.
Le fotografie raccontano – Nel 2003 Roberto Pellegrini fotografa gli interni di casa Avanzini a Curio, nel Malcantone, una vecchia dimora patrizia dove quadri, mobili, materiali d’archivio e oggetti d’uso comune si erano accumulati nel corso dei decenni. Ritorna un anno più tardi, quando la casa è ormai stata svuotata, per provare a rispondere alla domanda che si era posto sin dal primo momento: che effetto avrebbero fatto questi locali messi a nudo e privati del loro vissuto?
La ricerca presentata in mostra nasce da questo interrogativo e si sviluppa attraverso una serie di coppie di fotografie in bianco e nero di grande formato, realizzate su pellicola e con luce naturale, di interni di case storiche ticinesi. Il fotografo punta, senz’ombra di nostalgia, sul contrasto tra il pieno e il vuoto, sulla presenza (a volte fin troppo ingombrante) e l’assenza (spesso fonte di sorprese) delle tracce di un vissuto personale o collettivo del quale emerge in primo piano la qualità effimera.
Certi ambienti si sono vuotati per l’andamento naturale delle cose e della vita, altri sono stati vuotati appositamente per questo lavoro.
«Ripercorrendo, almeno per sommi capi, la storia della fotografia, è molto raro individuare scatti che si articolano proprio attorno al concetto di vuoto, che costituisce, in fondo, l’esatta negazione dello scopo primario della fotografia, ovvero il rappresentare il mondo in cui viviamo con la massima precisione di tutti i suoi dettagli.
In generale, si può pensare che un’immagine “piena” contenga più informazioni di un’immagine “vuota” e non si può quindi che essere sorpresi dalle sensazioni ed emozioni suscitate dalla “pienezza del vuoto” che caratterizza la metà delle fotografie qui proposte da Pellegrini. Le foto “vuote” ci forniscono informazioni diverse rispetto alle loro sorelle: evidenziano forme ed elementi architettonici che si perdono o vengono soffocati dalla normale pienezza dei locali. [...] Come già accennato, Roberto Pellegrini si presenta anche come l’artefice materiale di questi scatti sul vuoto. Le sue fotografie non sono allucinazioni della durata di qualche secondo, ma sottintendono di solito un doppio spostamento di quintali di mobili, tappeti, quadri, suppellettili, lampadari ed altri elementi di arredamento, spesso preziosi e insostituibili. [...] Tutto ciò che è stato “cancellato” dall’inquadratura tra uno scatto e l’altro non è stato fatto sparire a colpi di mouse e di Photoshop, bensì grazie al sudore della fronte [...].
L’altra caratteristica essenziale del lavoro del fotografo locarnese è la dimensione del doppio, ovvero il fatto di presentare (salvo qualche eccezione forzata) coppie di scatti che riproducono la stessa identica inquadratura profondamente modificata per ciò che riguarda il suo contenuto. Il fotografo simula un’accelerazione del tempo che, dopo essere rimasto apparentemente immobile per decenni all’interno di questi ambienti, compie un improvviso “salto in avanti” paragonabile a un evento traumatico, come può esserlo un cambio di generazione o di proprietario. Una situazione transitoria, destinata nella maggior parte dei casi a durare soltanto poche ore o pochi giorni, anche se – come testimonia lo stesso autore – ci sono proprietari che hanno mostrato di apprezzare il momentaneo stato di vuoto e non hanno più “riempito” i propri locali come prima.» (dal saggio in catalogo di Antonio Mariotti).
La tutela – Quest’anno ricorre il centenario della prima legge ticinese sulla protezione dei monumenti storici e artistici (1909), con la quale il Cantone si dotò di uno strumento legislativo che avrebbe permesso di proteggere e valorizzare il suo patrimonio culturale: anche per questo la mostra gode del contributo del Dipartimento del territorio.
«Poche altre terre abbondano quanto la nostra di cose, principalmente immobili, pregevoli per ragioni d’arte o d’antichità: chiese, cappelle, case, pietre scolpite, pareti affrescate. Non saranno, salvo pochi, monumenti di eccezionale importanza: tutti però sono ricchi di senso e di carattere, testimonianza della nostra migliore storia e segni di nobilità»: così scriveva Francesco Chiesa, primo presidente della Commissione cantonale dei monumenti, in un volumetto del 1946.
L’auspicio è che questa mostra sia magari la prima puntata di un’avventura avvincente, che possa continuare nel tempo. L’intento dell’iniziativa è infatti anche quello di sensibilizzare riguardo il problema della conservazione di queste dimore che, anche se gestite con cura e gelosamente conservate dai proprietari, sono destinate viepiù o a scomparire, o, nella migliore delle ipotesi, a subire notevoli e radicali trasformazioni.
_________________________________________________________________________________
Mostra e catalogo a cura di: Mariangela Agliati Ruggia e Giulio Foletti, con un contributo critico di Antonio Mariotti
Coordinamento: Alessandra Brambilla
Filmato RSI a cura di: Romano Venziani e Luciano Paltenghi
Progettazione allestimento mostra e grafica catalogo: Marco Mariotta Designs
La mostra è stata realizzata con la collaborazione dell’Ufficio dei beni culturali
e con il contributo di: Dipartimento del territorio; Fondazione Lucchini, Lugano; Fondazione Winterhalter, Mendrisio; Fondazione Domus Antiqua Helvetica
Catalogo: Armando Dadò Editore
con il contributo di: STAN Società Ticinese per l’Arte e la Natura; Vitra Design Foundation; Pro Helvetia
La rassegna accompagna il visitatore in una sorta di suggestivo itinerario che, dalle alte valli ticinesi al mendrisiotto, passando per i dintorni di Lugano, attraversa il Canton Ticino varcando la soglia di abitazioni - una ventina - generalmente inaccessibili al pubblico, perché ancora abitate, talvolta dai discendenti dei proprietari.
Un nuovo concetto di mostra – L’esposizione, fotografica e storico-artistica al tempo stesso, si configura come una nuova proposta culturale.
Un affascinante e inconsueto dialogo, intessuto sul filo della storia, tra discipline artistiche diverse – la fotografia, l’architettura, la pittura, la scultura – che invita il visitatore all’osservazione e, qualche volta, lo sorprende. Un “lavoro a due mani” in cui l’artista fotografo Roberto Pellegrini, che ha lavorato sugli ambienti in maniera del tutto autonoma, ha offerto l’opportunità alla Pinacoteca Züst – in collaborazione con l’Ufficio dei beni culturali – di approfondire lo studio su queste dimore, di condurre un’analisi estetico-storico-artistica e redigerne schede informative.
A sottolineare la doppia anima della mostra, vengono esposte una ventina di opere, normalmente conservate nelle case e spesso visibili nelle fotografie: i ritratti di chi ha abitato nei secoli passati quegli ambienti, i loro busti, qualche oggetto di uso comune. La maggior parte delle volte a firma di grandi artisti: Giuseppe Antonio Petrini, Antonio Rinaldi, Gioachimo Galbusera, Adolfo Feragutti Visconti, Luigi Rossi, Vincenzo Vela, Giovanni Genucchi, solo per citarne alcuni.
La mostra non intende presentare un censimento completo delle case storiche del Canton Ticino, ma vuole offrire al visitatore una panoramica di quelle dimore di particolare importanza storica, ancora oggi in ottimo stato di conservazione, come Casa Trefogli a Torricella, Casa Guidini a Barbengo, Casa Cantoni a Muggio, Casa Pometta, Casa Censi, Casa Chiesa, Casa Donati o Villa Lina. A questo intento si è aggiunto quello di rappresentare geograficamente tutto il Ticino.
Le fotografie raccontano – Nel 2003 Roberto Pellegrini fotografa gli interni di casa Avanzini a Curio, nel Malcantone, una vecchia dimora patrizia dove quadri, mobili, materiali d’archivio e oggetti d’uso comune si erano accumulati nel corso dei decenni. Ritorna un anno più tardi, quando la casa è ormai stata svuotata, per provare a rispondere alla domanda che si era posto sin dal primo momento: che effetto avrebbero fatto questi locali messi a nudo e privati del loro vissuto?
La ricerca presentata in mostra nasce da questo interrogativo e si sviluppa attraverso una serie di coppie di fotografie in bianco e nero di grande formato, realizzate su pellicola e con luce naturale, di interni di case storiche ticinesi. Il fotografo punta, senz’ombra di nostalgia, sul contrasto tra il pieno e il vuoto, sulla presenza (a volte fin troppo ingombrante) e l’assenza (spesso fonte di sorprese) delle tracce di un vissuto personale o collettivo del quale emerge in primo piano la qualità effimera.
Certi ambienti si sono vuotati per l’andamento naturale delle cose e della vita, altri sono stati vuotati appositamente per questo lavoro.
«Ripercorrendo, almeno per sommi capi, la storia della fotografia, è molto raro individuare scatti che si articolano proprio attorno al concetto di vuoto, che costituisce, in fondo, l’esatta negazione dello scopo primario della fotografia, ovvero il rappresentare il mondo in cui viviamo con la massima precisione di tutti i suoi dettagli.
In generale, si può pensare che un’immagine “piena” contenga più informazioni di un’immagine “vuota” e non si può quindi che essere sorpresi dalle sensazioni ed emozioni suscitate dalla “pienezza del vuoto” che caratterizza la metà delle fotografie qui proposte da Pellegrini. Le foto “vuote” ci forniscono informazioni diverse rispetto alle loro sorelle: evidenziano forme ed elementi architettonici che si perdono o vengono soffocati dalla normale pienezza dei locali. [...] Come già accennato, Roberto Pellegrini si presenta anche come l’artefice materiale di questi scatti sul vuoto. Le sue fotografie non sono allucinazioni della durata di qualche secondo, ma sottintendono di solito un doppio spostamento di quintali di mobili, tappeti, quadri, suppellettili, lampadari ed altri elementi di arredamento, spesso preziosi e insostituibili. [...] Tutto ciò che è stato “cancellato” dall’inquadratura tra uno scatto e l’altro non è stato fatto sparire a colpi di mouse e di Photoshop, bensì grazie al sudore della fronte [...].
L’altra caratteristica essenziale del lavoro del fotografo locarnese è la dimensione del doppio, ovvero il fatto di presentare (salvo qualche eccezione forzata) coppie di scatti che riproducono la stessa identica inquadratura profondamente modificata per ciò che riguarda il suo contenuto. Il fotografo simula un’accelerazione del tempo che, dopo essere rimasto apparentemente immobile per decenni all’interno di questi ambienti, compie un improvviso “salto in avanti” paragonabile a un evento traumatico, come può esserlo un cambio di generazione o di proprietario. Una situazione transitoria, destinata nella maggior parte dei casi a durare soltanto poche ore o pochi giorni, anche se – come testimonia lo stesso autore – ci sono proprietari che hanno mostrato di apprezzare il momentaneo stato di vuoto e non hanno più “riempito” i propri locali come prima.» (dal saggio in catalogo di Antonio Mariotti).
La tutela – Quest’anno ricorre il centenario della prima legge ticinese sulla protezione dei monumenti storici e artistici (1909), con la quale il Cantone si dotò di uno strumento legislativo che avrebbe permesso di proteggere e valorizzare il suo patrimonio culturale: anche per questo la mostra gode del contributo del Dipartimento del territorio.
«Poche altre terre abbondano quanto la nostra di cose, principalmente immobili, pregevoli per ragioni d’arte o d’antichità: chiese, cappelle, case, pietre scolpite, pareti affrescate. Non saranno, salvo pochi, monumenti di eccezionale importanza: tutti però sono ricchi di senso e di carattere, testimonianza della nostra migliore storia e segni di nobilità»: così scriveva Francesco Chiesa, primo presidente della Commissione cantonale dei monumenti, in un volumetto del 1946.
L’auspicio è che questa mostra sia magari la prima puntata di un’avventura avvincente, che possa continuare nel tempo. L’intento dell’iniziativa è infatti anche quello di sensibilizzare riguardo il problema della conservazione di queste dimore che, anche se gestite con cura e gelosamente conservate dai proprietari, sono destinate viepiù o a scomparire, o, nella migliore delle ipotesi, a subire notevoli e radicali trasformazioni.
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Mostra e catalogo a cura di: Mariangela Agliati Ruggia e Giulio Foletti, con un contributo critico di Antonio Mariotti
Coordinamento: Alessandra Brambilla
Filmato RSI a cura di: Romano Venziani e Luciano Paltenghi
Progettazione allestimento mostra e grafica catalogo: Marco Mariotta Designs
La mostra è stata realizzata con la collaborazione dell’Ufficio dei beni culturali
e con il contributo di: Dipartimento del territorio; Fondazione Lucchini, Lugano; Fondazione Winterhalter, Mendrisio; Fondazione Domus Antiqua Helvetica
Catalogo: Armando Dadò Editore
con il contributo di: STAN Società Ticinese per l’Arte e la Natura; Vitra Design Foundation; Pro Helvetia
28
marzo 2009
Pieni & vuoti
Dal 28 marzo al 16 agosto 2009
fotografia
Location
PINACOTECA CANTONALE GIOVANNI ZUST
Rancate, Via Pinacoteca Züst, (Mendrisio)
Rancate, Via Pinacoteca Züst, (Mendrisio)
Biglietti
Fr. 8.-/ € 6 - Ridotto (pensionati, studenti, comitive): Fr.6.-/ € 4,50. Scuole: gratuito Visite guidate su prenotazione, anche fuori orario
Orario di apertura
marzo-giugno 9-12 / 14-17; luglio-agosto 14-18; chiuso lunedì (festivi aperto). la Pinacoteca rimane aperta durante tutte le festività pasquali, compreso il Lunedì dell'Angelo, secondo il consueto orario: 9-12 / 14-17. Apertura straordinaria per la Festa del Lavoro, venerdì 1 maggio, secondo il consueto orario: 9-12 / 14-17.
Vernissage
28 Marzo 2009, ore 17
Autore
Curatore