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Piergiorgio Baroldi – Cinemaxxx…
in mostra la nuova collezione di opere pittoriche ed installazioni di
Piergiorgio Baroldi
Comunicato stampa
Segnala l'evento
«La comune sincerità è una maschera senza la consapevolezza della maschera». Era il 1882 e Nietzsche
in “Frammenti postumi” si poneva come grande riferimento culturale per l’opera che Pirandello andava
ad intraprendere: svuotare le “maschere”, togliere loro ogni corrispondenza con una definita e definibile
realtà. L’atto di “smascherare”, di scoprire la vita al di sotto della forma, si rivela per ogni artista un
percorso faticoso, che non incontra certezze, che lo priva di punti di riferimento. Piergiorgio Baroldi non
si sottrae alla sacralità dell’atto, quello che lo stesso Nietzsche definiva “del ruminare” nel senso di
lasciarsi tempo, di pensare nuovamente a lungo, di essere il contrario dell’individuo moderno. E lo fa
spingendo sempre oltre le frontiere che aprono alla ricerca del volto a partire dalla maschera. Il volto
oltre il trucco, oltre la metamorfosi, il volto come approdo di una discesa orfica.
Ogni sua tela è un viaggio esplorativo, autentica incursione nella vita “liquida”, nel confine dell’inautentico
e la risultante è ciò che resta dell’uomo alla fine del viaggio. E’ l’inabissarsi ungarettiano senza mai
abbandonare la speranza salvifica di un approdo risolutore. E’ il riemergere in superficie consegnando
al mondo frammenti, reperti, relitti: testimoni muti di una parziale quanto consapevole comprensione,
eppure “limpida meraviglia”. Baroldi, munito di quel privilegio assegnato agli artisti – la chiaroveggenza
– affronta i fantasmi della modernità calpestando i sentieri fatui delle icone della perfezione intento ad
esorcizzare l’effimero. «Non chiederci la parola» ammoniva Montale: allo stesso modo l’artista veneziano
sembra raccomandarci la lievità di questa suo ultima fatica di scavo. Ingaggia a distanza un tête à tête
con un’altra protagonista-assente di queste opere, la macchina da presa, il grosso ragno tecnologico
che “succhia e assorbe” la realtà; l’artista le sottrae personaggi e maschere affidandoli al tempo inusitato
dell’occhio e dell’animo umano. Apre così al dualismo macchina – maschera; all’intrecciarsi di viaggi,
al diverso significato delle maschere sociali rispetto alle maschere sceniche.
(Lorella Bozzato)
in “Frammenti postumi” si poneva come grande riferimento culturale per l’opera che Pirandello andava
ad intraprendere: svuotare le “maschere”, togliere loro ogni corrispondenza con una definita e definibile
realtà. L’atto di “smascherare”, di scoprire la vita al di sotto della forma, si rivela per ogni artista un
percorso faticoso, che non incontra certezze, che lo priva di punti di riferimento. Piergiorgio Baroldi non
si sottrae alla sacralità dell’atto, quello che lo stesso Nietzsche definiva “del ruminare” nel senso di
lasciarsi tempo, di pensare nuovamente a lungo, di essere il contrario dell’individuo moderno. E lo fa
spingendo sempre oltre le frontiere che aprono alla ricerca del volto a partire dalla maschera. Il volto
oltre il trucco, oltre la metamorfosi, il volto come approdo di una discesa orfica.
Ogni sua tela è un viaggio esplorativo, autentica incursione nella vita “liquida”, nel confine dell’inautentico
e la risultante è ciò che resta dell’uomo alla fine del viaggio. E’ l’inabissarsi ungarettiano senza mai
abbandonare la speranza salvifica di un approdo risolutore. E’ il riemergere in superficie consegnando
al mondo frammenti, reperti, relitti: testimoni muti di una parziale quanto consapevole comprensione,
eppure “limpida meraviglia”. Baroldi, munito di quel privilegio assegnato agli artisti – la chiaroveggenza
– affronta i fantasmi della modernità calpestando i sentieri fatui delle icone della perfezione intento ad
esorcizzare l’effimero. «Non chiederci la parola» ammoniva Montale: allo stesso modo l’artista veneziano
sembra raccomandarci la lievità di questa suo ultima fatica di scavo. Ingaggia a distanza un tête à tête
con un’altra protagonista-assente di queste opere, la macchina da presa, il grosso ragno tecnologico
che “succhia e assorbe” la realtà; l’artista le sottrae personaggi e maschere affidandoli al tempo inusitato
dell’occhio e dell’animo umano. Apre così al dualismo macchina – maschera; all’intrecciarsi di viaggi,
al diverso significato delle maschere sociali rispetto alle maschere sceniche.
(Lorella Bozzato)
04
settembre 2010
Piergiorgio Baroldi – Cinemaxxx…
Dal 04 al 24 settembre 2010
arte contemporanea
Location
MAGAZZINI DEL SALE – REALE SOCIETA’ CANOTTIERI BUCINTORO
Venezia, Dorsoduro, 263, (Venezia)
Venezia, Dorsoduro, 263, (Venezia)
Orario di apertura
ore 11.00 - 18.00 (Chiusura lunedì)
Vernissage
4 Settembre 2010, ore 18.30
Sito web
www.pgbaroldi.it
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