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Piero Fonio – La misura del colore
Dopo l’esposizione all’interno della Galleria d’Arte Moderna “Aroldo Bonzagni” di Cento, la mostra del maestro Piero Fonio “La misura del colore”, sarà ospitata nel prestigioso Palazzo Bellini di Comacchio
Comunicato stampa
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Il fare arte di Piero Fonio implica necessariamente una profonda conoscenza della pittura intesa come
mezzo espressivo e al contempo dello spazio interpretato come entità tridimensionale capace di contenere
l’immensità del tutto. Sin dalle prime ricerche figurative, esperienze di pittura aulica figlie dei preziosi
insegnamenti del maestro Felice Casorati che Fonio conobbe e frequentò agli inizi della propria carriera, si
riscontrano notevoli qualità nell’utilizzo del colore ed una immediata capacità di composizione. Terminata
questa fase legata ad una tendenza nazionale di appel à l'ordre, l’artista di Chieri ha portato avanti una
personalissima ricerca che tutt’ora persegue con instancabile costanza e tenacia.
Dopo un periodo di condivisione degli stimoli provenienti dal Movimento Arte Concreta (MAC), dal quale
tuttavia si discostata ben presto, Fonio ebbe la possibilità di frequentare la scena artistica di Torino, fulcro
centrale delle nuove sperimentazioni nel campo artistico e musicale. Ha conosciuto e frequentato tutti gli
artisti che, sotto l’abile guida di Germano Celant, furono inquadrati nel movimento definito Arte Povera, del
quale però l’artista non ha mai dimostrato interesse o stimoli di emulazione.
Tutt’altro: in questo periodo le salde intenzioni dell’artista erano legate allo studio dell’oggetto “opera
d’arte”. I primi episodi di questa tendenza si ritrovano nelle prime indagini sui rilievi degli anni ’70 dove
Fonio con intrepido coraggio compie un’azione ancora più azzardata di quella che rese celebre il lavoro
di Lucio Fontana. Non si limita, infatti, a squarciare la tela nel tentativo di mostrare una via di fuga dalla
piattezza della bidimensionalità; per la prima volta un’artista mostra realmente cosa c’è dietro il quadro,
abbandona la convinzione che il telaio abbia la sola funzione di supporto, gli dona pari dignità della tela
rendendolo partecipe della magia che si manifesta in superficie.
La ricerca di Fonio da questo punto è inarrestabile. Una commistione di pittura e architettura, fumetto e
musica darà vita ad opere di spiccata originalità realizzate negli anni successivi. Il biennio 1980-90, con le
esperienze delle strutture e dei monumenti, sarà fondamentale per approdare ad un ulteriore step.
Nei lavori degli ultimi anni, infatti, Fonio abbandona qualsiasi interesse spazialista per concentrarsi sulla
forza del colore. Allo stesso modo abbandona la tela per dedicarsi al disegno su carta. Si potrebbe dire che
l’artista soffra della rara sindrome di Benjamin Button: più il corpo invecchia, mostrandosi come un oggetto
in bilico tra la vita e la morte, più la mente produce stimoli e ritorna creativo.
Appunto il colore, la fonte salvifica da dove Fonio attinge quotidianamente per mettere ordine al caos. Ogni
opera di quest’ultima serie palesa una strenua ricerca della perfezione universale che raggiunge tramite il
compimento del contrappunto, quel momento di equilibrio assoluto che sopraggiunge solo dopo lunghe
meditazioni e profondi interrogativi. Questo momento si manifesta nella lunga carriera dell’artista quando
capisce l’importanza di due costanti fondamentali. La prima è la quadratura, elemento che aiuta l’artista nel
concentrare la visione dello spettatore sulla scena principale dell’opera, senza lasciare così possibili attimi
di sospensione. Nonostante questo rigore tecnico tipico della geometria piana, Fonio tende sempre a lasciare
una via di fuga che rompa la monotonia dell’azione circoscritta dalle linee. Proprio per questo motivo la
quadratura viene sempre spezzata ad un angolo del foglio.
La seconda è l’utilizzo metodico e meticoloso della quadricromia, strumento questo che sì dona all’opera una
certa armonia di insieme, ma un’armonia sempre controllata e calibrata. Niente nel lavoro di Fonio è lasciato
al caso, tutto è studiato con particolare minuzia.
Tramite queste due disposizioni Fonio vuol dare allo spettatore le coordinate esatte per riuscire ad essere in
grado di sapersi ritrovare nei meandri delle sue composizioni, per far sì che nessuno si perda tra i suoi campi
di colori, gli spazi bianchi ed i punti di sospensione.
PIERO FONIO
“La misura del colore”
12 novembre 2011 – 6 gennaio 2012
Comacchio (FE), Galleria d'arte Moderna di Palazzo Bellini, Via Agatopisto Cromazizno. Ingresso gratuito
Per informazioni: Assessorato alle Istituzioni Culturali tel. 0533/315805 – 315810 | IAT Comacchio tel.
0533/314154
mezzo espressivo e al contempo dello spazio interpretato come entità tridimensionale capace di contenere
l’immensità del tutto. Sin dalle prime ricerche figurative, esperienze di pittura aulica figlie dei preziosi
insegnamenti del maestro Felice Casorati che Fonio conobbe e frequentò agli inizi della propria carriera, si
riscontrano notevoli qualità nell’utilizzo del colore ed una immediata capacità di composizione. Terminata
questa fase legata ad una tendenza nazionale di appel à l'ordre, l’artista di Chieri ha portato avanti una
personalissima ricerca che tutt’ora persegue con instancabile costanza e tenacia.
Dopo un periodo di condivisione degli stimoli provenienti dal Movimento Arte Concreta (MAC), dal quale
tuttavia si discostata ben presto, Fonio ebbe la possibilità di frequentare la scena artistica di Torino, fulcro
centrale delle nuove sperimentazioni nel campo artistico e musicale. Ha conosciuto e frequentato tutti gli
artisti che, sotto l’abile guida di Germano Celant, furono inquadrati nel movimento definito Arte Povera, del
quale però l’artista non ha mai dimostrato interesse o stimoli di emulazione.
Tutt’altro: in questo periodo le salde intenzioni dell’artista erano legate allo studio dell’oggetto “opera
d’arte”. I primi episodi di questa tendenza si ritrovano nelle prime indagini sui rilievi degli anni ’70 dove
Fonio con intrepido coraggio compie un’azione ancora più azzardata di quella che rese celebre il lavoro
di Lucio Fontana. Non si limita, infatti, a squarciare la tela nel tentativo di mostrare una via di fuga dalla
piattezza della bidimensionalità; per la prima volta un’artista mostra realmente cosa c’è dietro il quadro,
abbandona la convinzione che il telaio abbia la sola funzione di supporto, gli dona pari dignità della tela
rendendolo partecipe della magia che si manifesta in superficie.
La ricerca di Fonio da questo punto è inarrestabile. Una commistione di pittura e architettura, fumetto e
musica darà vita ad opere di spiccata originalità realizzate negli anni successivi. Il biennio 1980-90, con le
esperienze delle strutture e dei monumenti, sarà fondamentale per approdare ad un ulteriore step.
Nei lavori degli ultimi anni, infatti, Fonio abbandona qualsiasi interesse spazialista per concentrarsi sulla
forza del colore. Allo stesso modo abbandona la tela per dedicarsi al disegno su carta. Si potrebbe dire che
l’artista soffra della rara sindrome di Benjamin Button: più il corpo invecchia, mostrandosi come un oggetto
in bilico tra la vita e la morte, più la mente produce stimoli e ritorna creativo.
Appunto il colore, la fonte salvifica da dove Fonio attinge quotidianamente per mettere ordine al caos. Ogni
opera di quest’ultima serie palesa una strenua ricerca della perfezione universale che raggiunge tramite il
compimento del contrappunto, quel momento di equilibrio assoluto che sopraggiunge solo dopo lunghe
meditazioni e profondi interrogativi. Questo momento si manifesta nella lunga carriera dell’artista quando
capisce l’importanza di due costanti fondamentali. La prima è la quadratura, elemento che aiuta l’artista nel
concentrare la visione dello spettatore sulla scena principale dell’opera, senza lasciare così possibili attimi
di sospensione. Nonostante questo rigore tecnico tipico della geometria piana, Fonio tende sempre a lasciare
una via di fuga che rompa la monotonia dell’azione circoscritta dalle linee. Proprio per questo motivo la
quadratura viene sempre spezzata ad un angolo del foglio.
La seconda è l’utilizzo metodico e meticoloso della quadricromia, strumento questo che sì dona all’opera una
certa armonia di insieme, ma un’armonia sempre controllata e calibrata. Niente nel lavoro di Fonio è lasciato
al caso, tutto è studiato con particolare minuzia.
Tramite queste due disposizioni Fonio vuol dare allo spettatore le coordinate esatte per riuscire ad essere in
grado di sapersi ritrovare nei meandri delle sue composizioni, per far sì che nessuno si perda tra i suoi campi
di colori, gli spazi bianchi ed i punti di sospensione.
PIERO FONIO
“La misura del colore”
12 novembre 2011 – 6 gennaio 2012
Comacchio (FE), Galleria d'arte Moderna di Palazzo Bellini, Via Agatopisto Cromazizno. Ingresso gratuito
Per informazioni: Assessorato alle Istituzioni Culturali tel. 0533/315805 – 315810 | IAT Comacchio tel.
0533/314154
12
novembre 2011
Piero Fonio – La misura del colore
Dal 12 novembre 2011 al 06 gennaio 2012
arte contemporanea
Location
PALAZZO BELLINI
Comacchio, Via Agatopisto Cromazizno, (Ferrara)
Comacchio, Via Agatopisto Cromazizno, (Ferrara)
Orario di apertura
14 novembre – 7 dicembre: dal lunedì al sabato 9-12 / 15-18. 8 dicembre – 6 gennaio: anche domenica e festivi, chiuso 25 dicembre e 1 gennaio 2012
Vernissage
12 Novembre 2011, ore 11
Autore
Curatore