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Piero Guccione – La pittura come il mare
Oggi nel mondo non c’è un artista che riesca a darci la dimensione della luce e della relazione tra l’azzurro, il mare e il cielo come Piero Guccione l’ha dipinto. Nato nel 1935 a Scicli, ultima propaggine meridionale della Sicilia e recentemente scomparso, per oltre quaranta anni, ogni
mattina, Guccione ha guardato il mare cercando di coglierne le vibrazioni, le variazioni, non per semplice descrittivismo, ma per trovare un’anima che nel mare è dell’uomo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Non c’è mai stato un artista che sia riuscito a dare la dimensione della luce e della relazione tra
l’azzurro, il mare e il cielo come Piero Guccione. Egli è stato tra i maggiori protagonisti della
pittura italiana del secondo Novecento. Nato nel 1935 a Scicli, ultima propaggine meridionale
della Sicilia, e recentemente scomparso, per oltre quaranta anni ogni mattina Guccione ha
guardato il mare cercando di coglierne le variazioni, non per semplice descrittivismo, ma per
trovarci sempre l’anima dell’uomo.
«Mi attira l'assoluta immobilità del mare, che però è costantemente in movimento.» È questa la
grande impresa che quotidianamente ha affrontato: guardare il mare con il desiderio di fissare
qualcosa in continuo movimento.
Guccione ha portato la sua ricerca ai limiti dell’astrazione, restando tuttavia ben ancorato alla
realtà. Persino nelle ultime opere dove la rarefazione è condotta all’estremo e il senso di vuoto
diventa qualità principale, egli vuole e sa rimanere pittore di un’antica tradizione radicata nel
dato realistico, figurativo.
Nel dipingere il mare e il cielo, egli è stato attratto dalla forza e dal colore di quell’impercettibile
linea che divide la parte superiore dei suoi dipinti, il cielo, dalla parte inferiore, il mare.
È questa impercettibilità che ha sempre cercato di riportare sulla tela.
«La mia pittura oggi va verso un'idea di piattezza che contenga l'assoluto, tra il mare e il cielo,
dove quasi il colore è abolito, lo spazio pure. Insomma, una sorta di piattezza, che però, in
qualche modo, contenga un dato di assolutezza, di una cosa che assomiglia a niente e che
assomiglia a tutto.»
Già lo scrittore Alberto Moravia ne colse bene l'essenza: «Guccione non illustra figure e
situazioni, ma cerca anzi di ridurre il più possibile il riferimento illustrativo...si è messo fuori dalla
storia, si è tenuto alla passione che è di tutti i tempi e di tutti i luoghi e a quella soltanto.»
Questo "mettersi fuori dalla storia" ha portato l'artista a prediligere, oltre all’olio, l'uso del
pastello, mezzo che scopre tra il 1973 e il 1974 come tecnica “veloce”, in alternativa, o meglio in
sostegno al lento procedere dell’olio. Da quel momento in avanti il pastello assume sempre più
importanza nella sua opera, dandogli modo di esprimere un’emozione più immediata e diretta,
animando la natura e trasferendo alla natura i sentimenti e le passioni umane, dalla gioia al
dolore, dalla malinconia all’indignazione.
Con la prima retrospettiva post mortem, il Museo d'arte Mendrisio intende ripercorrere il viaggio
attorno al mare di Guccione attraverso l’esposizione di 56 capolavori tra oli e pastelli, a partire
dal 1970 fino alla conclusione del suo percorso. La scelta delle opere è stata curata dal Museo
d’arte Mendrisio in collaborazione con l'Archivio Piero Guccione.
Un catalogo di 120 pagine, edito dal Museo d’arte Mendrisio, documenta con fotografie e
schede tutte le opere in mostra, introdotte dai contributi di studiosi e seguite da apparati
riportanti una bibliografia scelta e una selezione delle esposizioni.
l’azzurro, il mare e il cielo come Piero Guccione. Egli è stato tra i maggiori protagonisti della
pittura italiana del secondo Novecento. Nato nel 1935 a Scicli, ultima propaggine meridionale
della Sicilia, e recentemente scomparso, per oltre quaranta anni ogni mattina Guccione ha
guardato il mare cercando di coglierne le variazioni, non per semplice descrittivismo, ma per
trovarci sempre l’anima dell’uomo.
«Mi attira l'assoluta immobilità del mare, che però è costantemente in movimento.» È questa la
grande impresa che quotidianamente ha affrontato: guardare il mare con il desiderio di fissare
qualcosa in continuo movimento.
Guccione ha portato la sua ricerca ai limiti dell’astrazione, restando tuttavia ben ancorato alla
realtà. Persino nelle ultime opere dove la rarefazione è condotta all’estremo e il senso di vuoto
diventa qualità principale, egli vuole e sa rimanere pittore di un’antica tradizione radicata nel
dato realistico, figurativo.
Nel dipingere il mare e il cielo, egli è stato attratto dalla forza e dal colore di quell’impercettibile
linea che divide la parte superiore dei suoi dipinti, il cielo, dalla parte inferiore, il mare.
È questa impercettibilità che ha sempre cercato di riportare sulla tela.
«La mia pittura oggi va verso un'idea di piattezza che contenga l'assoluto, tra il mare e il cielo,
dove quasi il colore è abolito, lo spazio pure. Insomma, una sorta di piattezza, che però, in
qualche modo, contenga un dato di assolutezza, di una cosa che assomiglia a niente e che
assomiglia a tutto.»
Già lo scrittore Alberto Moravia ne colse bene l'essenza: «Guccione non illustra figure e
situazioni, ma cerca anzi di ridurre il più possibile il riferimento illustrativo...si è messo fuori dalla
storia, si è tenuto alla passione che è di tutti i tempi e di tutti i luoghi e a quella soltanto.»
Questo "mettersi fuori dalla storia" ha portato l'artista a prediligere, oltre all’olio, l'uso del
pastello, mezzo che scopre tra il 1973 e il 1974 come tecnica “veloce”, in alternativa, o meglio in
sostegno al lento procedere dell’olio. Da quel momento in avanti il pastello assume sempre più
importanza nella sua opera, dandogli modo di esprimere un’emozione più immediata e diretta,
animando la natura e trasferendo alla natura i sentimenti e le passioni umane, dalla gioia al
dolore, dalla malinconia all’indignazione.
Con la prima retrospettiva post mortem, il Museo d'arte Mendrisio intende ripercorrere il viaggio
attorno al mare di Guccione attraverso l’esposizione di 56 capolavori tra oli e pastelli, a partire
dal 1970 fino alla conclusione del suo percorso. La scelta delle opere è stata curata dal Museo
d’arte Mendrisio in collaborazione con l'Archivio Piero Guccione.
Un catalogo di 120 pagine, edito dal Museo d’arte Mendrisio, documenta con fotografie e
schede tutte le opere in mostra, introdotte dai contributi di studiosi e seguite da apparati
riportanti una bibliografia scelta e una selezione delle esposizioni.
06
aprile 2019
Piero Guccione – La pittura come il mare
Dal 06 aprile al 30 giugno 2019
arte contemporanea
Location
MUSEO D’ARTE
Mendrisio, Piazzetta dei Serviti, 1, (Mendrisio)
Mendrisio, Piazzetta dei Serviti, 1, (Mendrisio)
Biglietti
Intero Chf/Euro 10, ridotto Chf/Euro 8
Orario di apertura
ma-ve: 10.00 – 12.00 / 14.00 – 17.00
sa-do e festivi: 10.00 – 18.00
Vernissage
6 Aprile 2019, ore 17
Ufficio stampa
LUCIA CRESPI
Autore
Curatore