Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Piero Leddi – Disegni degli anni 70
Omaggio al pittore recentemente scomparso: disegni preparatori per quadri maggiori, ma anche opere “autonome”, vive e suggestive in sé, tutte realizzate attorno agli anni Settanta quando si sono ormai splendidamente fissati e consolidati i caratteri fondanti del suo linguaggio espressivo e della sua poetica
Comunicato stampa
Segnala l'evento
IL SIGILLO DI LEDDI
Simboli, metafore e allegorie degli anni settanta
Piero Leddi è scomparso da poco, ma la sua opera vive
luminosamente, e ancora vivrà nel tempo per la sua forza
straordinaria d’espressione e lirismo, per la sua energia di
consapevolezza umana.
Quelli che abbiamo riunito qui, per questo primo sintetico
omaggio all’amico e al pittore, sono sostanzialmente disegni
preparatori per quadri maggiori, ma sono anche opere
“autonome”, vive e suggestive in sé, tutte realizzate attorno
agli anni settanta, quando, direi, si sono ormai
splendidamente fissati e consolidati i caratteri fondanti del
suo linguaggio espressivo e della sua poetica, i tratti
fondamentali di un suo modo d’essere pittore ben
riconoscibile e robusto, fatto di luminosa intelligenza
dell’immagine, di commossa partecipazione alla quotidianità
dei sentimenti, di limpida dilatazione lirica.
Leddi, all’epoca, ha ormai quarant’anni, giunto a Milano
vent’anni prima da San Sebastiano Curone nell’alessandrino,
sospeso tra i caratteri profondi delle sue radici affondate in
quel mondo contadino e le contraddizioni e le tensioni urbane
della grande città, nelle sue agitate circostanze culturali e
civili.
Divenuto milanese d’adozione, partecipa attivamente alla
nostra vita artistica con una sua nitida fisionomia, che mai
rinuncia alle più convinte ragioni del figurativo, ovvero a una
concentrazione e a una traduzione lirica delle cose con una
tensione che è costante esercizio di pensiero e di cuore, luogo
d’intreccio fecondo tra la realtà e le magie della metafora e dell’allegoria, tra la memoria esistenziale e la sua
elaborazione simbolica.
Le sue immagini sono disciolte e slogate, risentite, urtate
dalla brutalità di una cronaca che stravolge ogni valore
autenticamente umano, che confonde ogni solidarietà
possibile tra l’uomo, i suoi simili e il suo ambiente.
In una sorta di visione esistenziale (o esistenzialistica) del
gesto pittorico, la composizione è ripensata nella sfera del
probabile, assediata com’è da atmosfere angoscianti,
inibitorie di ogni quiete e di ogni consolazione. È il gusto
comune a tutta una generazione di artisti (a Milano si
chiameranno appunto “realisti esistenziali”): un gusto che, in
lui, tira le immagini verso un loro progressivo e doloroso
dissolvimento di tracce addensate, di grumi fulminei di
emozione ad alto timbro che poi, lentamente, con il passare
degli anni e delle stagioni, verranno placandosi e
distendendosi verso schemi più quieti e più organizzati.
Dürer, il manierismo lombardo e il grande barocco, più tardi
il neoclassicismo del “secolo dei lumi”, dei Canova e dei
Felice Giani, insieme ai David e Füssli, ai Boccioni,
Giacometti e Bacon, diventeranno per Leddi spunti per
ricollegarsi in modo inedito da una parte all’epicità greve e
nebbiosa della sua campagna e, dall’altro, alle tematiche
della civiltà urbana. E, soprattutto, per definire negli anni,
con i suoi grandi cicli tematici, il sigillo di un’epopea
figurativa grandemente suggestiva, che ancora attende di
essere conosciuta dal grande pubblico in tutta la sua articolata
profondità e attualità.
Giorgio Seveso
Simboli, metafore e allegorie degli anni settanta
Piero Leddi è scomparso da poco, ma la sua opera vive
luminosamente, e ancora vivrà nel tempo per la sua forza
straordinaria d’espressione e lirismo, per la sua energia di
consapevolezza umana.
Quelli che abbiamo riunito qui, per questo primo sintetico
omaggio all’amico e al pittore, sono sostanzialmente disegni
preparatori per quadri maggiori, ma sono anche opere
“autonome”, vive e suggestive in sé, tutte realizzate attorno
agli anni settanta, quando, direi, si sono ormai
splendidamente fissati e consolidati i caratteri fondanti del
suo linguaggio espressivo e della sua poetica, i tratti
fondamentali di un suo modo d’essere pittore ben
riconoscibile e robusto, fatto di luminosa intelligenza
dell’immagine, di commossa partecipazione alla quotidianità
dei sentimenti, di limpida dilatazione lirica.
Leddi, all’epoca, ha ormai quarant’anni, giunto a Milano
vent’anni prima da San Sebastiano Curone nell’alessandrino,
sospeso tra i caratteri profondi delle sue radici affondate in
quel mondo contadino e le contraddizioni e le tensioni urbane
della grande città, nelle sue agitate circostanze culturali e
civili.
Divenuto milanese d’adozione, partecipa attivamente alla
nostra vita artistica con una sua nitida fisionomia, che mai
rinuncia alle più convinte ragioni del figurativo, ovvero a una
concentrazione e a una traduzione lirica delle cose con una
tensione che è costante esercizio di pensiero e di cuore, luogo
d’intreccio fecondo tra la realtà e le magie della metafora e dell’allegoria, tra la memoria esistenziale e la sua
elaborazione simbolica.
Le sue immagini sono disciolte e slogate, risentite, urtate
dalla brutalità di una cronaca che stravolge ogni valore
autenticamente umano, che confonde ogni solidarietà
possibile tra l’uomo, i suoi simili e il suo ambiente.
In una sorta di visione esistenziale (o esistenzialistica) del
gesto pittorico, la composizione è ripensata nella sfera del
probabile, assediata com’è da atmosfere angoscianti,
inibitorie di ogni quiete e di ogni consolazione. È il gusto
comune a tutta una generazione di artisti (a Milano si
chiameranno appunto “realisti esistenziali”): un gusto che, in
lui, tira le immagini verso un loro progressivo e doloroso
dissolvimento di tracce addensate, di grumi fulminei di
emozione ad alto timbro che poi, lentamente, con il passare
degli anni e delle stagioni, verranno placandosi e
distendendosi verso schemi più quieti e più organizzati.
Dürer, il manierismo lombardo e il grande barocco, più tardi
il neoclassicismo del “secolo dei lumi”, dei Canova e dei
Felice Giani, insieme ai David e Füssli, ai Boccioni,
Giacometti e Bacon, diventeranno per Leddi spunti per
ricollegarsi in modo inedito da una parte all’epicità greve e
nebbiosa della sua campagna e, dall’altro, alle tematiche
della civiltà urbana. E, soprattutto, per definire negli anni,
con i suoi grandi cicli tematici, il sigillo di un’epopea
figurativa grandemente suggestiva, che ancora attende di
essere conosciuta dal grande pubblico in tutta la sua articolata
profondità e attualità.
Giorgio Seveso
18
novembre 2016
Piero Leddi – Disegni degli anni 70
Dal 18 novembre al 05 dicembre 2016
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
CUBET
Milano, Via Giovanni Antonio Plana, 26, (Milano)
Milano, Via Giovanni Antonio Plana, 26, (Milano)
Vernissage
18 Novembre 2016, ore 18.30
Autore