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Pierre-Yves Le Duc – Andare avanti sino al «via!»
Il titolo della mostra, liberamente tratto dal gioco da tavolo Monopoli, sottolinea la volontà di continuare il proprio percorso artistico partendo dagli inizi, dal momento in cui tutto ha avuto il “via”. Opere di grande formato, olio e carboncino su cartone, tutti realizzati nel 1993.
Comunicato stampa
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Il progetto espositivo ideato da Luigi Solito è il primo appuntamento della rassegna annuale dal titolo «Esordi»: il ciclo di mostre intende raccontare i debutti creativi degli artisti che esporranno nelle sale della galleria napoletana di piazza Bellini 59.
Il titolo della mostra «Andare avanti sino al “via!”», liberamente tratto dal gioco da tavolo Monopoli, sottolinea la volontà di Le Duc di continuare il proprio percorso artistico partendo dagli inizi, dal momento in cui tutto ha avuto il “via”. Opere di grande formato, olio e carboncino su cartone, tutti realizzati nel 1993 ed esposte per la prima volta in assoluto.
Così l’artista descrive il proprio lavoro esposto: «La genesi di queste opere fu per me così misteriosa che dopo averli realizzati rimasi per mesi nella incapacità di produrre altro, semplicemente perché l’“altro me” che aveva realizzato quei disegni mi era del tutto sconosciuto.
Quella parte di me - fino ad allora ben celata e che si fece avanti a mia insaputa e con mia grande sorpresa - mi spaventò davvero: quei disegni sono frutto di uno stato di inconsapevolezza. La domanda alla quale cercai di rispondere fu questa: “Come assicurarmi di potere ritrovare quell’altro me?”. Gli inchiostri erano venuti fuori sfuggendo al mio controllo e successivamente, con la mente pienamente presente a me stesso, stentavo a ritrovarne la traccia per poter tornare a produrre gli stessi segni che ritenevo così importanti, così vitali.
Per poter entrare nel vivo delle ragioni di questa mostra allo Spazio NEA, devo svelare uno dei motori della mia crescita: procedo per sottrazione. Da un periodo all’altro, tolgo, elimino elementi secondari. Vado verso un’espressione sempre più rarefatta mettendo a fuoco sempre di più il punto principale della mia espressione, tirando fuori piano piano gli elementi essenziali, fino ad arrivare al nocciolo. L’irriducibile, il punto oltre il quale se ci si inoltra, bisognerà arrendersi all’evidenza che la strada è chiusa.
E generalmente nell’avvicinarsi a quel punto si delineano altre linee guida, si imboccano altre vie, si intraprendono altre ricerche maturate nel frattempo.
Dopo le tele ad olio decisi di concentrarmi sulla figura generata grazie ad una gestualità fulminea e di affrontare la tela (in questo caso, un assemblaggio di cartoni) direttamente poggiata contro il muro. La rappresentazione, il segno doveva essere sufficiente a se stesso. Non avrei avuto bisogno di arricchire con giochi pittorici preziosi. Sono curioso e insaziabile. Questa curiosità ovviamente - a quella età - nel ‘92 era principalmente rivolta alla città di Napoli e alle persone che incontravo, ma soprattutto alla sfera sessuale.
La sessualità è pura energia creativa che permea la serie di opere presentate allo Spazio NEA.
Sono rappresentate molte forme di sessualità. Le figure interpretano scene erotiche, spesso sono androgene o affette da sessualità multipla, a volte sono angeli dalla postura demoniaca. Nessun freno alla rappresentazione e alla mia ricerca in quella sfera.
Le opere di quel periodo non erano destinate ad un mercato. Ero completamente ignaro del sistema dell’arte, anche perché provenivo da studi linguistici e letterari. Quelle opere sono l’espressione di una esplosione di gioia, di una vitalità sconfinata, sessuale e quasi primordiale».
Il gallerista Luigi Solito racconta: «Linea d’arte. Credo si intitolasse così la trasmissione che qualche anno fa, ancor prima di avere la galleria, mi ritrovai, di notte, a guardare in tv. La rubrica parlava d’arte contemporanea: il servizio di quella sera era proprio dedicato a Pierre-Yves Le Duc. Mostrava la sua ricerca sulle forme casuali create dalla schiuma di sapone (“Soap Opera” per capirci); forme che con la sua grande tecnica restituiva su una tela di grosso formato.
Anni dopo, quando mi recai dal mio notaio per sottoscrivere l’atto costitutivo dello Spazio NEA, mi ritrovai uno di quei lavori alle spalle della sua scrivania.
Qualche mese fa invece, tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli, si fermò un furgone davanti alla mia auto impedendomi il passaggio. Da quel furgone scese Pierre-Yves.
Ho imparato nella vita - e poi nell’arte - che alcuni segnali hanno un senso ben preciso.
Al terzo segnale, mi son detto “beh, mio caro Pierre-Yves, tu non mi conosci, ma abbiamo un legame”: quando, ancora, l’ho incontrato in piazza Bellini, mi sono avvicinato per conoscerlo finalmente di persona. Anche se, in pratica lo “conoscevo” già da 10 anni. Era già tutto scritto… anche tutto il resto.
Credo solo che questo tipo di esperienza costituisca la natura stessa del mio lavoro con l’arte e la caratteristica principale del mio spazio in quanto galleria contemporanea.
È questa la formula. Quando mi chiedono se lo Spazio NEA sia una galleria di ricerca, di secondo mercato o commerciale, oppure quale natura abbia, non ho una risposta immediata. Perché la risposta è qualcosa di nuovo, un’alchimia, alla quale non so dare un nome preciso, che è fatta di relazioni anche intrecciate alla mia stessa vita e che, quasi come un’ossessione naturale, tesse da 8 anni una programmazione tanto eterogenea quanto collegata a un solo filo, una sola linea. Una linea d’arte».
Profilo biografico
Pierre-Yves Le Duc nasce in Francia nel 1964. Si laurea alla Sorbona in letteratura italiana nel 1988. Durante gli studi si reca frequentemente in Italia, fino a decidere di trasferirsi a Napoli dopo aver ottenuto una borsa di studio. Nel 1989 realizza le sue prime opere. Fondamentale è l'incontro nel 1992 con Alfredo Bovio Di Giovanni frequentandone il laboratorio fino alla sua morte nel 1995.
La ricerca di Le Duc si concentra principalmente sulla realizzazione di installazioni monumentali dedicate a precisi luoghi, cicli di opere complesse e articolate con una forte impronta progettuale. Esposte a Napoli sono l'opera pubblica “Il Cenacolo” allestita attorno all'obelisco di piazza San Domenico Maggiore nel 1994, “Le nove muse e i nove poeti” ideata per l'emiciclo di piazza Plebiscito nel 1995, “I Quaranta Ladroni” nella Napoli Sotterranea nel 1996, “Medium” nella sala del Lazzaretto nel 1998, “GU” esposta al Museo Archeologico nel 2004, “Soap Opera” che ritrae il ciclo dell'acqua e della vita, e altre opere come “Erotoritratti”, “Osso-Buco”, “Bonificarsi, please!”, “Rosarno, desperate house-lives”. Ha lavorato all'elaborazione di “Métastrophysique”, “Débordements”, “APPARATO”, alla video installazione “O”, “Magigonie” e ad altri progetti, quali l'installazione del video monumentale “Motion Painting” e l'installazione interattiva “Kosmic Whore”.
Nel 2012 si trasferisce con la moglie e la figlia in Francia, continuando a tenere aperto il proprio atelier a Napoli.Nel 2012 si trasferisce con la moglie e la figlia in Francia, continuando a tenere aperto il proprio atelier a Napoli.
Le Duc ha esposto in Italia (Milano, Napoli, Pavia, Salerno, Sorrento, Torino, etc.) e all'estero (del 2012 la personale ad Atlanta, Stati Uniti). È presente in importanti fiere quali Basilea Art Fair, Miami Art Fair e Artissima.
Il titolo della mostra «Andare avanti sino al “via!”», liberamente tratto dal gioco da tavolo Monopoli, sottolinea la volontà di Le Duc di continuare il proprio percorso artistico partendo dagli inizi, dal momento in cui tutto ha avuto il “via”. Opere di grande formato, olio e carboncino su cartone, tutti realizzati nel 1993 ed esposte per la prima volta in assoluto.
Così l’artista descrive il proprio lavoro esposto: «La genesi di queste opere fu per me così misteriosa che dopo averli realizzati rimasi per mesi nella incapacità di produrre altro, semplicemente perché l’“altro me” che aveva realizzato quei disegni mi era del tutto sconosciuto.
Quella parte di me - fino ad allora ben celata e che si fece avanti a mia insaputa e con mia grande sorpresa - mi spaventò davvero: quei disegni sono frutto di uno stato di inconsapevolezza. La domanda alla quale cercai di rispondere fu questa: “Come assicurarmi di potere ritrovare quell’altro me?”. Gli inchiostri erano venuti fuori sfuggendo al mio controllo e successivamente, con la mente pienamente presente a me stesso, stentavo a ritrovarne la traccia per poter tornare a produrre gli stessi segni che ritenevo così importanti, così vitali.
Per poter entrare nel vivo delle ragioni di questa mostra allo Spazio NEA, devo svelare uno dei motori della mia crescita: procedo per sottrazione. Da un periodo all’altro, tolgo, elimino elementi secondari. Vado verso un’espressione sempre più rarefatta mettendo a fuoco sempre di più il punto principale della mia espressione, tirando fuori piano piano gli elementi essenziali, fino ad arrivare al nocciolo. L’irriducibile, il punto oltre il quale se ci si inoltra, bisognerà arrendersi all’evidenza che la strada è chiusa.
E generalmente nell’avvicinarsi a quel punto si delineano altre linee guida, si imboccano altre vie, si intraprendono altre ricerche maturate nel frattempo.
Dopo le tele ad olio decisi di concentrarmi sulla figura generata grazie ad una gestualità fulminea e di affrontare la tela (in questo caso, un assemblaggio di cartoni) direttamente poggiata contro il muro. La rappresentazione, il segno doveva essere sufficiente a se stesso. Non avrei avuto bisogno di arricchire con giochi pittorici preziosi. Sono curioso e insaziabile. Questa curiosità ovviamente - a quella età - nel ‘92 era principalmente rivolta alla città di Napoli e alle persone che incontravo, ma soprattutto alla sfera sessuale.
La sessualità è pura energia creativa che permea la serie di opere presentate allo Spazio NEA.
Sono rappresentate molte forme di sessualità. Le figure interpretano scene erotiche, spesso sono androgene o affette da sessualità multipla, a volte sono angeli dalla postura demoniaca. Nessun freno alla rappresentazione e alla mia ricerca in quella sfera.
Le opere di quel periodo non erano destinate ad un mercato. Ero completamente ignaro del sistema dell’arte, anche perché provenivo da studi linguistici e letterari. Quelle opere sono l’espressione di una esplosione di gioia, di una vitalità sconfinata, sessuale e quasi primordiale».
Il gallerista Luigi Solito racconta: «Linea d’arte. Credo si intitolasse così la trasmissione che qualche anno fa, ancor prima di avere la galleria, mi ritrovai, di notte, a guardare in tv. La rubrica parlava d’arte contemporanea: il servizio di quella sera era proprio dedicato a Pierre-Yves Le Duc. Mostrava la sua ricerca sulle forme casuali create dalla schiuma di sapone (“Soap Opera” per capirci); forme che con la sua grande tecnica restituiva su una tela di grosso formato.
Anni dopo, quando mi recai dal mio notaio per sottoscrivere l’atto costitutivo dello Spazio NEA, mi ritrovai uno di quei lavori alle spalle della sua scrivania.
Qualche mese fa invece, tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli, si fermò un furgone davanti alla mia auto impedendomi il passaggio. Da quel furgone scese Pierre-Yves.
Ho imparato nella vita - e poi nell’arte - che alcuni segnali hanno un senso ben preciso.
Al terzo segnale, mi son detto “beh, mio caro Pierre-Yves, tu non mi conosci, ma abbiamo un legame”: quando, ancora, l’ho incontrato in piazza Bellini, mi sono avvicinato per conoscerlo finalmente di persona. Anche se, in pratica lo “conoscevo” già da 10 anni. Era già tutto scritto… anche tutto il resto.
Credo solo che questo tipo di esperienza costituisca la natura stessa del mio lavoro con l’arte e la caratteristica principale del mio spazio in quanto galleria contemporanea.
È questa la formula. Quando mi chiedono se lo Spazio NEA sia una galleria di ricerca, di secondo mercato o commerciale, oppure quale natura abbia, non ho una risposta immediata. Perché la risposta è qualcosa di nuovo, un’alchimia, alla quale non so dare un nome preciso, che è fatta di relazioni anche intrecciate alla mia stessa vita e che, quasi come un’ossessione naturale, tesse da 8 anni una programmazione tanto eterogenea quanto collegata a un solo filo, una sola linea. Una linea d’arte».
Profilo biografico
Pierre-Yves Le Duc nasce in Francia nel 1964. Si laurea alla Sorbona in letteratura italiana nel 1988. Durante gli studi si reca frequentemente in Italia, fino a decidere di trasferirsi a Napoli dopo aver ottenuto una borsa di studio. Nel 1989 realizza le sue prime opere. Fondamentale è l'incontro nel 1992 con Alfredo Bovio Di Giovanni frequentandone il laboratorio fino alla sua morte nel 1995.
La ricerca di Le Duc si concentra principalmente sulla realizzazione di installazioni monumentali dedicate a precisi luoghi, cicli di opere complesse e articolate con una forte impronta progettuale. Esposte a Napoli sono l'opera pubblica “Il Cenacolo” allestita attorno all'obelisco di piazza San Domenico Maggiore nel 1994, “Le nove muse e i nove poeti” ideata per l'emiciclo di piazza Plebiscito nel 1995, “I Quaranta Ladroni” nella Napoli Sotterranea nel 1996, “Medium” nella sala del Lazzaretto nel 1998, “GU” esposta al Museo Archeologico nel 2004, “Soap Opera” che ritrae il ciclo dell'acqua e della vita, e altre opere come “Erotoritratti”, “Osso-Buco”, “Bonificarsi, please!”, “Rosarno, desperate house-lives”. Ha lavorato all'elaborazione di “Métastrophysique”, “Débordements”, “APPARATO”, alla video installazione “O”, “Magigonie” e ad altri progetti, quali l'installazione del video monumentale “Motion Painting” e l'installazione interattiva “Kosmic Whore”.
Nel 2012 si trasferisce con la moglie e la figlia in Francia, continuando a tenere aperto il proprio atelier a Napoli.Nel 2012 si trasferisce con la moglie e la figlia in Francia, continuando a tenere aperto il proprio atelier a Napoli.
Le Duc ha esposto in Italia (Milano, Napoli, Pavia, Salerno, Sorrento, Torino, etc.) e all'estero (del 2012 la personale ad Atlanta, Stati Uniti). È presente in importanti fiere quali Basilea Art Fair, Miami Art Fair e Artissima.
26
ottobre 2018
Pierre-Yves Le Duc – Andare avanti sino al «via!»
Dal 26 ottobre al 28 novembre 2018
arte contemporanea
Location
SPAZIO NEA
Napoli, via Costantinopoli, 53, (Napoli)
Napoli, via Costantinopoli, 53, (Napoli)
Orario di apertura
lunedì - domenica dalle 9.00 alle 2.00 am
Vernissage
26 Ottobre 2018, ore 18:30
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