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Pierre-Yves Le Duc – Erector Vesevo
Il lavoro di Le Duc tende al nulla in due maniere: con la ripetitività del segno e con la sua cancellazione. La prima strategia porta all’annichilimento della parte emotiva del lavoro. L’altra, la rimozione, sottrae materia e immagine all’occhio di chi osserva: cancella, nasconde la realtà.
Comunicato stampa
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Venerdì 29 novembre alle ore 18:30 Spazio NEA presenta Erector Vesevo personale di Pierre-Yves Le Duc.
Il progetto espositivo ideato per la galleria napoletana, sarà visitabile fino al 3 gennaio 2020.
Erector Vesevo è incentrato sul tema dell’eruzione. Oltre a centinaia di schizzi preparatori, sono presenti polittici in bianco e nero, con scheletri (tratti dalla serie Medium) che si alternano a “eruzioni vulcaniche”, come in una scacchiera. Trittici su tela realizzati bianco su bianco (dove la lettura del segno è dovuta al passare e ripassare della pittura in innumerevoli strati) e trittici realizzati a olio su carta, caratterizzati dal contrasto fra due tipi di nero, dialogano con i fogli sui quali Le Duc ha disegnato usando inchiostro di china. Completano la mostra una tela bianca coperta da un velo di lino e un trittico viola su tela e velo di seta.
Sul lavoro dell’artista francese, Diego Lama scrive: «Nuove equazioni della fisica dimostrano che il vuoto non esiste: il vuoto non è affatto vuoto e il nulla non è affatto nulla. Il nulla è una combinazione di materia e antimateria - di particelle e antiparticelle - che si disintegrano a vicenda: miliardi di miliardi di particelle compaiono e scompaiono in un milionesimo d’istante. Il vuoto è una perturbazione infinita, un ribollio pieno di energia, eppure noi non ce ne accorgiamo, crediamo che quello sia il nulla.
Il lavoro di Pierre-Yves Le Duc tende al nulla - al vuoto - in due maniere: con la ripetitività del segno e con la sua cancellazione. La prima strategia porta all’annichilimento della parte emotiva del lavoro artistico: ogni ripetizione filtra qualcosa del segno precedente e prepara a quello seguente sempre più inesistente. La seconda, la rimozione - il nero su nero, il bianco su bianco - sottrae materia e immagine all’occhio di chi osserva: cancella, o meglio, nasconde la realtà.
Entrambe le strategie producono il nulla: un nulla pieno (pieno di ripetizioni differenti o pieno di parti nascoste), un nulla che ribolle di energia, di materia e di antimateria, di bianco e di nero, di vita e di morte. Anche noi - perché anche noi siamo fatti di vuoto e di nulla - vibriamo e ci perturbiamo di fronte al lavoro di Pierre-Yves».
Spiega l’artista: «Il titolo della mostra “Erector Vesevo” è preso in prestito dalla poesia di Leopardi “Le Ginestre”, parafrasandone un verso. Ma è solo un diversivo.
Come sempre, anche per questa esposizione ho cominciato a lavorare disegnando ossessivamente, rappresentando ripetutamente lo stesso soggetto con parametri particolarmente rigidi. All’inizio del lavoro non ho mai la certezza che la strada che intraprendo mi porterà da una parte specifica. Intuisco di dover andare in quella direzione, ma non saprei spiegarne bene il motivo. Si innesca così un processo evolutivo che fa pensare stranamente a quello dell’evoluzione delle specie. Strada facendo, disegno dopo disegno, il cammino assume un senso, e scopro potenzialità delle quali sarei stato all’oscuro se non avessi intrapreso il viaggio...
L’impulso iniziale è nato dal desiderio di portare avanti un lavoro del mio passato (ho iniziato il lavoro sul Vesuvio nel 1993) che serve solo da pretesto per esprimere altro. Dopo la fase preliminare di ricerca sul segno, inizia il graduale avvicinamento alla visione della forte drammaticità dell’opera che mi porto dentro. Ma il mio fare è questa volta più lento, lungo e doloroso. Si tratta fondamentalmente di una modalità di avvicinamento, di un tentativo di portare avanti una visione che si rivelerà pian piano e che lascerà stupiti. Me per primo».
«Qui su l'arida schiena / del formidabil monte / sterminator Vesevo, / la qual null'altro allegra arbor né fiore, / tuoi cespi solitari intorno spargi, / odorata ginestra, / contenta dei deserti»
Giacomo Leopardi
La Ginestra, 1836
Profilo biografico
Pierre-Yves Le Duc nasce in Francia nel 1964. Si laurea alla Sorbona in letteratura italiana nel 1988.
Durante gli studi si reca frequentemente in Italia, fino a decidere di trasferirsi a Napoli dopo aver ottenuto una borsa di studio. Nel 1989 realizza le sue prime opere. Fondamentale è l'incontro nel 1992 con Alfredo Bovio Di Giovanni frequentandone il laboratorio fino alla sua morte nel 1995.
La ricerca di Le Duc si concentra principalmente sulla realizzazione di installazioni monumentali dedicate a precisi luoghi, cicli di opere complesse e articolate con una forte impronta progettuale. Esposte a Napoli sono l'opera pubblica “Il Cenacolo” allestita attorno all'obelisco di piazza San Domenico Maggiore nel 1994, “Le nove muse e i nove poeti” ideata per l'emiciclo di piazza Plebiscito nel 1995, “I Quaranta Ladroni” nella Napoli Sotterranea nel 1996, “Medium” nella sala del Lazzaretto nel 1998, “GU” esposta al Museo Archeologico nel 2004, “Soap Opera” che ritrae il ciclo dell'acqua e della vita, e altre opere come “Erotoritratti”, “Osso-Buco”, “Bonificarsi, please!”, “Rosarno, desperate house-lives”. Ha lavorato all'elaborazione di “Métastrophysique”, “Débordements”, “APPARATO”, alla video installazione “O”, “Magigonie” e ad altri progetti, quali l'installazione del video monumentale “Motion Painting” e l'installazione interattiva “Kosmic Whore”. È del 2018 la sua ultima personale dal titolo «Andare avanti sino al “via!”» esposta allo Spazio NEA.
Nel 2012 si trasferisce con la moglie e la figlia in Francia, continuando a tenere aperto il proprio atelier a Napoli. Le Duc ha esposto in Italia (Milano, Napoli, Pavia, Salerno, Sorrento, Torino, etc.) e all'estero (del 2012 la personale ad Atlanta, Stati Uniti). È presente in importanti fiere quali Basilea Art Fair, Miami Art Fair e Artissima.
dove: Spazio NEA, via Costantinopoli 53 / piazza Bellini 59 – Napoli
contatti: 081 45 13 58 | info@spazionea.it
Il progetto espositivo ideato per la galleria napoletana, sarà visitabile fino al 3 gennaio 2020.
Erector Vesevo è incentrato sul tema dell’eruzione. Oltre a centinaia di schizzi preparatori, sono presenti polittici in bianco e nero, con scheletri (tratti dalla serie Medium) che si alternano a “eruzioni vulcaniche”, come in una scacchiera. Trittici su tela realizzati bianco su bianco (dove la lettura del segno è dovuta al passare e ripassare della pittura in innumerevoli strati) e trittici realizzati a olio su carta, caratterizzati dal contrasto fra due tipi di nero, dialogano con i fogli sui quali Le Duc ha disegnato usando inchiostro di china. Completano la mostra una tela bianca coperta da un velo di lino e un trittico viola su tela e velo di seta.
Sul lavoro dell’artista francese, Diego Lama scrive: «Nuove equazioni della fisica dimostrano che il vuoto non esiste: il vuoto non è affatto vuoto e il nulla non è affatto nulla. Il nulla è una combinazione di materia e antimateria - di particelle e antiparticelle - che si disintegrano a vicenda: miliardi di miliardi di particelle compaiono e scompaiono in un milionesimo d’istante. Il vuoto è una perturbazione infinita, un ribollio pieno di energia, eppure noi non ce ne accorgiamo, crediamo che quello sia il nulla.
Il lavoro di Pierre-Yves Le Duc tende al nulla - al vuoto - in due maniere: con la ripetitività del segno e con la sua cancellazione. La prima strategia porta all’annichilimento della parte emotiva del lavoro artistico: ogni ripetizione filtra qualcosa del segno precedente e prepara a quello seguente sempre più inesistente. La seconda, la rimozione - il nero su nero, il bianco su bianco - sottrae materia e immagine all’occhio di chi osserva: cancella, o meglio, nasconde la realtà.
Entrambe le strategie producono il nulla: un nulla pieno (pieno di ripetizioni differenti o pieno di parti nascoste), un nulla che ribolle di energia, di materia e di antimateria, di bianco e di nero, di vita e di morte. Anche noi - perché anche noi siamo fatti di vuoto e di nulla - vibriamo e ci perturbiamo di fronte al lavoro di Pierre-Yves».
Spiega l’artista: «Il titolo della mostra “Erector Vesevo” è preso in prestito dalla poesia di Leopardi “Le Ginestre”, parafrasandone un verso. Ma è solo un diversivo.
Come sempre, anche per questa esposizione ho cominciato a lavorare disegnando ossessivamente, rappresentando ripetutamente lo stesso soggetto con parametri particolarmente rigidi. All’inizio del lavoro non ho mai la certezza che la strada che intraprendo mi porterà da una parte specifica. Intuisco di dover andare in quella direzione, ma non saprei spiegarne bene il motivo. Si innesca così un processo evolutivo che fa pensare stranamente a quello dell’evoluzione delle specie. Strada facendo, disegno dopo disegno, il cammino assume un senso, e scopro potenzialità delle quali sarei stato all’oscuro se non avessi intrapreso il viaggio...
L’impulso iniziale è nato dal desiderio di portare avanti un lavoro del mio passato (ho iniziato il lavoro sul Vesuvio nel 1993) che serve solo da pretesto per esprimere altro. Dopo la fase preliminare di ricerca sul segno, inizia il graduale avvicinamento alla visione della forte drammaticità dell’opera che mi porto dentro. Ma il mio fare è questa volta più lento, lungo e doloroso. Si tratta fondamentalmente di una modalità di avvicinamento, di un tentativo di portare avanti una visione che si rivelerà pian piano e che lascerà stupiti. Me per primo».
«Qui su l'arida schiena / del formidabil monte / sterminator Vesevo, / la qual null'altro allegra arbor né fiore, / tuoi cespi solitari intorno spargi, / odorata ginestra, / contenta dei deserti»
Giacomo Leopardi
La Ginestra, 1836
Profilo biografico
Pierre-Yves Le Duc nasce in Francia nel 1964. Si laurea alla Sorbona in letteratura italiana nel 1988.
Durante gli studi si reca frequentemente in Italia, fino a decidere di trasferirsi a Napoli dopo aver ottenuto una borsa di studio. Nel 1989 realizza le sue prime opere. Fondamentale è l'incontro nel 1992 con Alfredo Bovio Di Giovanni frequentandone il laboratorio fino alla sua morte nel 1995.
La ricerca di Le Duc si concentra principalmente sulla realizzazione di installazioni monumentali dedicate a precisi luoghi, cicli di opere complesse e articolate con una forte impronta progettuale. Esposte a Napoli sono l'opera pubblica “Il Cenacolo” allestita attorno all'obelisco di piazza San Domenico Maggiore nel 1994, “Le nove muse e i nove poeti” ideata per l'emiciclo di piazza Plebiscito nel 1995, “I Quaranta Ladroni” nella Napoli Sotterranea nel 1996, “Medium” nella sala del Lazzaretto nel 1998, “GU” esposta al Museo Archeologico nel 2004, “Soap Opera” che ritrae il ciclo dell'acqua e della vita, e altre opere come “Erotoritratti”, “Osso-Buco”, “Bonificarsi, please!”, “Rosarno, desperate house-lives”. Ha lavorato all'elaborazione di “Métastrophysique”, “Débordements”, “APPARATO”, alla video installazione “O”, “Magigonie” e ad altri progetti, quali l'installazione del video monumentale “Motion Painting” e l'installazione interattiva “Kosmic Whore”. È del 2018 la sua ultima personale dal titolo «Andare avanti sino al “via!”» esposta allo Spazio NEA.
Nel 2012 si trasferisce con la moglie e la figlia in Francia, continuando a tenere aperto il proprio atelier a Napoli. Le Duc ha esposto in Italia (Milano, Napoli, Pavia, Salerno, Sorrento, Torino, etc.) e all'estero (del 2012 la personale ad Atlanta, Stati Uniti). È presente in importanti fiere quali Basilea Art Fair, Miami Art Fair e Artissima.
dove: Spazio NEA, via Costantinopoli 53 / piazza Bellini 59 – Napoli
contatti: 081 45 13 58 | info@spazionea.it
29
novembre 2019
Pierre-Yves Le Duc – Erector Vesevo
Dal 29 novembre 2019 al 03 gennaio 2020
arte contemporanea
Location
SPAZIO NEA
Napoli, via Costantinopoli, 53, (Napoli)
Napoli, via Costantinopoli, 53, (Napoli)
Orario di apertura
da lunedì a domenica / ore 9.00 - 2.00 am
Vernissage
29 Novembre 2019, ore 18:30
Sito web
Autore
Produzione organizzazione