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Pierre-Yves Le Duc – Handle with care
In mostra per la prima volta a Roma le opere di Pierre-Yves Le Duc la cui ricerca si concentra sulla realizzazione di installazioni monumentali. L’artista francese affronta il tema della sessualità, esponendo una serie di dipinti le cui immagini trasfigurate si aprono a letture multiple ambivalenti.
Comunicato stampa
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La MAC Maja Arte Contemporanea è lieta di presentare per la prima volta a Roma le opere di Pierre-Yves Le Duc.
La ricerca dell'artista francese si concentra principalmente sulla realizzazione di installazioni monumentali dedicate a precisi luoghi, cicli di opere complesse e articolate con una forte impronta progettuale. Tra questi si espone una selezione di dodici lavori appartenenti alla serie "GU", quattro della serie "Cosmic Whore" e il trittico "Bandiera".
Esposta nel 2004 al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, l'installazione "GU" (acronimo di "genoma umano" e di "giudizio universale"), è una light box monumentale composta da cento dipinti (inchiostro di china su carta, "technique de la réserve") in cui compaiono segni antropomorfici in crescita numerica man mano che dal centro si procede verso l'esterno. I segni - ominidi di pura luce - si moltiplicano sottraendo materia nera al supporto, fino ad essere ipoteticamente così numerosi da cancellare la loro individualità restituendo alla vista l'illusione del foglio bianco iniziale. A questa visione centrifuga si contrappone quella centripeta, in una sorta di rarefazione dell'essere fino all'estinzione definitiva di ogni forma di vita, predominio della materia nera. Non ci sono indicazioni sul senso di lettura, ma piuttosto un questionare sulla vulnerabilità della condizione umana.
Il titolo "Handle with care" (maneggiare con cura) si riferisce non solo all'uomo, la cui sopravvivenza dipende drammaticamente da questioni ambientali, demografiche, politiche, sociali, etc. Le Duc affronta in questa mostra un secondo argomento delicato, quello della sessualità, esponendo sette dipinti le cui immagini trasfigurate si aprono a letture multiple volutamente ambivalenti. Le tele bianche (acrilico su tela di cotone e velo di lino) sono concepite talmente pure da suggerire che qualsiasi cosa si avvicini ad esse possa corromperle. Tecnicamente sono il frutto di un processo di continua sottrazione, rarefazione, e in tal senso sono ambigue perché negano la pittura stessa facendone sparire ogni traccia. Il tema è inserito in un contesto di purezza assoluta estraneo al minimalismo, figlio piuttosto di una schiettezza emotiva priva di fronzoli, di ghirigori puritani, di leziosità letterarie, e soprattutto mai alla ricerca di facili provocazioni.
NOTE BIOGRAFICHE
Pierre-Yves Le Duc nasce in Francia nel 1964.
Nel 1988 si laurea alla Sorbona in letteratura italiana. Inizia in questi anni un periodo di formazione a tutto campo durante il quale la naturale inclinazione per l'arte si alimenta attraverso una frequentazione assidua di teatri, spettacoli di danza contemporanea, gallerie d'arte, musei e concerti.
Durante gli studi si reca frequentemente in Italia, fino a decidere di trasferirsi a Napoli dopo aver ottenuto una borsa di studio.
Nel 1989 realizza le sue prime opere. Fondamentale è l'incontro nel 1992 con Alfredo Bovio Di Giovanni. Il sodalizio tra i due artisti è sigillato da una fortissima amicizia e da una stima reciproca. Le Duc frequenta assiduamente il laboratorio di Di Giovanni fino alla sua morte nel 1995; deve a lui l'apprendimento dei rudimenti del "mestiere" e la pratica "accademica".
La ricerca di Le Duc si concentra principalmente sulla realizzazione di installazioni monumentali dedicate a precisi luoghi, cicli di opere complesse e articolate con una forte impronta progettuale.
Esposte a Napoli sono l'opera pubblica "Il cenacolo" allestita attorno all'obelisco di Piazza San Domenico Maggiore nel 1994, "Le nove muse e i nove poeti" ideata per l'emiciclo di Piazza Plebiscito nel 1995, "I Quaranta Ladroni" nella Napoli Sotterranea nel 1996, "Medium" nella sala del Lazzaretto nel 1998, "GU" esposta al Museo Archeologico nel 2004, "Soap Opera" che ritrae il ciclo dell'acqua e della vita, e altre opere come "Erotoritratti", "Osso-Buco", "Bonificarsi, please!", "Rosarno, desperate house-lives".
Attualmente lavora all'elaborazione di "Métastrophysique", "Débordements", "APPARATO", alla video installazione "O", "Magigonie" e ad altri progetti, quali l'installazione del video monumentale "Motion Painting" e l'installazione interattiva "Kosmic Whore".
Nel 2012 si trasferisce con la moglie e la figlia in Francia, continuando a tenere aperto il proprio atelier a Napoli.
Le Duc ha esposto in Italia (Milano, Napoli, Pavia, Salerno, Sorrento, Torino, etc.) e all'estero (del 2012 la personale ad Atlanta, Stati Uniti). E' presente in importanti fiere quali Basilea Art Fair, Miami Art Fair e Artissima.
La ricerca dell'artista francese si concentra principalmente sulla realizzazione di installazioni monumentali dedicate a precisi luoghi, cicli di opere complesse e articolate con una forte impronta progettuale. Tra questi si espone una selezione di dodici lavori appartenenti alla serie "GU", quattro della serie "Cosmic Whore" e il trittico "Bandiera".
Esposta nel 2004 al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, l'installazione "GU" (acronimo di "genoma umano" e di "giudizio universale"), è una light box monumentale composta da cento dipinti (inchiostro di china su carta, "technique de la réserve") in cui compaiono segni antropomorfici in crescita numerica man mano che dal centro si procede verso l'esterno. I segni - ominidi di pura luce - si moltiplicano sottraendo materia nera al supporto, fino ad essere ipoteticamente così numerosi da cancellare la loro individualità restituendo alla vista l'illusione del foglio bianco iniziale. A questa visione centrifuga si contrappone quella centripeta, in una sorta di rarefazione dell'essere fino all'estinzione definitiva di ogni forma di vita, predominio della materia nera. Non ci sono indicazioni sul senso di lettura, ma piuttosto un questionare sulla vulnerabilità della condizione umana.
Il titolo "Handle with care" (maneggiare con cura) si riferisce non solo all'uomo, la cui sopravvivenza dipende drammaticamente da questioni ambientali, demografiche, politiche, sociali, etc. Le Duc affronta in questa mostra un secondo argomento delicato, quello della sessualità, esponendo sette dipinti le cui immagini trasfigurate si aprono a letture multiple volutamente ambivalenti. Le tele bianche (acrilico su tela di cotone e velo di lino) sono concepite talmente pure da suggerire che qualsiasi cosa si avvicini ad esse possa corromperle. Tecnicamente sono il frutto di un processo di continua sottrazione, rarefazione, e in tal senso sono ambigue perché negano la pittura stessa facendone sparire ogni traccia. Il tema è inserito in un contesto di purezza assoluta estraneo al minimalismo, figlio piuttosto di una schiettezza emotiva priva di fronzoli, di ghirigori puritani, di leziosità letterarie, e soprattutto mai alla ricerca di facili provocazioni.
NOTE BIOGRAFICHE
Pierre-Yves Le Duc nasce in Francia nel 1964.
Nel 1988 si laurea alla Sorbona in letteratura italiana. Inizia in questi anni un periodo di formazione a tutto campo durante il quale la naturale inclinazione per l'arte si alimenta attraverso una frequentazione assidua di teatri, spettacoli di danza contemporanea, gallerie d'arte, musei e concerti.
Durante gli studi si reca frequentemente in Italia, fino a decidere di trasferirsi a Napoli dopo aver ottenuto una borsa di studio.
Nel 1989 realizza le sue prime opere. Fondamentale è l'incontro nel 1992 con Alfredo Bovio Di Giovanni. Il sodalizio tra i due artisti è sigillato da una fortissima amicizia e da una stima reciproca. Le Duc frequenta assiduamente il laboratorio di Di Giovanni fino alla sua morte nel 1995; deve a lui l'apprendimento dei rudimenti del "mestiere" e la pratica "accademica".
La ricerca di Le Duc si concentra principalmente sulla realizzazione di installazioni monumentali dedicate a precisi luoghi, cicli di opere complesse e articolate con una forte impronta progettuale.
Esposte a Napoli sono l'opera pubblica "Il cenacolo" allestita attorno all'obelisco di Piazza San Domenico Maggiore nel 1994, "Le nove muse e i nove poeti" ideata per l'emiciclo di Piazza Plebiscito nel 1995, "I Quaranta Ladroni" nella Napoli Sotterranea nel 1996, "Medium" nella sala del Lazzaretto nel 1998, "GU" esposta al Museo Archeologico nel 2004, "Soap Opera" che ritrae il ciclo dell'acqua e della vita, e altre opere come "Erotoritratti", "Osso-Buco", "Bonificarsi, please!", "Rosarno, desperate house-lives".
Attualmente lavora all'elaborazione di "Métastrophysique", "Débordements", "APPARATO", alla video installazione "O", "Magigonie" e ad altri progetti, quali l'installazione del video monumentale "Motion Painting" e l'installazione interattiva "Kosmic Whore".
Nel 2012 si trasferisce con la moglie e la figlia in Francia, continuando a tenere aperto il proprio atelier a Napoli.
Le Duc ha esposto in Italia (Milano, Napoli, Pavia, Salerno, Sorrento, Torino, etc.) e all'estero (del 2012 la personale ad Atlanta, Stati Uniti). E' presente in importanti fiere quali Basilea Art Fair, Miami Art Fair e Artissima.
27
ottobre 2017
Pierre-Yves Le Duc – Handle with care
Dal 27 ottobre al 09 dicembre 2017
arte contemporanea
Location
Maja Arte Contemporanea
Roma, Via Di Monserrato, 30, (Roma)
Roma, Via Di Monserrato, 30, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 15-20, sabato ore 11-13 e 15-19:30, altri orari su appuntamento.
Vernissage
27 Ottobre 2017, ore 18
Autore
Curatore