Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Pietro Barbieri – L’essenza dello sguardo
Una quarantina di lavori saranno presenti in mostra, molti provenienti da collezioni private, altri dall’archivio dell’artista, altri ancora presentati per la prima volta al pubblico; oli su tavola e su tela, acquerelli, sanguigne, schizzi e disegni, tracceranno così il lungo viaggio dell’artista.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Si inaugura sabato 16 dicembre 2017, alle ore 18.30, presso gli spazi espositivi di Villa Orsini di Scorzé, L’essenza dello sguardo, personale del pittore veneziano Pietro Barbieri.
La mostra, visitabile fino a domenica 7 gennaio 2018, è curata dal critico d’arte Gaetano Salerno e realizzata da Segnoperenne in collaborazione con il Comune di Scorzè e con il Circolo Culturale Scorzè.
L’essenza dello sguardo presenterà al pubblico una selezione critica di lavori realizzati da Pietro Barbieri in oltre cinquant’anni di attività; un taglio critico antologico, scelto dal curatore, svilupperà un percorso documentativo scandito da opere appartenenti a differenti cicli e realizzate con linguaggi molteplici, partendo dai primi lavori figurativi (le nature morte realizzate a cavallo tra gli anni ’50 e ’60) fino alle più recenti ricerche (la serie dei “muri”) in cui la figura cede il posto ad una forma astratta della visione, fondendosi con l’elemento luminoso e smaterializzando i propri confini entro un’idea indefinita e suggestiva che disperde l’azione dell’artista nell’atto onirico e informale.
Una quarantina di lavori di piccole e medie dimensioni saranno presenti in mostra, molti provenienti da collezioni private e prestati per l’occasione, altri provenienti dall’archivio dell’artista, altri ancora inediti e presentati per la prima volta al pubblico; oli su tavola e su tela, acquerelli, sanguigne, schizzi e disegni, tracceranno così il lungo e inesausto viaggio di Pietro Barbieri che nel tempo - e attraverso l’azione incisiva svolta sia come artista sia come docente di pittura - ha segnato, caratterizzato e indirizzato l’ambiente artistico veneziano.
L’artista sovrappone, sviluppando un lineare flusso di coscienza, luoghi, volti, scenari e paesaggi, affetti per riportare sulla tela un universo intimo e minimale che frammenta e sintetizza una vita vissuta entro e oltre la pittura, documentata con precisione, in ciascun passaggio e sfumatura, dall’intuizione di uno schizzo che ferma l’attimo e lo sospende in un continuum sempiterno, talvolta tramutandolo in immagine pittorica, talvolta lasciandolo emergere nella sua forma embrionale, come elemento testimoniante di un’esperienza esistenziale ancora possibile, per quanto determinata dall’atto del guardare, nel suo incerto divenire; sempre e comunque traduzione di un’attitudine analitica del guardare dell’artista che riconosce, coglie e compendia gli aspetti propri e significanti di un mondo dinamico e fluido del quale la luce, l’aria, l’acqua, il sentimento, l’emozione rappresentano gli elementi strutturali e ortografici sui quali impostare le strutture compositive di questi testi pittorici che racchiudono eloquenti ed evidenti valori narrativi, descrittivi e riflessivi e pervengono - filtrati da operazioni di distillazione, sottrazione e ponderazione dell’elemento materico - all’essenza dello sguardo.
Ha scritto Gaetano Salerno, curatore del progetto espositivo, a proposito degli ultimi lavori di Pietro Barbieri, riassuntivi della lunga ricerca dell’artista:
“Con spontaneità e immediatezza Pietro Barbieri oltrepassa il muro (della visione), scardinando con pennellate fugaci e rapide le rigorose ortogonalità che avvincono mattone al mattone e immagina, oltre l’ostacolo fisico, mari e cieli “tutti freschi di colore”.
L’oggetto che definisce la barriera percettiva, il limite visuale agli orizzonti spaziali di un incessante e necessario guardare e scoprire, diviene nell’ultima ricerca dell’artista, il territorio eletto delle sperimentazioni pittoriche, il luogo del vedere e dell’intuire, il taccuino delle annotazioni, degli schizzi e degli appunti di chi ha deciso di leggere il mondo subordinando il dato fisico all’atto intellettuale e immaginativo.
La serie dei muri accoglie così, come un illimitato e diffuso affresco, le suggestioni che Pietro Barbieri ha saputo raccogliere nel corso di un’intera esistenza pellegrina entro e oltre la materia pittorica, le visioni di terra e di acqua che nel tempo si sono affastellate e sommate in un pensiero rimasto giovane e curioso, visualizzando i passi (e i passaggi) di un’intromissione nella natura che è propria del paesaggista veneziano e riporta questa produzione alle origini del gesto creativo dell’artista, ai suoi imprescindibili legami con la tradizione coloristica di area lagunare.
Aprendosi però a una svolta concettuale che rivela digressioni introspettive, evidenti quanto gli squarci operati sulle pareti dipinte, l’artista si rivolge ora alla memoria che narra con voce flebile ma decisa, alle immagini rievocate ed elaborate dall’amico tempo e che divengono, scandite dagli scorci sanguigni di una Venezia anonima ma riconoscibile, eloquenti giochi ritmici di vuoti e pieni, reminiscenze impreviste e apparizioni brulicanti di vita, fugaci evanescenze, ineffabili pensieri.
Nel chiarore di una pittura parca nei toni e caratterizzata dall’uso dei bianchi che rasserena ciascun’iperbole cromatica come avverrebbe nei bagliori di un sogno mattutino, poco prima del risveglio, Pietro Barbieri riorganizza così la luce trasmettendola a ogni velatura, liberando le sue storie dall’esattezza vincolante del disegno e delle cronologie, opponendole in maniera antitetica e decisa alla durezza della pietra che invece invecchia e deperisce sgretolandosi e ponendo a diretto contatto i molti mondi fisici e metafisici che si sommano in questa ricerca, tanto effimero e superficiale il primo (evocato proprio dalla materica superficie del muro) quanto perdurante e sempiterno il secondo.
Paesaggi, barche e marine, volti, maschere, figure sfumate entro scorci urbani sono suggestioni, essenze ancora volatili, macchie e masse cromatiche (talvolta antitetiche) che liricamente cercano dimensione e definizione; tessendo così storie basate sui contrasti e sulle affinità la lunga muraglia che Pietro affresca “qua e là”, assume il significato di una lunga e ininterrotta narrazione esistenziale, la struttura di una pergamena o un fregio classico che si snoda in episodi significativi, in diacronie riassuntive per tracciare la storia di una vita, o evidenziare le molte vite attraverso le quali ricostruire queste - e molte altre - storie […]”.
Al centro di questa ricerca, articolata quanto la vita di Pietro Barbieri - e riassunta da L’essenza dello sguardo - emerge dominante una concezione paradigmatica del fare pittura - intesa come forma attuata del pensiero - costruita sui toni e sulle suggestioni cromatiche che l’artista, debitore della tradizione pittorica della natia Venezia, ha saputo mutuare e interiorizzare dall’ambiente lagunare, respirato a fondo negli anni di formazione, per condurle poi entro i propri linguaggi artistici fino a piegarne gli usi ai propri costrutti, alle incursioni e digressioni rigorose entro una realtà sensibile divenuta nel tempo equilibrato ed armonico gioco di macchie di colore, di accostamenti timbrici, di iperboli tonali e nella quale la visione certa ed indubitabile esiste sotto forma di cenno, citazione, sensazione tattile e vibratile da intuire e svelare con repentini colpi di pennello o di spatola, elemento concettuale di un mondo dapprima esplorato sensorialmente e con curiosità in ciascun anfratto, poi ricostruito e interpretato sulla tela come luogo speculare della propria esistenza, della propria esperienza, della propria essenza.
(testi critici a cura di Gaetano Salerno)
Pietro Barbieri
Nasce a Venezia nel 1940.
Vive e lavora a Venezia Mestre.
Ha esposte in oltre cento mostre, personali e collettive, in Italia e all’estero.
Più volte invitato ai Salons internazionali in Francia: Salon De la Treille (Atelier) - Senlis; Salon de la Culture a Creil-Oise; Mairie Annexe du XVIII° - Paris; Salon de Printemps - Paris; Salon des Artistes Francais-Paris; Salon des Artistes Italienne-Paris; Salon d'Automne-Paris; negli anni '80 ( soggiornando a Chantilly ed a Creil-Oise) ha dipinto a Place du Tertre-Monmartre, su invito della Municipalità del XVIII° Arrondissement. Ha fatto e fa tuttora parte di giurie di concorsi nazionali e internazionali; nel 2016 è stato Presidente di Giuria della Biennale S.Valentino a Limana (Bl); Curatore di mostre d'arte e di mostre d'arte sacra. E' stato per quindici anni direttore artistico della Galleria Luigi Sturzo a Venezia Mestre e dal 1974 socio fondatore della Galleria “La Cella” a Carpenedo-Venezia di cui ora è consulente artistico. Sue opere si trovano in Pinacoteche pubbliche e private, musei ed enti vari. Sessanta, di carattere Sacro, sono collocate in varie Chiese e luoghi di culto. Ha illustrato libri e riviste. Ha scritto il libro “L'ESPERIENZA IN UN QUADERNO” (ed. La fornace); Co-autore del libro “GIGIA FORNARA” ; ha illustrato il libro "El Ponte" di Michele Bonifacio, il libro di poesie di Tony Marra “GIOCO” e la copertina del libro "CAMBIOMARCIA"; nell'anno 2005 per le Edizioni Kalòs, è uscito il libro di Giuseppe Carrabino: IL S.CUORE E LA BORGATA DI AUGUSTA (identità di un quartiere) dove, alle pagg. 70, 71,78, 101,106 e 148 si parla delle opere del maestro collocate appunto nella Chiesa del Sacro Cuore; sta illustrando i racconti di Luigi Pasinetti. Ha fatto e fa parte di gruppi e associazioni culturali: Nuova Figurazione Lombarda; Paesaggisti d'Italia “En plein air“ Bormio; Gruppo Artisti Veneti; Associazione Culturale Belluno; Associazione Culturale Italia- Francia - Creil Oise; Comitato per Monmartre di cui è stato Membro collaborando per il Clos-Monmartre – Paris; Associazione Culturale “La Fornace” – Mestre Venezia;Ass.ne Culturale Mandragora; Ass. Culturale “ Le Colonete”- Venezia; Socio Onorario Ass. Culturale “M.Morales” Belluno; Insegna dal 2000 al Centro Civico di Mestre-Carpenedo, Associazione "Quelli della macchia". Mestre-VE. E’ uno dei firmatari del manifesto artistico Percorsi d'arte '90 e del manifesto del Gruppo U.P.F. (Unione pittorica e formale). Tra i riconoscimenti più significativi ricevuti: Delegazione di Monmartre-Paris per la collaborazione culturale(anni '81/82), il Premio Augusta (Sr) per la Cultura (anni '90), la targa Torre di Mestre per la Cultura consegnatagli al teatro Toniolo dalla Municipalità di Mestre (anno 2006), il riconoscimento speciale del Comune di Venezia consegnatogli a "Le Colonete" per l'attività artistica in favore della città (anno 2010).
Pietro Barbieri sarà presente presso gli spazi espositivi di Villa Orsini di Scorzè sabato 16 dicembre 2017 (inizio presentazione ore 18.30), introdotto dal critico d’arte Gaetano Salerno, curatore della mostra.
La mostra, visitabile fino a domenica 7 gennaio 2018, è curata dal critico d’arte Gaetano Salerno e realizzata da Segnoperenne in collaborazione con il Comune di Scorzè e con il Circolo Culturale Scorzè.
L’essenza dello sguardo presenterà al pubblico una selezione critica di lavori realizzati da Pietro Barbieri in oltre cinquant’anni di attività; un taglio critico antologico, scelto dal curatore, svilupperà un percorso documentativo scandito da opere appartenenti a differenti cicli e realizzate con linguaggi molteplici, partendo dai primi lavori figurativi (le nature morte realizzate a cavallo tra gli anni ’50 e ’60) fino alle più recenti ricerche (la serie dei “muri”) in cui la figura cede il posto ad una forma astratta della visione, fondendosi con l’elemento luminoso e smaterializzando i propri confini entro un’idea indefinita e suggestiva che disperde l’azione dell’artista nell’atto onirico e informale.
Una quarantina di lavori di piccole e medie dimensioni saranno presenti in mostra, molti provenienti da collezioni private e prestati per l’occasione, altri provenienti dall’archivio dell’artista, altri ancora inediti e presentati per la prima volta al pubblico; oli su tavola e su tela, acquerelli, sanguigne, schizzi e disegni, tracceranno così il lungo e inesausto viaggio di Pietro Barbieri che nel tempo - e attraverso l’azione incisiva svolta sia come artista sia come docente di pittura - ha segnato, caratterizzato e indirizzato l’ambiente artistico veneziano.
L’artista sovrappone, sviluppando un lineare flusso di coscienza, luoghi, volti, scenari e paesaggi, affetti per riportare sulla tela un universo intimo e minimale che frammenta e sintetizza una vita vissuta entro e oltre la pittura, documentata con precisione, in ciascun passaggio e sfumatura, dall’intuizione di uno schizzo che ferma l’attimo e lo sospende in un continuum sempiterno, talvolta tramutandolo in immagine pittorica, talvolta lasciandolo emergere nella sua forma embrionale, come elemento testimoniante di un’esperienza esistenziale ancora possibile, per quanto determinata dall’atto del guardare, nel suo incerto divenire; sempre e comunque traduzione di un’attitudine analitica del guardare dell’artista che riconosce, coglie e compendia gli aspetti propri e significanti di un mondo dinamico e fluido del quale la luce, l’aria, l’acqua, il sentimento, l’emozione rappresentano gli elementi strutturali e ortografici sui quali impostare le strutture compositive di questi testi pittorici che racchiudono eloquenti ed evidenti valori narrativi, descrittivi e riflessivi e pervengono - filtrati da operazioni di distillazione, sottrazione e ponderazione dell’elemento materico - all’essenza dello sguardo.
Ha scritto Gaetano Salerno, curatore del progetto espositivo, a proposito degli ultimi lavori di Pietro Barbieri, riassuntivi della lunga ricerca dell’artista:
“Con spontaneità e immediatezza Pietro Barbieri oltrepassa il muro (della visione), scardinando con pennellate fugaci e rapide le rigorose ortogonalità che avvincono mattone al mattone e immagina, oltre l’ostacolo fisico, mari e cieli “tutti freschi di colore”.
L’oggetto che definisce la barriera percettiva, il limite visuale agli orizzonti spaziali di un incessante e necessario guardare e scoprire, diviene nell’ultima ricerca dell’artista, il territorio eletto delle sperimentazioni pittoriche, il luogo del vedere e dell’intuire, il taccuino delle annotazioni, degli schizzi e degli appunti di chi ha deciso di leggere il mondo subordinando il dato fisico all’atto intellettuale e immaginativo.
La serie dei muri accoglie così, come un illimitato e diffuso affresco, le suggestioni che Pietro Barbieri ha saputo raccogliere nel corso di un’intera esistenza pellegrina entro e oltre la materia pittorica, le visioni di terra e di acqua che nel tempo si sono affastellate e sommate in un pensiero rimasto giovane e curioso, visualizzando i passi (e i passaggi) di un’intromissione nella natura che è propria del paesaggista veneziano e riporta questa produzione alle origini del gesto creativo dell’artista, ai suoi imprescindibili legami con la tradizione coloristica di area lagunare.
Aprendosi però a una svolta concettuale che rivela digressioni introspettive, evidenti quanto gli squarci operati sulle pareti dipinte, l’artista si rivolge ora alla memoria che narra con voce flebile ma decisa, alle immagini rievocate ed elaborate dall’amico tempo e che divengono, scandite dagli scorci sanguigni di una Venezia anonima ma riconoscibile, eloquenti giochi ritmici di vuoti e pieni, reminiscenze impreviste e apparizioni brulicanti di vita, fugaci evanescenze, ineffabili pensieri.
Nel chiarore di una pittura parca nei toni e caratterizzata dall’uso dei bianchi che rasserena ciascun’iperbole cromatica come avverrebbe nei bagliori di un sogno mattutino, poco prima del risveglio, Pietro Barbieri riorganizza così la luce trasmettendola a ogni velatura, liberando le sue storie dall’esattezza vincolante del disegno e delle cronologie, opponendole in maniera antitetica e decisa alla durezza della pietra che invece invecchia e deperisce sgretolandosi e ponendo a diretto contatto i molti mondi fisici e metafisici che si sommano in questa ricerca, tanto effimero e superficiale il primo (evocato proprio dalla materica superficie del muro) quanto perdurante e sempiterno il secondo.
Paesaggi, barche e marine, volti, maschere, figure sfumate entro scorci urbani sono suggestioni, essenze ancora volatili, macchie e masse cromatiche (talvolta antitetiche) che liricamente cercano dimensione e definizione; tessendo così storie basate sui contrasti e sulle affinità la lunga muraglia che Pietro affresca “qua e là”, assume il significato di una lunga e ininterrotta narrazione esistenziale, la struttura di una pergamena o un fregio classico che si snoda in episodi significativi, in diacronie riassuntive per tracciare la storia di una vita, o evidenziare le molte vite attraverso le quali ricostruire queste - e molte altre - storie […]”.
Al centro di questa ricerca, articolata quanto la vita di Pietro Barbieri - e riassunta da L’essenza dello sguardo - emerge dominante una concezione paradigmatica del fare pittura - intesa come forma attuata del pensiero - costruita sui toni e sulle suggestioni cromatiche che l’artista, debitore della tradizione pittorica della natia Venezia, ha saputo mutuare e interiorizzare dall’ambiente lagunare, respirato a fondo negli anni di formazione, per condurle poi entro i propri linguaggi artistici fino a piegarne gli usi ai propri costrutti, alle incursioni e digressioni rigorose entro una realtà sensibile divenuta nel tempo equilibrato ed armonico gioco di macchie di colore, di accostamenti timbrici, di iperboli tonali e nella quale la visione certa ed indubitabile esiste sotto forma di cenno, citazione, sensazione tattile e vibratile da intuire e svelare con repentini colpi di pennello o di spatola, elemento concettuale di un mondo dapprima esplorato sensorialmente e con curiosità in ciascun anfratto, poi ricostruito e interpretato sulla tela come luogo speculare della propria esistenza, della propria esperienza, della propria essenza.
(testi critici a cura di Gaetano Salerno)
Pietro Barbieri
Nasce a Venezia nel 1940.
Vive e lavora a Venezia Mestre.
Ha esposte in oltre cento mostre, personali e collettive, in Italia e all’estero.
Più volte invitato ai Salons internazionali in Francia: Salon De la Treille (Atelier) - Senlis; Salon de la Culture a Creil-Oise; Mairie Annexe du XVIII° - Paris; Salon de Printemps - Paris; Salon des Artistes Francais-Paris; Salon des Artistes Italienne-Paris; Salon d'Automne-Paris; negli anni '80 ( soggiornando a Chantilly ed a Creil-Oise) ha dipinto a Place du Tertre-Monmartre, su invito della Municipalità del XVIII° Arrondissement. Ha fatto e fa tuttora parte di giurie di concorsi nazionali e internazionali; nel 2016 è stato Presidente di Giuria della Biennale S.Valentino a Limana (Bl); Curatore di mostre d'arte e di mostre d'arte sacra. E' stato per quindici anni direttore artistico della Galleria Luigi Sturzo a Venezia Mestre e dal 1974 socio fondatore della Galleria “La Cella” a Carpenedo-Venezia di cui ora è consulente artistico. Sue opere si trovano in Pinacoteche pubbliche e private, musei ed enti vari. Sessanta, di carattere Sacro, sono collocate in varie Chiese e luoghi di culto. Ha illustrato libri e riviste. Ha scritto il libro “L'ESPERIENZA IN UN QUADERNO” (ed. La fornace); Co-autore del libro “GIGIA FORNARA” ; ha illustrato il libro "El Ponte" di Michele Bonifacio, il libro di poesie di Tony Marra “GIOCO” e la copertina del libro "CAMBIOMARCIA"; nell'anno 2005 per le Edizioni Kalòs, è uscito il libro di Giuseppe Carrabino: IL S.CUORE E LA BORGATA DI AUGUSTA (identità di un quartiere) dove, alle pagg. 70, 71,78, 101,106 e 148 si parla delle opere del maestro collocate appunto nella Chiesa del Sacro Cuore; sta illustrando i racconti di Luigi Pasinetti. Ha fatto e fa parte di gruppi e associazioni culturali: Nuova Figurazione Lombarda; Paesaggisti d'Italia “En plein air“ Bormio; Gruppo Artisti Veneti; Associazione Culturale Belluno; Associazione Culturale Italia- Francia - Creil Oise; Comitato per Monmartre di cui è stato Membro collaborando per il Clos-Monmartre – Paris; Associazione Culturale “La Fornace” – Mestre Venezia;Ass.ne Culturale Mandragora; Ass. Culturale “ Le Colonete”- Venezia; Socio Onorario Ass. Culturale “M.Morales” Belluno; Insegna dal 2000 al Centro Civico di Mestre-Carpenedo, Associazione "Quelli della macchia". Mestre-VE. E’ uno dei firmatari del manifesto artistico Percorsi d'arte '90 e del manifesto del Gruppo U.P.F. (Unione pittorica e formale). Tra i riconoscimenti più significativi ricevuti: Delegazione di Monmartre-Paris per la collaborazione culturale(anni '81/82), il Premio Augusta (Sr) per la Cultura (anni '90), la targa Torre di Mestre per la Cultura consegnatagli al teatro Toniolo dalla Municipalità di Mestre (anno 2006), il riconoscimento speciale del Comune di Venezia consegnatogli a "Le Colonete" per l'attività artistica in favore della città (anno 2010).
Pietro Barbieri sarà presente presso gli spazi espositivi di Villa Orsini di Scorzè sabato 16 dicembre 2017 (inizio presentazione ore 18.30), introdotto dal critico d’arte Gaetano Salerno, curatore della mostra.
16
dicembre 2017
Pietro Barbieri – L’essenza dello sguardo
Dal 16 dicembre 2017 al 07 gennaio 2018
arte contemporanea
Location
VILLA ORSINI
Scorzè, Via Roma, 53, (Venezia)
Scorzè, Via Roma, 53, (Venezia)
Orario di apertura
giovedì venerdì sabato 16.30 - 19.30
domenica 10.30 - 12.30 e 16.30 - 19.30
Vernissage
16 Dicembre 2017, h 18.30
Autore
Curatore