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Pietro Bellotti – Un altro Canaletto
Inaugura a Ca’ Rezzonico, luogo simbolo del Settecento veneziano, l’iniziativa
“Archivi del vedutismo”, dedicata ai protagonisti meno noti e ad alcuni aspetti
complessi di uno dei generi più amati della pittura del XVIII secolo.
Il primo appuntamento, dal 7 dicembre 2013 al 28 aprile 2014, ha come
protagonista Pietro Bellotti, fratello di Bernardo Bellotto e nipote di
Canaletto, attivo soprattutto in Francia nel corso della seconda metà del
Settecento, cui per la prima volta viene dedicata un’esposizione monografica.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Inaugura a Ca’ Rezzonico, luogo simbolo del Settecento veneziano, l’iniziativa
“Archivi del vedutismo”, dedicata ai protagonisti meno noti e ad alcuni aspetti
complessi di uno dei generi più amati della pittura del XVIII secolo.
Il primo appuntamento, dal 7 dicembre 2013 al 28 aprile 2014, ha come
protagonista Pietro Bellotti, fratello di Bernardo Bellotto e nipote di
Canaletto, attivo soprattutto in Francia nel corso della seconda metà del
Settecento, cui per la prima volta viene dedicata un’esposizione monografica.
Per lungo tempo ritenuto un vedutista marginale, studi più recenti hanno
invece conferito a questo artista un ruolo rilevante e inaspettato all’interno
dell’arte veneziana del ‘700. Del resto basterebbero i legami di parentela
proprio con Bellotto e Canaletto, a giustificare l’interesse nei suoi confronti.
La mostra, curata da Charles Beddington, Alberto Craievich e Domenico
Crivellari riunisce per la prima volta quarantatre dipinti provenienti da
collezioni private europee e statunitensi, che ricostruiscono il percorso artistico
di Bellotti, documentando con la maggior ampiezza oggi possibile il suo vasto
repertorio figurativo.
Faranno inoltre parte dell’esposizione, allestita nelle scenografiche sale al
primo piano di Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento veneziano, i pochi dipinti
firmati dal pittore e l’eccezionale nucleo di diciassette tele con vedute delle
principali città europee, alcune delle quali firmate sul retro, il cui percorso
collezionistico è documentato dal XVIII secolo: si tratta dei ‘dipinti pilota’ da cui
è iniziata, a partire dal 1952, la riscoperta dell’artista.
Il pittore, attraverso uno stile autonomo e personale, elabora le invenzioni di
Canaletto ampliando il tradizionale repertorio veneziano con numerose
vedute delle più importanti città d’Europa - oltre ad alcuni capricci
architettonici - e rivelando, attraverso le opere oggi a lui attribuite, una
personalità più complessa di quanto si potesse sospettare in passato.
Una più completa e articolata messa a fuoco della sua produzione – che
emerge attraverso questa mostra - consente oggi di valutarne le individualità e
l’originale vena artistica, conferendogli un ruolo di petit maître accanto a figure
già note come Antonio Joli, Michele Marieschi o Francesco Tironi.
Alla mostra è abbinato un catalogo edito da Scripta (Verona, 2013), con
interventi di Charles Beddington, Alberto Craievich, Domenico Crivellari e Carlo
Montanaro.
>>>
Mostre temporanee
2
Pietro Bellotti è l’ultimo nome di una dinastia famigliare già di per sé
affascinante e ‘complicata’ dove tutti sono pittori, per di più specializzati in
vedute.
Negli anni della giovinezza di Pietro lavorano a Venezia, oltre al fratello, anche
lo zio e il decano Bernardo Canal, attivo in città fino alla morte, avvenuta nel
1744. Considerato questo contesto è inevitabile che egli si dedichi da subito alla
pittura.
Sono poche, sebbene di grande interesse, le notizie della sua biografia.
Nasce a Venezia nel 1725; a sedici anni è registrato come apprendista nella
bottega del fratello che pure ha solo tre anni più di lui e che alla stessa età era
già documentato negli elenchi della ‘Fraglia dei pittori’.
L’atto notarile che sta alla base della sua recente riscoperta critica, impegna il
maggiore dei due fratelli a insegnare al più giovane la propria arte. Non si tratta
però di una formalità. In cambio, Pietro si impegna a versare a Bernardo una
bella somma: centoventi ducati per essere istruito in un genere che gode il
favore dei visitatori stranieri.
Il rapporto tuttavia non è destinato a durare. Meno di un anno dopo il contratto
viene sciolto e il giovanissimo pittore abbandona la casa dove il fratello abita
con la madre.
Non sappiamo le ragioni di questa rottura, se essa sia dovuta a difficili rapporti
con il fratello oppure se risponda a un semplice desiderio d’indipendenza,
sentimento che lo accomuna del resto al fratello Bernardo, a sua volta sempre
insofferente nella bottega dello zio.
Ritroviamo Pietro Bellotti a Genova nel 1746, dove incontra la sua futura moglie
con la quale si trasferirà a Tolosa.
Lungo tutta la seconda metà del secolo è documentato in Francia. Proprio
Tolosa, città dove stabilisce la famiglia, rimane la sua patria di elezione e il
centro della sua attività, ma lo ritroviamo per due periodi a Nantes (1755,
1768), a Besancon (1761) poi a Lille (1778-1779), e naturalmente a Parigi in più
occasioni , per la prima volta nel 1754-1755 , dove si può riconoscere in quel
“Sieur Canalety Peintre Venitien” ricordato in un foglio pubblicitario.
Negli anni '60 del ‘700 soggiorna in Inghilterra. Infine, un contemporaneo,
Jean-Paul Lucas, nel 1805 lo ricorda “morto da poco tempo in Francia”.
I dettagli di questa biografia, qui ricostruiti per la prima volta raccontano di
un’esistenza errabonda e avventurosa, frequentazioni equivoche, in un
contesto che ricorda quello di avventurieri come Cagliostro e Casanova.
Anch’egli utilizza, per evidenti motivi promozionali, il nome di Canaletto, anche
se in maniera meno continua rispetto al fratello Bernardo.
Oltre all’annuncio - quasi truffaldino - comparso a Parigi, il pittore si firma in
alcuni casi noti “Bellotti dit Canaletti”, cercando sempre di avocare a sé
almeno parte della fama di cui gode lo zio.
“Archivi del vedutismo”, dedicata ai protagonisti meno noti e ad alcuni aspetti
complessi di uno dei generi più amati della pittura del XVIII secolo.
Il primo appuntamento, dal 7 dicembre 2013 al 28 aprile 2014, ha come
protagonista Pietro Bellotti, fratello di Bernardo Bellotto e nipote di
Canaletto, attivo soprattutto in Francia nel corso della seconda metà del
Settecento, cui per la prima volta viene dedicata un’esposizione monografica.
Per lungo tempo ritenuto un vedutista marginale, studi più recenti hanno
invece conferito a questo artista un ruolo rilevante e inaspettato all’interno
dell’arte veneziana del ‘700. Del resto basterebbero i legami di parentela
proprio con Bellotto e Canaletto, a giustificare l’interesse nei suoi confronti.
La mostra, curata da Charles Beddington, Alberto Craievich e Domenico
Crivellari riunisce per la prima volta quarantatre dipinti provenienti da
collezioni private europee e statunitensi, che ricostruiscono il percorso artistico
di Bellotti, documentando con la maggior ampiezza oggi possibile il suo vasto
repertorio figurativo.
Faranno inoltre parte dell’esposizione, allestita nelle scenografiche sale al
primo piano di Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento veneziano, i pochi dipinti
firmati dal pittore e l’eccezionale nucleo di diciassette tele con vedute delle
principali città europee, alcune delle quali firmate sul retro, il cui percorso
collezionistico è documentato dal XVIII secolo: si tratta dei ‘dipinti pilota’ da cui
è iniziata, a partire dal 1952, la riscoperta dell’artista.
Il pittore, attraverso uno stile autonomo e personale, elabora le invenzioni di
Canaletto ampliando il tradizionale repertorio veneziano con numerose
vedute delle più importanti città d’Europa - oltre ad alcuni capricci
architettonici - e rivelando, attraverso le opere oggi a lui attribuite, una
personalità più complessa di quanto si potesse sospettare in passato.
Una più completa e articolata messa a fuoco della sua produzione – che
emerge attraverso questa mostra - consente oggi di valutarne le individualità e
l’originale vena artistica, conferendogli un ruolo di petit maître accanto a figure
già note come Antonio Joli, Michele Marieschi o Francesco Tironi.
Alla mostra è abbinato un catalogo edito da Scripta (Verona, 2013), con
interventi di Charles Beddington, Alberto Craievich, Domenico Crivellari e Carlo
Montanaro.
>>>
Mostre temporanee
2
Pietro Bellotti è l’ultimo nome di una dinastia famigliare già di per sé
affascinante e ‘complicata’ dove tutti sono pittori, per di più specializzati in
vedute.
Negli anni della giovinezza di Pietro lavorano a Venezia, oltre al fratello, anche
lo zio e il decano Bernardo Canal, attivo in città fino alla morte, avvenuta nel
1744. Considerato questo contesto è inevitabile che egli si dedichi da subito alla
pittura.
Sono poche, sebbene di grande interesse, le notizie della sua biografia.
Nasce a Venezia nel 1725; a sedici anni è registrato come apprendista nella
bottega del fratello che pure ha solo tre anni più di lui e che alla stessa età era
già documentato negli elenchi della ‘Fraglia dei pittori’.
L’atto notarile che sta alla base della sua recente riscoperta critica, impegna il
maggiore dei due fratelli a insegnare al più giovane la propria arte. Non si tratta
però di una formalità. In cambio, Pietro si impegna a versare a Bernardo una
bella somma: centoventi ducati per essere istruito in un genere che gode il
favore dei visitatori stranieri.
Il rapporto tuttavia non è destinato a durare. Meno di un anno dopo il contratto
viene sciolto e il giovanissimo pittore abbandona la casa dove il fratello abita
con la madre.
Non sappiamo le ragioni di questa rottura, se essa sia dovuta a difficili rapporti
con il fratello oppure se risponda a un semplice desiderio d’indipendenza,
sentimento che lo accomuna del resto al fratello Bernardo, a sua volta sempre
insofferente nella bottega dello zio.
Ritroviamo Pietro Bellotti a Genova nel 1746, dove incontra la sua futura moglie
con la quale si trasferirà a Tolosa.
Lungo tutta la seconda metà del secolo è documentato in Francia. Proprio
Tolosa, città dove stabilisce la famiglia, rimane la sua patria di elezione e il
centro della sua attività, ma lo ritroviamo per due periodi a Nantes (1755,
1768), a Besancon (1761) poi a Lille (1778-1779), e naturalmente a Parigi in più
occasioni , per la prima volta nel 1754-1755 , dove si può riconoscere in quel
“Sieur Canalety Peintre Venitien” ricordato in un foglio pubblicitario.
Negli anni '60 del ‘700 soggiorna in Inghilterra. Infine, un contemporaneo,
Jean-Paul Lucas, nel 1805 lo ricorda “morto da poco tempo in Francia”.
I dettagli di questa biografia, qui ricostruiti per la prima volta raccontano di
un’esistenza errabonda e avventurosa, frequentazioni equivoche, in un
contesto che ricorda quello di avventurieri come Cagliostro e Casanova.
Anch’egli utilizza, per evidenti motivi promozionali, il nome di Canaletto, anche
se in maniera meno continua rispetto al fratello Bernardo.
Oltre all’annuncio - quasi truffaldino - comparso a Parigi, il pittore si firma in
alcuni casi noti “Bellotti dit Canaletti”, cercando sempre di avocare a sé
almeno parte della fama di cui gode lo zio.
07
dicembre 2013
Pietro Bellotti – Un altro Canaletto
Dal 07 dicembre 2013 al 28 aprile 2014
arte antica
Location
CA’ REZZONICO – MUSEO DEL SETTECENTO VENEZIANO
Venezia, Dorsoduro, 3136, (Venezia)
Venezia, Dorsoduro, 3136, (Venezia)
Biglietti
Intero: 8 €
Ridotto: 5,50 €
Ragazzi da 6 a 14 anni; studenti dai 15 ai 25 anni; accompagnatori (max. 2) di gruppi di
ragazzi o studenti; cittadini oltre 65 anni; personale del Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali e del Turismo (MiBACT); titolari di Carta Rolling Venice; soci FAI
Gratuito
Residenti e nati nel Comune di Venezia; bambini da 0 a 5 anni; portatori di handicap con
accompagnatore; guide autorizzate e interpreti turistici che accompagnino gruppi o
visitatori individuali
Orario di apertura
Fino al 31 marzo 10.00 – 17.00 (biglietteria 10.00 – 16.00)
Dal 1 aprile 10.00 – 18.00 (biglietteria 10.00 – 17.00)
Chiuso martedì, 25 dicembre, 1 gennaio
Vernissage
7 Dicembre 2013, ore 18 (esclusivamente su invito)
Autore
Curatore