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Pietro Gallina
Attraverso una novantina di opere, si percorre il mondo pittorico lungo oltre mezzo secolo, dal 1954 a oggi
Comunicato stampa
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Giovedì 8 giugno 2006 alle ore 18.30 s’inaugura a Torino presso la Sala Bolaffi un’antologica di Pietro Gallina, promossa dalla Direzione Promozione Attività Culturali Istruzione e Spettacolo Regione Piemonte.
Attraverso una novantina di opere, si percorre il mondo pittorico lungo oltre mezzo secolo, dal 1954 a oggi, di questo artista torinese nato nel 1937 che ha adottato la filosofia di “vivere attraverso l’arte la vita” ovvero di proporsi di fronte alla creazione con l’innocenza e con la disponibilità di apprendere e di dare propria del bambino. Pertanto la sua indagine riguarda l’uomo e la sua capacità di elevazione spirituale, di amore, di confronto con gli altri e con la natura. “Tu, AMA, sei il custode della creazione, il custode della parola sacra. Tu, il più antico bambino del mondo, diventerai il coltivatore dei mondi: l’uomo dell’Artka.” Questa frase è diretta non solo a Gallina ma a tutti noi che ci accingiamo ad accostarci alle sue opere.
La mostra è concepita per sezioni, ovvero per argomenti.
La prima, intitolata Figure archetipe, interessa gli anni dal 1957 al 1965 e riguarda l’evoluzione dell’immagine a partire da forme astratte per giungere a figure estremamente sintetiche, d’impianto decisamente arcaico.
La seconda parte (1966-1969) va sotto la dicitura di Figure dipinte, ritagliate nello spazio, ombre e figure vibranti: si tratta di immagini a grandezza naturale, dipinte su legno e ritagliate per essere collocate nell’ambiente, per interagire dinamicamente con esso. Da qui nasce il personale alfabeto iconografico che verrà sviluppato in seguito con interessanti soluzioni interpretative sia dal punto di vista filosofico che pittorico. Di quel periodo (e più esattamente del 1969, anno dello sbarco dell’uomo sulla Luna) sono anche le Nevigrafie (impronte sulla neve che testimoniano l’unicità e la stupefazione antica, magica, infantile di questo gesto) e l’Homovisore (una scultura antimacchina caratterizzata da un grande foro al centro che permette un approccio differenziato con la realtà).
La terza tappa del percorso espositivo riguarda Il più antico bambino del mondo: s’avvia dal calco di un volto di fanciullo impresso nella terra, concepito nel 1969, per dilatarsi in un’emanazione descrittiva e timbrica dell’amore e dell’innocenza che approda al 1992.
Il successivo frammento riguarda Il primo cavaliere dell’Artka, il cavaliere della vita: si riferisce a sei acrilici e smalti su tela di varie dimensioni, eseguiti tra il 1976 e il 1980, che riguardano il mondo visionario e fantastico del nostro autore e ritraggono questo mitico personaggio emanato dal territorio dell’amore.
Il quinto capitolo, La donna, è dedicato, anche grazie a suggestivi e allegorici ritratti, all’universo femminile. Attraverso una serie di opere comprese in un arco di vent’anni, la più recente è del 1999, Pietro Gallina rende omaggio alla bellezza muliebre, alla felice metamorfosi dell’imprescindibile reggitrice delle sorti dell’intera umanità: lei rappresenta lo scrigno dell’amore, la conservatrice delle chiavi dell’eden, il riflesso della speranza.
Dalla donna si passa ai Custodi e profeti, presenze bibliche: ci offrono le tavole dell’amore ovvero il significato profondo della vita scandito nella pietra dall’imperativo AMA. Si tratta di nove lavori che partono da un ritratto del 1954, d’impianto realistico, per svolgersi fino alle soglie del Duemila secondo il racconto onirico e fantastico che caratterizza la produzione di Gallina degli ultimi trent’anni.
Anche gli animali, che entrano di frequente nelle scene sopra citate (in particolare il levriero che ha accompagnato numerose stagioni della sua esistenza) godono di un loro respiro espositivo. I suoi Animali ci aiutano anche a recuperare l’alfabeto della vita, proprio come succedeva, tanti anni fa, durante i primi approcci con l’universo scolastico e col mistero della lettura: a come alce, e come elefante, i come istrice, o come orso, u come upupa. E così vocalizzando.
La chiusura è destinata ai Paesaggi e alle Nature morte che respirano la medesima atmosfera di sogno non solo per via del racconto allegorico da scoprire tra le pieghe del disegno, ma anche per gli accostamenti tonali che caricano di smarrite suggestioni visive e percettive il fantastico, felice percorso creativo di Pietro Gallina.
La mostra, a cura di Luciano Caprile, è accompagnata da un catalogo edito da Bolaffi.
Attraverso una novantina di opere, si percorre il mondo pittorico lungo oltre mezzo secolo, dal 1954 a oggi, di questo artista torinese nato nel 1937 che ha adottato la filosofia di “vivere attraverso l’arte la vita” ovvero di proporsi di fronte alla creazione con l’innocenza e con la disponibilità di apprendere e di dare propria del bambino. Pertanto la sua indagine riguarda l’uomo e la sua capacità di elevazione spirituale, di amore, di confronto con gli altri e con la natura. “Tu, AMA, sei il custode della creazione, il custode della parola sacra. Tu, il più antico bambino del mondo, diventerai il coltivatore dei mondi: l’uomo dell’Artka.” Questa frase è diretta non solo a Gallina ma a tutti noi che ci accingiamo ad accostarci alle sue opere.
La mostra è concepita per sezioni, ovvero per argomenti.
La prima, intitolata Figure archetipe, interessa gli anni dal 1957 al 1965 e riguarda l’evoluzione dell’immagine a partire da forme astratte per giungere a figure estremamente sintetiche, d’impianto decisamente arcaico.
La seconda parte (1966-1969) va sotto la dicitura di Figure dipinte, ritagliate nello spazio, ombre e figure vibranti: si tratta di immagini a grandezza naturale, dipinte su legno e ritagliate per essere collocate nell’ambiente, per interagire dinamicamente con esso. Da qui nasce il personale alfabeto iconografico che verrà sviluppato in seguito con interessanti soluzioni interpretative sia dal punto di vista filosofico che pittorico. Di quel periodo (e più esattamente del 1969, anno dello sbarco dell’uomo sulla Luna) sono anche le Nevigrafie (impronte sulla neve che testimoniano l’unicità e la stupefazione antica, magica, infantile di questo gesto) e l’Homovisore (una scultura antimacchina caratterizzata da un grande foro al centro che permette un approccio differenziato con la realtà).
La terza tappa del percorso espositivo riguarda Il più antico bambino del mondo: s’avvia dal calco di un volto di fanciullo impresso nella terra, concepito nel 1969, per dilatarsi in un’emanazione descrittiva e timbrica dell’amore e dell’innocenza che approda al 1992.
Il successivo frammento riguarda Il primo cavaliere dell’Artka, il cavaliere della vita: si riferisce a sei acrilici e smalti su tela di varie dimensioni, eseguiti tra il 1976 e il 1980, che riguardano il mondo visionario e fantastico del nostro autore e ritraggono questo mitico personaggio emanato dal territorio dell’amore.
Il quinto capitolo, La donna, è dedicato, anche grazie a suggestivi e allegorici ritratti, all’universo femminile. Attraverso una serie di opere comprese in un arco di vent’anni, la più recente è del 1999, Pietro Gallina rende omaggio alla bellezza muliebre, alla felice metamorfosi dell’imprescindibile reggitrice delle sorti dell’intera umanità: lei rappresenta lo scrigno dell’amore, la conservatrice delle chiavi dell’eden, il riflesso della speranza.
Dalla donna si passa ai Custodi e profeti, presenze bibliche: ci offrono le tavole dell’amore ovvero il significato profondo della vita scandito nella pietra dall’imperativo AMA. Si tratta di nove lavori che partono da un ritratto del 1954, d’impianto realistico, per svolgersi fino alle soglie del Duemila secondo il racconto onirico e fantastico che caratterizza la produzione di Gallina degli ultimi trent’anni.
Anche gli animali, che entrano di frequente nelle scene sopra citate (in particolare il levriero che ha accompagnato numerose stagioni della sua esistenza) godono di un loro respiro espositivo. I suoi Animali ci aiutano anche a recuperare l’alfabeto della vita, proprio come succedeva, tanti anni fa, durante i primi approcci con l’universo scolastico e col mistero della lettura: a come alce, e come elefante, i come istrice, o come orso, u come upupa. E così vocalizzando.
La chiusura è destinata ai Paesaggi e alle Nature morte che respirano la medesima atmosfera di sogno non solo per via del racconto allegorico da scoprire tra le pieghe del disegno, ma anche per gli accostamenti tonali che caricano di smarrite suggestioni visive e percettive il fantastico, felice percorso creativo di Pietro Gallina.
La mostra, a cura di Luciano Caprile, è accompagnata da un catalogo edito da Bolaffi.
08
giugno 2006
Pietro Gallina
Dall'otto giugno al 16 luglio 2006
arte contemporanea
Location
SALA BOLAFFI
Torino, Via Camillo Benso Conte Di Cavour, 17, (Torino)
Torino, Via Camillo Benso Conte Di Cavour, 17, (Torino)
Orario di apertura
10-19
Vernissage
8 Giugno 2006, ore 18.30
Sito web
www.piemonte-emozioni.it
Editore
BOLAFFI
Ufficio stampa
STUDIO COMUNIKANDO
Autore
Curatore