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Pietro Giuseppe Tito – Sculture
Lavorare la “figura” fino alle sue estreme conseguenze. Scavo, torture della materia per generare forme di conflitto. Il fare scultura di Pietro Giuseppe Tito ha come matrice un espressionismo senza tempo né precisa collocazione.
Comunicato stampa
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Lavorare la “figura” fino alle sue estreme conseguenze. Scavo, torture della materia per generare forme di conflitto. Il fare scultura di Pietro Giuseppe Tito ha come matrice un espressionismo senza tempo né precisa collocazione.
E' alla Fondazione Bevilacqua la Masa la sua prima antologica veneziana, “Sculture”, a cura di Giovanna Dal Bon.
Circa ventisette sculture in bronzo e terracotta, tra cui gli ultimissimi lavori del 2010, le teste di cavallo, l'Ercole, le rivisitazioni dei Cavalieri dell'Apocalisse e la Fanciulla allo Specchio, una selezione di gouache d'ampio formato, tauromachie, e la serie Don Chisciotte, affianco ad alcuni dipinti ad olio.
Per l’occasione, a cura di Barnaba Ferruzzi Balbi, verrà ricostruito l'atelier dell'artista in una sala della mostra; i visitatori, in tal modo, potranno muoversi tra sculture in fieri ed altre incompiute, incontrando gli oggetti e arnesi da lavoro di utilizzo quotidiano nell'atelier dove avevano lavorato il padre Luigi e il nonno Ettore.
Scrive la curatrice nel catalogo della mostra: “ Forte odore di creta bagnata, un antro fondo, alti soffitti, luce che piove da su, il biancore opaco di secoli pittoricamente fecondi: l’atelier di Pietro Giuseppe Tito in Fondamenta è tempo che stratifica in fare. Disordinato in cose che affastellano: una poltrona, la macchina del caffè, un’enorme tela incompiuta Le nozze mistiche, moli di manichini cenciosi appoggiate, cavalletti incrostati, terracotte, l’acqua di una rosa capochina, teste di cavallo in bronzo, pugili che rannicchiano su plexiglass; la poetica di un quotidiano frequentato a fatica ”.
In mostra anche un video, P.G.Titus, della regista Donna Cameron, che ritrae l'artista mentre lavora, suona il pianoforte, si aggira negli spazi della labirintica dimora di famiglia.
Spicca, nella sala del camino, la terraccotta della Pietà, micro organica e particellare nella sua aleatoria compattezza, avvolta dalle note di una sonata di Galuppi, eseguita dallo stesso artista al pianoforte. Ad accogliere il visitatore, nel salone principale del palazzetto, una avanzata “minacciosa” del Bestiario.
PIETRO GIUSEPPE TITO
Nota Biografica
Nato a Venezia nel 1959, Pietro Giuseppe Tito rappresenta la terza generazione di una celebre famiglia d'artisti veneziana. Figlio del noto pittore Luigi e nipote dell’ancor più famoso Ettore, viene iniziato alla pittura nella “bottega del padre”, dove impara l’alchimia dei pigmenti antichi. Fin da giovane comincia a plasmare l’argilla e a reinterpretare i temi pittorici paterni nelle sculture in creta. Poi il sofferto distacco, per ricercare una tormentata e potente unicità artistica.
E’ degli anni Ottanta il drammatico ciclo in terracotta dei Cavalieri dell’Apocalisse, oggi ripreso in bronzo; seguiranno L’Albero della vita e L'uomo del mare, fino all’esito della Pietà, prima in terracotta e poi in bronzo, alle pacificate Nostalgie e al neoclassico Ritratto di Elena. Altro tema ricorrente, più volte approfondito e rivisitato è il suo personalissimo Bestiario, composto da Tori, Cavalli rampanti, Rinoceronti, Levrieri.
Tutto il percorso artistico di Pietro Giuseppe (amichevolmente “Eppe” Tito) si ispira al Gesamtkuenstler wagneriano: scultura, pittura, disegno, poesia e fotografia sono tutte manifestazioni di un’unica intensità espressiva. Fin da giovane si interessa alla filosofia e alla letteratura, studia composizione e pianoforte, è poeta e scrittore. Le sue poesie sono state lette (e registrate in CD) dalla magica voce di Giancarlo Sbragia e quindi, di Alessandro Quasimodo. In corso di pubblicazione il “romanzo poetico” Colloqui con mio padre e il poema La Città d’oro, in una ossessiva, continua ricerca di ulteriori modalità espressive.
All’artista la regista statunitense Donna Cameron ha dedicato il video “P.G.Titus", distribuito dalla Circulating Moma Library di New York.
A febbraio 2011 si è chiusa la sua personale all'espace Cardin di Parigi.
Pietro Giuseppe Tito vive a Venezia, dove lavora nell’atelier storico dei Tito.
E' alla Fondazione Bevilacqua la Masa la sua prima antologica veneziana, “Sculture”, a cura di Giovanna Dal Bon.
Circa ventisette sculture in bronzo e terracotta, tra cui gli ultimissimi lavori del 2010, le teste di cavallo, l'Ercole, le rivisitazioni dei Cavalieri dell'Apocalisse e la Fanciulla allo Specchio, una selezione di gouache d'ampio formato, tauromachie, e la serie Don Chisciotte, affianco ad alcuni dipinti ad olio.
Per l’occasione, a cura di Barnaba Ferruzzi Balbi, verrà ricostruito l'atelier dell'artista in una sala della mostra; i visitatori, in tal modo, potranno muoversi tra sculture in fieri ed altre incompiute, incontrando gli oggetti e arnesi da lavoro di utilizzo quotidiano nell'atelier dove avevano lavorato il padre Luigi e il nonno Ettore.
Scrive la curatrice nel catalogo della mostra: “ Forte odore di creta bagnata, un antro fondo, alti soffitti, luce che piove da su, il biancore opaco di secoli pittoricamente fecondi: l’atelier di Pietro Giuseppe Tito in Fondamenta è tempo che stratifica in fare. Disordinato in cose che affastellano: una poltrona, la macchina del caffè, un’enorme tela incompiuta Le nozze mistiche, moli di manichini cenciosi appoggiate, cavalletti incrostati, terracotte, l’acqua di una rosa capochina, teste di cavallo in bronzo, pugili che rannicchiano su plexiglass; la poetica di un quotidiano frequentato a fatica ”.
In mostra anche un video, P.G.Titus, della regista Donna Cameron, che ritrae l'artista mentre lavora, suona il pianoforte, si aggira negli spazi della labirintica dimora di famiglia.
Spicca, nella sala del camino, la terraccotta della Pietà, micro organica e particellare nella sua aleatoria compattezza, avvolta dalle note di una sonata di Galuppi, eseguita dallo stesso artista al pianoforte. Ad accogliere il visitatore, nel salone principale del palazzetto, una avanzata “minacciosa” del Bestiario.
PIETRO GIUSEPPE TITO
Nota Biografica
Nato a Venezia nel 1959, Pietro Giuseppe Tito rappresenta la terza generazione di una celebre famiglia d'artisti veneziana. Figlio del noto pittore Luigi e nipote dell’ancor più famoso Ettore, viene iniziato alla pittura nella “bottega del padre”, dove impara l’alchimia dei pigmenti antichi. Fin da giovane comincia a plasmare l’argilla e a reinterpretare i temi pittorici paterni nelle sculture in creta. Poi il sofferto distacco, per ricercare una tormentata e potente unicità artistica.
E’ degli anni Ottanta il drammatico ciclo in terracotta dei Cavalieri dell’Apocalisse, oggi ripreso in bronzo; seguiranno L’Albero della vita e L'uomo del mare, fino all’esito della Pietà, prima in terracotta e poi in bronzo, alle pacificate Nostalgie e al neoclassico Ritratto di Elena. Altro tema ricorrente, più volte approfondito e rivisitato è il suo personalissimo Bestiario, composto da Tori, Cavalli rampanti, Rinoceronti, Levrieri.
Tutto il percorso artistico di Pietro Giuseppe (amichevolmente “Eppe” Tito) si ispira al Gesamtkuenstler wagneriano: scultura, pittura, disegno, poesia e fotografia sono tutte manifestazioni di un’unica intensità espressiva. Fin da giovane si interessa alla filosofia e alla letteratura, studia composizione e pianoforte, è poeta e scrittore. Le sue poesie sono state lette (e registrate in CD) dalla magica voce di Giancarlo Sbragia e quindi, di Alessandro Quasimodo. In corso di pubblicazione il “romanzo poetico” Colloqui con mio padre e il poema La Città d’oro, in una ossessiva, continua ricerca di ulteriori modalità espressive.
All’artista la regista statunitense Donna Cameron ha dedicato il video “P.G.Titus", distribuito dalla Circulating Moma Library di New York.
A febbraio 2011 si è chiusa la sua personale all'espace Cardin di Parigi.
Pietro Giuseppe Tito vive a Venezia, dove lavora nell’atelier storico dei Tito.
29
marzo 2011
Pietro Giuseppe Tito – Sculture
Dal 29 marzo al 15 maggio 2011
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA – PALAZZETTO TITO
Venezia, Dorsoduro, 2826, (Venezia)
Venezia, Dorsoduro, 2826, (Venezia)
Orario di apertura
da mercoledì a domenica 10.30 – 17.30
lunedì e martedì chiuso
Vernissage
29 Marzo 2011, ore 18
Ufficio stampa
STUDIO PESCI
Autore
Curatore