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Pietro Martina
L’Accademia Albertina di Torino rende omaggio al pittore Piero Martina (Torino 1912-1982), esponente di spicco della cosiddetta generazione di mezzo, che esordì negli anni Trenta e giunse a definire la propria voce nella stagione più ricca di fermenti e controversie degli anni Cinquanta e Sessanta. Titolare dal 1970 della Cattedra di Pittura all’Albertina, Martina ne è stato Direttore dal 1973 al 1978
Comunicato stampa
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La mostra antologica che l’Albertina ha realizzato, con il sostegno della Città di Torino, della Provincia di Torino e della Regione Piemonte, intende ricostruire criticamente il senso della sua carriera artistica, a vent’anni dall’omaggio resogli nel 1984 a breve distanza dalla scomparsa.
Il percorso espositivo ricostruisce la vicenda pittorica di Piero Martina attraverso una cinquantina di opere (olii, carte e collage), alcune delle quali inedite; l’itinerario, articolato tra nudi, ritratti, paesaggi e nature morte, è completato da una scelta di fotografie che documentano la lunga amicizia che legò Martina a Carlo Mollino.
Curata da Maria Teresa Roberto, docente all’Accademia, e da Antonella Martina, la mostra sarà inaugurata il 12 dicembre e si concluderà il 1 febbraio 2004.
La formazione di Martina avvenne al di fuori dell’ambiente accademico, e si avvalse della frequentazione assidua di Francesco Menzio e Carlo Levi, già protagonisti tra il ’29 e il ’30 della breve vicenda dei Sei pittori di Torino e tra i pochi attenti ancora nel decennio successivo a mantenere vivo il dialogo tra la cultura artistica italiana e quella europea.
Martina esordì a Torino a metà anni Trenta; la sua prima personale, a Genova nel 1938, fu accompagnata da un testo critico di Carlo Levi, che sottolineava le ascendenze matissiane dei toni chiari della sua pittura.
Il dopoguerra fu caratterizzato dalla adesione alle poetiche dell’impegno; il linguaggio di Martina si fece più scarno e contrastato, nel ricorrere di temi simbolici o sociali, quali il disco solare che ritorna in molti paesaggi del meridione d’Italia o le figure delle operaie tessili osservate nelle diverse fasi del loro lavoro.
Allo scadere degli anni Cinquanta tornò ad affacciarsi con forza nella sua opera il tema del nudo, sia in vaste tele a olio che si attestano sul versante di un naturalismo panico spinto fino a un passo dall’astrazione materica, sia in complesse composizioni giocate tra pittura e collage.
Gli ultimi quindici anni di attività del pittore ruotarono tutti intorno a questa ricorrenza tematica, spesso connotata da allusioni mitologiche o letterarie (Flora, Danae, Ofelia), e continuamente riarticolata in opere di grande formato, in cui Martina filtra con sensibilità personale la conoscenza degli esiti più significativi della pittura europea e americana del dopoguerra.
Il valore del percorso artistico di Martina venne segnalato da numerosi premi e dalle sale personali che la Biennale di Venezia gli dedicò nel 1956 e nel 1962, e fu accompagnato dalle letture critiche di Carlo Levi, Sergio Solmi, Massimo Mila, Velso Mucci, Eugenio Montale e, in ultimo, Paolo Fossati.
Il catalogo, edito da Hopelfulmonster, contiene i saggi della curatrice Maria Teresa Roberto e del critico Marco Vallora, una nota di restauro di Antonio Rava, la riproduzione a colori di tutte le opere in mostra, illustrazioni in bianco nero relative ad altre opere significative, le fotografie che Carlo Mollino scattò nello studio di Martina nei primi anni Quaranta, ed è completato dall’antologia della critica e dagli apparati bio-bibliografici curati da Sara Abram.
Il percorso espositivo ricostruisce la vicenda pittorica di Piero Martina attraverso una cinquantina di opere (olii, carte e collage), alcune delle quali inedite; l’itinerario, articolato tra nudi, ritratti, paesaggi e nature morte, è completato da una scelta di fotografie che documentano la lunga amicizia che legò Martina a Carlo Mollino.
Curata da Maria Teresa Roberto, docente all’Accademia, e da Antonella Martina, la mostra sarà inaugurata il 12 dicembre e si concluderà il 1 febbraio 2004.
La formazione di Martina avvenne al di fuori dell’ambiente accademico, e si avvalse della frequentazione assidua di Francesco Menzio e Carlo Levi, già protagonisti tra il ’29 e il ’30 della breve vicenda dei Sei pittori di Torino e tra i pochi attenti ancora nel decennio successivo a mantenere vivo il dialogo tra la cultura artistica italiana e quella europea.
Martina esordì a Torino a metà anni Trenta; la sua prima personale, a Genova nel 1938, fu accompagnata da un testo critico di Carlo Levi, che sottolineava le ascendenze matissiane dei toni chiari della sua pittura.
Il dopoguerra fu caratterizzato dalla adesione alle poetiche dell’impegno; il linguaggio di Martina si fece più scarno e contrastato, nel ricorrere di temi simbolici o sociali, quali il disco solare che ritorna in molti paesaggi del meridione d’Italia o le figure delle operaie tessili osservate nelle diverse fasi del loro lavoro.
Allo scadere degli anni Cinquanta tornò ad affacciarsi con forza nella sua opera il tema del nudo, sia in vaste tele a olio che si attestano sul versante di un naturalismo panico spinto fino a un passo dall’astrazione materica, sia in complesse composizioni giocate tra pittura e collage.
Gli ultimi quindici anni di attività del pittore ruotarono tutti intorno a questa ricorrenza tematica, spesso connotata da allusioni mitologiche o letterarie (Flora, Danae, Ofelia), e continuamente riarticolata in opere di grande formato, in cui Martina filtra con sensibilità personale la conoscenza degli esiti più significativi della pittura europea e americana del dopoguerra.
Il valore del percorso artistico di Martina venne segnalato da numerosi premi e dalle sale personali che la Biennale di Venezia gli dedicò nel 1956 e nel 1962, e fu accompagnato dalle letture critiche di Carlo Levi, Sergio Solmi, Massimo Mila, Velso Mucci, Eugenio Montale e, in ultimo, Paolo Fossati.
Il catalogo, edito da Hopelfulmonster, contiene i saggi della curatrice Maria Teresa Roberto e del critico Marco Vallora, una nota di restauro di Antonio Rava, la riproduzione a colori di tutte le opere in mostra, illustrazioni in bianco nero relative ad altre opere significative, le fotografie che Carlo Mollino scattò nello studio di Martina nei primi anni Quaranta, ed è completato dall’antologia della critica e dagli apparati bio-bibliografici curati da Sara Abram.
11
dicembre 2003
Pietro Martina
Dall'undici dicembre 2003 al primo febbraio 2004
arte contemporanea
Location
ACCADEMIA ALBERTINA DI BELLE ARTI
Torino, Via Dell'accademia Albertina, 6, (Torino)
Torino, Via Dell'accademia Albertina, 6, (Torino)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 10,00 alle 18,00. Lunedì chiuso
Vernissage
11 Dicembre 2003, ore 18
Editore
HOPEFULMONSTER
Autore