Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Pietro Ricca – Il viaggio – disegni e incisioni
Pietro Ricca, abile disegnatore dei nostri tempi, sfoggierà alcuni dei suoi capolavori, con la mostra “Il viaggio – disegni e incisioni“, dove esporrà alcune delle sue ultime creazioni.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La penna di Pietro Ricca, in questo periodo della sua carriera, va così
veloce che sfugge alle griglie, trascende i limiti e le necessità imposte,
insomma vuole svincolarsi da committenze e temi predefiniti. Pietro
di professione fa il grafico e l’illustratore, ma le tavole presentate in
questa mostra sono concepite come opere strettamente artistiche, per
la prima volta la velocità d’esecuzione non è legata al rispetto della
tempistica di una consegna, bensì sguinzagliata all’inseguimento di
personali e inconsce visioni. Volendo individuare un motivo unificante
dei vari gruppi di suoi lavori questo potrebbe essere il viaggio, un
silenzioso viaggio immobile tra oggetti, persone, ambienti, veicoli,
luoghi. Lo strumento di visualizzazione delle immagini è il semplice
segno, anzi il tratto, il segmento, che ripetuto e moltiplicato velocemente
in quantità esponenziali si traduce in un atmosferico plasmarsi dei
volumi strettamente luministico: infatti le forme non sono delineate
come in un semplice disegno. L’inserimento delle figure nello spazio
e la determinazione dello stesso hanno come cifra stilistica la luce,
modulata dal bianco al nero in un’infinità di gradazioni intermedie,
avvolgenti e atmosferiche.
Il viaggio, dunque. Stazioni, locomotori isolati, binari e impianti
ferroviari, salita e discesa di passeggeri, le stazioni dal finestrino, il
macchinista, tutto un susseguirsi d’immagini che sembrano lo story board
di un film, quasi delle foto di scena di una storia che traduce il quotidiano
in immagine quasi surreale. Fuori della stazione, viali, viaggiatori
carichi di valigie come emigranti, scorci di metropoli, viadotti. Poi vi
sono gli interni. Grandi spazi con ragnatele di scale, corridoi d’albergo,
camere, soggiorni, studi grafici. Il viaggio, in uno slancio riflessivo,
dall’ambiente interno rimbalza sulla persona e si fa interiore, risale alle
radici della coscienza e diventa, ora metalinguistico, quando ‘riscrive’
immagini stampate come la copertina di una rivista di architettura o si
avventura nell’oscuro realismo dei quadri di Caravaggio, ora affettivoarchetipico,
quando procede per successivi ingrandimenti delle vecchie
foto dei nonni, abbandonandosi dolcemente al viaggio nella memoria.
Quadro dopo quadro l’artista ci chiede di accompagnarlo nel suo
silenzioso, circolare, immobile, viaggio.
C’è un’altra costante nelle tavole, due fantasmi che spuntano
regolarmente in quasi tutti gli ambienti, due figurette oranti dal sapore
un po’ arcaico. Si tratta della coppia di contadini nell’”Angelus” dipinto
da Jean Francois Millet nel 1857-59. La motivazione dell’artista sembra
puramente tecnica: necessari semplicemente per una misurazione
su scala umana dello spazio rappresentato. Il problema dello spazio,
per quanto interessante, non è l’unico posto da questa scelta che,
inevitabilmente, proprio perché inconscia non può essere casuale.
veloce che sfugge alle griglie, trascende i limiti e le necessità imposte,
insomma vuole svincolarsi da committenze e temi predefiniti. Pietro
di professione fa il grafico e l’illustratore, ma le tavole presentate in
questa mostra sono concepite come opere strettamente artistiche, per
la prima volta la velocità d’esecuzione non è legata al rispetto della
tempistica di una consegna, bensì sguinzagliata all’inseguimento di
personali e inconsce visioni. Volendo individuare un motivo unificante
dei vari gruppi di suoi lavori questo potrebbe essere il viaggio, un
silenzioso viaggio immobile tra oggetti, persone, ambienti, veicoli,
luoghi. Lo strumento di visualizzazione delle immagini è il semplice
segno, anzi il tratto, il segmento, che ripetuto e moltiplicato velocemente
in quantità esponenziali si traduce in un atmosferico plasmarsi dei
volumi strettamente luministico: infatti le forme non sono delineate
come in un semplice disegno. L’inserimento delle figure nello spazio
e la determinazione dello stesso hanno come cifra stilistica la luce,
modulata dal bianco al nero in un’infinità di gradazioni intermedie,
avvolgenti e atmosferiche.
Il viaggio, dunque. Stazioni, locomotori isolati, binari e impianti
ferroviari, salita e discesa di passeggeri, le stazioni dal finestrino, il
macchinista, tutto un susseguirsi d’immagini che sembrano lo story board
di un film, quasi delle foto di scena di una storia che traduce il quotidiano
in immagine quasi surreale. Fuori della stazione, viali, viaggiatori
carichi di valigie come emigranti, scorci di metropoli, viadotti. Poi vi
sono gli interni. Grandi spazi con ragnatele di scale, corridoi d’albergo,
camere, soggiorni, studi grafici. Il viaggio, in uno slancio riflessivo,
dall’ambiente interno rimbalza sulla persona e si fa interiore, risale alle
radici della coscienza e diventa, ora metalinguistico, quando ‘riscrive’
immagini stampate come la copertina di una rivista di architettura o si
avventura nell’oscuro realismo dei quadri di Caravaggio, ora affettivoarchetipico,
quando procede per successivi ingrandimenti delle vecchie
foto dei nonni, abbandonandosi dolcemente al viaggio nella memoria.
Quadro dopo quadro l’artista ci chiede di accompagnarlo nel suo
silenzioso, circolare, immobile, viaggio.
C’è un’altra costante nelle tavole, due fantasmi che spuntano
regolarmente in quasi tutti gli ambienti, due figurette oranti dal sapore
un po’ arcaico. Si tratta della coppia di contadini nell’”Angelus” dipinto
da Jean Francois Millet nel 1857-59. La motivazione dell’artista sembra
puramente tecnica: necessari semplicemente per una misurazione
su scala umana dello spazio rappresentato. Il problema dello spazio,
per quanto interessante, non è l’unico posto da questa scelta che,
inevitabilmente, proprio perché inconscia non può essere casuale.
28
maggio 2010
Pietro Ricca – Il viaggio – disegni e incisioni
Dal 28 maggio al 16 giugno 2010
disegno e grafica
Location
BANALE PHOTO GALLERY
Padova, Via Tiziano Aspetti, 86, (Padova)
Padova, Via Tiziano Aspetti, 86, (Padova)
Orario di apertura
dalle 18.30 alle 02.00
Vernissage
28 Maggio 2010, ore 19
Autore