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Pina Parlati – Arcipelaghi dell’anima
opere recenti dell’artista campana
Comunicato stampa
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Da sabato 11 marzo e sino a sabato 8 aprile 2006 esporrà nella mostra “Arcipelaghi dell’anima” le sue ultime prove Pina Parlati alla “Libreria Guida” di Capua, ottimamente pilotata da Giuseppe Bellone.
Pina Parlati nasce a vive a Napoli.
Si diploma al Liceo Artistico Statale di Napoli nel 1989 e collabora vivamente con alcuni laboratori di ceramica di Vietri sul Mare, che affaccia sul Go lfo di Salerno.
Nel 1994 costituisce la Coop. “Mixtura” che riunisce un gruppo di giovani artisti partenopei nel quartiere Vomero.
Ha allestito numerose scenografie per saggi di danza e molte e varie sono le sue partecipazioni in collettive ed in rassegne in tutt’Italia ed all’estero.
Ha esposto nel 2005, ultimamente, nella suggestiva “Villa Barucchello”, a Porto Sant’Elpidio, per il Premio “San Crispino”, ricevendo il premio della critica slovacca, e nella collettiva di artisti italiani alla Galleria “Merum” di Bratislava, diretta da Lluboslav Moza, gallerista, critico-d’arte e consulente del Presidente della Repubblica Slovacca.
Le opere di Pina Parlati immediatamente ci fanno pensare a Niki de Saint Phalle ed al suo “Giardino dei Tarocchi”, in aperta campagna, situato a metà di una collinetta ricoperta di vegetazione, visibile per le sue torri colorate e riflettenti già dalla strada statale Aurelia.
Si tratta di una serie di sculture ambientali percorribili a tema che costituiscono un vero e proprio parco: le figure dei Tarocchi, progettate e realizzate da Niki De Saint Phalle tra il 1979 ed il 1996.
Jean Tinguely, marito di Saint Phalle, a cui la moglie ha dedicato alla fine del percorso una piccola ed insolita cappella, con tanto di fotografia del compagno scomparso nel 1991, ha collaborato realizzando alcune opere in movimento che emettono i suoi tipici e sinistri cigolii, oltre naturalmente alle altre strutture in ferro.
I suoi interventi contrastano visibilmente con l'ironia, la favola ed il senso del gioco di de Saint Phalle.
In sintesi, l'artista francese Niki de Saint Phalle ha realizzato, nel cuore della Maremma [Capalbio, Garavicchio (GR)] in una zona posta tra il litorale costiero e le colline più boscose dell'entroterra, l'opera che può essere considerata la sintesi di tutto il suo percorso artistico.
Questa è composta da gigantesche sculture, alte circa 12/15 metri che raffigurano i ventidue Arcani Maggior i delle carte dei Tarocchi.
Fonte d'ispirazione alla realizzazione di questo esoterico giardino è stato sicuramente il meraviglioso parco Guell dell'architetto Gaudì a Barcellona, infatti sono evidenti le analogie tra l'opera di Niki de Saint Phalle e quella dell'artista spagnolo non solo per l'uso dei materiali, ma anche per la forte carica simbolica racchiusa in tutto l'intervento.
Le sculture sono state realizzate internamente con tondino di ferro sagomato e saldato a formare una rete fitta e intrecciata con una forma che già assomigliava alla scultura.
Quest'intreccio di ferro è stato riempito e rivestito di cemento costituendo la parte grezza ed in seguito è stato rivestito con mosaici a specchio, vetri pregiati e tessere di ceramica, lavorate e cotte sul posto.
Tutto il giardino è recintato da un muro di tufo in cui si inserisce il singolare progetto della biglietteria, opera dell'architetto Mario Botta.
Il “Giardino dei Tarocchi” è nato grazie alla solidar ietà della famiglia Caracciolo che ha dato all'artista la possibilità di realizzare questo giardino fantastico in un appezzamento di terreno di loro proprietà.
Oggi il giardino è diventato una fondazione privata ed i suoi introiti servono alla sua manutenzione.
L'ingresso nel "Giardino dei Tarocchi" avviene sulla falsariga di un percorso magico ed irreale, del tipo "Alice nel paese delle meraviglie", o più semplicemente fantastico, attraverso mostri, draghi, cavalieri, architetture coloratissime, tutte realizzate in cemento e ricoperte di tessere di mosaico in vetro ed in ceramica, che nelle giornate di sole si accendono nel vero senso della parola.
Se a questo si unisce il fatto che le opere sono disseminate in una vasta area verde, al punto che alcune sono visibili soltanto entrando in piccole radure nella boscaglia, il percorso nel "Giardino dei Tarocchi" agisce continuamente sullo stupore, la sorpresa e la curiosità dello spettatore.
Un attraversamento di uno s pazio per certi versi simbolico, ma anche naturalistico nel senso che sfrutta la conformazione del territorio, in cui le sculture si animano fino a divenire veri e propri ventri della balena che ingoiano letteralmente lo spettatore, come avviene all'inizio del percorso.
Quindi, l’ironia, la favola ed il senso del gioco, lo stupore, la sorpresa e la curiosità che sostanziano il lavori di Niki de Saint Phalle ci dirigono a verificare i lavori di Pina Parlati, che, fondamentalmente, sottintendono e colloquiano con le peculiarità della grande artista scomparsa.
E, difatti, quest’anno le sue opere hanno destato attenzione.
L’artista sta preparando una serie di nuovi lavori per una teoria di mostre, che metteranno ancor di più in luce ulteriori riflessioni sulle sintesi cromostrutturali a cui è approdata.
Abbiamo discusso a lungo con Pina Parlati, la quale ha voglia di successo e le sue ultime mostre e qualche affermazione sul mercato le hanno messo grinta e calore.
L'ultima produzione di Pina Parlati merita una particolare attenzione critica, perché calibrata da interessanti, vivi e marcati caratteri.
Attualmente nella cromoplastica dell'artista emerge una rilevante versione stilistica, sottolineata da sottili ed eleganti combinazioni informali, di versante espressionista, consistente nella proliferazione segnica di residui figurali che si aggregano, si contrappongono, si bilanciano, si dissolvono e si disperdono nel “focus” vettoriale di una decisa e costante fecondità gestuale, che s'eleva a nutrire una metafora esistenziale, d’indubbia valenza.
L'artista tende, con andamenti ritmici circolari e, poi, trasversali ad accogliere nell’estensione pittorica efficaci misurate densità cromatiche, che gioiscono ad essere plurime e diversificate verità.
Nell'assemblare elaborate lievitazioni pittoriche, nettamente accentuate da un luminoso consistente registro cromatico, Pina Parlati intende richiamare e porre rilievi s u problematiche esistenziali globali.
Il suo cuore batte per le sorti del mondo e le sue mani traducono con sagomature e colori moti dell'anima.
Pina Parlati, grazie alla sintesi del segno-colore e all'atomizzazione delle immagini, le esplosioni cromatiche, l’articolarsi di irraggianti segnacoli e di venate segnature, la stratificazione di addensamenti di pigmenti, s’avvicina ad una visione battente e calda dell'universo e propone, nel contempo, dimensioni di trattenuta serenità e tranquillità.
Pina Parlati orchestra tecniche miste di elegante compendio, sostenute da sommovimenti e forti dinamicità.
Su sussulti, onde, controgiri, verticalizzazioni ed attraversamenti naviga la mano dell'artista, che intende estroflettere partecipazioni emotive e travalicare enigmi formali e mute evidenze di significati.
Muove la nostra operatrice da indicazioni pollockiane ed ha, come punti ulteriori riferimenti Dova e i Basaldella, in particolare Afro, ma anche Hans Hartung e la primamenzionata Niki de Saint Phalle.
Pina Parlati concerta lavori su cui si riuniscono giochi di liberazione e ci illustrano il suo desiderio generoso di acciuffare la fantasia con i suoi addendi positivi.
Ma nella certezza di colpire il colto fruitore ed il simpatizzante espone una poetica di alta ecologia espressa con un codice non estremizzato, ma di sapore ludico-informale.
L'artista suggerisce solari visioni per agganciare la testa della gente, talvolta, rivolta ad altri incombenze o passatempi.
Come squarci connotativi linguistici si offrono i suoi lavori e s'impongono come possibili raggianti soli dell’intimo.
Le alimentazioni fantastiche e quelle reali alimentano lo sguardo sulla vita, sia quella globale che locale.
La disposizione ludico-informale di Pina Parlati, caricata di energie cromatiche, la potremmo definire pittura "glocal", incisiva e sintetica espressione anglosassone che combina la prima parte di "global" e la seconda parte d i "local".
Le gradevolissime stesure di segni e di solari cromatismi di questa giovane artista inseguono i motivi dell'esistenza e sostanziano che il suo animo è rivolta al meglio del mondo, cioè all’infanzia, che ha bisogno di nutrirsi di futuro.
Sui suoi quadrati colloca e trasporta la voglia di entrare nel mondo stringendo la fantasia.
In conclusione, con gioia, coadiuvata da un'accesa ed incancellabile passione, tende a riprogrammare l'anima del mondo.
Sentiremo parlare di questa giovane emergente artista partenopea, anche da buone gallerie del circuito che conta, perché cerca di dare sostanza alle attese e fa palpitare speranze ed ottimismi per oltrepassare limiti e rendere fermi, solerti, chiari respiri d’apertura.
Il suo intendimento indugia sull’esterno del mondo ed un sentimento di riappropriazione la spinge a ratificare sussulti per acciuffare ed alimentare una vitalissima “joie de vivre”.
Maurizio Vitiello
Pina Parlati nasce a vive a Napoli.
Si diploma al Liceo Artistico Statale di Napoli nel 1989 e collabora vivamente con alcuni laboratori di ceramica di Vietri sul Mare, che affaccia sul Go lfo di Salerno.
Nel 1994 costituisce la Coop. “Mixtura” che riunisce un gruppo di giovani artisti partenopei nel quartiere Vomero.
Ha allestito numerose scenografie per saggi di danza e molte e varie sono le sue partecipazioni in collettive ed in rassegne in tutt’Italia ed all’estero.
Ha esposto nel 2005, ultimamente, nella suggestiva “Villa Barucchello”, a Porto Sant’Elpidio, per il Premio “San Crispino”, ricevendo il premio della critica slovacca, e nella collettiva di artisti italiani alla Galleria “Merum” di Bratislava, diretta da Lluboslav Moza, gallerista, critico-d’arte e consulente del Presidente della Repubblica Slovacca.
Le opere di Pina Parlati immediatamente ci fanno pensare a Niki de Saint Phalle ed al suo “Giardino dei Tarocchi”, in aperta campagna, situato a metà di una collinetta ricoperta di vegetazione, visibile per le sue torri colorate e riflettenti già dalla strada statale Aurelia.
Si tratta di una serie di sculture ambientali percorribili a tema che costituiscono un vero e proprio parco: le figure dei Tarocchi, progettate e realizzate da Niki De Saint Phalle tra il 1979 ed il 1996.
Jean Tinguely, marito di Saint Phalle, a cui la moglie ha dedicato alla fine del percorso una piccola ed insolita cappella, con tanto di fotografia del compagno scomparso nel 1991, ha collaborato realizzando alcune opere in movimento che emettono i suoi tipici e sinistri cigolii, oltre naturalmente alle altre strutture in ferro.
I suoi interventi contrastano visibilmente con l'ironia, la favola ed il senso del gioco di de Saint Phalle.
In sintesi, l'artista francese Niki de Saint Phalle ha realizzato, nel cuore della Maremma [Capalbio, Garavicchio (GR)] in una zona posta tra il litorale costiero e le colline più boscose dell'entroterra, l'opera che può essere considerata la sintesi di tutto il suo percorso artistico.
Questa è composta da gigantesche sculture, alte circa 12/15 metri che raffigurano i ventidue Arcani Maggior i delle carte dei Tarocchi.
Fonte d'ispirazione alla realizzazione di questo esoterico giardino è stato sicuramente il meraviglioso parco Guell dell'architetto Gaudì a Barcellona, infatti sono evidenti le analogie tra l'opera di Niki de Saint Phalle e quella dell'artista spagnolo non solo per l'uso dei materiali, ma anche per la forte carica simbolica racchiusa in tutto l'intervento.
Le sculture sono state realizzate internamente con tondino di ferro sagomato e saldato a formare una rete fitta e intrecciata con una forma che già assomigliava alla scultura.
Quest'intreccio di ferro è stato riempito e rivestito di cemento costituendo la parte grezza ed in seguito è stato rivestito con mosaici a specchio, vetri pregiati e tessere di ceramica, lavorate e cotte sul posto.
Tutto il giardino è recintato da un muro di tufo in cui si inserisce il singolare progetto della biglietteria, opera dell'architetto Mario Botta.
Il “Giardino dei Tarocchi” è nato grazie alla solidar ietà della famiglia Caracciolo che ha dato all'artista la possibilità di realizzare questo giardino fantastico in un appezzamento di terreno di loro proprietà.
Oggi il giardino è diventato una fondazione privata ed i suoi introiti servono alla sua manutenzione.
L'ingresso nel "Giardino dei Tarocchi" avviene sulla falsariga di un percorso magico ed irreale, del tipo "Alice nel paese delle meraviglie", o più semplicemente fantastico, attraverso mostri, draghi, cavalieri, architetture coloratissime, tutte realizzate in cemento e ricoperte di tessere di mosaico in vetro ed in ceramica, che nelle giornate di sole si accendono nel vero senso della parola.
Se a questo si unisce il fatto che le opere sono disseminate in una vasta area verde, al punto che alcune sono visibili soltanto entrando in piccole radure nella boscaglia, il percorso nel "Giardino dei Tarocchi" agisce continuamente sullo stupore, la sorpresa e la curiosità dello spettatore.
Un attraversamento di uno s pazio per certi versi simbolico, ma anche naturalistico nel senso che sfrutta la conformazione del territorio, in cui le sculture si animano fino a divenire veri e propri ventri della balena che ingoiano letteralmente lo spettatore, come avviene all'inizio del percorso.
Quindi, l’ironia, la favola ed il senso del gioco, lo stupore, la sorpresa e la curiosità che sostanziano il lavori di Niki de Saint Phalle ci dirigono a verificare i lavori di Pina Parlati, che, fondamentalmente, sottintendono e colloquiano con le peculiarità della grande artista scomparsa.
E, difatti, quest’anno le sue opere hanno destato attenzione.
L’artista sta preparando una serie di nuovi lavori per una teoria di mostre, che metteranno ancor di più in luce ulteriori riflessioni sulle sintesi cromostrutturali a cui è approdata.
Abbiamo discusso a lungo con Pina Parlati, la quale ha voglia di successo e le sue ultime mostre e qualche affermazione sul mercato le hanno messo grinta e calore.
L'ultima produzione di Pina Parlati merita una particolare attenzione critica, perché calibrata da interessanti, vivi e marcati caratteri.
Attualmente nella cromoplastica dell'artista emerge una rilevante versione stilistica, sottolineata da sottili ed eleganti combinazioni informali, di versante espressionista, consistente nella proliferazione segnica di residui figurali che si aggregano, si contrappongono, si bilanciano, si dissolvono e si disperdono nel “focus” vettoriale di una decisa e costante fecondità gestuale, che s'eleva a nutrire una metafora esistenziale, d’indubbia valenza.
L'artista tende, con andamenti ritmici circolari e, poi, trasversali ad accogliere nell’estensione pittorica efficaci misurate densità cromatiche, che gioiscono ad essere plurime e diversificate verità.
Nell'assemblare elaborate lievitazioni pittoriche, nettamente accentuate da un luminoso consistente registro cromatico, Pina Parlati intende richiamare e porre rilievi s u problematiche esistenziali globali.
Il suo cuore batte per le sorti del mondo e le sue mani traducono con sagomature e colori moti dell'anima.
Pina Parlati, grazie alla sintesi del segno-colore e all'atomizzazione delle immagini, le esplosioni cromatiche, l’articolarsi di irraggianti segnacoli e di venate segnature, la stratificazione di addensamenti di pigmenti, s’avvicina ad una visione battente e calda dell'universo e propone, nel contempo, dimensioni di trattenuta serenità e tranquillità.
Pina Parlati orchestra tecniche miste di elegante compendio, sostenute da sommovimenti e forti dinamicità.
Su sussulti, onde, controgiri, verticalizzazioni ed attraversamenti naviga la mano dell'artista, che intende estroflettere partecipazioni emotive e travalicare enigmi formali e mute evidenze di significati.
Muove la nostra operatrice da indicazioni pollockiane ed ha, come punti ulteriori riferimenti Dova e i Basaldella, in particolare Afro, ma anche Hans Hartung e la primamenzionata Niki de Saint Phalle.
Pina Parlati concerta lavori su cui si riuniscono giochi di liberazione e ci illustrano il suo desiderio generoso di acciuffare la fantasia con i suoi addendi positivi.
Ma nella certezza di colpire il colto fruitore ed il simpatizzante espone una poetica di alta ecologia espressa con un codice non estremizzato, ma di sapore ludico-informale.
L'artista suggerisce solari visioni per agganciare la testa della gente, talvolta, rivolta ad altri incombenze o passatempi.
Come squarci connotativi linguistici si offrono i suoi lavori e s'impongono come possibili raggianti soli dell’intimo.
Le alimentazioni fantastiche e quelle reali alimentano lo sguardo sulla vita, sia quella globale che locale.
La disposizione ludico-informale di Pina Parlati, caricata di energie cromatiche, la potremmo definire pittura "glocal", incisiva e sintetica espressione anglosassone che combina la prima parte di "global" e la seconda parte d i "local".
Le gradevolissime stesure di segni e di solari cromatismi di questa giovane artista inseguono i motivi dell'esistenza e sostanziano che il suo animo è rivolta al meglio del mondo, cioè all’infanzia, che ha bisogno di nutrirsi di futuro.
Sui suoi quadrati colloca e trasporta la voglia di entrare nel mondo stringendo la fantasia.
In conclusione, con gioia, coadiuvata da un'accesa ed incancellabile passione, tende a riprogrammare l'anima del mondo.
Sentiremo parlare di questa giovane emergente artista partenopea, anche da buone gallerie del circuito che conta, perché cerca di dare sostanza alle attese e fa palpitare speranze ed ottimismi per oltrepassare limiti e rendere fermi, solerti, chiari respiri d’apertura.
Il suo intendimento indugia sull’esterno del mondo ed un sentimento di riappropriazione la spinge a ratificare sussulti per acciuffare ed alimentare una vitalissima “joie de vivre”.
Maurizio Vitiello
11
marzo 2006
Pina Parlati – Arcipelaghi dell’anima
Dall'undici marzo all'otto aprile 2006
arte contemporanea
Location
LIBRERIA GUIDA
Capua, Corso Gran Priorato Di Malta, 25, (Caserta)
Capua, Corso Gran Priorato Di Malta, 25, (Caserta)
Orario di apertura
9.30–13 e 16.30–20.30; domenica e lunedì mattina chiuso
Vernissage
11 Marzo 2006, ore 18
Autore
Curatore