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Pino Di Gennaro – Il cielo in una stanza
L’opera di Pino Di Gennaro è la traduzione estetica dell’inquieto introspettivo, cioè della recherche che scava come un Proust alla ricerca del tempo perduto all’interno del vivere.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il 10 dicembre alle ore 18.30, presso i locali della galleria Creo in via Lustro,3 a Foggia, sarà inaugurata la mostra personale di Pino Di Gennaro, “Il cielo in una stanza”.
L’opera di Pino Di Gennaro è la traduzione estetica dell’inquieto introspettivo, cioè della recherche che scava come un Proust alla ricerca del tempo perduto all’interno del vivere.
Cosa vuol dire cercare in Di Gennaro? È un’introspezione che è al tempo medesimo personale e, quindi, psicologizzante, sociale, una civiltà intera allo specchio, e squisitamente estetica, metaestetica per la precisione, con un richiamo fortissimo all’identità personale e collettiva intesa come memoria.
Quanto spazio abbia la memoria, l’esperienza vissuta, che si fa vita, che si fa sentito, è un dato non discutibile in qualunque forma si presenti, in ognuna delle sinestesie creative del Di Gennaro.
La memoria, Mnemosine, la potente dea produttrice, è impulso che riflette una creatività centrata a voler rigurgitare spazi e tempi di una tradizione dell’arte occidentale che è un tutt’uno con la riflessione sul bello e che traccia una linea di confine tra tecnica di realizzazione, meta-arte, e l’opera finita.
Il plastico ergersi di colonne totemiche sembra essere il sussulto epidermico, il brivido, di lanciarsi pienamente entro i confini introspettivi della civiltà, una complessità che ricava per suo il favore di una lucidità che vorrebbe scavare fino forse all’origine della vita. Così le foreste di totem, di simboli verticali paragrafemici, sembrano insistere sulla superficie scivolosa dell’arcaico, dove la nascita delle cose segrete sembra compiersi, e dove la potente evocazione vitalistica, l’inno alla vita, è dettato da sfere bronzee che sembrano essere le culle immaginifiche della civiltà. La vita, impulso, forza, potenza irrefrenabile, scontra e cozza contro la téchne, il retaggio della cultura, della sedimentazione, simbolica e inconscia che opera sotto la superficie sferica a emettere meccanicamente porzioni di significato che l’indagine dell’artista non può accettare per la propria peculiare sensibilità al vero, a quella verità, a quella consapevolezza che si riflette sulle superfici plastiche e nei motivi informali.
Ancora, nelle opere astronomiche e celesti, troviamo la verticalità potente di un cielo che da lontano si fa casa dell’uomo immaginifico che sa cogliere oltre l’apparenza domestica la vastità di un mare superiore verso cui è proiettato e di cui è custode, l’interiorità sopracitata ora acquista la vastità dell’infinito.
Giuseppe Maria Andrea Marrone
Curatela - Angelo Pantaleo
Contributo critico – Giuseppe Marrone e Gianfranco Piemontese
Artista – Pino Di Gennaro
Vernissage - ore 18.30
Finissage – 05-01-2019
Info – fineart.creo@gmail.com
L’opera di Pino Di Gennaro è la traduzione estetica dell’inquieto introspettivo, cioè della recherche che scava come un Proust alla ricerca del tempo perduto all’interno del vivere.
Cosa vuol dire cercare in Di Gennaro? È un’introspezione che è al tempo medesimo personale e, quindi, psicologizzante, sociale, una civiltà intera allo specchio, e squisitamente estetica, metaestetica per la precisione, con un richiamo fortissimo all’identità personale e collettiva intesa come memoria.
Quanto spazio abbia la memoria, l’esperienza vissuta, che si fa vita, che si fa sentito, è un dato non discutibile in qualunque forma si presenti, in ognuna delle sinestesie creative del Di Gennaro.
La memoria, Mnemosine, la potente dea produttrice, è impulso che riflette una creatività centrata a voler rigurgitare spazi e tempi di una tradizione dell’arte occidentale che è un tutt’uno con la riflessione sul bello e che traccia una linea di confine tra tecnica di realizzazione, meta-arte, e l’opera finita.
Il plastico ergersi di colonne totemiche sembra essere il sussulto epidermico, il brivido, di lanciarsi pienamente entro i confini introspettivi della civiltà, una complessità che ricava per suo il favore di una lucidità che vorrebbe scavare fino forse all’origine della vita. Così le foreste di totem, di simboli verticali paragrafemici, sembrano insistere sulla superficie scivolosa dell’arcaico, dove la nascita delle cose segrete sembra compiersi, e dove la potente evocazione vitalistica, l’inno alla vita, è dettato da sfere bronzee che sembrano essere le culle immaginifiche della civiltà. La vita, impulso, forza, potenza irrefrenabile, scontra e cozza contro la téchne, il retaggio della cultura, della sedimentazione, simbolica e inconscia che opera sotto la superficie sferica a emettere meccanicamente porzioni di significato che l’indagine dell’artista non può accettare per la propria peculiare sensibilità al vero, a quella verità, a quella consapevolezza che si riflette sulle superfici plastiche e nei motivi informali.
Ancora, nelle opere astronomiche e celesti, troviamo la verticalità potente di un cielo che da lontano si fa casa dell’uomo immaginifico che sa cogliere oltre l’apparenza domestica la vastità di un mare superiore verso cui è proiettato e di cui è custode, l’interiorità sopracitata ora acquista la vastità dell’infinito.
Giuseppe Maria Andrea Marrone
Curatela - Angelo Pantaleo
Contributo critico – Giuseppe Marrone e Gianfranco Piemontese
Artista – Pino Di Gennaro
Vernissage - ore 18.30
Finissage – 05-01-2019
Info – fineart.creo@gmail.com
10
dicembre 2018
Pino Di Gennaro – Il cielo in una stanza
Dal 10 dicembre 2018 al 05 gennaio 2019
arte contemporanea
Location
APSCREO
Foggia, Via Lustro, 3, (Foggia)
Foggia, Via Lustro, 3, (Foggia)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 17.30-20.30
Vernissage
10 Dicembre 2018, ore 18.30
Autore
Curatore