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Pino Di Gennaro – La materia della scultura
In questa selezione espositiva risalta la presenza di svariati materiali plastici, che, oltre a proporsi come elemento caratteristico della scultura dell’autore, vuole offrirsi anche come strategia didattica, indirizzata al pubblico, che comprende anche gli studenti del Liceo Artistico
Comunicato stampa
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Scrive Francesca Pensa:
L’itinerario artistico di Pino Di Gennaro si compone di una produzione scultorea che ha percorso varie fasi creative, unite saldamente tra loro da un pensiero poetico e formale coerente.
L’universo e i suoi movimenti costituiscono il primo interesse creativo dell’autore, sviluppato in un’indagine che dall’introspezione dello spazio cosmico arriva alla meditazione del mondo interiore, con aperture verso la riflessione storica, come avviene nell’opera Bagdad.
Il tema della scrittura diviene quindi ulteriore motivo di ispirazione: alfabeti immaginari e misteriosi, il cui valore consiste in una comunicazione essenzialmente visiva, coprono opere dalle forme diverse, che possono echeggiare l’idea di architetture arcaiche o di oggetti provenienti da lontane civiltà.
Altro ambito della riflessione poetica di Di Gennaro è poi quello costituito da lavori nei quali è frequente il ricorso a una verticalità insistita, capace di evocare strutture provenienti dal mondo classico, come colonne e pilastri trasformati in organismi fantastici appartenenti a flore immaginarie.
In tutta questa ampia a lunga produzione costanti restano alcuni originali caratteri espressivi: il linguaggio, innanzi tutto, che però risulta non facilmente e immediatamente classificabile, nella sua essenza di astrazione arricchita però anche di ricordi del reale, quando, ad esempio, allude a pianeti o meteore proiettate nell’infinito e evoca vegetazioni che vivono in territori di invenzione. La forma plastica vive di una particolare e attenta sintesi di linguaggio geometrico e di espressività materica, in una osmosi visiva che supera la dicotomia tradizionalmente presente tra questi due poli della comunicazione per immagini, qui invece uniti e confluenti in un risultato finale che mostra rigore progettuale e sensibilità partecipata. Nel grande ambiente dello Spazio Hajech le opere di Pino Di Gennaro trovano una particolare collocazione, che, oltre a permettere l’osservazione della scultura da tutte le sue prospettive, determina nuclei espositivi intervallati da pause, nei quali prendono corpo, in una visione significativamente esemplificativa, le varie fasi della produzione dell’artista, che si è invitati ad approfondire e comprendere; nello stesso tempo, la disposizione di alcuni lavori, come nel caso de I pilastri del cielo, tende a proporsi essa stessa come opera d’arte, trasformandosi in istallazione nella quale lo spettatore può entrare, camminare o osservare dall’esterno.
Nella selezione espositiva risalta inoltre la presenza di svariati materiali plastici, che, oltre a proporsi come elemento caratteristico della scultura dell’autore, vuole offrirsi anche come strategia didattica, indirizzata al pubblico, che comprende anche gli studenti del Liceo Artistico, ai quali Di Gennaro ha insegnato per molti anni, prima di passare alla docenza all’Accademia di Brera.
Un discorso sempre presente è infatti quello dei materiali, che sono stati ampiamente indagati nelle loro diverse possibilità espressive in tutto il percorso creativo dell’artista. Accanto alla classicità del bronzo, compaiono, nel lavoro dello scultore, anche altre sostanze, tra le quali spicca la cartapesta, che subisce però una costante e profonda trasformazione, diventando materia che finge metalli duraturi o pietre nobili e soprattutto arricchendosi di cromie diverse, sempre solari e intense, nel ricordo della cultura del nostro passato nei territori inondati di sole del Mediterraneo, gli stessi dai quali proviene l’artista. A completare il discorso che l’autore sviluppa su questo versante della rappresentazione plastica, vengono esposti lavori eseguiti in piombo, cera, acciaio e poliestere. La scultura di Pino Di Gennaro, che, come rilevato dalla critica che di essa si è occupata, discende da un filo storico dell’arte che, attraverso Arnaldo Pomodoro e Alik Cavaliere, arriva fino a Fontana e a Boccioni, pone interessanti questioni sull’essenza e il ruolo della creazione plastica nella contemporaneità, trovando una linea espressiva che sa essere comunicazione collettiva senza rinunciare alla liricità di un racconto originale e personale.
Cenni biografici dell’artista
Pino Di Gennaro, nato a Troia (Foggia) nel 1951, si è diplomato in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera; dopo aver insegnato al Liceo Artistico di Brera e Anatomia Artistica all’Accademia di Belle Arti di Sassari, è attualmente docente di prima fascia all’Accademia di Belle Arti di Brera per l’insegnamento di Tecniche espressive integrate e Tecniche della scultura per il Biennio specialistico di Teoria e pratica della Terapeutica artistica. L’intensa attività dedicata alla didattica e all’insegnamento della scultura si esplicita nella stesura del testo scolastico “I modi della scultura e del Manuale di scultura” per le edizioni Hoepli. Le sue opere sono presenti in numerosi spazi pubblici: progetta e realizza le tre grandi sculture-fontana Monumento alla Pace in piazza di S. Secondino nel Comune di Troia del 1997, la scultura Quelli che vanno per la Tomba della Famiglia Antico nel Cimitero Monumentale di Bruzzano del 1998, la Scultura tattile per non vedenti installata nel centro storico di Gallarate su commissione del Lions Club Gallarate Seprio del 2004, la scultura Memorie di segni ritrovati per la Nuova Biblioteca Comunale del Comune di Somma Lombardo del 2004, la scultura per non vedenti Alghero una città da toccare installata nel centro storico di Alghero su commissione del Lions Club Alghero del 2005; vincitore del Concorso Nazionale per un’opera d’arte da ubicare nella nuova sede degli Uffici Giudiziari e Servizi Minorili di Sassari, realizza l’installazione delle sculture Pilastri del cielo nel 2005.
Espone in numerose mostre personali, tra le quali si ricordano: Frammenti di spazi celesti, Galleria San Fedele, Milano 1995, Mostra antologica, Civica Galleria d’Arte Moderna, Gallarate 1991, Pilastri del cielo, Fondazione Luciana Matalon, Milano 2003, Segni e scrittura, Spazio Zero Arte Gallarate 2004, Il colore della scultura, Sale d'arte Città di Alessandria 2008, Sculture, Galleria Arianna Sartori, Mantova 2010, Artistinmostra, Fiere di Parma. Molte anche le collettive cui partecipa, tra le quali si ricordano: XXXI Biennale Città di Milano alla Permanente 1989, Memorie di porte mai attraversate, Palazzo dei Diamanti, Ferrara 1991, I° Premio Cesare Pavese Comune di Carnago 1993, II° Biennale Fuijsankei di Tokyo 1994, Astrazione in Lombardia, Palazzo della Permanente, Milano 1995, Venature, Kunstalle Jamelen/Wendland, Luchow-Dannenberg e Artisti Milano, Palais Palffy, Vienna 1997, Venature, La Posteria, Milano 1998, Misteriosa-mente interventi d’Arte per il centro storico di Somma Lombardo 1999, NaturArte, Territorio scultura Arsenale di Bertonico 2001, 5 di cinque, Postart, Milano 2002, Europe art languages, Madrid, Wolsfburg e Praga, Sculture a quattro mani, Museo Fondazione Luciana Matalon, Milano 2003, Cinque artisti a Milano, Galleria d’Arte Contemporanea, San Donato Milanese 2004, 5 in volo, Officine del volo, Milano, La scultura italiana del XX secolo, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano 2005, Cinque artisti milanesi, Madrid 2006, Zagara e rais, Siracusa, Trans-form, Wurzburg, 2007, Magenta e il suo rosso, Casa Brocca, Magenta 2009, Infinito naturale 5 percorsi tra natura e storia, Chiesa dell'angelo, Lodi 2010. Vive e lavora a Milano.
L’itinerario artistico di Pino Di Gennaro si compone di una produzione scultorea che ha percorso varie fasi creative, unite saldamente tra loro da un pensiero poetico e formale coerente.
L’universo e i suoi movimenti costituiscono il primo interesse creativo dell’autore, sviluppato in un’indagine che dall’introspezione dello spazio cosmico arriva alla meditazione del mondo interiore, con aperture verso la riflessione storica, come avviene nell’opera Bagdad.
Il tema della scrittura diviene quindi ulteriore motivo di ispirazione: alfabeti immaginari e misteriosi, il cui valore consiste in una comunicazione essenzialmente visiva, coprono opere dalle forme diverse, che possono echeggiare l’idea di architetture arcaiche o di oggetti provenienti da lontane civiltà.
Altro ambito della riflessione poetica di Di Gennaro è poi quello costituito da lavori nei quali è frequente il ricorso a una verticalità insistita, capace di evocare strutture provenienti dal mondo classico, come colonne e pilastri trasformati in organismi fantastici appartenenti a flore immaginarie.
In tutta questa ampia a lunga produzione costanti restano alcuni originali caratteri espressivi: il linguaggio, innanzi tutto, che però risulta non facilmente e immediatamente classificabile, nella sua essenza di astrazione arricchita però anche di ricordi del reale, quando, ad esempio, allude a pianeti o meteore proiettate nell’infinito e evoca vegetazioni che vivono in territori di invenzione. La forma plastica vive di una particolare e attenta sintesi di linguaggio geometrico e di espressività materica, in una osmosi visiva che supera la dicotomia tradizionalmente presente tra questi due poli della comunicazione per immagini, qui invece uniti e confluenti in un risultato finale che mostra rigore progettuale e sensibilità partecipata. Nel grande ambiente dello Spazio Hajech le opere di Pino Di Gennaro trovano una particolare collocazione, che, oltre a permettere l’osservazione della scultura da tutte le sue prospettive, determina nuclei espositivi intervallati da pause, nei quali prendono corpo, in una visione significativamente esemplificativa, le varie fasi della produzione dell’artista, che si è invitati ad approfondire e comprendere; nello stesso tempo, la disposizione di alcuni lavori, come nel caso de I pilastri del cielo, tende a proporsi essa stessa come opera d’arte, trasformandosi in istallazione nella quale lo spettatore può entrare, camminare o osservare dall’esterno.
Nella selezione espositiva risalta inoltre la presenza di svariati materiali plastici, che, oltre a proporsi come elemento caratteristico della scultura dell’autore, vuole offrirsi anche come strategia didattica, indirizzata al pubblico, che comprende anche gli studenti del Liceo Artistico, ai quali Di Gennaro ha insegnato per molti anni, prima di passare alla docenza all’Accademia di Brera.
Un discorso sempre presente è infatti quello dei materiali, che sono stati ampiamente indagati nelle loro diverse possibilità espressive in tutto il percorso creativo dell’artista. Accanto alla classicità del bronzo, compaiono, nel lavoro dello scultore, anche altre sostanze, tra le quali spicca la cartapesta, che subisce però una costante e profonda trasformazione, diventando materia che finge metalli duraturi o pietre nobili e soprattutto arricchendosi di cromie diverse, sempre solari e intense, nel ricordo della cultura del nostro passato nei territori inondati di sole del Mediterraneo, gli stessi dai quali proviene l’artista. A completare il discorso che l’autore sviluppa su questo versante della rappresentazione plastica, vengono esposti lavori eseguiti in piombo, cera, acciaio e poliestere. La scultura di Pino Di Gennaro, che, come rilevato dalla critica che di essa si è occupata, discende da un filo storico dell’arte che, attraverso Arnaldo Pomodoro e Alik Cavaliere, arriva fino a Fontana e a Boccioni, pone interessanti questioni sull’essenza e il ruolo della creazione plastica nella contemporaneità, trovando una linea espressiva che sa essere comunicazione collettiva senza rinunciare alla liricità di un racconto originale e personale.
Cenni biografici dell’artista
Pino Di Gennaro, nato a Troia (Foggia) nel 1951, si è diplomato in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera; dopo aver insegnato al Liceo Artistico di Brera e Anatomia Artistica all’Accademia di Belle Arti di Sassari, è attualmente docente di prima fascia all’Accademia di Belle Arti di Brera per l’insegnamento di Tecniche espressive integrate e Tecniche della scultura per il Biennio specialistico di Teoria e pratica della Terapeutica artistica. L’intensa attività dedicata alla didattica e all’insegnamento della scultura si esplicita nella stesura del testo scolastico “I modi della scultura e del Manuale di scultura” per le edizioni Hoepli. Le sue opere sono presenti in numerosi spazi pubblici: progetta e realizza le tre grandi sculture-fontana Monumento alla Pace in piazza di S. Secondino nel Comune di Troia del 1997, la scultura Quelli che vanno per la Tomba della Famiglia Antico nel Cimitero Monumentale di Bruzzano del 1998, la Scultura tattile per non vedenti installata nel centro storico di Gallarate su commissione del Lions Club Gallarate Seprio del 2004, la scultura Memorie di segni ritrovati per la Nuova Biblioteca Comunale del Comune di Somma Lombardo del 2004, la scultura per non vedenti Alghero una città da toccare installata nel centro storico di Alghero su commissione del Lions Club Alghero del 2005; vincitore del Concorso Nazionale per un’opera d’arte da ubicare nella nuova sede degli Uffici Giudiziari e Servizi Minorili di Sassari, realizza l’installazione delle sculture Pilastri del cielo nel 2005.
Espone in numerose mostre personali, tra le quali si ricordano: Frammenti di spazi celesti, Galleria San Fedele, Milano 1995, Mostra antologica, Civica Galleria d’Arte Moderna, Gallarate 1991, Pilastri del cielo, Fondazione Luciana Matalon, Milano 2003, Segni e scrittura, Spazio Zero Arte Gallarate 2004, Il colore della scultura, Sale d'arte Città di Alessandria 2008, Sculture, Galleria Arianna Sartori, Mantova 2010, Artistinmostra, Fiere di Parma. Molte anche le collettive cui partecipa, tra le quali si ricordano: XXXI Biennale Città di Milano alla Permanente 1989, Memorie di porte mai attraversate, Palazzo dei Diamanti, Ferrara 1991, I° Premio Cesare Pavese Comune di Carnago 1993, II° Biennale Fuijsankei di Tokyo 1994, Astrazione in Lombardia, Palazzo della Permanente, Milano 1995, Venature, Kunstalle Jamelen/Wendland, Luchow-Dannenberg e Artisti Milano, Palais Palffy, Vienna 1997, Venature, La Posteria, Milano 1998, Misteriosa-mente interventi d’Arte per il centro storico di Somma Lombardo 1999, NaturArte, Territorio scultura Arsenale di Bertonico 2001, 5 di cinque, Postart, Milano 2002, Europe art languages, Madrid, Wolsfburg e Praga, Sculture a quattro mani, Museo Fondazione Luciana Matalon, Milano 2003, Cinque artisti a Milano, Galleria d’Arte Contemporanea, San Donato Milanese 2004, 5 in volo, Officine del volo, Milano, La scultura italiana del XX secolo, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano 2005, Cinque artisti milanesi, Madrid 2006, Zagara e rais, Siracusa, Trans-form, Wurzburg, 2007, Magenta e il suo rosso, Casa Brocca, Magenta 2009, Infinito naturale 5 percorsi tra natura e storia, Chiesa dell'angelo, Lodi 2010. Vive e lavora a Milano.
12
maggio 2011
Pino Di Gennaro – La materia della scultura
Dal 12 maggio al 04 giugno 2011
arte contemporanea
Location
SPAZIO HAJECH – LICEO ARTISTICO DI BRERA
Milano, Via Camillo Hajech, 27, (Milano)
Milano, Via Camillo Hajech, 27, (Milano)
Orario di apertura
tutti i giorni esclusi i festivi
per le scuole 9.30-14.30, ingresso Via Hajech,27 (su prenotazione)
per il pubblico martedì e giovedì ore 15.30-18.30, ingresso Via Hajech,27
Vernissage
12 Maggio 2011, ore 18.30
Autore
Curatore