“…Solo che il mirino della macchina fotografica di Pino era quanto di più democratico, le puntava tutte con la stessa voracità, in tutte cercava di scovare quel misto di innocenza e di furfanteria che è in ogni donna. E a non dire che c’è stato un tempo della storia professionale di Pino in cui la sua foto di una bella ragazza discinta (personalmente non amo il termine “nudi”, termine che appiattisce la realtà di un corpo femminile) diventava una sentenza della Corte di Cassazione quanto all’acclamare la bellezza dell’interessata, quanto al riconoscimento massmediatico e all’ufficializzazione di quella bellezza. Erano foto che sulle riviste diventavano stampelle efficacissime di una carriera e di una notorietà al tempo in cui il diluvio di immagini offerte dal web non aveva ancora sommerso ogni cosa e contaminato ogni criterio di giudizio…” (Giampiero Mughini).
Così efficacemente Mughini definisce il lavoro di Pino Settanni, fotografo, artista, amico, scomparso la scorsa estate e che oggi il Lattuada Studio vuole omaggiare con una mostra dedicata ai nudi e alle allegorie: lavori raffinati, che solo un occhio attento, curioso e elegante come quello di Pino poteva concepire, in un percorso decennale conclusosi nel 1995.
Una selezione di opere nelle quali la ricerca della bellezza è il tema centrale: splendore reale ma anche voluto e ricercato da Pino, che ha saputo immortalare, nell’arco della sua carriera quarantennale, volti noti e meno noti della storia culturale italiana, sancendo, molto spesso, la loro assunzione a icone, fossero televisive, cinematografiche, della moda o, semplicemente, di stile.
Un omaggio voluto e dovuto, in nome di tutta la bellezza e la magia che ha saputo regalarci.