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Pino Settanni – Una bocca del 1968
La galleria One Piece Art presenta, venerdì 28 novembre a Roma in Vicolo Orti di Napoli 5 – ore 18:30, la mostra “Una bocca del 68” di Pino Settanni a cura di Giampiero Mughini.
Comunicato stampa
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Quarant’anni e non li dimostrano queste labbra che Settanni avrebbe potuto fotografare ieri.
Una bocca anonima, sensuale, ironica, invitante.
Undici fotografie in bianco e nero scattate con un mito del tempo, una Pentax, in anni in cui “eravamo tutti all’avvio di una ricerca e di un’iconografia che stava cambiando il mondo”.
È un’occasione per scoprire un Settanni che pescando nel suo archivio trae immagini di una costante felicità creativa che dimostrano ancora una volta l’assoluta in-attualità del suo talento visionario.
Pino Settanni inizia a fotografare nel 1966 nella Puglia in cui è nato. Vive e lavora a Roma dal 1973.
Fotografo difficile da incasellare in uno schema tradizionale, è noto per i suoi ritratti di personaggi famosi ed illustri come Marcello Mastroianni, Robert Mitchum, Federico Fellini, Rita Levi Montalcini, Italo Moscati, per i “Ritratti in Nero”, per la serie dei “Tarocchi”, quella dello “Zodiaco” e per la serie dei “Vizi Capitali”.
“L’Alfabeto dei Francesi a Roma”, è stato il primo lavoro commissionatogli da un museo: la MEP Maison Europèenne de la Photographie di Parigi nel 1996.
Dal 1998 al 2006, fotografa, al seguito dell’Esercito Italiano, citta’ ferite dalla guerra, come Mostar, Sarajevo, Pec, Kabul…
Instancabile sperimentatore, incuriosito dalla magia delle nuove tecnologie, elabora al computer alcune delle immagini dell’Afghanistan regalandoci di quei luoghi, una sua personale e affascinante interpretazione.
Altrettanto conosciute sono le sue elaborazioni grafico-pittoriche, iniziate trent’anni fa con la serie dei “Voligrammi” (diagrammi di volo) e dal 1995, con la serie “Archeologia del Futuro” attraverso la quale, mediando fra pittura e fotografia, immagina come potrebbero essere ritrovate le stampe fotografiche in un lontanissimo futuro. Con i panni stesi, fototele colorate a mano, vince il premio Lubiam nel 1982.
Nel libro: “La memoria le immagini”, quarant’anni del suo lavoro sono raccontati attraverso una lunga intervista di Giampiero Mughini e 150 fotografie.
È invitato alla Quadriennale di Roma per Proiezioni 2000 con un lavoro di grandi dimensioni dal titolo: Le tre eta’ della donna.
Nello stesso anno, pubblica il suo sito web ,“un libro on-line”, visitato da migliaia di appassionati e addetti ai lavori.
Una bocca del 68
Datemi da fotografare la bocca di una donna e vi solleverò il mondo. E’ quel che pensò l’allora giovane Pino Settanni, uno che alla fine degli anni Sessanta viveva ancora nella Puglia dov’era nato, e là stava facendo debuttare la sua carriera di fotografo, con la sua Pentax, aguzzo nello scovare la femminilità e farne l’apologia. Non c’era che da trovarla la bocca di una donna, una bocca compiacente, ammiccante, tenera e carnosa al giusto. La bocca di una ragazza qualunque, perché mai la bellezza femminile tocca il suo apice come in una donna qualunque, una donna che è donna e basta e le basta. La trovò quella bocca, e del resto sempre un artista trova quello di cui ha bisogno e senza neppure cercarlo. La bocca di una ragazza meridionale anch’essa debuttante, nel senso che non s’era mai messa in posa e forse neppure sapeva di essere atta allo sguardo di una macchina fotografica, lo sguardo che va più a fondo, quello che racconta di più. Dio che cosa non raccontano quelle labbra fotografate quarant’anni fa, quando in fatto di femminilità eravamo ancor più voraci di quanto non siamo adesso. Perché eravamo tutti più acerbi, e le nostre fantasie e le immagini che ne promanavano. Eravamo tutti all’avvio di una ricerca e di un’iconografia che stava cambiando il mondo. Eravamo giovani, l’Europa tutta era giovane. Le belle ragazze non erano come adesso, che sanno a memoria quanto vale ogni loro vezzo, e mentre le guardi di sfuggita loro già stanno calcolando l’Iva sulla fattura che emetteranno a far rendere la loro bellezza. Quella ragazza meridionale incontrata per caso da Settanni un po’ lo sapeva che cosa valevano le sue labbra, un po’ no. Un po’ c’era e un po’ ci faceva nell’estrarre dalle sue labbra tutta quella dinamite. O forse non era neppure sua la dinamite, tutto quel discorso e tutta quella proposta. O forse la dinamite non era la sua, era la dinamite della macchina fotografica. L’incendio che è di ogni fotografia, un incendio che cresce nel tempo e mentre invecchia la carta su cui quelle fotografie sono stampate.
GIAMPIERO MUGHINI
Una bocca anonima, sensuale, ironica, invitante.
Undici fotografie in bianco e nero scattate con un mito del tempo, una Pentax, in anni in cui “eravamo tutti all’avvio di una ricerca e di un’iconografia che stava cambiando il mondo”.
È un’occasione per scoprire un Settanni che pescando nel suo archivio trae immagini di una costante felicità creativa che dimostrano ancora una volta l’assoluta in-attualità del suo talento visionario.
Pino Settanni inizia a fotografare nel 1966 nella Puglia in cui è nato. Vive e lavora a Roma dal 1973.
Fotografo difficile da incasellare in uno schema tradizionale, è noto per i suoi ritratti di personaggi famosi ed illustri come Marcello Mastroianni, Robert Mitchum, Federico Fellini, Rita Levi Montalcini, Italo Moscati, per i “Ritratti in Nero”, per la serie dei “Tarocchi”, quella dello “Zodiaco” e per la serie dei “Vizi Capitali”.
“L’Alfabeto dei Francesi a Roma”, è stato il primo lavoro commissionatogli da un museo: la MEP Maison Europèenne de la Photographie di Parigi nel 1996.
Dal 1998 al 2006, fotografa, al seguito dell’Esercito Italiano, citta’ ferite dalla guerra, come Mostar, Sarajevo, Pec, Kabul…
Instancabile sperimentatore, incuriosito dalla magia delle nuove tecnologie, elabora al computer alcune delle immagini dell’Afghanistan regalandoci di quei luoghi, una sua personale e affascinante interpretazione.
Altrettanto conosciute sono le sue elaborazioni grafico-pittoriche, iniziate trent’anni fa con la serie dei “Voligrammi” (diagrammi di volo) e dal 1995, con la serie “Archeologia del Futuro” attraverso la quale, mediando fra pittura e fotografia, immagina come potrebbero essere ritrovate le stampe fotografiche in un lontanissimo futuro. Con i panni stesi, fototele colorate a mano, vince il premio Lubiam nel 1982.
Nel libro: “La memoria le immagini”, quarant’anni del suo lavoro sono raccontati attraverso una lunga intervista di Giampiero Mughini e 150 fotografie.
È invitato alla Quadriennale di Roma per Proiezioni 2000 con un lavoro di grandi dimensioni dal titolo: Le tre eta’ della donna.
Nello stesso anno, pubblica il suo sito web ,“un libro on-line”, visitato da migliaia di appassionati e addetti ai lavori.
Una bocca del 68
Datemi da fotografare la bocca di una donna e vi solleverò il mondo. E’ quel che pensò l’allora giovane Pino Settanni, uno che alla fine degli anni Sessanta viveva ancora nella Puglia dov’era nato, e là stava facendo debuttare la sua carriera di fotografo, con la sua Pentax, aguzzo nello scovare la femminilità e farne l’apologia. Non c’era che da trovarla la bocca di una donna, una bocca compiacente, ammiccante, tenera e carnosa al giusto. La bocca di una ragazza qualunque, perché mai la bellezza femminile tocca il suo apice come in una donna qualunque, una donna che è donna e basta e le basta. La trovò quella bocca, e del resto sempre un artista trova quello di cui ha bisogno e senza neppure cercarlo. La bocca di una ragazza meridionale anch’essa debuttante, nel senso che non s’era mai messa in posa e forse neppure sapeva di essere atta allo sguardo di una macchina fotografica, lo sguardo che va più a fondo, quello che racconta di più. Dio che cosa non raccontano quelle labbra fotografate quarant’anni fa, quando in fatto di femminilità eravamo ancor più voraci di quanto non siamo adesso. Perché eravamo tutti più acerbi, e le nostre fantasie e le immagini che ne promanavano. Eravamo tutti all’avvio di una ricerca e di un’iconografia che stava cambiando il mondo. Eravamo giovani, l’Europa tutta era giovane. Le belle ragazze non erano come adesso, che sanno a memoria quanto vale ogni loro vezzo, e mentre le guardi di sfuggita loro già stanno calcolando l’Iva sulla fattura che emetteranno a far rendere la loro bellezza. Quella ragazza meridionale incontrata per caso da Settanni un po’ lo sapeva che cosa valevano le sue labbra, un po’ no. Un po’ c’era e un po’ ci faceva nell’estrarre dalle sue labbra tutta quella dinamite. O forse non era neppure sua la dinamite, tutto quel discorso e tutta quella proposta. O forse la dinamite non era la sua, era la dinamite della macchina fotografica. L’incendio che è di ogni fotografia, un incendio che cresce nel tempo e mentre invecchia la carta su cui quelle fotografie sono stampate.
GIAMPIERO MUGHINI
28
novembre 2008
Pino Settanni – Una bocca del 1968
Dal 28 novembre 2008 al 30 gennaio 2009
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
ONE PIECE ART
Roma, Via Margutta, 53b, (Roma)
Roma, Via Margutta, 53b, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì a sabato ore 15:30 - 19:30
Vernissage
28 Novembre 2008, ore 18:30
Autore
Curatore