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Pino Vastarella – Teatro di seta e ferro
Dopo tre anni Pino Vastarella torna con una nuova personale. 14 opere (in tecniche miste e acrilico) che indagano dalle armature del ‘500 agli abiti di Dior. Un inno alle preziose mani di artigiani che hanno saputo interpretare l’eleganza nei secoli. Dal ferro alla seta. Appunto.
Comunicato stampa
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Dopo tre anni Pino Vastarella torna con una sua personale per un percorso sull’eleganza.
Da una parte i maestri del ‘500 che forgiavano mirabili armature, strumento di difesa ma anche raffinatissime anticipazioni di una moda già esteticamente compiuta. Dall’altra i grandi del ‘900 (ecco Dior) che hanno fatto della sartoria e dello stile un credo rivoluzionario facendo sì che l’eleganza non fosse solo un patrimonio irraggiungibile ma una concreta manifestazione dei tempi. Sul piano inclinato di questo binomio possiamo poi parlare di un dualismo fra struttura e sovrastruttura. Intesa la prima come concetto “utile”: trovo la forma bella nella necessità (mi devo difendere). La seconda è l’inizio di uno dei proclami del ‘900: l’utilità è caduta, largo all’effimero. Quella moda non potendo più essere necessaria diventa sogno, l’arricchimento formale in un secolo dove si è cercato di andare oltre i tiepidi confini del quotidiano per volare alto nell’assoluta fantasia.
Queste storie sono raccontate con lo stile tipico di Vastarella: le sovrapposizioni di materie, l’uso di carte, reti, sabbie per fare emergere quelle rugosità che sembrano venire incontro all’osservatore. Il quadro viene avanti e ti chiama a entrare dentro di sé in un abbraccio che rimanda al senso primario dell’artista: la passione, dove ogni cosa muove stimoli ed emozioni. Positive o anche negative. Mai l’indifferenza.
Da una parte i maestri del ‘500 che forgiavano mirabili armature, strumento di difesa ma anche raffinatissime anticipazioni di una moda già esteticamente compiuta. Dall’altra i grandi del ‘900 (ecco Dior) che hanno fatto della sartoria e dello stile un credo rivoluzionario facendo sì che l’eleganza non fosse solo un patrimonio irraggiungibile ma una concreta manifestazione dei tempi. Sul piano inclinato di questo binomio possiamo poi parlare di un dualismo fra struttura e sovrastruttura. Intesa la prima come concetto “utile”: trovo la forma bella nella necessità (mi devo difendere). La seconda è l’inizio di uno dei proclami del ‘900: l’utilità è caduta, largo all’effimero. Quella moda non potendo più essere necessaria diventa sogno, l’arricchimento formale in un secolo dove si è cercato di andare oltre i tiepidi confini del quotidiano per volare alto nell’assoluta fantasia.
Queste storie sono raccontate con lo stile tipico di Vastarella: le sovrapposizioni di materie, l’uso di carte, reti, sabbie per fare emergere quelle rugosità che sembrano venire incontro all’osservatore. Il quadro viene avanti e ti chiama a entrare dentro di sé in un abbraccio che rimanda al senso primario dell’artista: la passione, dove ogni cosa muove stimoli ed emozioni. Positive o anche negative. Mai l’indifferenza.
25
febbraio 2011
Pino Vastarella – Teatro di seta e ferro
Dal 25 febbraio al 31 marzo 2011
arte contemporanea
Location
ÈSTILE BOOKSTORE
Roma, Via Chiana, 15, (Roma)
Roma, Via Chiana, 15, (Roma)
Orario di apertura
da martedi a sabato ore 9.30-13.30 e 15.30-20.00 lunedi 15.30-20.00
Vernissage
25 Febbraio 2011, ore 18.00
Autore
Curatore