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Pinocchio e il Peccato Originale
Mostra collettiva
Comunicato stampa
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PINOCCHIO E IL PECCATO ORIGINALE
testo critico di Cristina Trivellin
La trasgressione come incipit
Nell’affrontare il particolare tema conduttore di questa mostra, mi sono imbattuta nel saggio di Sebastiano B. Brocchi, studioso dei significati ermetici delle favole. Un testo illuminante, in cui leggiamo che la storia di Pinocchio è la storia di ognuno di noi. Quando viene “fabbricato” da Mastro Geppetto (Dio, Demiurgo) -scrive Brocchi- Pinocchio ha un Corpo, e, cosa assolutamente eccezionale per un burattino, un’Anima e uno Spirito: Pinocchio parla, pensa, ride, piange…. Eppure, evidentemente, gli manca qualcosa per essere un Vero essere umano. Gli manca, a ben guardare, una certa Consapevolezza, che lo renderebbe un individuo integrato alla propria origine e al proprio destino. Pinocchio non andra’ mai alla “scuola dei bravi ragazzi” e della “morale” cosi’ come viene concepita dalle masse popolari, preferendo a questa la meno convenzionale “Via del Matto” cara agli Iniziati, il Sentiero alternativo, quello che la folla non vuole e non potrebbe nemmeno comprendere; la Via Segreta.
L’interessante lettura di Brocchi ci dimostra ancora una volta che dietro le favole e i grandi miti prodotti dalla ricerca umana, dietro i capolavori della letteratura e dell’arte in genere, troviamo sempre un’analogia, un percorso parallelo a quello dell’iniziato. Anche l’ antropologo Joseph Campbell, ne L’Eroe dai mille volti, ci racconta come nei più lontani miti, provenienti dalle più disparate culture, c’è la costante dell’eroe che abbandona la casa natale, parte per un lungo viaggio, affronta mostri e personaggi – proiezioni delle più recondite paure- per poi tornare alla sua terra, al Padre, e dunque a se stesso.
Anche nella lettura junghiana dell’alchimia vi è il paragone della pietra filosofale come ricerca del sé e quindi della successiva identificazione con il tutto, cara all’oriente e ai saggi di ogni epoca e cultura. E dunque, il peccato originale è paragonabile simbolicamente al peccato/passo falso di Pinocchio? E’ il peccato dell’ego che ha perso la condizione ideale, quella che non conosce il dolore della perdita, della frammentazione ? Tutti aneliamo al paradiso nascosto su questa terra, cercandolo invano tra paesi dei balocchi, fate turchine e lucignoli, golosi di mele e conoscenza, affamati di trascendenza e immortalità e per nulla felici di “avere peccato”… ma se il prezzo da pagare è la metamorfosi, che venga, che ci cresca il naso e le orecchie… forse diventeremo più brutti nel corpo, ma l’olfatto si allungherà e l’udito si affinerà, in questo nostro evolvere. Gli artisti e in generale i pensatori ci illustrano quello che noi solo intuiamo a livello sottile. Ci aprono nuove vie, ci allungano le antenne e ci coinvolgono nella loro ricerca.
Mya Lurgo, la forza delle sue idee, tra cui questa mostra, partecipa nel suo spazio di riflessione con quattro pannelli dai titoli emblematici: fata fatale, il ritorno del serpente, la danza del grillo, progetto E.V.A. Evoluzione Valore Adamico, elaborazioni digitali di grande impatto. Queste opere raccontano infatti un percorso scandito che parte dall’indifferenziazione uomo-donna verso la consapevolezza, la coscienza, per poi tornare al progetto, nella ciclicità del tutto, nella misteriosa energia interiore che si fa tangibile. Alex Pinna con i suoi burattini di corda imprigionati nella loro stessa materia, comunque sospesi in equilibri azzardati salgono ipotetiche scale e si impossessano di dimensioni insolite. Tutta la sua opera è una aperta riflessione sulla condizione esistenziale, ricerca di soluzioni impossibili, così come forse l’arte: l’impossibile si fa bellezza e la bellezza possibilità.
Grazia Lavia, da sempre affascinata dalle storie delle origini, ci racconta di Lilith, secondo la leggenda prima compagna di Adamo, ripudiata e scacciata dall'Eden perchè abbandonò il suo compagno rifiutandosi di ritornare e disobbedendo a Dio. Ma forse, scrive l’artista, fu solo libera.
Anche qui entriamo nel regno dei simboli e della trasgressione come incipit del racconto, di tutti i racconti raccontati.
Andrea Ciampini, lo scultore che fa emergere dal legno le sue figurine coi nasi e le orecchie allungate. Sono Pinocchi ma sono pure metamorfosi di un elemento nell’altro, congelate prima che si perda l’origine. Nell’immagine si specchia la materia. Ricordano invece lontani Paesi dei Balocchi dimenticati e distrutti dalla disillusione le tele di Fosco, artista poliedrico e ricco di memorie, che sembra racchiudere nel suo sguardo sulle cose gli sguardi posati di chi è già passato. Dei balocchi restano soltanto i colori sgargianti ma i fondi neri paiono averli assorbiti. Una coscienza disincantata ma libera, un pensiero anarchico che ci fa scorgere proprio nella rottura dei codici stabiliti una strada meno ostica di quanto ci si possa aspettare.
testo critico di Cristina Trivellin
La trasgressione come incipit
Nell’affrontare il particolare tema conduttore di questa mostra, mi sono imbattuta nel saggio di Sebastiano B. Brocchi, studioso dei significati ermetici delle favole. Un testo illuminante, in cui leggiamo che la storia di Pinocchio è la storia di ognuno di noi. Quando viene “fabbricato” da Mastro Geppetto (Dio, Demiurgo) -scrive Brocchi- Pinocchio ha un Corpo, e, cosa assolutamente eccezionale per un burattino, un’Anima e uno Spirito: Pinocchio parla, pensa, ride, piange…. Eppure, evidentemente, gli manca qualcosa per essere un Vero essere umano. Gli manca, a ben guardare, una certa Consapevolezza, che lo renderebbe un individuo integrato alla propria origine e al proprio destino. Pinocchio non andra’ mai alla “scuola dei bravi ragazzi” e della “morale” cosi’ come viene concepita dalle masse popolari, preferendo a questa la meno convenzionale “Via del Matto” cara agli Iniziati, il Sentiero alternativo, quello che la folla non vuole e non potrebbe nemmeno comprendere; la Via Segreta.
L’interessante lettura di Brocchi ci dimostra ancora una volta che dietro le favole e i grandi miti prodotti dalla ricerca umana, dietro i capolavori della letteratura e dell’arte in genere, troviamo sempre un’analogia, un percorso parallelo a quello dell’iniziato. Anche l’ antropologo Joseph Campbell, ne L’Eroe dai mille volti, ci racconta come nei più lontani miti, provenienti dalle più disparate culture, c’è la costante dell’eroe che abbandona la casa natale, parte per un lungo viaggio, affronta mostri e personaggi – proiezioni delle più recondite paure- per poi tornare alla sua terra, al Padre, e dunque a se stesso.
Anche nella lettura junghiana dell’alchimia vi è il paragone della pietra filosofale come ricerca del sé e quindi della successiva identificazione con il tutto, cara all’oriente e ai saggi di ogni epoca e cultura. E dunque, il peccato originale è paragonabile simbolicamente al peccato/passo falso di Pinocchio? E’ il peccato dell’ego che ha perso la condizione ideale, quella che non conosce il dolore della perdita, della frammentazione ? Tutti aneliamo al paradiso nascosto su questa terra, cercandolo invano tra paesi dei balocchi, fate turchine e lucignoli, golosi di mele e conoscenza, affamati di trascendenza e immortalità e per nulla felici di “avere peccato”… ma se il prezzo da pagare è la metamorfosi, che venga, che ci cresca il naso e le orecchie… forse diventeremo più brutti nel corpo, ma l’olfatto si allungherà e l’udito si affinerà, in questo nostro evolvere. Gli artisti e in generale i pensatori ci illustrano quello che noi solo intuiamo a livello sottile. Ci aprono nuove vie, ci allungano le antenne e ci coinvolgono nella loro ricerca.
Mya Lurgo, la forza delle sue idee, tra cui questa mostra, partecipa nel suo spazio di riflessione con quattro pannelli dai titoli emblematici: fata fatale, il ritorno del serpente, la danza del grillo, progetto E.V.A. Evoluzione Valore Adamico, elaborazioni digitali di grande impatto. Queste opere raccontano infatti un percorso scandito che parte dall’indifferenziazione uomo-donna verso la consapevolezza, la coscienza, per poi tornare al progetto, nella ciclicità del tutto, nella misteriosa energia interiore che si fa tangibile. Alex Pinna con i suoi burattini di corda imprigionati nella loro stessa materia, comunque sospesi in equilibri azzardati salgono ipotetiche scale e si impossessano di dimensioni insolite. Tutta la sua opera è una aperta riflessione sulla condizione esistenziale, ricerca di soluzioni impossibili, così come forse l’arte: l’impossibile si fa bellezza e la bellezza possibilità.
Grazia Lavia, da sempre affascinata dalle storie delle origini, ci racconta di Lilith, secondo la leggenda prima compagna di Adamo, ripudiata e scacciata dall'Eden perchè abbandonò il suo compagno rifiutandosi di ritornare e disobbedendo a Dio. Ma forse, scrive l’artista, fu solo libera.
Anche qui entriamo nel regno dei simboli e della trasgressione come incipit del racconto, di tutti i racconti raccontati.
Andrea Ciampini, lo scultore che fa emergere dal legno le sue figurine coi nasi e le orecchie allungate. Sono Pinocchi ma sono pure metamorfosi di un elemento nell’altro, congelate prima che si perda l’origine. Nell’immagine si specchia la materia. Ricordano invece lontani Paesi dei Balocchi dimenticati e distrutti dalla disillusione le tele di Fosco, artista poliedrico e ricco di memorie, che sembra racchiudere nel suo sguardo sulle cose gli sguardi posati di chi è già passato. Dei balocchi restano soltanto i colori sgargianti ma i fondi neri paiono averli assorbiti. Una coscienza disincantata ma libera, un pensiero anarchico che ci fa scorgere proprio nella rottura dei codici stabiliti una strada meno ostica di quanto ci si possa aspettare.
26
febbraio 2009
Pinocchio e il Peccato Originale
Dal 26 febbraio al 28 marzo 2009
arte contemporanea
Location
NELLIMYA: LIGHT ART EXHIBITION
Cademario, Via Ur Strdón, 11, (Lugano)
Cademario, Via Ur Strdón, 11, (Lugano)
Orario di apertura
Lu, Mer, Ve 10:00-12.30 / 15:00-19:00
Ma 15:00-19:00
Gio 15:00-21:30 (salotto culturale)
Sa 10:00-13:00
Festivi su appuntamento
Vernissage
26 Febbraio 2009, ore 18:30
Autore
Curatore