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Pinot Gallizio / Goshka Macuga – Traccia 02
In occasione di Artissima 17, la Galleria Martano, sede dell’Archivio Gallizio di Torino, collabora con la galleria Kate Macgarry di Londra per presentare il progetto dell’artista polacca Goshka Macuga Untitled – after Pinot Gallizio (1955).
Comunicato stampa
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In occasione di Artissima 17, la Galleria Martano, sede dell’Archivio Gallizio di Torino, collabora con la galleria Kate Macgarry di Londra per presentare il progetto dell’artista polacca Goshka Macuga Untitled - after Pinot Gallizio (1955), ideato e realizzato nel 2006 nell’ambito della Biennale di Ceramica nell’arte contemporanea curata da Roberto Costantino e Tiziana Casapietra ad Albisola.
A partire da fotografie d’archivio e disegni di Pinot Gallizio del 1957, Goshka Macuga ha realizzato quattro sculture in ceramica, tre delle quali saranno esposte nello stand della galleria Kate Macgarry ad Artissima e una alla Galleria Martano, accompagnate in entrambi i luoghi dai disegni e documenti che ne hanno costituito la fonte.
Come racconta l’artista nel catalogo della mostra di Albisola:
Nel corso delle mie ricerche sulla storia degli artisti che hanno lavorato ad Albisola, il mio interesse si è concentrato soprattutto su Pinot Gallizio. Nei suoi progetti, come la Caverna dell’antimateria e il Tempio dei Miscredenti, ho riscontrato infatti delle corrispondenze tra il mio metodo di lavoro e il suo. Nel 1999, ho costruito presso la Sali Gia Gallery di Londra un ambiente che ho intitolato Cave (Caverna). Entrambi abbiamo cercato di creare degli ambienti “totali”, in cui potesse trovare posto lo sforzo collettivo. Nel 1999 io non sapevo dell’esistenza di Pinot Gallizio, perciò è stato affascinante per me scoprire il materiale dell’Archivio Gallizio di Torino, in quanto mi ha permesso di inquadrare storicamente il mio lavoro in modo nuovo, aprendo una fruttuosa area di ricerca. Nei miei esperimenti albisolesi con la ceramica, ho voluto prendere in considerazione i primi esperimenti di produzione artistica di Gallizio e la sua collaborazione con Simondo. Nel 1955 avevano realizzato insieme, presso lo studio di Siri, maschere e vasi di ceramica che sembravano artefatti romani. L’opera è andata perduta e ora esistono unicamente una serie di immagini fotografiche e di disegni, che mi hanno fornito un’idea della sua estetica, ma non dei processi impiegati nella produzione delle ceramiche.
Con il progetto site-specific Untitled - after Pinot Gallizio, Goshka Macuga ha intercettato, sulla via della ceramica, una stagione iniziale quanto determinante della ricerca artistica di Pinot Gallizio. Sebbene legata a una produzione estremamente esigua che aggira per intenti sperimentali proprio l’uso della ceramica e che spesso rimane nei disegni una semplice allusione contratta nel titolo (Ceramica o Ceramique), tale stagione è stata oggetto, da parte dello stesso artista, di una narrativa ricca e fondante la propria storia artistica. E’ nell’estate del 1955 ad Albisola che, nel presentare alcuni manufatti realizzati usando la pece nera al posto della ceramica, Pinot Gallizio e l’artista Piero Simondo entrano in contatto con la scena artistica internazionale che, proprio nella cittadina ligure, si ritrova per lavorare e discutere sull’arte e la sua funzione. Qui avviene l’incontro con Asger Jorn, che Gallizio rubrica nel suo diario come “svolta decisiva”, segnando il trasferimento nel suo studio albese del Mouvement International pour une Bauhaus Imaginiste fondato da Jorn e, di li a poco, l’inizio dell’avventura situazionista, di cui i tre artisti furono tra i fondatori.
Da queste premesse, Macuga riformula e porta a compimento opere che non esistono più o che sono esistite nelle intenzioni. Attraverso il proprio lavoro l’artista ne riattualizza il significato, ponendo in gioco il loro valore e ruolo soprattutto rispetto ai processi di collaborazione, scambio e creazione collettiva che segnano quella stagione di esordio di Gallizio, come quelle immediatamente successive nell’ambito del Bauhaus Imaginiste e dell’Internazionale situazionista. Se ciò che resta è la forma, a partire da questa Macuga riattiva i processi, estendendo quella dinamica di scambi e collaborazioni al presente e alla propria partecipazione.
Come in altri suoi progetti, l’artista rivendica la possibilità di creare nuovi dispositivi in cui rimettere in circolazione segni, oggetti, storie relative ad altri artisti, a differenti luoghi, epoche, ambiti di sapere e cornici culturali, per dispiegare intorno ad essi ulteriori orizzonti di senso e possibili narrative.
La presentazione di questo progetto alla galleria Martano nasce con l’obiettivo di indagare le “corrispondenze” di cui parla nel suo testo Goshka Macuga, a partire dalla Cave (Caverna) costruita nel 1999 come spazio in cui accogliere opere di altri artisti e dall’ambiente totale realizzato quaranta anni prima da Gallizio con il titolo Caverna dell’antimateria (1959). Una sala della galleria sarà concepita come luogo di documentazione, con la messa in visione di immagini e appunti relativi a entrambe le opere, ivi compreso il progetto d’ambiente Il Tempio dei Miscredenti, che Gallizio lasciò incompiuto. Degli unici due elementi spaziali realizzati nel 1959, questa sala accoglierà la tela di dieci metri I Jonidi nel vuoto incombinato, collocata a trait d’union tra le due postazioni di documentazione come uno scenario avvolgente che rende operativa la vocazione “applicabile” che l’artista ha sempre rivendicato per la propria pittura.
La mostra Pinot Gallizio e Goshka Macuga è il secondo appuntamento del ciclo Traccia #, un progetto espositivo che mette in relazione la ricerca artistica attuale con opere del passato recente, a partire dalla storia quarantennale della galleria Martano. Traccia 01 ha visto il dialogo tra due progetti di Alessandro Quaranta e di Driant Zeneli e due opere di Vincenzo Agnetti incentrate sui temi della traduzione e della trasmissione.
A partire da fotografie d’archivio e disegni di Pinot Gallizio del 1957, Goshka Macuga ha realizzato quattro sculture in ceramica, tre delle quali saranno esposte nello stand della galleria Kate Macgarry ad Artissima e una alla Galleria Martano, accompagnate in entrambi i luoghi dai disegni e documenti che ne hanno costituito la fonte.
Come racconta l’artista nel catalogo della mostra di Albisola:
Nel corso delle mie ricerche sulla storia degli artisti che hanno lavorato ad Albisola, il mio interesse si è concentrato soprattutto su Pinot Gallizio. Nei suoi progetti, come la Caverna dell’antimateria e il Tempio dei Miscredenti, ho riscontrato infatti delle corrispondenze tra il mio metodo di lavoro e il suo. Nel 1999, ho costruito presso la Sali Gia Gallery di Londra un ambiente che ho intitolato Cave (Caverna). Entrambi abbiamo cercato di creare degli ambienti “totali”, in cui potesse trovare posto lo sforzo collettivo. Nel 1999 io non sapevo dell’esistenza di Pinot Gallizio, perciò è stato affascinante per me scoprire il materiale dell’Archivio Gallizio di Torino, in quanto mi ha permesso di inquadrare storicamente il mio lavoro in modo nuovo, aprendo una fruttuosa area di ricerca. Nei miei esperimenti albisolesi con la ceramica, ho voluto prendere in considerazione i primi esperimenti di produzione artistica di Gallizio e la sua collaborazione con Simondo. Nel 1955 avevano realizzato insieme, presso lo studio di Siri, maschere e vasi di ceramica che sembravano artefatti romani. L’opera è andata perduta e ora esistono unicamente una serie di immagini fotografiche e di disegni, che mi hanno fornito un’idea della sua estetica, ma non dei processi impiegati nella produzione delle ceramiche.
Con il progetto site-specific Untitled - after Pinot Gallizio, Goshka Macuga ha intercettato, sulla via della ceramica, una stagione iniziale quanto determinante della ricerca artistica di Pinot Gallizio. Sebbene legata a una produzione estremamente esigua che aggira per intenti sperimentali proprio l’uso della ceramica e che spesso rimane nei disegni una semplice allusione contratta nel titolo (Ceramica o Ceramique), tale stagione è stata oggetto, da parte dello stesso artista, di una narrativa ricca e fondante la propria storia artistica. E’ nell’estate del 1955 ad Albisola che, nel presentare alcuni manufatti realizzati usando la pece nera al posto della ceramica, Pinot Gallizio e l’artista Piero Simondo entrano in contatto con la scena artistica internazionale che, proprio nella cittadina ligure, si ritrova per lavorare e discutere sull’arte e la sua funzione. Qui avviene l’incontro con Asger Jorn, che Gallizio rubrica nel suo diario come “svolta decisiva”, segnando il trasferimento nel suo studio albese del Mouvement International pour une Bauhaus Imaginiste fondato da Jorn e, di li a poco, l’inizio dell’avventura situazionista, di cui i tre artisti furono tra i fondatori.
Da queste premesse, Macuga riformula e porta a compimento opere che non esistono più o che sono esistite nelle intenzioni. Attraverso il proprio lavoro l’artista ne riattualizza il significato, ponendo in gioco il loro valore e ruolo soprattutto rispetto ai processi di collaborazione, scambio e creazione collettiva che segnano quella stagione di esordio di Gallizio, come quelle immediatamente successive nell’ambito del Bauhaus Imaginiste e dell’Internazionale situazionista. Se ciò che resta è la forma, a partire da questa Macuga riattiva i processi, estendendo quella dinamica di scambi e collaborazioni al presente e alla propria partecipazione.
Come in altri suoi progetti, l’artista rivendica la possibilità di creare nuovi dispositivi in cui rimettere in circolazione segni, oggetti, storie relative ad altri artisti, a differenti luoghi, epoche, ambiti di sapere e cornici culturali, per dispiegare intorno ad essi ulteriori orizzonti di senso e possibili narrative.
La presentazione di questo progetto alla galleria Martano nasce con l’obiettivo di indagare le “corrispondenze” di cui parla nel suo testo Goshka Macuga, a partire dalla Cave (Caverna) costruita nel 1999 come spazio in cui accogliere opere di altri artisti e dall’ambiente totale realizzato quaranta anni prima da Gallizio con il titolo Caverna dell’antimateria (1959). Una sala della galleria sarà concepita come luogo di documentazione, con la messa in visione di immagini e appunti relativi a entrambe le opere, ivi compreso il progetto d’ambiente Il Tempio dei Miscredenti, che Gallizio lasciò incompiuto. Degli unici due elementi spaziali realizzati nel 1959, questa sala accoglierà la tela di dieci metri I Jonidi nel vuoto incombinato, collocata a trait d’union tra le due postazioni di documentazione come uno scenario avvolgente che rende operativa la vocazione “applicabile” che l’artista ha sempre rivendicato per la propria pittura.
La mostra Pinot Gallizio e Goshka Macuga è il secondo appuntamento del ciclo Traccia #, un progetto espositivo che mette in relazione la ricerca artistica attuale con opere del passato recente, a partire dalla storia quarantennale della galleria Martano. Traccia 01 ha visto il dialogo tra due progetti di Alessandro Quaranta e di Driant Zeneli e due opere di Vincenzo Agnetti incentrate sui temi della traduzione e della trasmissione.
06
novembre 2010
Pinot Gallizio / Goshka Macuga – Traccia 02
Dal 06 al 26 novembre 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA MARTANO
Torino, Via Principe Amedeo, 29, (Torino)
Torino, Via Principe Amedeo, 29, (Torino)
Orario di apertura
da lunedì a sabato 15-19
mattino su appuntamento
Vernissage
6 Novembre 2010, ore 18
Autore
Curatore