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Pio Diaz&Thyra Hilden – Coliseum on Fire
A settembre il Colosseo brucerà! Coliseum on Fire è il titolo di una sorprendente performance che interessa il più noto tra i monumenti antichi: il Colosseo.
Comunicato stampa
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A settembre il Colosseo brucerà! Coliseum on Fire è il titolo di una sorprendente performance che interessa il più noto tra i monumenti antichi: il Colosseo.
Per gli autori della video–installazione, Thyra Hilden (danese) e Pio Diaz (argentino) l’idea centrale è quella di uno spettacolare incendio che avvolge il Colosseo: le tre repliche serali previste il 17, il 18 e il 19 settembre proseguiranno per l’intera notte. Le fiamme, che coinvolgeranno una parte delle arcate del monumento, saranno, in realtà, una raffinata riproduzione affidata a proiettori. L’installazione sarà visibile dal lato di via dei Fori Imperiali.
Il Colosseo è il luogo ideale per un progetto “site specific” sulla forza ambigua del fuoco che si leghi all’idea di rinascita e di rinnovamento.
Il progetto è promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e curato da Gianni Mercurio (art curator, italiano), Christina Clausen (regista, danese) assieme a Rossella Rea (Direttore del Colosseo) e Piero Meogrossi (architetto, Direttore tecnico del Colosseo) con il patrocinio del Ministero per la Tutela dell’Ambiente e del Comune di Roma.
Coliseum on Fire è parte di un lavoro più ampio, City on Fire, cui gli artisti Thyra Hilden e Pio Diaz si dedicano da alcuni anni, creando incendi virtuali presso importanti istituzioni come monumenti, musei e chiese in tutta l’Europa. Si ricordano le tappe di Berlino e Francoforte, Kiev, Aarhus e Copenaghen.
Nell'ambito del progetto City on Fire, gli autori scelgono monumenti considerati simbolo dell’eredità culturale europea e con una adeguata attrezzatura tecnologica danno vita ad un fuoco distruttore e rinnovatore, provocando nel pubblico emozioni contrastanti.
Lo scopo è creare un dialogo con la società sul tema della fragilità e della transitorietà delle costruzioni realizzate dall’uomo.
Il Colosseo è il simbolo di un eredità culturale che persiste nel tempo.
L’inferno simbolico che gli artisti mettono in scena ha l’obiettivo di farci riflettere su cosa comporterebbe la perdita della nostra eredità culturale.
Proprio attraverso un fuoco che brucia, intendono responsabilizzarci, suscitando in noi una reazione istintiva primaria ed attivando una riflessione.
Il Colosseo è anche simbolo della Roma imperiale, emblema della città e custode di una storia complessa in cui nell’immaginario collettivo si affiancano magnificenza, potere e crudeltà.
L’idea di conservazione e di rigenerazione è il filo conduttore dell’intero progetto che propone attraverso il coinvolgimento emotivo dello spettatore l’opportunità di meditare sui rischi del presente e sulla necessità di tutelare le preziose testimonianze del passato.
Il fuoco è protagonista: le fiamme purificano e rigenerano, Il fuoco consuma rapidamente per poi creare dalle sue ceneri nuovi presupposti.
Tutto ciò avviene come in una sorta di rituale misterico di cui l’arte contemporanea si appropria con i più sofisticati strumenti tecnologici a sua disposizione.
L’idea della “tabula rasa” già vagheggiata dalle avanguardie artistiche del primo Novecento, si stempera però nella ferma volontà di bandire ogni intento distruttivo, in un clima di Renovatio Urbis.
Coliseum on Fire costituisce dunque l’occasione per una meditazione sui profondi cambiamenti del presente e di rinnovamento epocale.
Il fuoco, simbolo arcaico e primordiale della luce, illuminerà le vestigia della Roma antica evocando al tempo stesso, in un luogo in cui paganesimo e cristianesimo si sono incontrati, la forza purificatrice che conduce ad una resurrectio.
Per saperne di più sugli artisti Thyra Hilden e Pio Diaz: www.hildendiaz.dk
Finché esisterà il Colosseo, esisterà Roma; quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma; ma quando cadrà Roma, anche il Mondo cadrà.
Beda il Venerabile, inizio VIII secolo
Quando nei primi decenni del Novecento i protagonisti delle avanguardie storiche azzardarono che era possibile sostituire la rappresentazione degli oggetti con la loro mera presentazione, nessuno immaginava che con il passare dei decenni agli oggetti si sarebbe aggiunta la natura. In particolare negli anni sessanta, si sono concretizzate una serie di felici intuizioni formali che hanno previsto l’impiego dei quattro elementi naturali: acqua, aria, terra e fuoco.
Nella definizione di questa nuova estetica è sorprendente l’uso che gli artisti hanno fatto del fuoco. Nell’iconografia classica il fuoco concorreva a definire un messaggio morale: da un lato è infatti l’elemento distruttivo per eccellenza, foriero di catastrofi e simbolo di punizioni divine, dall’altro incarna simbolicamente l’immagine della vita, l’essenza della divinità, la manifestazione di Dio, che diviene in tal modo accessibile alla percezione e ai sensi umani.
L’artista francese Yves Klein è stato tra i primi a intuire le potenzialità del fuoco nella nuova arte: nel 1961 a Krefeld, cittadina tedesca a pochi chilometri da Düsseldorf, creò nel giardino della Lange House di Mies van der Rohe, insieme all’architetto Werner Ruhnau, l’installazione Mur de Feu. L’installazione constava di cinquanta fiammelle disposte secondo una griglia regolare. Altra opera presentata in quel contesto era Sculpture de Feu, una colonna di fuoco alta oltre tre metri. “Lo spazio è ciò che è immateriale e illimitato”, scrisse Klein, marcando pareti e piani con un’architettura fatta di aria e fuoco. L’installazione aveva un duplice senso: intervenire sul concetto di spazio architettonico – radicalizzando il famoso assioma di Mies “il meno è il più” – e guidare l’osservatore verso un senso di immaterialità e di purezza che per Klein era il fine ultimo dell’arte.
In una visione evolutiva dell’arte, Klein costituisce un punto di riferimento che ci permette di contestualizzare Coliseum on fire, l’installazione multimediale realizzata da Thyra Hilden e Pio Diaz, i quali creano una visione di impressionante realismo intervenendo con un incendio virtuale sul Colosseo. L’obiettivo degli artisti è indicare quanto fragili e transitorie siano i manufatti realizzati dall’uomo, comprese le grandi architetture che assurgono a simbolo di una cultura eterna. Coliseum on fire è in tal senso un progetto umanistico, in quanto l’immagine del grande monumento in fiamme azzera il significato manifesto di un luogo – il Colosseo per l’appunto – considerato antiumano poichè, nella sua destinazione originaria era scenario di combattimenti mortali e crudeli ad uso del divertimento del pubblico.
Incendiato virtualmente, il Colosseo di Thyra Hilden e Pio Diaz è trasformato in messa in scena visionaria. L’installazione con il fuoco, legata com’è a un contesto architettonico definito, una volta smontata smette di esistere. Anche l’installazione di Klein smetteva di esistere ogni qualvolta la fiamma si spegneva. Nella differenza tra Klein e Hilden/Diaz sta la svolta che l’arte ha compiuto dopo la rivoluzione telematica. Non tanto per i mezzi usati dai due artisti, legati all’universo tecnologico, quanto perché il ritorno alla rappresentazione e alla narrazione testimonia la necessità dell’artista dell’era post-ideologica di nutrirsi di scenari visionari.
Il Colosseo appartiene all’immaginario collettivo universale, è il simbolo di una civiltà che ha lasciato tracce profonde. Anche per l’uso cinematografico che di esso si è fatto, l’immagine del Colosseo in fiamme è una fantasia comune. Nell’opera di Diaz e Hilden a bruciare non è però solo una grande architettura, a bruciare è un simbolo che, in quanto rappresentazione, in quanto finzione, non consuma una vera catastrofe: spenti i proiettori e smontati gli schermi tutto torna com’era.
Coliseum on fire, evocando il mito dell’Araba Fenice, rappresenta l’utopia di un ritorno alle origini come trasformazione nella futura evoluzione spirituale e tecnologica dell’umanità. Nelle arcate vuote del Colosseo, attraverso il fuoco, vengono registrati i sentimenti contraddittori dell’uomo nella società di oggi, la sua eventualità di perdizione e la sua possibilità di salvezza. Con una speranza, perchè, per dirla con Klein, “nel cuore del vuoto come nel cuore dell’uomo ci sono dei fuochi che bruciano”.
Gianni Mercurio
Il Colosseo ha sempre svolto, sin dalla sua inaugurazione nell’80 d.C., un fondamentale ruolo politico, sociale, economico, variamente dimensionato, in termini territoriali e d’uso, alle epoche e alle vicende storiche. Se l’architettura degli imperatori Flavi nella valle dell’Anfiteatro è risultata, nei secoli, vincente, altrettanto si può affermare per la sua valenza ideologica e simbolica, che ha da tempo varcato i confini nazionali. Il monumento ha assunto, negli anni recenti, un ruolo chiave nel quadro della politica dei beni culturali e, più in generale, dell’economia di Roma: mèta obbligata del turismo di massa, è esso stesso la spia dell’economia dell’intera città, ruolo condiviso su scala nazionale e internazionale con pochi altri luoghi d’arte.
Alla funzione di indicatore, ruolo di per sé passivo, è saldamente connessa l’azione propulsiva di tutela e valorizzazione promossa dallo Stato, in un momento particolarmente delicato sul piano economico.
L’evento artistico, che simula l’incendio del Colosseo, rievoca il mito dell’araba Fenice che risorge dalle proprie ceneri: ancora una volta il monumento è chiamato a svolgere il proprio ruolo di simbolo, di rinnovamento epocale quello di recente promosso dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e dal Comune di Roma, e di auspicio per una più ampia rigenerazione che, sul modello Colosseo, investa la cultura agli albori del terzo millennio.
Rossella Rea- Direttore del Colosseo
Piero Meogrossi – Direttore tecnico del Colosseo
Per gli autori della video–installazione, Thyra Hilden (danese) e Pio Diaz (argentino) l’idea centrale è quella di uno spettacolare incendio che avvolge il Colosseo: le tre repliche serali previste il 17, il 18 e il 19 settembre proseguiranno per l’intera notte. Le fiamme, che coinvolgeranno una parte delle arcate del monumento, saranno, in realtà, una raffinata riproduzione affidata a proiettori. L’installazione sarà visibile dal lato di via dei Fori Imperiali.
Il Colosseo è il luogo ideale per un progetto “site specific” sulla forza ambigua del fuoco che si leghi all’idea di rinascita e di rinnovamento.
Il progetto è promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e curato da Gianni Mercurio (art curator, italiano), Christina Clausen (regista, danese) assieme a Rossella Rea (Direttore del Colosseo) e Piero Meogrossi (architetto, Direttore tecnico del Colosseo) con il patrocinio del Ministero per la Tutela dell’Ambiente e del Comune di Roma.
Coliseum on Fire è parte di un lavoro più ampio, City on Fire, cui gli artisti Thyra Hilden e Pio Diaz si dedicano da alcuni anni, creando incendi virtuali presso importanti istituzioni come monumenti, musei e chiese in tutta l’Europa. Si ricordano le tappe di Berlino e Francoforte, Kiev, Aarhus e Copenaghen.
Nell'ambito del progetto City on Fire, gli autori scelgono monumenti considerati simbolo dell’eredità culturale europea e con una adeguata attrezzatura tecnologica danno vita ad un fuoco distruttore e rinnovatore, provocando nel pubblico emozioni contrastanti.
Lo scopo è creare un dialogo con la società sul tema della fragilità e della transitorietà delle costruzioni realizzate dall’uomo.
Il Colosseo è il simbolo di un eredità culturale che persiste nel tempo.
L’inferno simbolico che gli artisti mettono in scena ha l’obiettivo di farci riflettere su cosa comporterebbe la perdita della nostra eredità culturale.
Proprio attraverso un fuoco che brucia, intendono responsabilizzarci, suscitando in noi una reazione istintiva primaria ed attivando una riflessione.
Il Colosseo è anche simbolo della Roma imperiale, emblema della città e custode di una storia complessa in cui nell’immaginario collettivo si affiancano magnificenza, potere e crudeltà.
L’idea di conservazione e di rigenerazione è il filo conduttore dell’intero progetto che propone attraverso il coinvolgimento emotivo dello spettatore l’opportunità di meditare sui rischi del presente e sulla necessità di tutelare le preziose testimonianze del passato.
Il fuoco è protagonista: le fiamme purificano e rigenerano, Il fuoco consuma rapidamente per poi creare dalle sue ceneri nuovi presupposti.
Tutto ciò avviene come in una sorta di rituale misterico di cui l’arte contemporanea si appropria con i più sofisticati strumenti tecnologici a sua disposizione.
L’idea della “tabula rasa” già vagheggiata dalle avanguardie artistiche del primo Novecento, si stempera però nella ferma volontà di bandire ogni intento distruttivo, in un clima di Renovatio Urbis.
Coliseum on Fire costituisce dunque l’occasione per una meditazione sui profondi cambiamenti del presente e di rinnovamento epocale.
Il fuoco, simbolo arcaico e primordiale della luce, illuminerà le vestigia della Roma antica evocando al tempo stesso, in un luogo in cui paganesimo e cristianesimo si sono incontrati, la forza purificatrice che conduce ad una resurrectio.
Per saperne di più sugli artisti Thyra Hilden e Pio Diaz: www.hildendiaz.dk
Finché esisterà il Colosseo, esisterà Roma; quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma; ma quando cadrà Roma, anche il Mondo cadrà.
Beda il Venerabile, inizio VIII secolo
Quando nei primi decenni del Novecento i protagonisti delle avanguardie storiche azzardarono che era possibile sostituire la rappresentazione degli oggetti con la loro mera presentazione, nessuno immaginava che con il passare dei decenni agli oggetti si sarebbe aggiunta la natura. In particolare negli anni sessanta, si sono concretizzate una serie di felici intuizioni formali che hanno previsto l’impiego dei quattro elementi naturali: acqua, aria, terra e fuoco.
Nella definizione di questa nuova estetica è sorprendente l’uso che gli artisti hanno fatto del fuoco. Nell’iconografia classica il fuoco concorreva a definire un messaggio morale: da un lato è infatti l’elemento distruttivo per eccellenza, foriero di catastrofi e simbolo di punizioni divine, dall’altro incarna simbolicamente l’immagine della vita, l’essenza della divinità, la manifestazione di Dio, che diviene in tal modo accessibile alla percezione e ai sensi umani.
L’artista francese Yves Klein è stato tra i primi a intuire le potenzialità del fuoco nella nuova arte: nel 1961 a Krefeld, cittadina tedesca a pochi chilometri da Düsseldorf, creò nel giardino della Lange House di Mies van der Rohe, insieme all’architetto Werner Ruhnau, l’installazione Mur de Feu. L’installazione constava di cinquanta fiammelle disposte secondo una griglia regolare. Altra opera presentata in quel contesto era Sculpture de Feu, una colonna di fuoco alta oltre tre metri. “Lo spazio è ciò che è immateriale e illimitato”, scrisse Klein, marcando pareti e piani con un’architettura fatta di aria e fuoco. L’installazione aveva un duplice senso: intervenire sul concetto di spazio architettonico – radicalizzando il famoso assioma di Mies “il meno è il più” – e guidare l’osservatore verso un senso di immaterialità e di purezza che per Klein era il fine ultimo dell’arte.
In una visione evolutiva dell’arte, Klein costituisce un punto di riferimento che ci permette di contestualizzare Coliseum on fire, l’installazione multimediale realizzata da Thyra Hilden e Pio Diaz, i quali creano una visione di impressionante realismo intervenendo con un incendio virtuale sul Colosseo. L’obiettivo degli artisti è indicare quanto fragili e transitorie siano i manufatti realizzati dall’uomo, comprese le grandi architetture che assurgono a simbolo di una cultura eterna. Coliseum on fire è in tal senso un progetto umanistico, in quanto l’immagine del grande monumento in fiamme azzera il significato manifesto di un luogo – il Colosseo per l’appunto – considerato antiumano poichè, nella sua destinazione originaria era scenario di combattimenti mortali e crudeli ad uso del divertimento del pubblico.
Incendiato virtualmente, il Colosseo di Thyra Hilden e Pio Diaz è trasformato in messa in scena visionaria. L’installazione con il fuoco, legata com’è a un contesto architettonico definito, una volta smontata smette di esistere. Anche l’installazione di Klein smetteva di esistere ogni qualvolta la fiamma si spegneva. Nella differenza tra Klein e Hilden/Diaz sta la svolta che l’arte ha compiuto dopo la rivoluzione telematica. Non tanto per i mezzi usati dai due artisti, legati all’universo tecnologico, quanto perché il ritorno alla rappresentazione e alla narrazione testimonia la necessità dell’artista dell’era post-ideologica di nutrirsi di scenari visionari.
Il Colosseo appartiene all’immaginario collettivo universale, è il simbolo di una civiltà che ha lasciato tracce profonde. Anche per l’uso cinematografico che di esso si è fatto, l’immagine del Colosseo in fiamme è una fantasia comune. Nell’opera di Diaz e Hilden a bruciare non è però solo una grande architettura, a bruciare è un simbolo che, in quanto rappresentazione, in quanto finzione, non consuma una vera catastrofe: spenti i proiettori e smontati gli schermi tutto torna com’era.
Coliseum on fire, evocando il mito dell’Araba Fenice, rappresenta l’utopia di un ritorno alle origini come trasformazione nella futura evoluzione spirituale e tecnologica dell’umanità. Nelle arcate vuote del Colosseo, attraverso il fuoco, vengono registrati i sentimenti contraddittori dell’uomo nella società di oggi, la sua eventualità di perdizione e la sua possibilità di salvezza. Con una speranza, perchè, per dirla con Klein, “nel cuore del vuoto come nel cuore dell’uomo ci sono dei fuochi che bruciano”.
Gianni Mercurio
Il Colosseo ha sempre svolto, sin dalla sua inaugurazione nell’80 d.C., un fondamentale ruolo politico, sociale, economico, variamente dimensionato, in termini territoriali e d’uso, alle epoche e alle vicende storiche. Se l’architettura degli imperatori Flavi nella valle dell’Anfiteatro è risultata, nei secoli, vincente, altrettanto si può affermare per la sua valenza ideologica e simbolica, che ha da tempo varcato i confini nazionali. Il monumento ha assunto, negli anni recenti, un ruolo chiave nel quadro della politica dei beni culturali e, più in generale, dell’economia di Roma: mèta obbligata del turismo di massa, è esso stesso la spia dell’economia dell’intera città, ruolo condiviso su scala nazionale e internazionale con pochi altri luoghi d’arte.
Alla funzione di indicatore, ruolo di per sé passivo, è saldamente connessa l’azione propulsiva di tutela e valorizzazione promossa dallo Stato, in un momento particolarmente delicato sul piano economico.
L’evento artistico, che simula l’incendio del Colosseo, rievoca il mito dell’araba Fenice che risorge dalle proprie ceneri: ancora una volta il monumento è chiamato a svolgere il proprio ruolo di simbolo, di rinnovamento epocale quello di recente promosso dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e dal Comune di Roma, e di auspicio per una più ampia rigenerazione che, sul modello Colosseo, investa la cultura agli albori del terzo millennio.
Rossella Rea- Direttore del Colosseo
Piero Meogrossi – Direttore tecnico del Colosseo
16
settembre 2010
Pio Diaz&Thyra Hilden – Coliseum on Fire
Dal 16 al 19 settembre 2010
performance - happening
serata - evento
serata - evento
Location
ANFITEATRO FLAVIO – COLOSSEO
Roma, Piazza Del Colosseo, (Roma)
Roma, Piazza Del Colosseo, (Roma)
Vernissage
16 Settembre 2010, ore 19
Sito web
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Ufficio stampa
SVEVA FEDE
Autore
Curatore