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Pittori allo specchio
In mostra opere di ventotto artisti italiani del novecento e contemporanei ognuno presente con due dipinti: un autoritratto ed un dipinto significativo, quasi a simboleggiare l’incontro dell’artista, che presenta al tempo stesso il suo lavoro, con il visitatore.
Comunicato stampa
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Giovedì 13 gennaio 2005 alle 18, alla Galleria Ponte Rosso (via Brera 2, Milano) si inaugura la rassegna: “Pittori allo specchio”. In mostra opere di ventotto artisti italiani del novecento e contemporanei ognuno presente con due dipinti: un autoritratto ed un dipinto significativo, quasi a simboleggiare l’incontro dell’artista, che presenta al tempo stesso il suo lavoro, con il visitatore.
Questi gli artisti presentati: Barbieri, Bartolini, Beltrame, Brambati, M. Castellani, Consadori, De Amicis, De Rocchi, Faini, Fedeli, Filocamo, Frai, Frisia, Gasparini, Labò, Lilloni, Longaretti, Luraghi, Melo, Melotto, Morelli, Moro, Motti, Novello, Pastorio, Perelli Cippo, A. Rossi, Spilimbergo
Scrive C. A. GALIMBERTI nella presentazione in catalogo:
È la fisionomia degli artisti che si dispiega in questa nutrita rassegna di autoritratti raccolta accanto ad un’opera di ciascun autore. A fianco dei dipinti che riassumono lo stile e la poetica di ciascun artista ci viene infatti proposto il suo volto attraverso il suo autoritratto, offrendoci l’inedita ed intensa esperienza di poter quasi dialogare ed interrogare la persona di ciascuno di loro, ma rendendoci anche consapevoli di come di fronte all’immagine di ogni figura umana scorra sottile e impercettibile la vibrazione dell’inganno, seppure sollecitata e proposta attraverso la seduzione della pittura.
Si ha qui allora la possibilità di sperimentare, attraverso la bellezza del gesto pittorico, quanta ambiguità sia contenuta nell’apparente certezza fisionomica di un volto ritratto. Già il termine ritratto dice dell’ubiquità di un volto, che perché “ri-tratto” ci viene appunto ora proposto (tratto) ed ora tolto (ritratto) dal nostro sguardo, come qualcosa che non permetterà mai la comprensione completa della persona. Ma anche con il termine persona prosegue l’intrigante alternarsi di verità e finzione, se è vero che gli antichi latini con questa parola intendevano maschera, e dunque ancora una volta qualcosa che mostrandosi contemporaneamente nasconde.
È un mostrarsi che avviene, come si diceva, attraverso la seduzione della pittura, alimentando così ancora l’ingovernabile moto generato dal “sé-durre”, dove appunto non si sa se siamo noi ad esser portati verso l’opera dell’artista o viceversa, coinvolti dalla bellezza della raffigurazione pittorica che ci ripropone l’affasci-nante incertezza che l’arte sempre suggerisce, ed al cui dolcissimo inganno volentieri ci si abbandona da tempi antichissimi, se, come sappiamo, già in latino raffigurare si esprimeva con il verbo fingere.
Se è vero che un autoritratto si compie attraverso l’uso dello specchio è allora per “riflessione” che se ne ottiene la fisionomia, ottenendo così un ulteriore ambiguità dell’immagine, che, si sa, lo specchio restituisce in maniera reciproca e dunque non nella forma in cui ci vedono gli altri. Ma riflettere non significa solo invertire l’immagine, ma anche esercitare il pensiero su di sé, esplorando le nostre profondità ed esercitando così quelle feconde speculazioni sulla nostra persona, scoprendo che speculare ha la sua origine etimologica nel latino speculum, che significa appunto specchio, proprio quello stesso strumento che usa l’artista per compiere il proprio autoritratto. (...)
Questi gli artisti presentati: Barbieri, Bartolini, Beltrame, Brambati, M. Castellani, Consadori, De Amicis, De Rocchi, Faini, Fedeli, Filocamo, Frai, Frisia, Gasparini, Labò, Lilloni, Longaretti, Luraghi, Melo, Melotto, Morelli, Moro, Motti, Novello, Pastorio, Perelli Cippo, A. Rossi, Spilimbergo
Scrive C. A. GALIMBERTI nella presentazione in catalogo:
È la fisionomia degli artisti che si dispiega in questa nutrita rassegna di autoritratti raccolta accanto ad un’opera di ciascun autore. A fianco dei dipinti che riassumono lo stile e la poetica di ciascun artista ci viene infatti proposto il suo volto attraverso il suo autoritratto, offrendoci l’inedita ed intensa esperienza di poter quasi dialogare ed interrogare la persona di ciascuno di loro, ma rendendoci anche consapevoli di come di fronte all’immagine di ogni figura umana scorra sottile e impercettibile la vibrazione dell’inganno, seppure sollecitata e proposta attraverso la seduzione della pittura.
Si ha qui allora la possibilità di sperimentare, attraverso la bellezza del gesto pittorico, quanta ambiguità sia contenuta nell’apparente certezza fisionomica di un volto ritratto. Già il termine ritratto dice dell’ubiquità di un volto, che perché “ri-tratto” ci viene appunto ora proposto (tratto) ed ora tolto (ritratto) dal nostro sguardo, come qualcosa che non permetterà mai la comprensione completa della persona. Ma anche con il termine persona prosegue l’intrigante alternarsi di verità e finzione, se è vero che gli antichi latini con questa parola intendevano maschera, e dunque ancora una volta qualcosa che mostrandosi contemporaneamente nasconde.
È un mostrarsi che avviene, come si diceva, attraverso la seduzione della pittura, alimentando così ancora l’ingovernabile moto generato dal “sé-durre”, dove appunto non si sa se siamo noi ad esser portati verso l’opera dell’artista o viceversa, coinvolti dalla bellezza della raffigurazione pittorica che ci ripropone l’affasci-nante incertezza che l’arte sempre suggerisce, ed al cui dolcissimo inganno volentieri ci si abbandona da tempi antichissimi, se, come sappiamo, già in latino raffigurare si esprimeva con il verbo fingere.
Se è vero che un autoritratto si compie attraverso l’uso dello specchio è allora per “riflessione” che se ne ottiene la fisionomia, ottenendo così un ulteriore ambiguità dell’immagine, che, si sa, lo specchio restituisce in maniera reciproca e dunque non nella forma in cui ci vedono gli altri. Ma riflettere non significa solo invertire l’immagine, ma anche esercitare il pensiero su di sé, esplorando le nostre profondità ed esercitando così quelle feconde speculazioni sulla nostra persona, scoprendo che speculare ha la sua origine etimologica nel latino speculum, che significa appunto specchio, proprio quello stesso strumento che usa l’artista per compiere il proprio autoritratto. (...)
13
gennaio 2005
Pittori allo specchio
Dal 13 gennaio al 27 febbraio 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA PONTE ROSSO
Milano, Via Brera, 2, (Milano)
Milano, Via Brera, 2, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10-12.30 e 15.30-19. Domenica 15.30-19
Vernissage
13 Gennaio 2005, ore 18
Autore