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Play Station
Una mostra dedicata ad arte, gioco e videogioco e alle dinamiche che da essi scaturiscono. La mostra è curata da Valerio Dehò e realizzata in collaborazione con il Kunst Merano Arte.
Comunicato stampa
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Dal 19 dicembre 2009 al 17 gennaio 2010, presso le sale espositive di Ca’ da Noal, TRA - Treviso Ricerca Arte, organizza PLAY STATION, una mostra dedicata ad arte, gioco e videogioco e alle dinamiche che da essi scaturiscono. La mostra è curata da Valerio Dehò e realizzata in collaborazione con il Kunst Merano Arte. Una sezione della mostra sarà in esposizione anche presso lo Spazio Paraggi, situato in via Pescatori 23 a Treviso.
Giocare è un’attività molto seria, ma in questo non vi è alcuna contraddizione perché il gioco è alla base dell’apprendimento. I bambini, come i cuccioli degli animali, imparano a vivere, a difendersi e a collaborare, attraverso l’attività ludica. Questa è la prima esperienza possibile, la prima educazione alla vita. Tutto viene simulato, anche l’aggressività e la lotta per la sopravvivenza. Per questo saper giocare vuol dire aver raggiunto una maturità e consapevolezza nell’affrontare le esperienze della vita adulta.
Gli artisti che partecipano a questa mostra usano il linguaggio del gioco in modi assolutamente diversi, ma ne conservano il principio. Del resto i giochi sono molti diversi tra di loro e spesso è quasi impossibile trovare delle dirette affinità. I giochi di carte sono molto diversi da quelli con la palla e questi sono un’altra cosa rispetto ai giochi di ruolo. Il filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein, si è occupato a lungo di questi problemi e ha sottolineato come i giochi abbiamo delle somiglianze, possiedono un family feeling, a gruppi piuttosto possedere elementi universali. Non esiste una caratteristica comune e questa particolarità è condivisa con le opere d’arte che non possiedono tutte un comune denominatore che le differenzi e le caratterizzi come arte. Riconosciamo i giochi e le opere d’arte per “somiglianze di famiglia”.
La mostra indaga la pratica del gioco e non si sofferma sul giocattolo in sé. Dal mondo meccanico al mondo elettronico gli artisti hanno realizzato delle opere che spaziano dalla poesia e la follia di giochi naif in metallo riciclato naif come in Francesco Bocchini, alle simulazioni e gli spiazzamento di Marco di Giovanni o alle metafore scientifiche di Tomas Eller. Le opere di Chiara Lecca hanno qualcosa d’inquietante essendo dei giocattoli che portano in sé il mondo contadino e le ambiguità sessuali. Josef Rainer non solo crea un mondo lillipuziano ma realizza dei televisori clorati, ma non rassicuranti. Enrico T. De Paris, con i suoi “cromosomi” sempre più grandi e complessi, mette insieme passato e futuro, giocattoli low cost e tecnologia digitale. Thomas Feuerstein, con un progetto site specific, rielabora un gioco sud tirolese invitando il pubblico alla partecipazione.
E anche l’interazione ha un ruolo particolare e necessario. I videogames sono molto simili all’arte interattiva e viene spontaneo chiedersi se il giocatore debba essere considerato un performer. Nei videogames c’è molto della performance artistica: innanzitutto chi gioca si trova immediatamente sbalzato in uno spazio estraneo, che appare come “altro da sé”, uno spazio della rappresentazione di cui virtualmente si entra a far parte dal momento in cui s’inizia a giocare. Il videogame di Antonio Riello parte dallo sbarco dei clandestini sulle coste pugliesi per creare una vera e propria guerra simulata. Così anche il giovane gruppo austriaco degli ZugZwangZukunft modificano dei video games tradizionale, come il celebre ping pong, per adattare dei propri software con dei nuovi giochi di simulazione.
La mostra PLAY STATION è quindi un’occasione per grandi e ragazzi non solo di affrontare la visione che hanno gli artisti del giocare, ma anche per divertirsi a scoprire una nuova esperienza del mondo.
Appuntamenti paralleli alla mostra “PLAY STATION”.
• 18 Novembre 2009: conferenza sul tema “Fashion Game: il mettersi in gioco della moda” con Maria Luisa Frisa, Direttore del Corso di laurea in Design della Moda presso la Facoltà di Design e Arti di Venezia (IUAV), Guido Guerzoni, docente di Arts Management all’Università Bocconi e Valerio Deho, Curatore della mostra Play Station. Intervento di Ennio Bianco, Vice Presidente Unindustria Treviso.
• Dicembre 2009: conferenza congiunta del prof. Pierluigi Sacco e dell’artista Antonio Riello sulla cultura dell’industria dei videogiochi.
• Gennaio 2010: conferenza con argomento “Design e gioco” condotta dal prof. Gianluigi Pescolderung, Docente presso lo IUAV.
Giocare è un’attività molto seria, ma in questo non vi è alcuna contraddizione perché il gioco è alla base dell’apprendimento. I bambini, come i cuccioli degli animali, imparano a vivere, a difendersi e a collaborare, attraverso l’attività ludica. Questa è la prima esperienza possibile, la prima educazione alla vita. Tutto viene simulato, anche l’aggressività e la lotta per la sopravvivenza. Per questo saper giocare vuol dire aver raggiunto una maturità e consapevolezza nell’affrontare le esperienze della vita adulta.
Gli artisti che partecipano a questa mostra usano il linguaggio del gioco in modi assolutamente diversi, ma ne conservano il principio. Del resto i giochi sono molti diversi tra di loro e spesso è quasi impossibile trovare delle dirette affinità. I giochi di carte sono molto diversi da quelli con la palla e questi sono un’altra cosa rispetto ai giochi di ruolo. Il filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein, si è occupato a lungo di questi problemi e ha sottolineato come i giochi abbiamo delle somiglianze, possiedono un family feeling, a gruppi piuttosto possedere elementi universali. Non esiste una caratteristica comune e questa particolarità è condivisa con le opere d’arte che non possiedono tutte un comune denominatore che le differenzi e le caratterizzi come arte. Riconosciamo i giochi e le opere d’arte per “somiglianze di famiglia”.
La mostra indaga la pratica del gioco e non si sofferma sul giocattolo in sé. Dal mondo meccanico al mondo elettronico gli artisti hanno realizzato delle opere che spaziano dalla poesia e la follia di giochi naif in metallo riciclato naif come in Francesco Bocchini, alle simulazioni e gli spiazzamento di Marco di Giovanni o alle metafore scientifiche di Tomas Eller. Le opere di Chiara Lecca hanno qualcosa d’inquietante essendo dei giocattoli che portano in sé il mondo contadino e le ambiguità sessuali. Josef Rainer non solo crea un mondo lillipuziano ma realizza dei televisori clorati, ma non rassicuranti. Enrico T. De Paris, con i suoi “cromosomi” sempre più grandi e complessi, mette insieme passato e futuro, giocattoli low cost e tecnologia digitale. Thomas Feuerstein, con un progetto site specific, rielabora un gioco sud tirolese invitando il pubblico alla partecipazione.
E anche l’interazione ha un ruolo particolare e necessario. I videogames sono molto simili all’arte interattiva e viene spontaneo chiedersi se il giocatore debba essere considerato un performer. Nei videogames c’è molto della performance artistica: innanzitutto chi gioca si trova immediatamente sbalzato in uno spazio estraneo, che appare come “altro da sé”, uno spazio della rappresentazione di cui virtualmente si entra a far parte dal momento in cui s’inizia a giocare. Il videogame di Antonio Riello parte dallo sbarco dei clandestini sulle coste pugliesi per creare una vera e propria guerra simulata. Così anche il giovane gruppo austriaco degli ZugZwangZukunft modificano dei video games tradizionale, come il celebre ping pong, per adattare dei propri software con dei nuovi giochi di simulazione.
La mostra PLAY STATION è quindi un’occasione per grandi e ragazzi non solo di affrontare la visione che hanno gli artisti del giocare, ma anche per divertirsi a scoprire una nuova esperienza del mondo.
Appuntamenti paralleli alla mostra “PLAY STATION”.
• 18 Novembre 2009: conferenza sul tema “Fashion Game: il mettersi in gioco della moda” con Maria Luisa Frisa, Direttore del Corso di laurea in Design della Moda presso la Facoltà di Design e Arti di Venezia (IUAV), Guido Guerzoni, docente di Arts Management all’Università Bocconi e Valerio Deho, Curatore della mostra Play Station. Intervento di Ennio Bianco, Vice Presidente Unindustria Treviso.
• Dicembre 2009: conferenza congiunta del prof. Pierluigi Sacco e dell’artista Antonio Riello sulla cultura dell’industria dei videogiochi.
• Gennaio 2010: conferenza con argomento “Design e gioco” condotta dal prof. Gianluigi Pescolderung, Docente presso lo IUAV.
19
dicembre 2009
Play Station
Dal 19 dicembre 2009 al 17 gennaio 2010
arte contemporanea
Location
CASA ROBEGAN
Treviso, Via Antonio Canova, 38, (Treviso)
Treviso, Via Antonio Canova, 38, (Treviso)
Orario di apertura
da martedì a domenica, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.00 Spazio Paraggi
da mercoledì a venerdì, dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30 sabato dalle 16.00 alle 19.30
Vernissage
19 Dicembre 2009, ore 18.30
Sito web
www.trevisoricercaarte.org
Ufficio stampa
DASLER
Autore
Curatore