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Playlist – Brit Pop Art 1985–2010
Playlist è un progetto che chiama critici e curatori attivi sul suolo italiano e non a presentare, in una serata conviviale e aperta, una compilation di video “del cuore” per la durata di 60 minuti.
Comunicato stampa
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BRIT POP ART 1985 – 2010
Quando è uscito “Country House” Damon Albarn aveva circa la stessa mia età in questo momento, e io esattamente la metà dei suoi anni. Ancora non sapevo che l'arte sarebbe stata la mia strada: per me, è venuta prima la musica, il Brit Pop. Erano gli anni '90, quelli del New Labour e della Young British Art; gli anni in cui il Regno Unito viveva una nuova esperienza sinestetica, un deja-vu di quella che trent'anni prima era stata la “Swingin' London”, un'unità di intenti tra forze intellettuali che cercano legittimazione nelle diverse classi sociali del paese. Inevitabilmente, arte e musica ricominciarono a viaggiare unite. Non più solo copertine e foto su giornali scandalistici però, il terreno fertile per la nuova contaminazione, ora, è quello del videoclip: arte e musica possono ormai entrare nelle case di ogni abitante del pianeta grazie alla televisione. Dalle prime sofisticate sperimentazioni di Derek Jarman, che con Smiths e Suede chiude gli anni Ottanta per inaugurare il decennio successivo, alla rivincita del POP della YBA, che sfonda il muro del nuovo millennio, fino alla ricerca attuale di artisti come Matthew Stone, erede dei “giovani” degli anni Novanta ma con un occhio fisso sul Caravaggio, tanto caro al mercuriale Jarman; non senza un omaggio un Old Master come L.S. Lowry, e uno sconfinamento dallo schermo alla galleria stessa, in un cerchio i cui capi tendono – come in un paradosso di Zenone – ad avvicinarsi sempre di più senza mai tuttavia riuscire a congiungersiQuando è uscito “Country House” Damon Albarn aveva circa la stessa mia età in questo momento, e io esattamente la metà dei suoi anni. Ancora non sapevo che l'arte sarebbe stata la mia strada: per me, è venuta prima la musica, il Brit Pop. Erano gli anni '90, quelli del New Labour e della Young British Art; gli anni in cui il Regno Unito viveva una nuova esperienza sinestetica, un deja-vu di quella che trent'anni prima era stata la “Swingin' London”, un'unità di intenti tra forze intellettuali che cercano legittimazione nelle diverse classi sociali del paese. Inevitabilmente, arte e musica ricominciarono a viaggiare unite. Non più solo copertine e foto su giornali scandalistici però, il terreno fertile per la nuova contaminazione, ora, è quello del videoclip: arte e musica possono ormai entrare nelle case di ogni abitante del pianeta grazie alla televisione. Dalle prime sofisticate sperimentazioni di Derek Jarman, che con Smiths e Suede chiude gli anni Ottanta per inaugurare il decennio successivo, alla rivincita del POP della YBA, che sfonda il muro del nuovo millennio, fino alla ricerca attuale di artisti come Matthew Stone, erede dei “giovani” degli anni Novanta ma con un occhio fisso sul Caravaggio, tanto caro al mercuriale Jarman; non senza un omaggio un Old Master come L.S. Lowry, e uno sconfinamento dallo schermo alla galleria stessa, in un cerchio i cui capi tendono – come in un paradosso di Zenone – ad avvicinarsi sempre di più senza mai tuttavia riuscire a congiungersi
Video listing:
“Three Songs by The Smiths”, regia di Derek Jarman, 1986
Suede “So young”, regia di Derek Jarman, 1993
Blur “Country House”, regia di Damien Hirst, 1995
Pulp “Help the Aged”, Art Director John Currin, 1997
Blur “Good Song”, animazione di David Shrigley, 2003
Franz Ferdinand “Do you want to?”, 2005
Babyshambles “The Blinding”, 2006
Oasis “The Masterplan”, 2006
The Peth “Let's go fucking mental”, regia di Jake Chapman, 2008
Spiritualized “You Lie You Cheat”, regia di Jake Chapman, 2008
The Hours “See the Light”, Art Director Damien Hirst, 2009
P.J. Harvey & John Parish “Black Hearted Love”, regia di Jake&Dino Chapman, 2009
These New Puritans “Attack Music”, regia di Matthew Stone, 2010
Quando è uscito “Country House” Damon Albarn aveva circa la stessa mia età in questo momento, e io esattamente la metà dei suoi anni. Ancora non sapevo che l'arte sarebbe stata la mia strada: per me, è venuta prima la musica, il Brit Pop. Erano gli anni '90, quelli del New Labour e della Young British Art; gli anni in cui il Regno Unito viveva una nuova esperienza sinestetica, un deja-vu di quella che trent'anni prima era stata la “Swingin' London”, un'unità di intenti tra forze intellettuali che cercano legittimazione nelle diverse classi sociali del paese. Inevitabilmente, arte e musica ricominciarono a viaggiare unite. Non più solo copertine e foto su giornali scandalistici però, il terreno fertile per la nuova contaminazione, ora, è quello del videoclip: arte e musica possono ormai entrare nelle case di ogni abitante del pianeta grazie alla televisione. Dalle prime sofisticate sperimentazioni di Derek Jarman, che con Smiths e Suede chiude gli anni Ottanta per inaugurare il decennio successivo, alla rivincita del POP della YBA, che sfonda il muro del nuovo millennio, fino alla ricerca attuale di artisti come Matthew Stone, erede dei “giovani” degli anni Novanta ma con un occhio fisso sul Caravaggio, tanto caro al mercuriale Jarman; non senza un omaggio un Old Master come L.S. Lowry, e uno sconfinamento dallo schermo alla galleria stessa, in un cerchio i cui capi tendono – come in un paradosso di Zenone – ad avvicinarsi sempre di più senza mai tuttavia riuscire a congiungersiQuando è uscito “Country House” Damon Albarn aveva circa la stessa mia età in questo momento, e io esattamente la metà dei suoi anni. Ancora non sapevo che l'arte sarebbe stata la mia strada: per me, è venuta prima la musica, il Brit Pop. Erano gli anni '90, quelli del New Labour e della Young British Art; gli anni in cui il Regno Unito viveva una nuova esperienza sinestetica, un deja-vu di quella che trent'anni prima era stata la “Swingin' London”, un'unità di intenti tra forze intellettuali che cercano legittimazione nelle diverse classi sociali del paese. Inevitabilmente, arte e musica ricominciarono a viaggiare unite. Non più solo copertine e foto su giornali scandalistici però, il terreno fertile per la nuova contaminazione, ora, è quello del videoclip: arte e musica possono ormai entrare nelle case di ogni abitante del pianeta grazie alla televisione. Dalle prime sofisticate sperimentazioni di Derek Jarman, che con Smiths e Suede chiude gli anni Ottanta per inaugurare il decennio successivo, alla rivincita del POP della YBA, che sfonda il muro del nuovo millennio, fino alla ricerca attuale di artisti come Matthew Stone, erede dei “giovani” degli anni Novanta ma con un occhio fisso sul Caravaggio, tanto caro al mercuriale Jarman; non senza un omaggio un Old Master come L.S. Lowry, e uno sconfinamento dallo schermo alla galleria stessa, in un cerchio i cui capi tendono – come in un paradosso di Zenone – ad avvicinarsi sempre di più senza mai tuttavia riuscire a congiungersi
Video listing:
“Three Songs by The Smiths”, regia di Derek Jarman, 1986
Suede “So young”, regia di Derek Jarman, 1993
Blur “Country House”, regia di Damien Hirst, 1995
Pulp “Help the Aged”, Art Director John Currin, 1997
Blur “Good Song”, animazione di David Shrigley, 2003
Franz Ferdinand “Do you want to?”, 2005
Babyshambles “The Blinding”, 2006
Oasis “The Masterplan”, 2006
The Peth “Let's go fucking mental”, regia di Jake Chapman, 2008
Spiritualized “You Lie You Cheat”, regia di Jake Chapman, 2008
The Hours “See the Light”, Art Director Damien Hirst, 2009
P.J. Harvey & John Parish “Black Hearted Love”, regia di Jake&Dino Chapman, 2009
These New Puritans “Attack Music”, regia di Matthew Stone, 2010
20
maggio 2010
Playlist – Brit Pop Art 1985–2010
20 maggio 2010
arte contemporanea
presentazione
incontro - conferenza
serata - evento
presentazione
incontro - conferenza
serata - evento
Location
NEON>CAMPOBASE
Bologna, Via Francesco Zanardi, 2/5, (Bologna)
Bologna, Via Francesco Zanardi, 2/5, (Bologna)
Orario di apertura
ore 20.00 - 21.30
Vernissage
20 Maggio 2010, ore 20.00
Curatore