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Playlist – Videoformalismi
I tre autori che presento alla Galleria Neon sotto il titolo di “Videoformalismi” presentano tre modi diversamente interessanti e formalizzanti di usare il video.
Comunicato stampa
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È passato più di un decennio dall’apparizione di Bill Viola al Padiglione americano alla Biennale di Venezia e dal conseguente inserimento del video fra gli strumenti espressivi alla pari degli altri usati nell’arte contemporanea.
L’enorme successo del gruppo degli “Young British” degli anni novanta ha reso visibile quella videoarte che era stata durante gli anni ottanta una variante alternativa, separatista e attivista al ritorno alla pittura della Transavanguardia.
La finale legittimazione delle due Biennali di Szeeman ha indicato nel video come nella fotografia i due media portanti dell’uscita dalla problematica postmoderna.
È curioso però che questa responsabilizzazione del video abbia portato ad alcune scelte che ridiscutono le sue premesse di linguaggio che critica e formalizza l’anonimato linguistico della televisione. La casualità e la volontaria sciattezza sono diventati gli elementi connotanti una “videoespansione” che ha toccato (anche se in forma sporadica ) quasi tutti gli artisti contemporanei.
Un’ estetica da CNN sui teatri di guerra era la dominante di Documenta di qualche anno fa, il talk show italiano e la “verità” del video amatoriale ha rimpiazzato lo sperimentalismo formale degli anni ottanta.
Certo con le dovute eccezioni, come il bel lavoro di Shirin Neshat, di Sam Taylor Wood e di Tony Oursler.
Ma di fronte all’integrazione del video sembra giusto porsi di nuovo le classiche domande della sperimentazione contemporanea sulla necessità della forma come elemento di verità e necessità di un linguaggio, il video, che deve ricavare la sua qualità espressiva con un necessario scarto dall’universo televisivo e dalla proliferazione della comunicazione audiovisiva sulla rete e attraverso cellulari, schermi a plasma e nei mille diversi modi che stiamo vivendo.
Come negli anni 80 “Video Is Not Television!”
I tre autori che presento alla Galleria Neon sotto il titolo di “Videoformalismi” presentano tre modi diversamente interessanti e formalizzanti di usare il video.
“Absolutely Cuckoo” degli “Elastic Group” utilizza sistematicamente degli effetti di distorsione e morphing per organizzare una narrazione della “sorpresa” visiva.
Così come in altri loro lavori l’uso di obiettivi a ultrarosso immergono le cose in una luce verdastra e spettrale.
Marinella Senatore in "All the things i need" presenta un eccentrico musical, dove persone fotografate con luci e tecniche accurate e “cinematografiche” cantano melanconicamente desideri e paure, in interni/memoria che rinviano a molto cinema d’autore e insieme alla tradizione del cinema musicale.
Il norvegese Crispin Gurholt lavora su “tableaux vivants” collocati in situazioni diverse e a volte, come in questo caso, nell’ambiente d’arte.
Nel suo video “Vernissage” ferma in un “freeze” glaciale i gesti e gli atteggiamenti tipici del sistema dell’arte nella cerimonia che maggiormente oggi lo rappresenta: il Vernissage.
Fermati nel tempo e nel dato culturale i personaggi ( attori ) sono monumento all’aspetto cerimoniale dell’arte e al suo “raffreddarsi” come funzione linguistica.
I valori “stilizzanti” presenti nei tre lavori affermano un dato che mi sembra importante: la centralità del formalismo visivo nell’uso del video oggi, irrinunciabile elemento espressivo del linguaggio audiovisivo.
L’enorme successo del gruppo degli “Young British” degli anni novanta ha reso visibile quella videoarte che era stata durante gli anni ottanta una variante alternativa, separatista e attivista al ritorno alla pittura della Transavanguardia.
La finale legittimazione delle due Biennali di Szeeman ha indicato nel video come nella fotografia i due media portanti dell’uscita dalla problematica postmoderna.
È curioso però che questa responsabilizzazione del video abbia portato ad alcune scelte che ridiscutono le sue premesse di linguaggio che critica e formalizza l’anonimato linguistico della televisione. La casualità e la volontaria sciattezza sono diventati gli elementi connotanti una “videoespansione” che ha toccato (anche se in forma sporadica ) quasi tutti gli artisti contemporanei.
Un’ estetica da CNN sui teatri di guerra era la dominante di Documenta di qualche anno fa, il talk show italiano e la “verità” del video amatoriale ha rimpiazzato lo sperimentalismo formale degli anni ottanta.
Certo con le dovute eccezioni, come il bel lavoro di Shirin Neshat, di Sam Taylor Wood e di Tony Oursler.
Ma di fronte all’integrazione del video sembra giusto porsi di nuovo le classiche domande della sperimentazione contemporanea sulla necessità della forma come elemento di verità e necessità di un linguaggio, il video, che deve ricavare la sua qualità espressiva con un necessario scarto dall’universo televisivo e dalla proliferazione della comunicazione audiovisiva sulla rete e attraverso cellulari, schermi a plasma e nei mille diversi modi che stiamo vivendo.
Come negli anni 80 “Video Is Not Television!”
I tre autori che presento alla Galleria Neon sotto il titolo di “Videoformalismi” presentano tre modi diversamente interessanti e formalizzanti di usare il video.
“Absolutely Cuckoo” degli “Elastic Group” utilizza sistematicamente degli effetti di distorsione e morphing per organizzare una narrazione della “sorpresa” visiva.
Così come in altri loro lavori l’uso di obiettivi a ultrarosso immergono le cose in una luce verdastra e spettrale.
Marinella Senatore in "All the things i need" presenta un eccentrico musical, dove persone fotografate con luci e tecniche accurate e “cinematografiche” cantano melanconicamente desideri e paure, in interni/memoria che rinviano a molto cinema d’autore e insieme alla tradizione del cinema musicale.
Il norvegese Crispin Gurholt lavora su “tableaux vivants” collocati in situazioni diverse e a volte, come in questo caso, nell’ambiente d’arte.
Nel suo video “Vernissage” ferma in un “freeze” glaciale i gesti e gli atteggiamenti tipici del sistema dell’arte nella cerimonia che maggiormente oggi lo rappresenta: il Vernissage.
Fermati nel tempo e nel dato culturale i personaggi ( attori ) sono monumento all’aspetto cerimoniale dell’arte e al suo “raffreddarsi” come funzione linguistica.
I valori “stilizzanti” presenti nei tre lavori affermano un dato che mi sembra importante: la centralità del formalismo visivo nell’uso del video oggi, irrinunciabile elemento espressivo del linguaggio audiovisivo.
23
aprile 2009
Playlist – Videoformalismi
23 aprile 2009
serata - evento
Location
NEON>CAMPOBASE
Bologna, Via Francesco Zanardi, 2/5, (Bologna)
Bologna, Via Francesco Zanardi, 2/5, (Bologna)
Vernissage
23 Aprile 2009, ore 20.00-22
Autore
Curatore