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Poker di mostre a Satura
Comunicato stampa
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sabato 14 gennaio 2006 ore 17,00
sala maggiore – inaugurazione
< STANZE D’AUTUNNO >
mostra personale di Anna Bettarini
a cura di Valerio P. Cremolini
aperta fino al 1 febbraio 2006
dal martedì al sabato ore 16,30 – 19,00
chiuso lunedì e festivi
Genova, SATURA Associazione Culturale
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s’inaugura, nella sede dell’Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 14 gennaio 2006 alle ore 17.00, la mostra personale di Anna Bettarini < Stanze d’autunno >. A cura di Valerio P. Cremolini. Nella pittura di questa giovane artista non si coglie alcuna predominanza fra la forma ed il contenuto, binomio che in ogni dipinto si delinea fondamentale ed espresso con avvedute e convincenti modalità esecutive. L’immediata percezione di immagini della quotidianità, la pienezza dominante di toni terrosi, l’accentuazione di un’austerità formale, la non vaga spinta intimista, rappresentano alcune delle radici su cui si innerva la pittura non edulcorata, ma poeticamente aspra della Bettarini. Nelle attraenti “stanze” dimora davvero la malinconia dell’autunno ed i simboli chiamati ad evocarlo (arredi, poltrone, angoli di case abbienti, ecc.) con i loro magici e circoscritti silenzi inducono ragionevolmente ad attribuire sempre maggiori responsabilità al nostro essere.
Anche la tecnica mai titubante conferisce scioltezza e maturità ad una pittura, che predilige l’inquietante e problematico colorismo per scandire il visibile e l’invisibile dell’esistenza. Siamo di fronte ad una ricerca fondata non su basi emotive, ma su ben preciso processo pittorico, nel quale l’istinto non contrasta con la ragione. Dalla dosata combinazione nascono immagini che ricreano le verità del reale con i dubbi e le incertezze che lo animano ed il colore, indiscusso primo attore nelle tele di Anna Bettarini, sviluppa qualità dialoganti di non breve durata.
Allineate l’una all’altra, infatti, le esigenti, espressive ed allegoriche tele della pittrice sviluppano concrete potenzialità comunicative, riccamente sostenute dalla carica simbolica di comuni cose, che esplicitano pensieri, concorrendo a definire i contorni della propria, inimitabile visione della vita e del mondo.
sabato 14 gennaio 2006 ore 17,00
sala prima – inaugurazione
< MAGIE A MANI NUDE >
mostra personale di Agnese Marchitto
a cura di Beba Marsano
aperta fino al 1 febbraio 2006
dal martedì al sabato ore 16,30 – 19,00
chiuso lunedì e festivi
Genova, SATURA Associazione Culturale
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s’inaugura, nella sede dell’Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 14 gennaio 2006 alle ore 17.00, la mostra personale di Agnese Marchitto < Magie a mani nude >. A cura di Beba Marsano.
Yean Dubuffet chiama “magia a mani nude” quell’arte di chi - senza mediazioni intellettuali - è capace di trasformare in immagini i voli del cuore. Sortilegio di cui non sono capaci che i folli, i mistici, i sognatori. Artisti inconsapevoli, ignari di accademie e di mercato, la cui verità, svestita di ambizioni, seduce con il suo sapore di assoluto. Agnese Marchitto sarebbe piaciuta a Yean Dubuffet.
Per il commovente candore con cui da forma ai suoi sogni. Per l’incantato stupore con cui riesce a trasformare in fiaba i pensieri. Per la sacralità di cui è in grado di vestire la sua apparente semplicità. Agnese chiama i suoi lavori “mandala”, ovvero - secondo il concetto tibetano - una libera creazione risultato finale di una contemplazione. I suoi strumenti non sono quelli tradizionali della pittura, colori e pennelli, bensì un repertorio di materiali fantasioso e casuale fatto di cartoncini e carte colorate, paillettes, fili di lana e di erba. Con questi Agnese da forma al suo mondo. Un mondo fatto di armonia, di bellezza e di impalpabile leggerezza. Un mondo dove tutto è possibile perché, semplicemente, con l’amore nulla è impossibile.
sabato 14 gennaio 2006 ore 17,00
sala colonna – inaugurazione
< ADOLFO LORENZETTI >
mostra personale
a cura di Mario Rocchi
aperta fino al 1 febbraio 2006
dal martedì al sabato ore 16,30 – 19,00
chiuso lunedì e festivi
Genova, SATURA Associazione Culturale
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s’inaugura, nella sede dell’Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 14 gennaio 2006 alle ore 17.00, la mostra personale di Adolfo Lorenzetti. A cura di Mario Rocchi.
Quando per la prima volta la natura morta fece la sua apparizione in pittura ad opera del Caravaggio, siamo alla fine del '500, si trattò di una novità assoluta. Sino ad allora i temi sacri e la ritrattistica atta a celebrare la grandiosità dei potenti del tempo, erano i generi pittorici più importanti rappresentati nell'arte. Per la prima volta la natura viene eletta a soggetto dell'opera con un nuovo e proprio genere. Quindi non saranno più le presenze ideali ad essere scelte come testimoni stilistici, bensì quelle reali e naturali. Da lì, il percorso della natura morta come rappresentazione di soggetti inanimati, in genere fiori, frutta, ortaggi, strumenti musicali, con i loro contenuti simbolici e le connotazioni emblematiche, ha avuto vari momenti stilistici. Risentì dei toni decorativi e sfarzosi del barocco, quindi del neo classico in cui prevalsero gli schematismi di composizione, sino all' 800 in cui, cessando di essere genere, dette spazio alla libertà creativa dell'artista, per poi giungere al '900 in cui la storia della natura morta si inserisce nella diversificazione delle arti visive. Quindi di volta in volta la natura morta sarà la palese manifestazione di una determinata avanguardia storica.
Ho voluto fare questo breve excursus per poter inquadrare meglio la pittura di Adolfo Lorenzetti. Le opere che presenta in questa rassegna, sono tutte nature morte. E proprio riallacciandosi all'ultima frase di quanto detto sopra, queste tele sono a loro modo, una palese dimostrazione di una personale avanguardia. Sì, certamente si potrà parlare di iperrealismo, anche di un certo tipo di neofigurazione, ma sta di fatto che il Lorenzetti affronta gli oggetti nella loro particolare messa in posa, con una descrizione minuziosa e appassionata elevando tecnicamente e qualitativamente ogni singolo componente dell' opera. C'è, nella pittura del Lorenzetti, l'attenzione verso nuove concezioni spaziali, nuovi livelli di analisi strutturale e cromatica. Quindi quello che a prima vista può sembrare descrizione fredda, asettica, a ben osservare si traduce in uno sguardo a suo modo appassionato, forse gioioso. Le tematiche dell'annientamento, della fragilità, della caducità proprie di questo genere pittorico, non sono presenti nel pittore lucchese che guarda invece alla natura morta al di là del suo valore simbolico cogliendone la bellezza delle linee, dei colori, delle forme. Nessun significato moraleggiante dunque, ma sguardo limpido verso un soggetto che, prima di tutto, è qualcosa che attrae la sensibilità dell'artista per le sensazioni che sprigiona e che, per Lorenzetti, sono sensazioni strettamente legate alla bellezza degli oggetti ritratti. Una pittura quindi che, oltre all'originalità dello stile, ha dalla sua l'amabilità, la serenità e la piacevolezza.
sabato 14 gennaio 2006 ore 17,00
sala pozzo e cisterna – inaugurazione
< Il DOPPIO LINGUAGGIO >
mostra personale di Silvia Burzio
a cura di Miriam Cristaldi
aperta fino al 1 febbraio 2006
dal martedì al sabato ore 16,30 – 19,00
chiuso lunedì e festivi
Genova, SATURA Associazione Culturale
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s’inaugura, nella sede dell’Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), Sabato 14 gennaio 2006 alle ore 17.00, la mostra personale di Silvia Burzio < Il doppio linguaggio >. A cura di Miriam Cristaldi.
L'opera scultorea della giovane torinese Silvia Burzio nasce dalla terra, dalla manipolazione dell’argilla da cui prendono forma teste, corpi, volti spesso dormienti o con lo sguardo fisso verso un punto lontano. Si materializzano così delicati visi femminili con labbra carnose ed occhi affilati, sovente resi in candida terracotta che li trasfigura concentrandoli in affondi spirituali che li astraggono dal reale per proiettarli in dimensioni più prettamente simboliche. In particolare, il delicato ovale di una fanciulla - stretto in un telo - risalta la delicatezza del modellato su cui scivola armoniosa la luce senza creare contrasti o violenze segniche: anzi, sottolineandone la dolcezza dei lineamenti nella bianca luminosità della materia, ribaltando la fisicità nella sfera del sacro.
Ma Silvia Burzio - che ha una preparazione culturale scientifica e si occupa di comunicazione ed educazione ambientale - sembra riversare nel suo lavoro l'aspetto relativo alla propria conoscenza attraverso un secondo linguaggio espressivo che in qualche modo si relaziona col “fuori da sé” aprendo un dialogo tra l'architettura dello spazio e le sue opere a carattere architettonico. Prendono allora corpo una serie di sculture labirintiche, ricche di scale che salgono o scendono i vari dislivelli che l'autrice ironicamente si diverte a costruire attraverso fughe prospettiche spericolate e dove profonde voragini si aprono in corrispondenza di alte pareti murarie.
Un fare scultura, questo della Burzio, che - pur tenendo conto del mondo nuovo di cui l'artista è partecipe solo dall'esterno facendogli ironicamente il verso - assegna all'arte una sorta di funzione riabilitativa delle tecniche tradizionali recuperando procedimenti antichi come quello della porcellana o del raku. Mentre l'immagine figurale può codificarsi come prolungamento dell'essere profondo dell'artista, le architetture possono metaforizzare la dimensione psichica in cui oggi ci si muove. Ciò permette all'autrice di “giocare” tranquillamente con tali, differenti, complesse realtà.
sabato 14 gennaio 2006 ore 17,00
sala portico – inaugurazione
< LA POETICA DEL CONTRASTO >
mostra personale di Luisa Giovagnoli
a cura di Miriam Cristaldi
aperta fino al 1 febbraio 2006
dal martedì al sabato ore 16,30 – 19,00
chiuso lunedì e festivi
Genova, SATURA Associazione Culturale
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s’inaugura, nella sede dell’Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), Sabato 14 gennaio 2006 alle ore 17.00, la mostra personale di Luisa Giovagnoli < La poetica del contrasto >. A cura di Miriam Cristaldi.
“Germinazioni deliranti complicate al punto di diventare nient'altro che dei labirintici grovigli di circonvoluzioni vegetali, organiche o mentali”, così un critico definiva negli anni sessanta l'affabulante pittura di André Masson, artista surrealista francese che poneva se stesso a soggetto dell'arte attraverso lo svelamento del proprio subconscio servendosi delle iridescenti maglie del sogno. Anche la pittura ad olio di Luisa Giovagnoli si avvale di certe deformazioni e anamorfosi del reale affidandosi a stimolanti e faraginosi sogni ad occhi aperti, rivelatori di quella parte intima che sfugge al razionale e che ingombra con le sue spire le anse cerebrali. E lo fa, in qualche misura, proprio attraverso una pittura istintuale, “di stomaco”, che si abbandona ai vortici, volteggi, moti ondosi che avvolgono il reale durante il cedimento del controllo mentale.
Prende corpo allora un magma pittorico fluido, ondeggiante in spire barocche, dal quale emergono figure femminili sovente accostate a quelle maschili, dialetticamente poste in acceso antagonismo, oppure si agglutinano voluttuose forme vagamente simili a strutture di animali (uccelli) o vegetali, intrecciate a iperbolici frammenti umani e a strutture architettoniche ambientali.
Un surrealismo sui generis, dunque, che però sa prendere le distanze attraverso la presenza - sempre più convincente nel cammino pittorico dell'autrice - di elementi lineari interagenti con l'ostensivo e polomorfico elemento curvilineo. Si tratta di delicati elementi geometrici parallelepipedali che, sempre meno timidamente, fioriscono nell'area del supporto come soggetti portatori di “giudizio”, in qualche modo leggibili come un larvato controllo sull'onda che tracima e perciò argini psichici che frenano lo scorrere tumultuoso del flusso per condurre ad una benefica riflessione.
Freni inibitori, quindi, delicati e precisi puntelli capaci di richiamare all'ordine e di invocare lo stato d'equilibrio compositivo, sia fisico che mentale.
Prende avvio, in questo senso, una dicotomia linguistica dove linee e superfici piane realizzate con armoniche e delicate trasparenze pittoriche interagiscono con intrecci fluttuanti spiraliformi, resi plastici da pastose densità cromatiche. La Natura, qui sottesa ma fortemente evocata dal colore e da certe asprezze e visceralità cespugliose, sembra voler denunciare le deturpazioni e violenze subite dall'uomo contemporaneo quando minaccia i delicati equilibri di precari ecosistemi.
In particolare, mi sembra di cogliere più specificamente la complessità del vivere odierno - sottoposto a crisi d'identità in cui si assiste alla caduta dei referenti in attesa di nuovi modelli identitari - nell'ultimo dipinto eseguito in ordine di tempo dalla Giovagnoli (un autoritratto?) in cui si ravvisano due silhouette femminili identiche di cui una, però, è posizionata capovolta come la regina nelle carte da gioco.
E' metafora, questa, della schisi di una stessa unità in cui l' “io” si scinde in sottomultipli, proprio come afferma l'antropologo romano Massimo Canevacci quando spiega che oggi si vive “l'eccesso” contemporaneo attraverso la frammentazione dell' “io” scomposto in tanti “ii”.
Più in particolare, sembra di cogliere il nostro proporsi in realtà sdoppiate attraverso l'aspetto catartico dell'arte che ri-vela, ma allo stesso tempo nasconde, l'infinito gioco che dal “sé” conduce al “fuori da sé”, e viceversa.
Anche lo spazio, l'ambiente e le figure vivono questo sdoppiamento: lievi strutture architettoniche dalle delicate e piane tonalità (rosati, azzurri, giallini), si alternano a panneggi ridondanti, che fasciano i corpi, ricavati dalle cromie accese dei rossi e dei blu. Un fondo scuro fa balzare in primo piano le ondeggianti figure muliebri che transitano “senza peso” nello spazio geometrizzante.
La pennellata è in alcuni casi leggera e meditata, in altri più impulsiva e viscerale, tuttavia sempre magra senza grumosità fisiologiche. Il colore, che qui acquista valenze simboliche, si avvale di toni caldi molto accesi quando vuole urlare la sua presenza, contrariamente, si affida a tonalità fredde quando allenta la tensione per esternare più una dimensione di interiorità.
Ha scritto di sé l'artista: “Conoscere la propria posizione istintuale di fronte alla singola tinta e capire le possibili reazioni che può suscitare negli altri, significa possedere uno strumento molto efficace, progettuale e comunicativo”.
Si condensa così un vedere, quello di Luisa Giovagnoli, che suona come elogio ad un'autocoscienza di classe e di impegno sociale, riguardo i riferimenti ad una natura offesa, dove la pittura meditata, stesa asciutta ed armonica pur negli accostamenti “forti” (verdi coi gialli, rossi coi neri, viola con gli azzurri...), sa mantenere una specifica luce psicologica - pare cogliere in essa alcuni aspetti del carattere dell'artista - mentre, al contempo, sembra qualificarsi come presa di coscienza di un'appartenenza alla tradizione.
sala maggiore – inaugurazione
< STANZE D’AUTUNNO >
mostra personale di Anna Bettarini
a cura di Valerio P. Cremolini
aperta fino al 1 febbraio 2006
dal martedì al sabato ore 16,30 – 19,00
chiuso lunedì e festivi
Genova, SATURA Associazione Culturale
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s’inaugura, nella sede dell’Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 14 gennaio 2006 alle ore 17.00, la mostra personale di Anna Bettarini < Stanze d’autunno >. A cura di Valerio P. Cremolini. Nella pittura di questa giovane artista non si coglie alcuna predominanza fra la forma ed il contenuto, binomio che in ogni dipinto si delinea fondamentale ed espresso con avvedute e convincenti modalità esecutive. L’immediata percezione di immagini della quotidianità, la pienezza dominante di toni terrosi, l’accentuazione di un’austerità formale, la non vaga spinta intimista, rappresentano alcune delle radici su cui si innerva la pittura non edulcorata, ma poeticamente aspra della Bettarini. Nelle attraenti “stanze” dimora davvero la malinconia dell’autunno ed i simboli chiamati ad evocarlo (arredi, poltrone, angoli di case abbienti, ecc.) con i loro magici e circoscritti silenzi inducono ragionevolmente ad attribuire sempre maggiori responsabilità al nostro essere.
Anche la tecnica mai titubante conferisce scioltezza e maturità ad una pittura, che predilige l’inquietante e problematico colorismo per scandire il visibile e l’invisibile dell’esistenza. Siamo di fronte ad una ricerca fondata non su basi emotive, ma su ben preciso processo pittorico, nel quale l’istinto non contrasta con la ragione. Dalla dosata combinazione nascono immagini che ricreano le verità del reale con i dubbi e le incertezze che lo animano ed il colore, indiscusso primo attore nelle tele di Anna Bettarini, sviluppa qualità dialoganti di non breve durata.
Allineate l’una all’altra, infatti, le esigenti, espressive ed allegoriche tele della pittrice sviluppano concrete potenzialità comunicative, riccamente sostenute dalla carica simbolica di comuni cose, che esplicitano pensieri, concorrendo a definire i contorni della propria, inimitabile visione della vita e del mondo.
sabato 14 gennaio 2006 ore 17,00
sala prima – inaugurazione
< MAGIE A MANI NUDE >
mostra personale di Agnese Marchitto
a cura di Beba Marsano
aperta fino al 1 febbraio 2006
dal martedì al sabato ore 16,30 – 19,00
chiuso lunedì e festivi
Genova, SATURA Associazione Culturale
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s’inaugura, nella sede dell’Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 14 gennaio 2006 alle ore 17.00, la mostra personale di Agnese Marchitto < Magie a mani nude >. A cura di Beba Marsano.
Yean Dubuffet chiama “magia a mani nude” quell’arte di chi - senza mediazioni intellettuali - è capace di trasformare in immagini i voli del cuore. Sortilegio di cui non sono capaci che i folli, i mistici, i sognatori. Artisti inconsapevoli, ignari di accademie e di mercato, la cui verità, svestita di ambizioni, seduce con il suo sapore di assoluto. Agnese Marchitto sarebbe piaciuta a Yean Dubuffet.
Per il commovente candore con cui da forma ai suoi sogni. Per l’incantato stupore con cui riesce a trasformare in fiaba i pensieri. Per la sacralità di cui è in grado di vestire la sua apparente semplicità. Agnese chiama i suoi lavori “mandala”, ovvero - secondo il concetto tibetano - una libera creazione risultato finale di una contemplazione. I suoi strumenti non sono quelli tradizionali della pittura, colori e pennelli, bensì un repertorio di materiali fantasioso e casuale fatto di cartoncini e carte colorate, paillettes, fili di lana e di erba. Con questi Agnese da forma al suo mondo. Un mondo fatto di armonia, di bellezza e di impalpabile leggerezza. Un mondo dove tutto è possibile perché, semplicemente, con l’amore nulla è impossibile.
sabato 14 gennaio 2006 ore 17,00
sala colonna – inaugurazione
< ADOLFO LORENZETTI >
mostra personale
a cura di Mario Rocchi
aperta fino al 1 febbraio 2006
dal martedì al sabato ore 16,30 – 19,00
chiuso lunedì e festivi
Genova, SATURA Associazione Culturale
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s’inaugura, nella sede dell’Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 14 gennaio 2006 alle ore 17.00, la mostra personale di Adolfo Lorenzetti. A cura di Mario Rocchi.
Quando per la prima volta la natura morta fece la sua apparizione in pittura ad opera del Caravaggio, siamo alla fine del '500, si trattò di una novità assoluta. Sino ad allora i temi sacri e la ritrattistica atta a celebrare la grandiosità dei potenti del tempo, erano i generi pittorici più importanti rappresentati nell'arte. Per la prima volta la natura viene eletta a soggetto dell'opera con un nuovo e proprio genere. Quindi non saranno più le presenze ideali ad essere scelte come testimoni stilistici, bensì quelle reali e naturali. Da lì, il percorso della natura morta come rappresentazione di soggetti inanimati, in genere fiori, frutta, ortaggi, strumenti musicali, con i loro contenuti simbolici e le connotazioni emblematiche, ha avuto vari momenti stilistici. Risentì dei toni decorativi e sfarzosi del barocco, quindi del neo classico in cui prevalsero gli schematismi di composizione, sino all' 800 in cui, cessando di essere genere, dette spazio alla libertà creativa dell'artista, per poi giungere al '900 in cui la storia della natura morta si inserisce nella diversificazione delle arti visive. Quindi di volta in volta la natura morta sarà la palese manifestazione di una determinata avanguardia storica.
Ho voluto fare questo breve excursus per poter inquadrare meglio la pittura di Adolfo Lorenzetti. Le opere che presenta in questa rassegna, sono tutte nature morte. E proprio riallacciandosi all'ultima frase di quanto detto sopra, queste tele sono a loro modo, una palese dimostrazione di una personale avanguardia. Sì, certamente si potrà parlare di iperrealismo, anche di un certo tipo di neofigurazione, ma sta di fatto che il Lorenzetti affronta gli oggetti nella loro particolare messa in posa, con una descrizione minuziosa e appassionata elevando tecnicamente e qualitativamente ogni singolo componente dell' opera. C'è, nella pittura del Lorenzetti, l'attenzione verso nuove concezioni spaziali, nuovi livelli di analisi strutturale e cromatica. Quindi quello che a prima vista può sembrare descrizione fredda, asettica, a ben osservare si traduce in uno sguardo a suo modo appassionato, forse gioioso. Le tematiche dell'annientamento, della fragilità, della caducità proprie di questo genere pittorico, non sono presenti nel pittore lucchese che guarda invece alla natura morta al di là del suo valore simbolico cogliendone la bellezza delle linee, dei colori, delle forme. Nessun significato moraleggiante dunque, ma sguardo limpido verso un soggetto che, prima di tutto, è qualcosa che attrae la sensibilità dell'artista per le sensazioni che sprigiona e che, per Lorenzetti, sono sensazioni strettamente legate alla bellezza degli oggetti ritratti. Una pittura quindi che, oltre all'originalità dello stile, ha dalla sua l'amabilità, la serenità e la piacevolezza.
sabato 14 gennaio 2006 ore 17,00
sala pozzo e cisterna – inaugurazione
< Il DOPPIO LINGUAGGIO >
mostra personale di Silvia Burzio
a cura di Miriam Cristaldi
aperta fino al 1 febbraio 2006
dal martedì al sabato ore 16,30 – 19,00
chiuso lunedì e festivi
Genova, SATURA Associazione Culturale
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s’inaugura, nella sede dell’Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), Sabato 14 gennaio 2006 alle ore 17.00, la mostra personale di Silvia Burzio < Il doppio linguaggio >. A cura di Miriam Cristaldi.
L'opera scultorea della giovane torinese Silvia Burzio nasce dalla terra, dalla manipolazione dell’argilla da cui prendono forma teste, corpi, volti spesso dormienti o con lo sguardo fisso verso un punto lontano. Si materializzano così delicati visi femminili con labbra carnose ed occhi affilati, sovente resi in candida terracotta che li trasfigura concentrandoli in affondi spirituali che li astraggono dal reale per proiettarli in dimensioni più prettamente simboliche. In particolare, il delicato ovale di una fanciulla - stretto in un telo - risalta la delicatezza del modellato su cui scivola armoniosa la luce senza creare contrasti o violenze segniche: anzi, sottolineandone la dolcezza dei lineamenti nella bianca luminosità della materia, ribaltando la fisicità nella sfera del sacro.
Ma Silvia Burzio - che ha una preparazione culturale scientifica e si occupa di comunicazione ed educazione ambientale - sembra riversare nel suo lavoro l'aspetto relativo alla propria conoscenza attraverso un secondo linguaggio espressivo che in qualche modo si relaziona col “fuori da sé” aprendo un dialogo tra l'architettura dello spazio e le sue opere a carattere architettonico. Prendono allora corpo una serie di sculture labirintiche, ricche di scale che salgono o scendono i vari dislivelli che l'autrice ironicamente si diverte a costruire attraverso fughe prospettiche spericolate e dove profonde voragini si aprono in corrispondenza di alte pareti murarie.
Un fare scultura, questo della Burzio, che - pur tenendo conto del mondo nuovo di cui l'artista è partecipe solo dall'esterno facendogli ironicamente il verso - assegna all'arte una sorta di funzione riabilitativa delle tecniche tradizionali recuperando procedimenti antichi come quello della porcellana o del raku. Mentre l'immagine figurale può codificarsi come prolungamento dell'essere profondo dell'artista, le architetture possono metaforizzare la dimensione psichica in cui oggi ci si muove. Ciò permette all'autrice di “giocare” tranquillamente con tali, differenti, complesse realtà.
sabato 14 gennaio 2006 ore 17,00
sala portico – inaugurazione
< LA POETICA DEL CONTRASTO >
mostra personale di Luisa Giovagnoli
a cura di Miriam Cristaldi
aperta fino al 1 febbraio 2006
dal martedì al sabato ore 16,30 – 19,00
chiuso lunedì e festivi
Genova, SATURA Associazione Culturale
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s’inaugura, nella sede dell’Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), Sabato 14 gennaio 2006 alle ore 17.00, la mostra personale di Luisa Giovagnoli < La poetica del contrasto >. A cura di Miriam Cristaldi.
“Germinazioni deliranti complicate al punto di diventare nient'altro che dei labirintici grovigli di circonvoluzioni vegetali, organiche o mentali”, così un critico definiva negli anni sessanta l'affabulante pittura di André Masson, artista surrealista francese che poneva se stesso a soggetto dell'arte attraverso lo svelamento del proprio subconscio servendosi delle iridescenti maglie del sogno. Anche la pittura ad olio di Luisa Giovagnoli si avvale di certe deformazioni e anamorfosi del reale affidandosi a stimolanti e faraginosi sogni ad occhi aperti, rivelatori di quella parte intima che sfugge al razionale e che ingombra con le sue spire le anse cerebrali. E lo fa, in qualche misura, proprio attraverso una pittura istintuale, “di stomaco”, che si abbandona ai vortici, volteggi, moti ondosi che avvolgono il reale durante il cedimento del controllo mentale.
Prende corpo allora un magma pittorico fluido, ondeggiante in spire barocche, dal quale emergono figure femminili sovente accostate a quelle maschili, dialetticamente poste in acceso antagonismo, oppure si agglutinano voluttuose forme vagamente simili a strutture di animali (uccelli) o vegetali, intrecciate a iperbolici frammenti umani e a strutture architettoniche ambientali.
Un surrealismo sui generis, dunque, che però sa prendere le distanze attraverso la presenza - sempre più convincente nel cammino pittorico dell'autrice - di elementi lineari interagenti con l'ostensivo e polomorfico elemento curvilineo. Si tratta di delicati elementi geometrici parallelepipedali che, sempre meno timidamente, fioriscono nell'area del supporto come soggetti portatori di “giudizio”, in qualche modo leggibili come un larvato controllo sull'onda che tracima e perciò argini psichici che frenano lo scorrere tumultuoso del flusso per condurre ad una benefica riflessione.
Freni inibitori, quindi, delicati e precisi puntelli capaci di richiamare all'ordine e di invocare lo stato d'equilibrio compositivo, sia fisico che mentale.
Prende avvio, in questo senso, una dicotomia linguistica dove linee e superfici piane realizzate con armoniche e delicate trasparenze pittoriche interagiscono con intrecci fluttuanti spiraliformi, resi plastici da pastose densità cromatiche. La Natura, qui sottesa ma fortemente evocata dal colore e da certe asprezze e visceralità cespugliose, sembra voler denunciare le deturpazioni e violenze subite dall'uomo contemporaneo quando minaccia i delicati equilibri di precari ecosistemi.
In particolare, mi sembra di cogliere più specificamente la complessità del vivere odierno - sottoposto a crisi d'identità in cui si assiste alla caduta dei referenti in attesa di nuovi modelli identitari - nell'ultimo dipinto eseguito in ordine di tempo dalla Giovagnoli (un autoritratto?) in cui si ravvisano due silhouette femminili identiche di cui una, però, è posizionata capovolta come la regina nelle carte da gioco.
E' metafora, questa, della schisi di una stessa unità in cui l' “io” si scinde in sottomultipli, proprio come afferma l'antropologo romano Massimo Canevacci quando spiega che oggi si vive “l'eccesso” contemporaneo attraverso la frammentazione dell' “io” scomposto in tanti “ii”.
Più in particolare, sembra di cogliere il nostro proporsi in realtà sdoppiate attraverso l'aspetto catartico dell'arte che ri-vela, ma allo stesso tempo nasconde, l'infinito gioco che dal “sé” conduce al “fuori da sé”, e viceversa.
Anche lo spazio, l'ambiente e le figure vivono questo sdoppiamento: lievi strutture architettoniche dalle delicate e piane tonalità (rosati, azzurri, giallini), si alternano a panneggi ridondanti, che fasciano i corpi, ricavati dalle cromie accese dei rossi e dei blu. Un fondo scuro fa balzare in primo piano le ondeggianti figure muliebri che transitano “senza peso” nello spazio geometrizzante.
La pennellata è in alcuni casi leggera e meditata, in altri più impulsiva e viscerale, tuttavia sempre magra senza grumosità fisiologiche. Il colore, che qui acquista valenze simboliche, si avvale di toni caldi molto accesi quando vuole urlare la sua presenza, contrariamente, si affida a tonalità fredde quando allenta la tensione per esternare più una dimensione di interiorità.
Ha scritto di sé l'artista: “Conoscere la propria posizione istintuale di fronte alla singola tinta e capire le possibili reazioni che può suscitare negli altri, significa possedere uno strumento molto efficace, progettuale e comunicativo”.
Si condensa così un vedere, quello di Luisa Giovagnoli, che suona come elogio ad un'autocoscienza di classe e di impegno sociale, riguardo i riferimenti ad una natura offesa, dove la pittura meditata, stesa asciutta ed armonica pur negli accostamenti “forti” (verdi coi gialli, rossi coi neri, viola con gli azzurri...), sa mantenere una specifica luce psicologica - pare cogliere in essa alcuni aspetti del carattere dell'artista - mentre, al contempo, sembra qualificarsi come presa di coscienza di un'appartenenza alla tradizione.
14
gennaio 2006
Poker di mostre a Satura
Dal 14 gennaio al primo febbraio 2006
arte contemporanea
Location
SATURA – PALAZZO STELLA
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Orario di apertura
dal martedì al sabato ore 16,30 – 19,00
Vernissage
14 Gennaio 2006, ore 17
Autore
Curatore