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Polimateria: colla, forbici e pittura
L’idea della mostra nasce dall’interesse verso l’originalità della tecnica del collages, punto di partenza per una nuova ricerca artistica che non si ferma al semplice ritaglio ma assembla e giustappone tecniche e materiali distinti
Comunicato stampa
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Sabato 1 DICEMBRE 2007 alle ore 17:30 presso lo spazio Entroterra si inaugura la collettiva “Polimateria: colla, forbici e pittura” con opere degli artisti Josh George, Andrea Gnocchi, Lani Irwin, Dino Sambiasi.
L’idea della mostra nasce dall’interesse verso l’originalità della tecnica del collages, punto di partenza per una nuova ricerca artistica che non si ferma al semplice ritaglio ma assembla e giustappone tecniche e materiali distinti, dando una nuova vita ed un nuovo senso agli stessi, in un ciclo che non smette mai di reinventarsi. L’artista è stimolato dalla materia che trova già presente e strutturata e la ripropone in un contesto diverso, facendone un elemento d’espressione del suo sentire.
Nei giorni scorsi ha inaugurato alla GAM di Torino una mostra che ripropone un completo excursus storico del collage, dalle sue origini cubiste fino ad Hockey e Paolini. Con questa mostra anche Entroterra vuole sottolineare il proprio interesse verso questa particolare forma di tecnica mista, già utilizzata da conosciuti artisti (tra i più giovani ricordiamo Federico Guida e Miguel Olivares) mostrando le nuove produzioni di quattro tra i suoi artisti che lavorano su questo terreno. Il termine collage indica solo parzialmente la molteplice possibilità di questo tipo di tecnica mista, visto che l’uso diverso di tagli, strappi e colla perviene ad esiti molto diversi fra loro, ad arrivano ad integrare anche elementi di pittura.
La superficie di queste opere non sempre è uniforme –dipendendo questo dall’uso di materiali molto diversi fra loro come carta da parati, stoffa, vecchie fotografie, cartone ondulato, iuta, francobolli ecc- ma il risultato finale arriva ad una rappresentazione comunque bidimensionale.
L’uso di materiali iconografici giustapposti arriva a ricreare un’altra realtà, a riproporre oggetti e figure staccati dalla loro primitiva fonte per sgorgare in nuove immagini e rappresentazioni. Questo è particolarmente vero per Lani Irwin pittrice americana che accosta alcuni dei suoi temi/oggetti feticci (le carte da gioco, vecchie illustrazioni, dettagli di antichi dipinti) ad alcuni frammenti dei suoi quadri. In una dimensione ridotta l’artista crea suggestive situazioni che vivono di una loro autonoma vita surreale: alcuni cavalieri medievali, una sorridente ragazza d’inizio Novecento, gli armigeri di Paolo Uccello si inchinano al rinoceronte in Omaggio alla bestia, oppure nella serie di Hekate dove tre donne percorrono un misterioso mondo di pinnacoli neogotici, caselle della tombola, il disorientante labirinto del cervello contrassegnato da numeri inspiegabili: un oltretomba fatto di carte sovrapposte con riti numerici e allegorie personali.
Al contrario è la descrizione del mondo reale è quella che attrae lo sguardo del giovane Andrea Gnocchi che con carta, smalti e sovrapposizioni di immagini dal fortissimo valore iconico ci presenta paesaggi sia urbani che naturali. La grande riconoscibilità delle sue immagini (il Cervino, il Tower Bridge di Londra, i metallici depositi delle raffinerie) viene ridimensionata proprio grazie alla tecnica dell’artista, che attraverso la giustapposizione di materiali diversi trasforma l’oggetto reale del suo dipinto in una suggestione. La rappresentazione pittorica si compiace del suo essere e attraverso evidentissime colature di smalto ci ricorda sempre che siamo di fronte ad un’ immagine ricreata dall’artista, un accostamento di distinti elementi che fanno rinascere una nuova vista di un paesaggio a volte a noi già banalmente noto.
Di veri e propri assemblaggi si tratta quando si parla delle opere di Dino Sambiasi, artista pugliese che trasforma la materia più povera ed inerte –la iuta, i sacchi, vecchi pezzi di cartone- in materia viva, uomini e donne che passano per strada , che riempiono con la loro presenza sgargiante lo spazio del quadro. A distanza ravvicinata si coglie il dettaglio dato dalla scelta e sovrapposizione dei materiali e la bidimensionalità delle figure, ma viste da lontano Le opere di Sambiasi sono estremamente dinamiche e si presentano come una istantanea sul mondo, il mondo creato dall’artista che lo rigenera riutilizzando proprio ciò che quel mondo scarta.
Lavora in questa direzione anche l’americano Josh George, anche lui estremamente materico nelle sue proposte: etichette di bottiglia, stoffe, carta da parati sapientemente accostati per raggiungere l’alto grado di effetti luce/ombra che contraddistinguono questo artista. Il pittore interviene in maniera coerente ed omogenea nelle sue opere e solo con molta attenzione si riesce a distinguere dove finisce il collage e dove inizia il dipinto. Disincantato. Ma soprattutto ironico, George crea situazioni paradossali a cui accosta titoli divertenti od addirittura geniali ( la mano rovescia il vino dalla bottiglia completamente fuori dal calice: che sia questo Il primo indizio dello sbriciolamento dell’ordine sociale?)
Una mostra che presenta una nuove proposte per sottolineare la vitalità dell’arte figurativa, con le forbici e la colla, assemblando materiali estremamente diversi, dove come sostiene in una chiacchierata con l’artista Gnocchi “la difficoltà maggiore è quella di non perdersi mai lungo il percorso artistico sapendo sempre quello che si vuole”
Note Biografiche
Josh George
Nato nel 1973 a Kansas City, dopo aver frequentato il Kansas City Art Institute e gli studi accademici presso l’università del Missouri si è trasferito a Brooklyn. Utilizza una sua particolarissima tecnica mista usando carta, stoffe incollate, olio ed acrilici. La sua attenzione si incentra soprattutto su un magistrale gioco di composizione della scena a della prospettiva, che rimanda sia ai grandi maestri del passato (Caravaggio e Rembrandt) sia ai contemporanei (Wayne Thiebaud, Stanley Spencer). Le sue opere sono presenti in importanti gallerie americane, in spazi prestigiosi come la catena degli Hotel Sheraton ed in altre collezioni di importanti compagnie.
Andrea Gnocchi
Nato nel 1975 si è diplomato all'Accademia di Brera in decorazione. In concomitanza con la carriera artistica ha realizzato/allestito stand fieristici nelle manifestazioni “Milano moda” e “Moda in”,ha collaborato come scenografo realizzatore nella creazione di spot pubblicitari con l'agenzia BRW&PARTNERS di Milano. Le sue opere sono state esposte in diverse gallerie italiane ed in occasione di importanti eventi fieristici.
Lani Irwin
Nata nel 1947 negli Stati Uniti, Lani Irwin ha frequentato l'università sia negli U.S.A. (Washington DC) che in Europa (Grenoble e Monaco di B.). Dal 1974 ha realizzato numerose esposizioni, sia personali che importanti mostre di gruppo. Viene rappresentata dalla Gallery K di Washington DC dal 1981 e da Katharina Rich Perlow di New York dal 1996. I suoi lavori appartengono a vari musei tra cui il National Museum of American Art, la Corcoran Gallery e l'Hirshhorn Museum and Sculpture Garden a Washington DC, e l' Huntington Museum in West Virginia, come pure a numerose collezioni private. Nel 1987 si è trasferita in Italia, mantenendosi sempre in contatto con le gallerie e la cultura artistica americana. Nel 1995 ha vinto il Pollock-Krasner Foundation Grant.
Dino Sambiasi
Dino Sambiasi nasce a Brindisi nel 1968 dove vive e lavora. Il suo percorso artistico comincia nei primi anni Novanta. Vincitore di numerosi premi viene subito invitato a partecipare a importati mostre, rassegne e fiere nazionali ed internazionali. Numerose sono le opere che fanno parte di collezione pubbliche e private. La sua particolare tecnica pittorica rientra nella ricerca del materiale di utilizzo quotidiano, quali carta, giornali, sacchetti di juta, etc. riutilizzati e miscelati con sapienza per creare un caleidoscopio di soggetti e contesti urbani, di sagome umane e di paesaggi metropolitani. Una pittura minimale ed estetica, asciutta ed evocativa, artigianale ma coltissima, un'arte applicata e reinterpretata che richiama la forza del colore.
L’idea della mostra nasce dall’interesse verso l’originalità della tecnica del collages, punto di partenza per una nuova ricerca artistica che non si ferma al semplice ritaglio ma assembla e giustappone tecniche e materiali distinti, dando una nuova vita ed un nuovo senso agli stessi, in un ciclo che non smette mai di reinventarsi. L’artista è stimolato dalla materia che trova già presente e strutturata e la ripropone in un contesto diverso, facendone un elemento d’espressione del suo sentire.
Nei giorni scorsi ha inaugurato alla GAM di Torino una mostra che ripropone un completo excursus storico del collage, dalle sue origini cubiste fino ad Hockey e Paolini. Con questa mostra anche Entroterra vuole sottolineare il proprio interesse verso questa particolare forma di tecnica mista, già utilizzata da conosciuti artisti (tra i più giovani ricordiamo Federico Guida e Miguel Olivares) mostrando le nuove produzioni di quattro tra i suoi artisti che lavorano su questo terreno. Il termine collage indica solo parzialmente la molteplice possibilità di questo tipo di tecnica mista, visto che l’uso diverso di tagli, strappi e colla perviene ad esiti molto diversi fra loro, ad arrivano ad integrare anche elementi di pittura.
La superficie di queste opere non sempre è uniforme –dipendendo questo dall’uso di materiali molto diversi fra loro come carta da parati, stoffa, vecchie fotografie, cartone ondulato, iuta, francobolli ecc- ma il risultato finale arriva ad una rappresentazione comunque bidimensionale.
L’uso di materiali iconografici giustapposti arriva a ricreare un’altra realtà, a riproporre oggetti e figure staccati dalla loro primitiva fonte per sgorgare in nuove immagini e rappresentazioni. Questo è particolarmente vero per Lani Irwin pittrice americana che accosta alcuni dei suoi temi/oggetti feticci (le carte da gioco, vecchie illustrazioni, dettagli di antichi dipinti) ad alcuni frammenti dei suoi quadri. In una dimensione ridotta l’artista crea suggestive situazioni che vivono di una loro autonoma vita surreale: alcuni cavalieri medievali, una sorridente ragazza d’inizio Novecento, gli armigeri di Paolo Uccello si inchinano al rinoceronte in Omaggio alla bestia, oppure nella serie di Hekate dove tre donne percorrono un misterioso mondo di pinnacoli neogotici, caselle della tombola, il disorientante labirinto del cervello contrassegnato da numeri inspiegabili: un oltretomba fatto di carte sovrapposte con riti numerici e allegorie personali.
Al contrario è la descrizione del mondo reale è quella che attrae lo sguardo del giovane Andrea Gnocchi che con carta, smalti e sovrapposizioni di immagini dal fortissimo valore iconico ci presenta paesaggi sia urbani che naturali. La grande riconoscibilità delle sue immagini (il Cervino, il Tower Bridge di Londra, i metallici depositi delle raffinerie) viene ridimensionata proprio grazie alla tecnica dell’artista, che attraverso la giustapposizione di materiali diversi trasforma l’oggetto reale del suo dipinto in una suggestione. La rappresentazione pittorica si compiace del suo essere e attraverso evidentissime colature di smalto ci ricorda sempre che siamo di fronte ad un’ immagine ricreata dall’artista, un accostamento di distinti elementi che fanno rinascere una nuova vista di un paesaggio a volte a noi già banalmente noto.
Di veri e propri assemblaggi si tratta quando si parla delle opere di Dino Sambiasi, artista pugliese che trasforma la materia più povera ed inerte –la iuta, i sacchi, vecchi pezzi di cartone- in materia viva, uomini e donne che passano per strada , che riempiono con la loro presenza sgargiante lo spazio del quadro. A distanza ravvicinata si coglie il dettaglio dato dalla scelta e sovrapposizione dei materiali e la bidimensionalità delle figure, ma viste da lontano Le opere di Sambiasi sono estremamente dinamiche e si presentano come una istantanea sul mondo, il mondo creato dall’artista che lo rigenera riutilizzando proprio ciò che quel mondo scarta.
Lavora in questa direzione anche l’americano Josh George, anche lui estremamente materico nelle sue proposte: etichette di bottiglia, stoffe, carta da parati sapientemente accostati per raggiungere l’alto grado di effetti luce/ombra che contraddistinguono questo artista. Il pittore interviene in maniera coerente ed omogenea nelle sue opere e solo con molta attenzione si riesce a distinguere dove finisce il collage e dove inizia il dipinto. Disincantato. Ma soprattutto ironico, George crea situazioni paradossali a cui accosta titoli divertenti od addirittura geniali ( la mano rovescia il vino dalla bottiglia completamente fuori dal calice: che sia questo Il primo indizio dello sbriciolamento dell’ordine sociale?)
Una mostra che presenta una nuove proposte per sottolineare la vitalità dell’arte figurativa, con le forbici e la colla, assemblando materiali estremamente diversi, dove come sostiene in una chiacchierata con l’artista Gnocchi “la difficoltà maggiore è quella di non perdersi mai lungo il percorso artistico sapendo sempre quello che si vuole”
Note Biografiche
Josh George
Nato nel 1973 a Kansas City, dopo aver frequentato il Kansas City Art Institute e gli studi accademici presso l’università del Missouri si è trasferito a Brooklyn. Utilizza una sua particolarissima tecnica mista usando carta, stoffe incollate, olio ed acrilici. La sua attenzione si incentra soprattutto su un magistrale gioco di composizione della scena a della prospettiva, che rimanda sia ai grandi maestri del passato (Caravaggio e Rembrandt) sia ai contemporanei (Wayne Thiebaud, Stanley Spencer). Le sue opere sono presenti in importanti gallerie americane, in spazi prestigiosi come la catena degli Hotel Sheraton ed in altre collezioni di importanti compagnie.
Andrea Gnocchi
Nato nel 1975 si è diplomato all'Accademia di Brera in decorazione. In concomitanza con la carriera artistica ha realizzato/allestito stand fieristici nelle manifestazioni “Milano moda” e “Moda in”,ha collaborato come scenografo realizzatore nella creazione di spot pubblicitari con l'agenzia BRW&PARTNERS di Milano. Le sue opere sono state esposte in diverse gallerie italiane ed in occasione di importanti eventi fieristici.
Lani Irwin
Nata nel 1947 negli Stati Uniti, Lani Irwin ha frequentato l'università sia negli U.S.A. (Washington DC) che in Europa (Grenoble e Monaco di B.). Dal 1974 ha realizzato numerose esposizioni, sia personali che importanti mostre di gruppo. Viene rappresentata dalla Gallery K di Washington DC dal 1981 e da Katharina Rich Perlow di New York dal 1996. I suoi lavori appartengono a vari musei tra cui il National Museum of American Art, la Corcoran Gallery e l'Hirshhorn Museum and Sculpture Garden a Washington DC, e l' Huntington Museum in West Virginia, come pure a numerose collezioni private. Nel 1987 si è trasferita in Italia, mantenendosi sempre in contatto con le gallerie e la cultura artistica americana. Nel 1995 ha vinto il Pollock-Krasner Foundation Grant.
Dino Sambiasi
Dino Sambiasi nasce a Brindisi nel 1968 dove vive e lavora. Il suo percorso artistico comincia nei primi anni Novanta. Vincitore di numerosi premi viene subito invitato a partecipare a importati mostre, rassegne e fiere nazionali ed internazionali. Numerose sono le opere che fanno parte di collezione pubbliche e private. La sua particolare tecnica pittorica rientra nella ricerca del materiale di utilizzo quotidiano, quali carta, giornali, sacchetti di juta, etc. riutilizzati e miscelati con sapienza per creare un caleidoscopio di soggetti e contesti urbani, di sagome umane e di paesaggi metropolitani. Una pittura minimale ed estetica, asciutta ed evocativa, artigianale ma coltissima, un'arte applicata e reinterpretata che richiama la forza del colore.
01
dicembre 2007
Polimateria: colla, forbici e pittura
Dal primo dicembre 2007 al 17 gennaio 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA ENTROTERRA
Brescia, Viale Della Bornata, 43 – ed. 13, (Brescia)
Brescia, Viale Della Bornata, 43 – ed. 13, (Brescia)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 15:00-19:00; Sabato 11:00 -19:00
Vernissage
1 Dicembre 2007, ore 17.30-21
Autore