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Politiche della Memoria – Hito Steyerl
Ciclo di incontri e proiezioni con l’obiettivo di indagare il rapporto tra immagine e storia. L’iniziativa, curata da Marco Scotini, prevede tre appuntamenti a carattere monografico articolati, ogni volta, in una conferenza e in un ciclo di proiezioni presentate in un spazio appositamente progettato dal Gruppo A12 con gli studenti del corso di Arti Visive e Studi Curatoriali.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Politiche della Memoria #2
Ciclo di Incontri e Proiezioni
Eyal Sivan
Hito Steyerl
Ursula Biemann
Angela Melitopoulos
Un progetto a cura di Marco Scotini
Coordinamento Andris Brinkmanis
Organizzazione NABAFuturarium
Mercoledì 27 febbraio ha inizio il secondo ciclo di incontri di “Politiche della Memoria”, promosso dalla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (NABA) per continuare anche quest’anno il rapporto che intercorre tra immagine e storia.
Curato da Marco Scotini, il ciclo si articolerà su quattro appuntamenti che ospiteranno grandi nomi internazionali come Eyal Sivan, Hito Steyerl, Ursula Biemann e Angela Melitopoulos, che si articoleranno come la precedente edizione in una conferenza e un ciclo di proiezioni a carattere monografico per ciascuno.
L’iniziativa fa parte dell’agenda Mercoledì da Naba.
Il tema strutturale di Politiche della Memoria si riallaccia al primo ciclo, ovvero quello del documento. O meglio, l’immagine intesa come documento: i regimi discorsivi che essa informa, i processi d’identificazione che legittima, la dialettica temporale che fonda. Politiche della Memoria si focalizza soltanto su una delle procedure di documentazione possibile, ma di certo la più importante, come la narrazione video.
Giunto al suo secondo appuntamento, Politiche della Memoria affianca un ciclo di proiezioni ad una serie di conferenze che vede la partecipazione di videoartisti e filmmakers internazionali.
Politiche della Memoria interroga il documento come tale, come traccia oggettiva lasciata dagli eventi, come prova materiale o come certificazione di realtà. Ma interroga soprattutto il regime di verità come principio regolativo e i modi con cui la memoria viene portata in scena per fini specifici, la storia che essa autorizza. Ciò che mette sotto inchiesta dunque non sono soltanto i fatti e i dati ma il sapere che essi definiscono, l’influenza che esercitano. I modi, in sostanza in cui i dati vengono registrati, accumulati. Le strategie con cui essi costruiscono una memoria o definiscono una rimozione storica, una amnesia permanente o temporanea
Se l’uso del materiale d’archivio o del found footage era al centro del primo ciclo di conferenze con Lisl Ponger, Yervant Gianikian e Angela Ricci-Lucchi, Gintaras Makarevicius che si concentrava sul tema della memoria colonialista e sovietica, la seconda edizione del ciclo si focalizza attraverso un approccio geopolitico sui processi di migrazione, sui luoghi in trasformazione e sulla mobilità.
Eyal Sivan, Hito Steyerl, Ursula Biemann e Angela Melitopolitopoulos tutti artisti e film makers internazionalmente riconosciuti per i loro progetti sull’idea del confine, sono gli ospiti della seconda edizione di Politiche della Memoria.
Eyal Sivan
Eyal Sivan è nato a Haifa (Israele) nel 1964, vive a Londra. Fotografo, militante politico, regista, produttore e saggista, lascia Israele per Parigi nel 1985. Attualmente è docente in Produzioni Media presso la School of Social Sciences, Media and Cultural Studies (SSMCS) University of East London (UEL). Tenuto a battesimo da Jean Rouch, il suo primo film Aqabat-Jaber, vie de passage è vincitore del Cinéma du Réel nel 1987 e lo segnala a livello internazionale. Tra le sue presentazioni in ambito artistico si segnala documenta 11 (2002), Manifesta 5 (2004) e Manifesta 7 (2008). Come documentarista e dissidente, Sivan ha focalizzato la propria ricerca sulla manipolazione politica della memoria e del destino del popolo palestinese e, in particolare, sulla disobbedienza civile in Israele e nell’Intifada Palestinese. Fin dal suo primo film i progetti di Sivan hanno riguardato la politica della memoria e la strumentalizzazione e rappresentazione del genocidio. La sua produzione include film come Izkor, les esclaves de la mémoire (1991) sull’educazione, Der Spezialist (1999) che, ispirato al saggio di Hannah Arendt “Eichmann in Jerusalem”, è la rappresentazione del processo del 1961 di Adolf Eichmann e Route 181 (2004). Nel 1999 ha pubblicato con Rony Brauman Éloge de la désobéissance, (Éditions Le Pommier-Fayard).
Film di Eyal Sivan in programma
Izkor, les enclave de la memoire
(trad. Izkor, gli schiavi della memoria)
Francia, 1991, colore, 97’
Izkor significa “ricordati” in ebraico: è proprio questo imperativo a dominare l’educazione dei bambini in Israele. Nel mese di Aprile a Gerusalemme si susseguono feste e commemorazioni, e proprio durante questo periodo che Eyal Sivan decide di entrare nelle scuole e nei luoghi di formazione per interrogare insegnanti e allievi sul senso della memoria.
Il film si articola attraverso scene di scuola, conversazioni con allievi e insegnanti, realizzate in corrispondenza di periodi forti come la Pasqua ebraica (fuga dalla schiavitù d’Egitto degli ebrei) e altri., dalle quali si evidenzia la forte resistenza e malizia di ragazzi e maestri a rispondere alle domande del documentarista . A commentare il crescendo dei preparativi di ogni cerimonia è il professor Yeshayahu Leibowitz, filosofo e scienziato ebreo.
Con il procedere delle immagini e delle inteviste, si scopre come la commemorazione collettiva della storia del proprio paese rischia molto facilmente di diventare un processo strumentalizzato.
Un Spécialiste. Portrait d’un criminel moderne
(trad. Uno Specialista. Ritratto di un criminale moderno)
Israele-Francia-Belgio-Germania-Austria, 1999, b/n 128’
Nella Casa del Popolo di Gerusalemme nel 1961, trasformata per l’occasione in un tribunale, si svolge il processo ad Adolf Eichmann, gerarca nazista col grado di SS-Obersturmbannführer e responsabile di una sezione del RSHA
Fu il primo processo a essere stato ripreso integralmente in video e questo rende “Uno Specialista” uno dei testi fondamentali della storia del documentario.
Sivan, insieme a Rony Brauman, riesce a costruire un ritmo interno al flusso delle immagini, che inchioda lo spettatore, nonostante le scene madri del dibattimento siano quasi sempre solo accennate, sfiorate, mai enfatizzate.
Un esempio lampante è il susseguirsi delle testimonianze degli uomini e le donne sopravvissuti allo sterminio e la coralità di voci del pubblico che, attraverso il montaggio, appaiono un unicum che suggerisce l’idea di una sola voce corale fuori campo, un coro che non ha bisogno di una “finzione rappresentativa” perché è lì simbolicamente.
A rompere gli assi ontologici del documentario (che fonda il proprio valore sulla fedeltà reale dello sguardo) non è solo il sonoro, ma espedienti della retorica cinematografica, come i primi piani di Eichmann, che da soli rivelano la vera natura di un uomo semplice e banale, realmente sorpreso: un uomo che ha semplicemente fatto il suo lavoro.
Route 181
Belgio-Francia-Germania-Gran Bretagna, 2004; colore, 270’
Route 181 è un road movie realizzato a quattro mani da Sivan e dal palestinese Michel Khleifi. Sottotitolato frammenti di un viaggio in Palestina-Israele, il film è stato girato durante il 2002 percorrendo da sud a nord una strada – la Route 181- che in realtà non esiste. 181 si riferisce alla Risoluzione delle Nazioni unite del 29 novembre 1947, che avrebbe dovuto dividere la Palestina in due Stati e che, come molte altre, rimase inattuata.
Durante il viaggio si susseguono gli incontri con israeliani e palestinesi che raccontano ognuno la loro idea di Stato rievocando il passato, facendo leva sull’ideologia, credendo nel futuro.
Percorrere questa frontiera fisicamente virtuale restituisce un immaginario importante per israeliani e palestinesi, lontano dagli sguardi più consueti e dai soldati di Tsahal dove le telecamere non mancano mai: territori conquistati per alcuni, territori da cui fuggire per altri.
Route 181 cerca di passare dalla frontiera virtuale tra la Striscia di Gaza e il Libano a quella più reale e fisica costruita nelle pianure e sulle colline per proteggersi e isolarsi per arrivare a quelle frontiere che inevitabilmente si sono create anche nello spirito, edificate tra le aspirazioni di due popoli e i suoi inconsci collettivi.
Lectures and Screening Program
Eyal Sivan
27 gennaio 2010 ore 18
Hito Steyerl
4 febbraio 2010 ore 18
Ursula Biemann
17 marzo 2010 ore 18
Angela Melitopoulos
26 maggio 2010 ore 18
Ciclo di Incontri e Proiezioni
Eyal Sivan
Hito Steyerl
Ursula Biemann
Angela Melitopoulos
Un progetto a cura di Marco Scotini
Coordinamento Andris Brinkmanis
Organizzazione NABAFuturarium
Mercoledì 27 febbraio ha inizio il secondo ciclo di incontri di “Politiche della Memoria”, promosso dalla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (NABA) per continuare anche quest’anno il rapporto che intercorre tra immagine e storia.
Curato da Marco Scotini, il ciclo si articolerà su quattro appuntamenti che ospiteranno grandi nomi internazionali come Eyal Sivan, Hito Steyerl, Ursula Biemann e Angela Melitopoulos, che si articoleranno come la precedente edizione in una conferenza e un ciclo di proiezioni a carattere monografico per ciascuno.
L’iniziativa fa parte dell’agenda Mercoledì da Naba.
Il tema strutturale di Politiche della Memoria si riallaccia al primo ciclo, ovvero quello del documento. O meglio, l’immagine intesa come documento: i regimi discorsivi che essa informa, i processi d’identificazione che legittima, la dialettica temporale che fonda. Politiche della Memoria si focalizza soltanto su una delle procedure di documentazione possibile, ma di certo la più importante, come la narrazione video.
Giunto al suo secondo appuntamento, Politiche della Memoria affianca un ciclo di proiezioni ad una serie di conferenze che vede la partecipazione di videoartisti e filmmakers internazionali.
Politiche della Memoria interroga il documento come tale, come traccia oggettiva lasciata dagli eventi, come prova materiale o come certificazione di realtà. Ma interroga soprattutto il regime di verità come principio regolativo e i modi con cui la memoria viene portata in scena per fini specifici, la storia che essa autorizza. Ciò che mette sotto inchiesta dunque non sono soltanto i fatti e i dati ma il sapere che essi definiscono, l’influenza che esercitano. I modi, in sostanza in cui i dati vengono registrati, accumulati. Le strategie con cui essi costruiscono una memoria o definiscono una rimozione storica, una amnesia permanente o temporanea
Se l’uso del materiale d’archivio o del found footage era al centro del primo ciclo di conferenze con Lisl Ponger, Yervant Gianikian e Angela Ricci-Lucchi, Gintaras Makarevicius che si concentrava sul tema della memoria colonialista e sovietica, la seconda edizione del ciclo si focalizza attraverso un approccio geopolitico sui processi di migrazione, sui luoghi in trasformazione e sulla mobilità.
Eyal Sivan, Hito Steyerl, Ursula Biemann e Angela Melitopolitopoulos tutti artisti e film makers internazionalmente riconosciuti per i loro progetti sull’idea del confine, sono gli ospiti della seconda edizione di Politiche della Memoria.
Eyal Sivan
Eyal Sivan è nato a Haifa (Israele) nel 1964, vive a Londra. Fotografo, militante politico, regista, produttore e saggista, lascia Israele per Parigi nel 1985. Attualmente è docente in Produzioni Media presso la School of Social Sciences, Media and Cultural Studies (SSMCS) University of East London (UEL). Tenuto a battesimo da Jean Rouch, il suo primo film Aqabat-Jaber, vie de passage è vincitore del Cinéma du Réel nel 1987 e lo segnala a livello internazionale. Tra le sue presentazioni in ambito artistico si segnala documenta 11 (2002), Manifesta 5 (2004) e Manifesta 7 (2008). Come documentarista e dissidente, Sivan ha focalizzato la propria ricerca sulla manipolazione politica della memoria e del destino del popolo palestinese e, in particolare, sulla disobbedienza civile in Israele e nell’Intifada Palestinese. Fin dal suo primo film i progetti di Sivan hanno riguardato la politica della memoria e la strumentalizzazione e rappresentazione del genocidio. La sua produzione include film come Izkor, les esclaves de la mémoire (1991) sull’educazione, Der Spezialist (1999) che, ispirato al saggio di Hannah Arendt “Eichmann in Jerusalem”, è la rappresentazione del processo del 1961 di Adolf Eichmann e Route 181 (2004). Nel 1999 ha pubblicato con Rony Brauman Éloge de la désobéissance, (Éditions Le Pommier-Fayard).
Film di Eyal Sivan in programma
Izkor, les enclave de la memoire
(trad. Izkor, gli schiavi della memoria)
Francia, 1991, colore, 97’
Izkor significa “ricordati” in ebraico: è proprio questo imperativo a dominare l’educazione dei bambini in Israele. Nel mese di Aprile a Gerusalemme si susseguono feste e commemorazioni, e proprio durante questo periodo che Eyal Sivan decide di entrare nelle scuole e nei luoghi di formazione per interrogare insegnanti e allievi sul senso della memoria.
Il film si articola attraverso scene di scuola, conversazioni con allievi e insegnanti, realizzate in corrispondenza di periodi forti come la Pasqua ebraica (fuga dalla schiavitù d’Egitto degli ebrei) e altri., dalle quali si evidenzia la forte resistenza e malizia di ragazzi e maestri a rispondere alle domande del documentarista . A commentare il crescendo dei preparativi di ogni cerimonia è il professor Yeshayahu Leibowitz, filosofo e scienziato ebreo.
Con il procedere delle immagini e delle inteviste, si scopre come la commemorazione collettiva della storia del proprio paese rischia molto facilmente di diventare un processo strumentalizzato.
Un Spécialiste. Portrait d’un criminel moderne
(trad. Uno Specialista. Ritratto di un criminale moderno)
Israele-Francia-Belgio-Germania-Austria, 1999, b/n 128’
Nella Casa del Popolo di Gerusalemme nel 1961, trasformata per l’occasione in un tribunale, si svolge il processo ad Adolf Eichmann, gerarca nazista col grado di SS-Obersturmbannführer e responsabile di una sezione del RSHA
Fu il primo processo a essere stato ripreso integralmente in video e questo rende “Uno Specialista” uno dei testi fondamentali della storia del documentario.
Sivan, insieme a Rony Brauman, riesce a costruire un ritmo interno al flusso delle immagini, che inchioda lo spettatore, nonostante le scene madri del dibattimento siano quasi sempre solo accennate, sfiorate, mai enfatizzate.
Un esempio lampante è il susseguirsi delle testimonianze degli uomini e le donne sopravvissuti allo sterminio e la coralità di voci del pubblico che, attraverso il montaggio, appaiono un unicum che suggerisce l’idea di una sola voce corale fuori campo, un coro che non ha bisogno di una “finzione rappresentativa” perché è lì simbolicamente.
A rompere gli assi ontologici del documentario (che fonda il proprio valore sulla fedeltà reale dello sguardo) non è solo il sonoro, ma espedienti della retorica cinematografica, come i primi piani di Eichmann, che da soli rivelano la vera natura di un uomo semplice e banale, realmente sorpreso: un uomo che ha semplicemente fatto il suo lavoro.
Route 181
Belgio-Francia-Germania-Gran Bretagna, 2004; colore, 270’
Route 181 è un road movie realizzato a quattro mani da Sivan e dal palestinese Michel Khleifi. Sottotitolato frammenti di un viaggio in Palestina-Israele, il film è stato girato durante il 2002 percorrendo da sud a nord una strada – la Route 181- che in realtà non esiste. 181 si riferisce alla Risoluzione delle Nazioni unite del 29 novembre 1947, che avrebbe dovuto dividere la Palestina in due Stati e che, come molte altre, rimase inattuata.
Durante il viaggio si susseguono gli incontri con israeliani e palestinesi che raccontano ognuno la loro idea di Stato rievocando il passato, facendo leva sull’ideologia, credendo nel futuro.
Percorrere questa frontiera fisicamente virtuale restituisce un immaginario importante per israeliani e palestinesi, lontano dagli sguardi più consueti e dai soldati di Tsahal dove le telecamere non mancano mai: territori conquistati per alcuni, territori da cui fuggire per altri.
Route 181 cerca di passare dalla frontiera virtuale tra la Striscia di Gaza e il Libano a quella più reale e fisica costruita nelle pianure e sulle colline per proteggersi e isolarsi per arrivare a quelle frontiere che inevitabilmente si sono create anche nello spirito, edificate tra le aspirazioni di due popoli e i suoi inconsci collettivi.
Lectures and Screening Program
Eyal Sivan
27 gennaio 2010 ore 18
Hito Steyerl
4 febbraio 2010 ore 18
Ursula Biemann
17 marzo 2010 ore 18
Angela Melitopoulos
26 maggio 2010 ore 18
04
febbraio 2010
Politiche della Memoria – Hito Steyerl
04 febbraio 2010
incontro - conferenza
Location
NABA – NUOVA ACCADEMIA DI BELLE ARTI
Milano, Via Carlo Darwin, 20, (Milano)
Milano, Via Carlo Darwin, 20, (Milano)
Vernissage
4 Febbraio 2010, ore 18
Autore
Curatore