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POPism. L’arte in Italia dalla teoria dei mass media ai social network / 63° edizione del Premio Michetti
In mostra le opere di alcuni interpreti della Pop Art italiana insieme a giovani artisti che per il loro linguaggio, i temi che affrontano e le loro scelte poetiche offrono una interessante visione della sua evoluzione dopo oltre cinquant’anni dalla nascita
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La 63° edizione del Premio Michetti, curata da Luca Beatrice, aprirà il 21 luglio 2012 a Francavilla al
Mare (CH) con la mostra Popism. L’arte in Italia dalla teoria dei mass media ai social network. Esposte
le opere di alcuni interpreti della Pop Art italiana insieme a giovani artisti che per il loro linguaggio, i temi
che affrontano e le loro scelte poetiche offrono una interessante visione della sua evoluzione dopo oltre
cinquant’anni dalla nascita.
Unica corrente artistica, insieme al Surrealismo, a essere ancora viva e in continua trasformazione, la Pop
Art non ha mai smesso di essere sfruttata e apprezzata da artisti e pubblico.
In un mondo dove spesso l’arte contemporanea assume contorni intellettualistici e viene associata a
un atteggiamento elitario, i colori vivaci, i temi popolari e la riconoscibilità degli oggetti rappresentati
offrono a chi realizza le opere, e a chi le guarda, la possibilità di godere dell’arte come di una forma di
intrattenimento.
La Pop Art colora con tinte forti la realtà per raccontarla divertendo: questo fa l’arte contemporanea
quando non si prende troppo sul serio.
La Pop quindi non è semplicemente arte ma un modo di vedere e descrivere la realtà, anche di viverla.
Specchio della società consumistica e del tempo in cui viene realizzata, resta la stessa cambiando in
continuazione, e, forse, è proprio questa la ragione del suo successo. Così oggi le icone rappresentate, gli
oggetti che ne diventano protagonisti, non sono più Marilyn Monroe o la zuppa Campbell ma Kate Moss
e l’Iphone. Sempre comunque “oggetti” di consumo elevati a protagonisti di dipinti o sculture, soggetti
sempre riconoscibili in modo che tutti abbiano i mezzi per identificare quello che vedono e, se vogliono, per
giudicarlo nel bene o nel male con disincantata ironia.
La Pop Art “storica” nasce in Inghilterra a metà degli anni cinquanta dall'incontro tra arte e cultura dei
mass-media. Il suo scopo è quello di documentare senza alcuna finalità dissacratoria o di denuncia la
cultura popolare americana (da qui il nome, nel quale pop è il diminutivo di “popolare”), trasformando in
icone le immagini più note o simboliche tra quelle proposte dai mass-media.
Da sempre i mezzi di comunicazione (televisione, pubblicità, giornali) sono stati, infatti, fondamentali nella
diffusione della cultura occidentale, sia nei suoi aspetti positivi legati al benessere che in quelli più ambigui,
come l’eccesso di consumismo.
Oggi ai media tradizionali si sono aggiunti, ottenendo una popolarità sempre crescente tanto da
metterli in ombra, il web e in particolare i social network che ne riprendono le finalità di comunicazione
diffondendo informazioni, volti, musica, film. La loro profonda innovazione sta però soprattutto nel rendere
protagonista quello che prima era il destinatario finale, e impotente, del messaggio.
Grazie a queste nuove realtà, facebook, twitter, pinterest, g+, youtube, vimeo… siamo tutti “popolari”,
siamo tutti online, siamo tutti protagonisti, giochiamo a fare gli artisti.
E i veri artisti che dicono? Come si rapportano con questa realtà? Ha ancora senso rappresentarla in
modo fine a se stesso?
Mare (CH) con la mostra Popism. L’arte in Italia dalla teoria dei mass media ai social network. Esposte
le opere di alcuni interpreti della Pop Art italiana insieme a giovani artisti che per il loro linguaggio, i temi
che affrontano e le loro scelte poetiche offrono una interessante visione della sua evoluzione dopo oltre
cinquant’anni dalla nascita.
Unica corrente artistica, insieme al Surrealismo, a essere ancora viva e in continua trasformazione, la Pop
Art non ha mai smesso di essere sfruttata e apprezzata da artisti e pubblico.
In un mondo dove spesso l’arte contemporanea assume contorni intellettualistici e viene associata a
un atteggiamento elitario, i colori vivaci, i temi popolari e la riconoscibilità degli oggetti rappresentati
offrono a chi realizza le opere, e a chi le guarda, la possibilità di godere dell’arte come di una forma di
intrattenimento.
La Pop Art colora con tinte forti la realtà per raccontarla divertendo: questo fa l’arte contemporanea
quando non si prende troppo sul serio.
La Pop quindi non è semplicemente arte ma un modo di vedere e descrivere la realtà, anche di viverla.
Specchio della società consumistica e del tempo in cui viene realizzata, resta la stessa cambiando in
continuazione, e, forse, è proprio questa la ragione del suo successo. Così oggi le icone rappresentate, gli
oggetti che ne diventano protagonisti, non sono più Marilyn Monroe o la zuppa Campbell ma Kate Moss
e l’Iphone. Sempre comunque “oggetti” di consumo elevati a protagonisti di dipinti o sculture, soggetti
sempre riconoscibili in modo che tutti abbiano i mezzi per identificare quello che vedono e, se vogliono, per
giudicarlo nel bene o nel male con disincantata ironia.
La Pop Art “storica” nasce in Inghilterra a metà degli anni cinquanta dall'incontro tra arte e cultura dei
mass-media. Il suo scopo è quello di documentare senza alcuna finalità dissacratoria o di denuncia la
cultura popolare americana (da qui il nome, nel quale pop è il diminutivo di “popolare”), trasformando in
icone le immagini più note o simboliche tra quelle proposte dai mass-media.
Da sempre i mezzi di comunicazione (televisione, pubblicità, giornali) sono stati, infatti, fondamentali nella
diffusione della cultura occidentale, sia nei suoi aspetti positivi legati al benessere che in quelli più ambigui,
come l’eccesso di consumismo.
Oggi ai media tradizionali si sono aggiunti, ottenendo una popolarità sempre crescente tanto da
metterli in ombra, il web e in particolare i social network che ne riprendono le finalità di comunicazione
diffondendo informazioni, volti, musica, film. La loro profonda innovazione sta però soprattutto nel rendere
protagonista quello che prima era il destinatario finale, e impotente, del messaggio.
Grazie a queste nuove realtà, facebook, twitter, pinterest, g+, youtube, vimeo… siamo tutti “popolari”,
siamo tutti online, siamo tutti protagonisti, giochiamo a fare gli artisti.
E i veri artisti che dicono? Come si rapportano con questa realtà? Ha ancora senso rappresentarla in
modo fine a se stesso?
21
luglio 2012
POPism. L’arte in Italia dalla teoria dei mass media ai social network / 63° edizione del Premio Michetti
Dal 21 luglio al 31 agosto 2012
arte contemporanea
Location
MUMI – MUSEO MICHETTI
Francavilla Al Mare, Piazza San Domenico, 1, (Chieti)
Francavilla Al Mare, Piazza San Domenico, 1, (Chieti)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica | dalle 18 alle 23 | chiuso il lunedì
Vernissage
21 Luglio 2012, ore 19
Editore
VALLECCHI
Autore
Curatore