Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Posseduti dall’amore
Rassegna di Videoarte
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Posseduti dall’amore
Leggendo il recente saggio di Michael Hardt e Toni Negri, Comune
(2009), col quale si conclude la trilogia aperta da Impero (2000) e proseguita
con Moltitudine (2004), ci si imbatte, ad un tratto, in un vero e proprio inno
all’amore, fondato sulla necessità della sua rivalutazione concettuale
nell’ambito della teoria politica, del discorso filosofico e persino della scienza
economica e ciò malgrado i due autori sappiano «ormai bene che questo
termine mette a disagio molti lettori», alcuni dei quali «si rigirano
nervosamente sulle loro sedie», mentre «altri alzano le spalle con aria di
superiorità» e che gli stessi filosofi, teorici politici ed economisti che spesso,
pur senza accantonare «il loro algido rigore intellettuale», parlano d’amore
sono così inibiti da precludersi la possibilità di fornirci importanti
insegnamenti. «L’amore», si spingono persino a dichiarare, quasi
riecheggiando il San Paolo della Prima lettera ai Corinzi, «è il cuore pulsante
del programma che abbiamo sviluppato fino a questo punto senza il quale il
resto sarebbe un ammasso senza vita».
L’amore, ci avvertono insomma Hardt e Negri sulla scorta del «misterioso
libro V dell’Etica di Spinoza», è «ontologicamente costitutivo», è « un processo
di produzione del comune e di produzione di soggettività», è concatenazione
con una causa esterna «per cercare di ripetere e di espandere la gioia e
dunque per formare dei corpi e delle menti ancora più potenti». Ma se tale
assunto è vero per la filosofia, la politica e l’economia quanto più esso, con
buona pace di Roland Barthes, che, ricordando il Werther di Goethe «che
prima disegnava molto e bene», ma «è ora incapace di fare il ritratto di
Carlotta», addita le problematicità del legame tra amore e creazione artistica
(va tenuto però conto Barthes egli intende qui l’amore nella accezione più
ristretta di innamoramento), sarà vero per l’arte, territorio della creazione per
antonomasia?
Posseduti dall’amore, il cui titolo si ispira proprio al capitolo di Comune
dal quale ho tratto i pensieri che ho citato, intende costituire un primo passo
in vista di un’esplorazione plurilinguistica e pluridisciplinare del legame
esistente tra potenza dell’amore e prodursi dell’arte; sull’amore come
principio costituente della creazione artistica, così come sull’arte costituita
dalla pratica amorosa. Gli artisti ed i collettivi selezionati, sono così chiamati
tanto ad attingere all’amore che li possiede primariamente per trasformarlo
in linguaggio, quanto ad attivare le sue possibilità di divenire espressione
d’amore in tutte le sue tipologie. L’amore che nutre il rapporto di coppia,
dalle sue declinazioni più platoniche a quelle più carnali; l’amore per i propri
familiari; l’amore come amicizia; l’amore come volontà di palingenesi per
l’intera umanità; l’amore verso Dio, l’amore per la natura, per gli altri esseri
che, oltre all’uomo, vivono su questo pianeta e, naturalmente, l’amore come
piacere di fare qualcosa, quello che i greci antichi indicavano con il termine
thelema, ovvero la declinazione più prossima al processo della creazione
artistica.
La scelta del video, ovvero di quello che forse risulta ancora il medium
più rappresentativo della democratizzazione dell’arte, dati i suoi bassi costi
di produzione e di fruizione, oggi più che mai abbattuti dall’evoluzione della
tecnologia, di uno strumento, come e più ancora della fotografia, connesso fin
dall’inizio ad un uso amatoriale, e quindi ad una destinazione prossima alla
dimensione dell’ordinario, del consueto, del familiare, o meglio, come spesso
avveniva ed avviene, dei “piccoli straordinari dell’ordinario”, ma anche di un
linguaggio in grado di trascendere la visione tipicamente umana, acquista in tal
modo un particolare significato. Il video diviene cioè emblema della possibilità
concessa ad ognuno di perseguire quello stato di particolare grazia e potenza,
ai limiti delle facoltà umane, che chiamiamo “amore”.
Stefano Taccone
Leggendo il recente saggio di Michael Hardt e Toni Negri, Comune
(2009), col quale si conclude la trilogia aperta da Impero (2000) e proseguita
con Moltitudine (2004), ci si imbatte, ad un tratto, in un vero e proprio inno
all’amore, fondato sulla necessità della sua rivalutazione concettuale
nell’ambito della teoria politica, del discorso filosofico e persino della scienza
economica e ciò malgrado i due autori sappiano «ormai bene che questo
termine mette a disagio molti lettori», alcuni dei quali «si rigirano
nervosamente sulle loro sedie», mentre «altri alzano le spalle con aria di
superiorità» e che gli stessi filosofi, teorici politici ed economisti che spesso,
pur senza accantonare «il loro algido rigore intellettuale», parlano d’amore
sono così inibiti da precludersi la possibilità di fornirci importanti
insegnamenti. «L’amore», si spingono persino a dichiarare, quasi
riecheggiando il San Paolo della Prima lettera ai Corinzi, «è il cuore pulsante
del programma che abbiamo sviluppato fino a questo punto senza il quale il
resto sarebbe un ammasso senza vita».
L’amore, ci avvertono insomma Hardt e Negri sulla scorta del «misterioso
libro V dell’Etica di Spinoza», è «ontologicamente costitutivo», è « un processo
di produzione del comune e di produzione di soggettività», è concatenazione
con una causa esterna «per cercare di ripetere e di espandere la gioia e
dunque per formare dei corpi e delle menti ancora più potenti». Ma se tale
assunto è vero per la filosofia, la politica e l’economia quanto più esso, con
buona pace di Roland Barthes, che, ricordando il Werther di Goethe «che
prima disegnava molto e bene», ma «è ora incapace di fare il ritratto di
Carlotta», addita le problematicità del legame tra amore e creazione artistica
(va tenuto però conto Barthes egli intende qui l’amore nella accezione più
ristretta di innamoramento), sarà vero per l’arte, territorio della creazione per
antonomasia?
Posseduti dall’amore, il cui titolo si ispira proprio al capitolo di Comune
dal quale ho tratto i pensieri che ho citato, intende costituire un primo passo
in vista di un’esplorazione plurilinguistica e pluridisciplinare del legame
esistente tra potenza dell’amore e prodursi dell’arte; sull’amore come
principio costituente della creazione artistica, così come sull’arte costituita
dalla pratica amorosa. Gli artisti ed i collettivi selezionati, sono così chiamati
tanto ad attingere all’amore che li possiede primariamente per trasformarlo
in linguaggio, quanto ad attivare le sue possibilità di divenire espressione
d’amore in tutte le sue tipologie. L’amore che nutre il rapporto di coppia,
dalle sue declinazioni più platoniche a quelle più carnali; l’amore per i propri
familiari; l’amore come amicizia; l’amore come volontà di palingenesi per
l’intera umanità; l’amore verso Dio, l’amore per la natura, per gli altri esseri
che, oltre all’uomo, vivono su questo pianeta e, naturalmente, l’amore come
piacere di fare qualcosa, quello che i greci antichi indicavano con il termine
thelema, ovvero la declinazione più prossima al processo della creazione
artistica.
La scelta del video, ovvero di quello che forse risulta ancora il medium
più rappresentativo della democratizzazione dell’arte, dati i suoi bassi costi
di produzione e di fruizione, oggi più che mai abbattuti dall’evoluzione della
tecnologia, di uno strumento, come e più ancora della fotografia, connesso fin
dall’inizio ad un uso amatoriale, e quindi ad una destinazione prossima alla
dimensione dell’ordinario, del consueto, del familiare, o meglio, come spesso
avveniva ed avviene, dei “piccoli straordinari dell’ordinario”, ma anche di un
linguaggio in grado di trascendere la visione tipicamente umana, acquista in tal
modo un particolare significato. Il video diviene cioè emblema della possibilità
concessa ad ognuno di perseguire quello stato di particolare grazia e potenza,
ai limiti delle facoltà umane, che chiamiamo “amore”.
Stefano Taccone
09
giugno 2012
Posseduti dall’amore
09 giugno 2012
arte contemporanea
Location
PROGETTO TANGRAM
Brescia, Contrada Del Carmine, 21 a/b, (Brescia)
Brescia, Contrada Del Carmine, 21 a/b, (Brescia)
Vernissage
9 Giugno 2012, ore 19
Sito web
www.motelb.org
Autore
Curatore