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Postcard from… – Raphäel Zarka
Raphäel Zarka (Montpellier, 1977, vive e lavora a Parigi)è il primo appuntamento di Postcard from…, un progetto a cadenza bimestrale, lungo tutto il 2011, in cui viene chiesto a cinque artisti di ideare un manifesto di dimensioni 400×300 cm., come quelli usati nella cartellonistica pubblicitaria.
Comunicato stampa
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L'iniziativa, realizzata in collaborazione con A.P.A. - Agenzia Pubblicità Affissioni è incentrato sull’uso dell’arte come strumento di formazione, rivolto a tutti gli ambiti sociali e culturali.
Questo progetto, che coinvolge la città di Roma con interventi di arte nello spazio pubblico attraverso l’uso del sistema di affissioni pubblicitario, vuole portare l’arte dove non ci aspetteremmo di trovarla. I cinque artisti coinvolti saranno invitati a realizzare un manifesto - affisso su una struttura installata nel cortile del Pastificio Cerere identica a quelle utilizzate per le strade – che abbia la capacità di interrogare gli spettatori, spesso distratti dall’enorme congerie di segni e figure che popola la città, sollecitando la loro attenzione su temi di carattere estetico, etico e sociale.
La stessa immagine viene poi riproposta nei due mesi successivi, in dieci impianti di Roma gestiti da A.P.A., seguendo il turnover di quattordici giorni tipico delle affissioni pubblicitarie. L’elenco degli impianti che ospiteranno il manifesto sarà aggiornato sul sito internet della Fondazione.
Il primo manifesto realizzato, dal titolo Pianta del Cretto e altri lavori (2011), è per Raphäel Zarka l’occasione per tornare a riflettere su un'opera che ha fortemente ispirato il suo lavoro, il Grande Cretto di Alberto Burri (Città di Castello, 1915 - 1995), una scultura ambientale che il maestro dell'Informale aveva realizzato negli anni Ottanta a Gibellina, paese siciliano nella Valle del Belice, raso al suolo dal terremoto del 1968. Il Grande Cretto è composto da grossi blocchi di cemento bianco separati tra loro da profondi solchi, il cui tracciato ricalca l'antico impianto viario del paese, con i suoi isolati e le sue stradine. Già nel 2005 Raphäel Zarka aveva documentato questa scultura con il video Cretto (6'30'', collezione Frac Alsace e Centre Pompidou).
Nello spazio espositivo della Fondazione Pastificio Cerere, come a proseguire idealmente il lavoro distribuito nella città, viene proiettato in anteprima e solo per il giorno dell’inaugurazione l’ultimo video realizzato dall’artista sul Cretto, dal titolo Gibellina Vecchia (Film Super 16 trasferito in HD, 10’30’’, 2010), nel quale Zarka, seguendo l’attività sul campo di un gruppo di architetti e geometri ed esaminando la natura fisica del territorio, tenta di far riemergere la storia originaria del posto. In questo film l’artista cerca di evidenziare la funzione commemorativa della scultura con l'intenzione di restituire un'idea dell'antico abitato, attraverso la vita quotidiana che si svolge intorno all’opera di Burri, animata da pastori, allevamenti di mucche, agricoltori e turisti.
Il film Gibellina Vecchia è la prima parte di un dittico di cui il pendant sarà consacrato a Gibellina Nuova, ricostruita a pochi km dal sito iniziale e trasformata in un museo di sculture all’aperto.
Per il manifesto, Zarka ha scelto un'immagine che si ricollega, in maniera del tutto insolita, alla pianta del Cretto. Si tratta del tatuaggio che un suo amico si è fatto realizzare sulla parte posteriore dell’avambraccio, la cui forma particolare ricorda la struttura dell’opera di Burri. Il tatuaggio rappresenta lo spazio fra le vene, disegna i flussi del sangue, così come le strade e le fenditure del Cretto rappresentano gli interstizi per il passaggio di persone e animali. L’intreccio dei percorsi riporta a forme primarie di architettura, al mitico Dedalo, alle radici della civiltà occidentale sempre in bilico tra agorà e labirinto, ordine e disordine, ragione e follia. Il Cretto di Burri crea una dimensione sospesa e irreale e dove prima si agitava la vita, sono calati all’improvviso il silenzio e la morte.
L’immagine del tatuaggio emerge metaforicamente da un gruppo di foto che rappresentano altri lavori di Zarka: “Amo la stratificazione che c'è dietro alle cose – dice – e anche la difficoltà per un artista di scegliere obbligatoriamente una sola immagine, rinunciando a tutte le altre possibili che sono sul suo tavolo da lavoro”.
Influenzata in particolare dall’Arte Povera, dal Minimalismo e dalla Land Art, la ricerca di Raphäel Zarka si basa su un'indagine quasi scientifica degli spazi e delle forme. L'esperienza di skater, inoltre, gli ha permesso di familiarizzare con le superfici dinamiche dell'ambiente urbano, sviluppando un approccio sperimentale verso volumi, geometrie e materiali.
Oltre ai manifesti affissi nelle postazioni A.P.A. di Roma, verrà realizzato un poster con lo stesso soggetto in scala ridotta (95x70 cm), in edizione limitata di cinquecento, disponibile per il pubblico presso il bookshop della Fondazione Pastificio Cerere.
Questo progetto, che coinvolge la città di Roma con interventi di arte nello spazio pubblico attraverso l’uso del sistema di affissioni pubblicitario, vuole portare l’arte dove non ci aspetteremmo di trovarla. I cinque artisti coinvolti saranno invitati a realizzare un manifesto - affisso su una struttura installata nel cortile del Pastificio Cerere identica a quelle utilizzate per le strade – che abbia la capacità di interrogare gli spettatori, spesso distratti dall’enorme congerie di segni e figure che popola la città, sollecitando la loro attenzione su temi di carattere estetico, etico e sociale.
La stessa immagine viene poi riproposta nei due mesi successivi, in dieci impianti di Roma gestiti da A.P.A., seguendo il turnover di quattordici giorni tipico delle affissioni pubblicitarie. L’elenco degli impianti che ospiteranno il manifesto sarà aggiornato sul sito internet della Fondazione.
Il primo manifesto realizzato, dal titolo Pianta del Cretto e altri lavori (2011), è per Raphäel Zarka l’occasione per tornare a riflettere su un'opera che ha fortemente ispirato il suo lavoro, il Grande Cretto di Alberto Burri (Città di Castello, 1915 - 1995), una scultura ambientale che il maestro dell'Informale aveva realizzato negli anni Ottanta a Gibellina, paese siciliano nella Valle del Belice, raso al suolo dal terremoto del 1968. Il Grande Cretto è composto da grossi blocchi di cemento bianco separati tra loro da profondi solchi, il cui tracciato ricalca l'antico impianto viario del paese, con i suoi isolati e le sue stradine. Già nel 2005 Raphäel Zarka aveva documentato questa scultura con il video Cretto (6'30'', collezione Frac Alsace e Centre Pompidou).
Nello spazio espositivo della Fondazione Pastificio Cerere, come a proseguire idealmente il lavoro distribuito nella città, viene proiettato in anteprima e solo per il giorno dell’inaugurazione l’ultimo video realizzato dall’artista sul Cretto, dal titolo Gibellina Vecchia (Film Super 16 trasferito in HD, 10’30’’, 2010), nel quale Zarka, seguendo l’attività sul campo di un gruppo di architetti e geometri ed esaminando la natura fisica del territorio, tenta di far riemergere la storia originaria del posto. In questo film l’artista cerca di evidenziare la funzione commemorativa della scultura con l'intenzione di restituire un'idea dell'antico abitato, attraverso la vita quotidiana che si svolge intorno all’opera di Burri, animata da pastori, allevamenti di mucche, agricoltori e turisti.
Il film Gibellina Vecchia è la prima parte di un dittico di cui il pendant sarà consacrato a Gibellina Nuova, ricostruita a pochi km dal sito iniziale e trasformata in un museo di sculture all’aperto.
Per il manifesto, Zarka ha scelto un'immagine che si ricollega, in maniera del tutto insolita, alla pianta del Cretto. Si tratta del tatuaggio che un suo amico si è fatto realizzare sulla parte posteriore dell’avambraccio, la cui forma particolare ricorda la struttura dell’opera di Burri. Il tatuaggio rappresenta lo spazio fra le vene, disegna i flussi del sangue, così come le strade e le fenditure del Cretto rappresentano gli interstizi per il passaggio di persone e animali. L’intreccio dei percorsi riporta a forme primarie di architettura, al mitico Dedalo, alle radici della civiltà occidentale sempre in bilico tra agorà e labirinto, ordine e disordine, ragione e follia. Il Cretto di Burri crea una dimensione sospesa e irreale e dove prima si agitava la vita, sono calati all’improvviso il silenzio e la morte.
L’immagine del tatuaggio emerge metaforicamente da un gruppo di foto che rappresentano altri lavori di Zarka: “Amo la stratificazione che c'è dietro alle cose – dice – e anche la difficoltà per un artista di scegliere obbligatoriamente una sola immagine, rinunciando a tutte le altre possibili che sono sul suo tavolo da lavoro”.
Influenzata in particolare dall’Arte Povera, dal Minimalismo e dalla Land Art, la ricerca di Raphäel Zarka si basa su un'indagine quasi scientifica degli spazi e delle forme. L'esperienza di skater, inoltre, gli ha permesso di familiarizzare con le superfici dinamiche dell'ambiente urbano, sviluppando un approccio sperimentale verso volumi, geometrie e materiali.
Oltre ai manifesti affissi nelle postazioni A.P.A. di Roma, verrà realizzato un poster con lo stesso soggetto in scala ridotta (95x70 cm), in edizione limitata di cinquecento, disponibile per il pubblico presso il bookshop della Fondazione Pastificio Cerere.
27
gennaio 2011
Postcard from… – Raphäel Zarka
Dal 27 gennaio al 26 marzo 2011
arte contemporanea
presentazione
presentazione
Location
FONDAZIONE PASTIFICIO CERERE
Roma, Via Degli Ausoni, 7, (Roma)
Roma, Via Degli Ausoni, 7, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 15-19
Vernissage
27 Gennaio 2011, ore 18
Ufficio stampa
ILARIA GIANOLI
Autore
Curatore