Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Postres
Piccolo formato in controtendenza rispetto alla fotografia di taglia museale. La mostra Postres (nei menù hispanico-latinoamericani =Dessert), riporta in auge la Polaroid, la sofisticata pin-hole camera e la cara vecchia 35mm accanto a digitali e frame da video. 13 artisti in preview a Ischia per trasferirsi poi al Festival Fotología di Bogotà in agosto e al Palazzo della Vicaria di Trapani in settembre 08.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Aka curatorial projects presenta
Postres
Desideria Burgio, conceptinprogress, Alberta Cuccia, Zazie Gnecchi Ruscone, Carlos Irijalba, Sebastiano Mauri, Marisol Maza, Caterina Nelli, Paula Odevall, Pax Paloscia, Ana Prvacki, Paolo W. Tamburella, Suncica Perisin Tomljanovic.
A cura di Raffaella Guidobono
Sala delle Antiche Terme Comunali Ischia (NA)
dal 15 al 30 giugno 2008
dal 6 agosto al 6 settembre 2008
FOTOLOGíA6
Festival Internacional de la Fotografia de Bogotà
SOCIEDAD CULTURAL LA BALSA
BOGOTA'
Cra. 9 # 73 - 44 local 2b Edificio Fiducafé
labalsalibros@etb.net.co
8 agosto al 6 settembre
Lunedì - venerdì 8 a.m. a 6 p.m.
Conferenza: Raffaella Guidobono
lunedì 11 agosto, 5 p.m.
Non è il piatto del giorno, non è un antipasto, non è un piatto forte.
E’ il dolce o l’amaro alla fine dei pasti. E’ ciò che segue, lungamente atteso ma consumato voracemente, è quel che resta al termine di un percorso.
Postres nell’idioma ispanico vuol dire ultima portata, classicamente il dessert nel menu. In latino letteralmente post + res se prese singolarmente sono due parole il cui senso racconta qualcosa che viene dopo, l’accadimento successivo, con licenza, quel che resta del giorno.
Il titolo è stato pensato per il Festival di Fotografia Fotología a Bogotà, giunto in Colombia alla sesta edizione diretta da Clemencia Poveda. La mostra presenta una serie di fotografie analogiche, stenopeiche, digitali e polaroid accanto a frame da video, scatti da eventi performativi e sculture di artisti che indagano sulla memoria e su quanto resta dopo un evento significativo, non eclatante, ma denso di significato. Alcuni dolci sono piccoli classici, ispirati a ricette antiche e creati per tramandarne memoria. Il Postre è per chiudere un discorso, non è improvvisato ma studiato, viene ponderato e necessita di lunga preparazione. E propone un ricordo che ha l'ambizione di essere buono ma può rivelarsi anche inconsistente, etereo,come accade a volte alla fine di una storia destinata a sorprenderci, quando umanamente è raro prevedere gli effetti concreti delle nostre azioni sui pensieri altrui. Per quanto leggera, la metafora suggerisce il senso di un momento arduo da dimenticare. La mostra raccoglie un corpo di lavori estremamente portatili, di dimensioni ridotte, in controtendenza rispetto alla fotografia di grande formato.
Gli esiti sono un residuo di esperienze di conquista e affermazione, con la presa di coscienza di istanti minimi contenenti una rivincita. Come il negativo delle fotografie è residuo del positivo di una immagine, il percorso della mostra è immaginato per provocare una rievocazione di attimi recenti o lontani, molto spesso illuminanti.
L‘attesa del dolce è ispirata a un luogo ideale del pensiero, dove molto è avvenuto ma il meglio deve ancora succedere.
La collettiva presenta formati minimi dalle ampie possibilità esplicative, simboleggia l’innescarsi di un gioco con il tempo, il retrocedere verso i ricordi meno nitidi con l’intento dichiarato di distribuire nello spazio espositivo alcuni ritratti e paesaggi essenziali, molto differenti, miscelati da un sentire comune.
La tradizione del foro stenopeico e della cara vecchia pellicola 35mm vive a proprio agio accanto ai new media. Le immagini della mostra Postres affiancano 11 artisti selezionati dal curatore Raffaella Guidobono dove anche i frame dei video digitali e le performance stampate in dimensioni minute integrano la volontà di una mostra raccolta.
Segnalato quale miglior artista di Arco08 a Madrid, lo spagnolo Carlos Irijalba pondera con esiti forti e rigore introspettivo sulla fine della cultura, sugli estremi a cui conduce la tecnologia, sui mezzi che ci sopravviveranno e sulla necessità di trovare il nostro sistema per la conservazione della specie. Nella serie “Device” la lucidità della sua visione considera il futuro come un assedio. La metafora di oggetti sospesi nel nulla sembra incaricare l’apparenza anziché la sostanza di un ruolo salvifico, dove il finale di partita è meno rassicurante. Nel riportare l’estetica al centro dell’immagine l’artista dichiara nell’adesione alla bellezza astratta l’unica strada possibile da percorrere. Invitato alla prossima Biennale di Singapore 2008, Paolo W. Tamburella, presenta qui una interrogazione alla memoria dell’acqua e rivendica la sua tutela partendo dall’osservazione per un arco di 24 ore intorno a una pompa idraulica in India.
Il globo terracqueo rischia di esaurire il 70% della sua composizione, e l’allarme dell’acqua che sparisce inizia a comparire tra le questioni più urgenti da risolvere e prevenire.
Il titolo “Renga” deriva dalla marca omonima di pompe d’acqua a Madras, qui ripresa dall’alba al tramonto senza soluzione di continuità. Le azioni meccaniche di una giornata qualunque accrescono il valore sacro di rispetto per la risorsa prima, la materia senza la quale, dall’alba al tramonto, rischia di non esistere più nulla.
Ana Prvacki documenta con scatti successivi la combustione di un moleskine con appunti desueti, dando fuoco ai fiammiferi inseriti tra le pagine e, in una performance liberata, si propone di dimenticare il passato con leggerezza, per procedere oltre con nuovi accumuli di scritti e memorie. Dopo aver fondato l”Agenzia” ananatural, la sofisticata performer di Singapore investiga i bisogni contemporanei e promuove soluzioni fai-da-te per affrontarli. Questo piccolo progetto è solo uno dei tanti ispirati dal suo tipico metodo di apparente improvvisazione che è in realtà pura sociologia e autentico punto di vista per un’inedita osservazione del pianeta. Con queste premesse presenzia quest’anno la Biennale di Sidney, dopo essersi segnalata nella triennale torinese T3 del 2005 e nella recente performance di lavaggio del denaro Money Mountain, curata da Marina Abramovic all’Artists Space di New York.
La Polaroid smeterà di essere prodotta l'anno prossimo. Quasi un inno alla sua unicità, il lavoro con l'inimitabile regina dello sviluppo immediato porta il duo argentino ConceptinProgress a riprendere il filo rosso contenuto in ogni loro produzione. Il ribaltamento di senso comune delle cose ci ricorda che nulla va dato per scontato.
Fresca di diploma all’ICP di New York la fotografa Paula Odevall ha nelle corde la vivace Rio de Janeiro delle origini e gli studi di Storia dell’Arte a Lund in Svezia. Tali antipodi culturali riflettono dentro il lavoro un estro brasiliano per la gioia e al contempo un’attitudine svedese all’intimismo. Nella serie “Meu corpo, Min kropp”, la fotografa porta, non il dulce, ma la frutta dentro magliette e collant, con l’intento di riflettere senza tabù sul linguaggio di una fisicità non perfetta ma fiera. La dimestichezza con i propri difetti conduce alla rivelazione di forme estreme e quasi zoomorfe, qui accentuate da una sana ironia e un rispetto per le differenze, in una distorta ma dolcissima visione del corpo femminile incorniciato dalla purezza del medio formato.
Una speciale edizione di fotografie minime dentro cornici dorate tipiche di santini e figure devozionali, riproduce 9 icone del video "I Believe in God" di Sebastiano Mauri, italoargentino con varie mostre in Italia e all’estero tra cui il Mart di Rovereto, La Triennale di Milano e il Macro di Rosario. Le immagini sacre hanno identico taglio e uguale venerazione, senza distinzioni. La religione è diversa per chiunque ma esige il medesimo rispetto, a volte l'idolatria ospita soltanto una riflessione su quanto rimane di un pensiero privato, a volte predilige una domanda sui massimi sistemi e sul nostro ruolo rispetto all’iconoclastia. Dopo aver pubblicato un libro fotografico con l’Editore Caillou Bleu di Bruxelles il nuovo lavoro di Desideria Burgio parte da una grande e zuccherosa torta nuziale per inscenare solitudini e rivincite. La serie “Holy Cake” decide di raccontare che esiste un altro mondo interiore con la chance di venir celebrato da un dolce imperiale, in cima al quale possono comparire santi laici, eroi dei fumetti e protagonisti del mondo reale e, nella loro infinita leggerezza, costruire unioni da sogno con l’affabulazione dei destini incrociati. In tour con la recente mostra di 50 fotografe I bought me a cat, l’assistente dello storico fotografo di moda Giovanni Gastel, Alberta Cuccia osserva il prossimo come fosse un’architettura da inquadrare. Poi l’istinto organizza i sensi in uno scatto veloce. Nelle foto di New York l'artista calibra l'apertura dell'obiettivo dentro un interno e sceglie uno sguardo fugace, nascosto e tuttavia intento a svelarsi, carico di riflessioni intorno a cui immaginiamo la fine di qualcosa di importante o soltanto una sosta di recupero del tutto privato e indisturbato.
Un senso innato per la pellicola a colori, Zazie Gnecchi Ruscone ritrae il dorso calmo di una ragazza sdraiata sulla spiaggia in grado di regalare meritata quiete dentro un mare e un cielo infiniti, nella dominante azzurra di cromie sapientemente dosate. Disimpegnata e chiara nella sua semplicità, l’immagine di “Livia” è il preludio di una giornata senza pretese, è un inno al respiro lento, è un nuovo orizzonte che preclude obiettivi troppo ambiziosi in favore di un gioco nuovo e nuovi spazi mentali a cui devolvere tempo. Con la solita cura minuziosa per l’immagine rarefatta del foro stenopeico Caterina Nelli ritrae paesaggi candidi e sognati, addirittura mai esistiti, come se fossero dipinti. Tutto è visibile dentro una miniatura ma qui tende alla dissolvenza. E nell’attesa di impressionare la luce sulla carta fotografica distilla lunghi istanti di profonda e riflessiva intimità. Con effetti sorprendenti e unici, e non certo praticabili nel digitale, la nuova serie di paesaggi eccelle nella confezione di cornici e stampe manuali a colori, evocanti tinte e sfumature di toni che viene da pensare siano inesistenti anche in natura, se non per pochi prolungati attimi in particolari condizioni all’alba o al tramonto. Il talento fotografico e la vocazione street convivono nel DNA di Pax Paloscia, da anni fotografa free-lance per varie testate internazionali, nonché protagonista di un transfer bianco/nero/celeste delle sue recenti fotografie e la sua selvaggia pittura, condensate nel volume “Let the Kids Play”, praticamente il motto-manifesto dell’artista, edizioni Drago. Questa foto consegna ai posteri una immagine illuminata, dove una ragazza somiglia a una creatura pronta a svanire, dimentica o memore di qualcosa di prezioso ma forse sovrannaturale. Creatura terrena e aerea al contempo, l’anima aleggia in un comune gesto quotidiano e tuttavia carico di trascorsi, mentre intorno la composizione è densa di un vissuto talmente familiare dentro cui è facile riconoscere noi stessi e sognare una nuova idea di angelo custode che ci risolva al meglio, se non l’esistenza, almeno la cena di stasera.
Raffaella Guidobono
Postres
Desideria Burgio, conceptinprogress, Alberta Cuccia, Zazie Gnecchi Ruscone, Carlos Irijalba, Sebastiano Mauri, Marisol Maza, Caterina Nelli, Paula Odevall, Pax Paloscia, Ana Prvacki, Paolo W. Tamburella, Suncica Perisin Tomljanovic.
It ‘s not the day's special, is not an horse d’oeuvre, it’s not a main course.
It's the cake or the liqueur at the end of our meal. Long-awaited desire although voraciously consumed, what’s at the end of a wondrous tour. Postres in Hispanic language means the last course, traditionally the Dessert. In Latin literally "post" and “res”, if taken apart, are two words whose meaning has something that comes further, pondering on what is leftover from the day, even from a negligible experience.
The title was intended for the Festival of Photography Fotologìa in Bogotà, Colombia. The exhibition Postres presents a series of 35 mm photographs, digital Prints and pin-hole Camera Photography alongside with sculptures and drawings of 13 artists who investigate and report on what remains after an encounter, a fulfilling event, not extraordinary, but dense and meaningful.
Inspired by ancient recipes, a dessert sometimes is a must, created to transcend the souvenir of a city, a great time off, or just a dinner. It is a metaphor to close a speech, not improvised, but pondered. Therefore need a long work in progress. The result evokes a memory which has the ambition to be a good one, but can also be disclosed and sleazy, as well as ethereal, if something happens at the end of a startling story. Usually is difficult to predict the actual effects of our acts in other's enactments. The idea of a cake suggests a sense of a moment hard to forget for just a while, but soon to be left behind us. The show contains a body of works extremely portable, small and in countertrend, 'cause not museumsized as the latest in Photography. Here we are talking about how to conquer the awareness of little moments that contains a small revenge. Success is a waste of experience. As the negative of the photographs is the residue of a positive image, the path of the works is meant to cause a belated thanks to our own memories, often illuminating. The exhibition contains the will to discover a special place of our thoughts, where many things already happened but the best is yet to come.
The exhibition shows various contents each one symbolizes a game over time, towards the back memories with less sharp intention. The exhibition space is a declaration to offer some portraits and landscape essentially diverse but melt by a common feeling. The tradition of the pin-hole camera and the old 35mm film live comfortably alongside the "new media". The images like a list of Desserts approachs 13 artists selected by the curator Raffaella Guidobono with digital video and performance printed in small size.
Postres
Desideria Burgio, conceptinprogress, Alberta Cuccia, Zazie Gnecchi Ruscone, Carlos Irijalba, Sebastiano Mauri, Marisol Maza, Caterina Nelli, Paula Odevall, Pax Paloscia, Ana Prvacki, Paolo W. Tamburella, Suncica Perisin Tomljanovic.
A cura di Raffaella Guidobono
Sala delle Antiche Terme Comunali Ischia (NA)
dal 15 al 30 giugno 2008
dal 6 agosto al 6 settembre 2008
FOTOLOGíA6
Festival Internacional de la Fotografia de Bogotà
SOCIEDAD CULTURAL LA BALSA
BOGOTA'
Cra. 9 # 73 - 44 local 2b Edificio Fiducafé
labalsalibros@etb.net.co
8 agosto al 6 settembre
Lunedì - venerdì 8 a.m. a 6 p.m.
Conferenza: Raffaella Guidobono
lunedì 11 agosto, 5 p.m.
Non è il piatto del giorno, non è un antipasto, non è un piatto forte.
E’ il dolce o l’amaro alla fine dei pasti. E’ ciò che segue, lungamente atteso ma consumato voracemente, è quel che resta al termine di un percorso.
Postres nell’idioma ispanico vuol dire ultima portata, classicamente il dessert nel menu. In latino letteralmente post + res se prese singolarmente sono due parole il cui senso racconta qualcosa che viene dopo, l’accadimento successivo, con licenza, quel che resta del giorno.
Il titolo è stato pensato per il Festival di Fotografia Fotología a Bogotà, giunto in Colombia alla sesta edizione diretta da Clemencia Poveda. La mostra presenta una serie di fotografie analogiche, stenopeiche, digitali e polaroid accanto a frame da video, scatti da eventi performativi e sculture di artisti che indagano sulla memoria e su quanto resta dopo un evento significativo, non eclatante, ma denso di significato. Alcuni dolci sono piccoli classici, ispirati a ricette antiche e creati per tramandarne memoria. Il Postre è per chiudere un discorso, non è improvvisato ma studiato, viene ponderato e necessita di lunga preparazione. E propone un ricordo che ha l'ambizione di essere buono ma può rivelarsi anche inconsistente, etereo,come accade a volte alla fine di una storia destinata a sorprenderci, quando umanamente è raro prevedere gli effetti concreti delle nostre azioni sui pensieri altrui. Per quanto leggera, la metafora suggerisce il senso di un momento arduo da dimenticare. La mostra raccoglie un corpo di lavori estremamente portatili, di dimensioni ridotte, in controtendenza rispetto alla fotografia di grande formato.
Gli esiti sono un residuo di esperienze di conquista e affermazione, con la presa di coscienza di istanti minimi contenenti una rivincita. Come il negativo delle fotografie è residuo del positivo di una immagine, il percorso della mostra è immaginato per provocare una rievocazione di attimi recenti o lontani, molto spesso illuminanti.
L‘attesa del dolce è ispirata a un luogo ideale del pensiero, dove molto è avvenuto ma il meglio deve ancora succedere.
La collettiva presenta formati minimi dalle ampie possibilità esplicative, simboleggia l’innescarsi di un gioco con il tempo, il retrocedere verso i ricordi meno nitidi con l’intento dichiarato di distribuire nello spazio espositivo alcuni ritratti e paesaggi essenziali, molto differenti, miscelati da un sentire comune.
La tradizione del foro stenopeico e della cara vecchia pellicola 35mm vive a proprio agio accanto ai new media. Le immagini della mostra Postres affiancano 11 artisti selezionati dal curatore Raffaella Guidobono dove anche i frame dei video digitali e le performance stampate in dimensioni minute integrano la volontà di una mostra raccolta.
Segnalato quale miglior artista di Arco08 a Madrid, lo spagnolo Carlos Irijalba pondera con esiti forti e rigore introspettivo sulla fine della cultura, sugli estremi a cui conduce la tecnologia, sui mezzi che ci sopravviveranno e sulla necessità di trovare il nostro sistema per la conservazione della specie. Nella serie “Device” la lucidità della sua visione considera il futuro come un assedio. La metafora di oggetti sospesi nel nulla sembra incaricare l’apparenza anziché la sostanza di un ruolo salvifico, dove il finale di partita è meno rassicurante. Nel riportare l’estetica al centro dell’immagine l’artista dichiara nell’adesione alla bellezza astratta l’unica strada possibile da percorrere. Invitato alla prossima Biennale di Singapore 2008, Paolo W. Tamburella, presenta qui una interrogazione alla memoria dell’acqua e rivendica la sua tutela partendo dall’osservazione per un arco di 24 ore intorno a una pompa idraulica in India.
Il globo terracqueo rischia di esaurire il 70% della sua composizione, e l’allarme dell’acqua che sparisce inizia a comparire tra le questioni più urgenti da risolvere e prevenire.
Il titolo “Renga” deriva dalla marca omonima di pompe d’acqua a Madras, qui ripresa dall’alba al tramonto senza soluzione di continuità. Le azioni meccaniche di una giornata qualunque accrescono il valore sacro di rispetto per la risorsa prima, la materia senza la quale, dall’alba al tramonto, rischia di non esistere più nulla.
Ana Prvacki documenta con scatti successivi la combustione di un moleskine con appunti desueti, dando fuoco ai fiammiferi inseriti tra le pagine e, in una performance liberata, si propone di dimenticare il passato con leggerezza, per procedere oltre con nuovi accumuli di scritti e memorie. Dopo aver fondato l”Agenzia” ananatural, la sofisticata performer di Singapore investiga i bisogni contemporanei e promuove soluzioni fai-da-te per affrontarli. Questo piccolo progetto è solo uno dei tanti ispirati dal suo tipico metodo di apparente improvvisazione che è in realtà pura sociologia e autentico punto di vista per un’inedita osservazione del pianeta. Con queste premesse presenzia quest’anno la Biennale di Sidney, dopo essersi segnalata nella triennale torinese T3 del 2005 e nella recente performance di lavaggio del denaro Money Mountain, curata da Marina Abramovic all’Artists Space di New York.
La Polaroid smeterà di essere prodotta l'anno prossimo. Quasi un inno alla sua unicità, il lavoro con l'inimitabile regina dello sviluppo immediato porta il duo argentino ConceptinProgress a riprendere il filo rosso contenuto in ogni loro produzione. Il ribaltamento di senso comune delle cose ci ricorda che nulla va dato per scontato.
Fresca di diploma all’ICP di New York la fotografa Paula Odevall ha nelle corde la vivace Rio de Janeiro delle origini e gli studi di Storia dell’Arte a Lund in Svezia. Tali antipodi culturali riflettono dentro il lavoro un estro brasiliano per la gioia e al contempo un’attitudine svedese all’intimismo. Nella serie “Meu corpo, Min kropp”, la fotografa porta, non il dulce, ma la frutta dentro magliette e collant, con l’intento di riflettere senza tabù sul linguaggio di una fisicità non perfetta ma fiera. La dimestichezza con i propri difetti conduce alla rivelazione di forme estreme e quasi zoomorfe, qui accentuate da una sana ironia e un rispetto per le differenze, in una distorta ma dolcissima visione del corpo femminile incorniciato dalla purezza del medio formato.
Una speciale edizione di fotografie minime dentro cornici dorate tipiche di santini e figure devozionali, riproduce 9 icone del video "I Believe in God" di Sebastiano Mauri, italoargentino con varie mostre in Italia e all’estero tra cui il Mart di Rovereto, La Triennale di Milano e il Macro di Rosario. Le immagini sacre hanno identico taglio e uguale venerazione, senza distinzioni. La religione è diversa per chiunque ma esige il medesimo rispetto, a volte l'idolatria ospita soltanto una riflessione su quanto rimane di un pensiero privato, a volte predilige una domanda sui massimi sistemi e sul nostro ruolo rispetto all’iconoclastia. Dopo aver pubblicato un libro fotografico con l’Editore Caillou Bleu di Bruxelles il nuovo lavoro di Desideria Burgio parte da una grande e zuccherosa torta nuziale per inscenare solitudini e rivincite. La serie “Holy Cake” decide di raccontare che esiste un altro mondo interiore con la chance di venir celebrato da un dolce imperiale, in cima al quale possono comparire santi laici, eroi dei fumetti e protagonisti del mondo reale e, nella loro infinita leggerezza, costruire unioni da sogno con l’affabulazione dei destini incrociati. In tour con la recente mostra di 50 fotografe I bought me a cat, l’assistente dello storico fotografo di moda Giovanni Gastel, Alberta Cuccia osserva il prossimo come fosse un’architettura da inquadrare. Poi l’istinto organizza i sensi in uno scatto veloce. Nelle foto di New York l'artista calibra l'apertura dell'obiettivo dentro un interno e sceglie uno sguardo fugace, nascosto e tuttavia intento a svelarsi, carico di riflessioni intorno a cui immaginiamo la fine di qualcosa di importante o soltanto una sosta di recupero del tutto privato e indisturbato.
Un senso innato per la pellicola a colori, Zazie Gnecchi Ruscone ritrae il dorso calmo di una ragazza sdraiata sulla spiaggia in grado di regalare meritata quiete dentro un mare e un cielo infiniti, nella dominante azzurra di cromie sapientemente dosate. Disimpegnata e chiara nella sua semplicità, l’immagine di “Livia” è il preludio di una giornata senza pretese, è un inno al respiro lento, è un nuovo orizzonte che preclude obiettivi troppo ambiziosi in favore di un gioco nuovo e nuovi spazi mentali a cui devolvere tempo. Con la solita cura minuziosa per l’immagine rarefatta del foro stenopeico Caterina Nelli ritrae paesaggi candidi e sognati, addirittura mai esistiti, come se fossero dipinti. Tutto è visibile dentro una miniatura ma qui tende alla dissolvenza. E nell’attesa di impressionare la luce sulla carta fotografica distilla lunghi istanti di profonda e riflessiva intimità. Con effetti sorprendenti e unici, e non certo praticabili nel digitale, la nuova serie di paesaggi eccelle nella confezione di cornici e stampe manuali a colori, evocanti tinte e sfumature di toni che viene da pensare siano inesistenti anche in natura, se non per pochi prolungati attimi in particolari condizioni all’alba o al tramonto. Il talento fotografico e la vocazione street convivono nel DNA di Pax Paloscia, da anni fotografa free-lance per varie testate internazionali, nonché protagonista di un transfer bianco/nero/celeste delle sue recenti fotografie e la sua selvaggia pittura, condensate nel volume “Let the Kids Play”, praticamente il motto-manifesto dell’artista, edizioni Drago. Questa foto consegna ai posteri una immagine illuminata, dove una ragazza somiglia a una creatura pronta a svanire, dimentica o memore di qualcosa di prezioso ma forse sovrannaturale. Creatura terrena e aerea al contempo, l’anima aleggia in un comune gesto quotidiano e tuttavia carico di trascorsi, mentre intorno la composizione è densa di un vissuto talmente familiare dentro cui è facile riconoscere noi stessi e sognare una nuova idea di angelo custode che ci risolva al meglio, se non l’esistenza, almeno la cena di stasera.
Raffaella Guidobono
Postres
Desideria Burgio, conceptinprogress, Alberta Cuccia, Zazie Gnecchi Ruscone, Carlos Irijalba, Sebastiano Mauri, Marisol Maza, Caterina Nelli, Paula Odevall, Pax Paloscia, Ana Prvacki, Paolo W. Tamburella, Suncica Perisin Tomljanovic.
It ‘s not the day's special, is not an horse d’oeuvre, it’s not a main course.
It's the cake or the liqueur at the end of our meal. Long-awaited desire although voraciously consumed, what’s at the end of a wondrous tour. Postres in Hispanic language means the last course, traditionally the Dessert. In Latin literally "post" and “res”, if taken apart, are two words whose meaning has something that comes further, pondering on what is leftover from the day, even from a negligible experience.
The title was intended for the Festival of Photography Fotologìa in Bogotà, Colombia. The exhibition Postres presents a series of 35 mm photographs, digital Prints and pin-hole Camera Photography alongside with sculptures and drawings of 13 artists who investigate and report on what remains after an encounter, a fulfilling event, not extraordinary, but dense and meaningful.
Inspired by ancient recipes, a dessert sometimes is a must, created to transcend the souvenir of a city, a great time off, or just a dinner. It is a metaphor to close a speech, not improvised, but pondered. Therefore need a long work in progress. The result evokes a memory which has the ambition to be a good one, but can also be disclosed and sleazy, as well as ethereal, if something happens at the end of a startling story. Usually is difficult to predict the actual effects of our acts in other's enactments. The idea of a cake suggests a sense of a moment hard to forget for just a while, but soon to be left behind us. The show contains a body of works extremely portable, small and in countertrend, 'cause not museumsized as the latest in Photography. Here we are talking about how to conquer the awareness of little moments that contains a small revenge. Success is a waste of experience. As the negative of the photographs is the residue of a positive image, the path of the works is meant to cause a belated thanks to our own memories, often illuminating. The exhibition contains the will to discover a special place of our thoughts, where many things already happened but the best is yet to come.
The exhibition shows various contents each one symbolizes a game over time, towards the back memories with less sharp intention. The exhibition space is a declaration to offer some portraits and landscape essentially diverse but melt by a common feeling. The tradition of the pin-hole camera and the old 35mm film live comfortably alongside the "new media". The images like a list of Desserts approachs 13 artists selected by the curator Raffaella Guidobono with digital video and performance printed in small size.
15
giugno 2008
Postres
Dal 15 al 30 giugno 2008
fotografia
Location
SALA DELLE ANTICHE TERME COMUNALI
Ischia, Via Iasolino, 1, (Napoli)
Ischia, Via Iasolino, 1, (Napoli)
Orario di apertura
11-13 / 18-20
Vernissage
15 Giugno 2008, ore 18,30
Sito web
www.fotologia.org
Autore
Curatore