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POV. Point Of View
La Galleria presenta una mostra collettiva dedicata all’ultima ricerca di cinque tra gli artisti rappresentati, condividendo il loro punto di vista e interrogando quello dei visitatori sugli artisti stessi.
Comunicato stampa
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Dal 20 gennaio 2024 Galleria d’arte La Fonderia, in Via della Fonderia 42R a Firenze, presenta una mostra collettiva dedicata all’ultima ricerca degli artisti rappresentati, condividendo il loro punto di vista e interrogando quello dei visitatori sugli artisti stessi. Un’esposizione che si propone come preview di mostre e progetti che verranno sviluppati dalla Galleria durante il corso del nuovo anno.
Il visitatore che si approccia alla mostra è accolto da un’installazione ad opera di Leonardo Moretti che occupa la prima parte della galleria: attraverso la connessione di vari elementi cartacei e tele, dominati dai colori primari, in dialogo con il bianco e il nero, Moretti conduce davanti ad un linguaggio che resta criptato, una sorta di scatola di Schrödinger, all’interno della quale vi si trova non un gatto e il suo veleno, bensì l’arte stessa, con tutte le sue infinite possibilità di interpretazione da parte dello spettatore.
Superate le domande e le osservazioni poste da Moretti, si entra in una seconda parte espositiva dove gli artisti Roberto Ghezzi, Filippo Cigni, Monograff, Marco Ferri e Leopoldo Innocenti presenteranno le ultime opere e tecniche sulle quali si stanno focalizzando.
Le opere di Roberto Ghezzi sono create “a quattro mani” con la natura, a cui è demandata la sua stessa rappresentazione, per sottrarla all’imposizione parziale e soggettiva dell’artista. Per le sue Naturografie tratta le tele in modo da catalizzare i processi naturali capaci di sedimentarne tracce, che siano esse sotterrate, lasciate parzialmente emerse o immerse totalmente nelle acque. Studiando in anticipo i comportamenti e le probabili azioni di venti, correnti, acque ed essenze naturali, monitora le opere fino al momento in cui la collaborazione tra l’artista e la natura non arrivi ad un perfetto equilibrio per la loro estrazione e presentazione.
L’attenzione nelle opere di Filippo Cigni nei confronti della materia si è via via intensificata: da un esplicito interesse per il mito e i valori simbolici degli elementi con i quali andava a comporre le sue opere (pigmenti, smalti, sabbie) i lavori iniziano ad autosostenersi nella propria interezza, pensati per la materia, con la materia e sulla materia. Opere di materia che si inseriscono in una teca di plexiglass che nasconde, conserva, protegge, conquistandole uno spazio fuori dal tempo, all’interno del quale si ha un atto perenne di perfezionamento, avviato dall’artista, e quindi l’esplicazione del potenziale della sostanza stessa.
Monograff nei suoi lavori si affida ad una pittura bicromatica dove dominano il blu e il bianco, avvicinandosi ad una bidimensionalità delle tecniche incisorie a lui care. Nelle opere dell’ultimo periodo la ricerca è rivolta a soggetti naturali, vegetali e rocciosi, che, seguendo le teorie del Terzo Paesaggio di Gilles Clément, formano un ecosistema protettivo in cui rifugiarsi. Questi studi hanno visto uno svilupparsi della tecnica stessa, dove si riconduce la consistenza naturale degli elementi a forme meno regolari e accentuandone la texture, arrivando a forme quasi “astratte” e casuali.
Marco Ferri parte dall’importanza del gioco e della memoria, costruendo attorno ad essi, tramite stratificazione di vari materiali e acidi, le sue opere. Moduli ritmici pieni dell’innocenza fanciullesca, che scandiscono i tempi delle storie narrate, per poterne assaporare gli aspetti emozionali e riscoprendo un sentimento più intimo e accogliente. Opere che sembrano provenire da un remoto passato, reperti archeologici che riportano alla mente una melodia visiva.
Leopoldo Innocenti, con un fare alchemico e una pittura figurativa vicina all’espressionismo mitteleuropeo, studia le interazioni tra colori e relazioni interpersonali, l'istintività e interiorità dell'uomo, con i suoi lati più intimi e tormentati. Stratificazioni di immagini, estrapolate dal proprio vissuto o dagli angoli più reconditi della psiche, che prendono vita nel mondo naturale.
Il visitatore che si approccia alla mostra è accolto da un’installazione ad opera di Leonardo Moretti che occupa la prima parte della galleria: attraverso la connessione di vari elementi cartacei e tele, dominati dai colori primari, in dialogo con il bianco e il nero, Moretti conduce davanti ad un linguaggio che resta criptato, una sorta di scatola di Schrödinger, all’interno della quale vi si trova non un gatto e il suo veleno, bensì l’arte stessa, con tutte le sue infinite possibilità di interpretazione da parte dello spettatore.
Superate le domande e le osservazioni poste da Moretti, si entra in una seconda parte espositiva dove gli artisti Roberto Ghezzi, Filippo Cigni, Monograff, Marco Ferri e Leopoldo Innocenti presenteranno le ultime opere e tecniche sulle quali si stanno focalizzando.
Le opere di Roberto Ghezzi sono create “a quattro mani” con la natura, a cui è demandata la sua stessa rappresentazione, per sottrarla all’imposizione parziale e soggettiva dell’artista. Per le sue Naturografie tratta le tele in modo da catalizzare i processi naturali capaci di sedimentarne tracce, che siano esse sotterrate, lasciate parzialmente emerse o immerse totalmente nelle acque. Studiando in anticipo i comportamenti e le probabili azioni di venti, correnti, acque ed essenze naturali, monitora le opere fino al momento in cui la collaborazione tra l’artista e la natura non arrivi ad un perfetto equilibrio per la loro estrazione e presentazione.
L’attenzione nelle opere di Filippo Cigni nei confronti della materia si è via via intensificata: da un esplicito interesse per il mito e i valori simbolici degli elementi con i quali andava a comporre le sue opere (pigmenti, smalti, sabbie) i lavori iniziano ad autosostenersi nella propria interezza, pensati per la materia, con la materia e sulla materia. Opere di materia che si inseriscono in una teca di plexiglass che nasconde, conserva, protegge, conquistandole uno spazio fuori dal tempo, all’interno del quale si ha un atto perenne di perfezionamento, avviato dall’artista, e quindi l’esplicazione del potenziale della sostanza stessa.
Monograff nei suoi lavori si affida ad una pittura bicromatica dove dominano il blu e il bianco, avvicinandosi ad una bidimensionalità delle tecniche incisorie a lui care. Nelle opere dell’ultimo periodo la ricerca è rivolta a soggetti naturali, vegetali e rocciosi, che, seguendo le teorie del Terzo Paesaggio di Gilles Clément, formano un ecosistema protettivo in cui rifugiarsi. Questi studi hanno visto uno svilupparsi della tecnica stessa, dove si riconduce la consistenza naturale degli elementi a forme meno regolari e accentuandone la texture, arrivando a forme quasi “astratte” e casuali.
Marco Ferri parte dall’importanza del gioco e della memoria, costruendo attorno ad essi, tramite stratificazione di vari materiali e acidi, le sue opere. Moduli ritmici pieni dell’innocenza fanciullesca, che scandiscono i tempi delle storie narrate, per poterne assaporare gli aspetti emozionali e riscoprendo un sentimento più intimo e accogliente. Opere che sembrano provenire da un remoto passato, reperti archeologici che riportano alla mente una melodia visiva.
Leopoldo Innocenti, con un fare alchemico e una pittura figurativa vicina all’espressionismo mitteleuropeo, studia le interazioni tra colori e relazioni interpersonali, l'istintività e interiorità dell'uomo, con i suoi lati più intimi e tormentati. Stratificazioni di immagini, estrapolate dal proprio vissuto o dagli angoli più reconditi della psiche, che prendono vita nel mondo naturale.
20
gennaio 2024
POV. Point Of View
Dal 20 gennaio al 07 febbraio 2024
arte contemporanea
collettiva
collettiva
Location
GALLERIA D’ARTE LA FONDERIA
Firenze, Via Della Fonderia, 42r, (Firenze)
Firenze, Via Della Fonderia, 42r, (Firenze)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10-13 e 15.30-19.30
Autore