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Pozzanghere di Sottopasso
La Sala di S.Ignazio ha ispirato un allestimento in orizzontale al fine di assecondare la natura della pozzanghera. Un’idea collettiva di 18 artisti che traggono spunto dal carattere evocativo e simbolico determinato dall’umiltà della pozzanghera, specie quando la si trova stagnante e ferma nei pressi di uno dei sottopassi di una città.
Comunicato stampa
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La mostra, nata da un'idea collettiva degli artisti stessi e curata da Matilde Puleo, riunisce le opere di diciotto artisti – Adriano Annino, Maria Caleri, Serena Caruso, Stefano Cattaneo, Jaime Dobbertin, Roberto Donati, Vincenzo Errico, Federica Fabbriciani, Marco Garbin, Marco Guerrucci, Flavia Luglioli, Manuela Mancioppi, Gianna Murazzo, Alabano Ricci, Amarilli Soriente, Luca Squarcialupi, TZE’ (Simona Canacci & Erica Laurenzi) - che traggono spunto in maniera più o meno diretta dal carattere evocativo e simbolico determinato dall’umiltà della pozzanghera, specie quando la si trova stagnante e ferma nei pressi di uno dei sottopassi di una città.
La mostra, allestita nella Sala di S.Ignazio (ornata dal prestigio dei dipinti e delle sculture barocche), ha ispirato un allestimento in orizzontale al fine di assecondare la natura della pozzanghera. Non in contrapposizione protesta o guerriglia dunque, la mostra non polemizza col passato e nemmeno con un presente un po’ becero. Si è cercato invece, di restituire ai giovani, almeno agli artisti giovani, un’altra modalità di crescita, una piccola sfida e un tempo di riflessione sul mondo così com’è. Non è quindi luogo espositivo già in parte neutralizzato, ma area più o meno informe in cui mettere in scena la propria ricerca. Quello delle pozzanghere è un mondo in cui l’opera deve trovare un posto dove stare. È un mondo scomodo, nel quale la parola “esporre” non è più un verbo facile ma il sinonimo di un confronto.
Molte le tipologie d’intervento: un’elaborazione esatta e fedele della pozzanghera (duo TZE’, Gianna Murazzo e Stefano Cattaneo) a cui aggiungere pozzanghere vere e proprie (Adriano Annino, Manuela Mancioppi) come luoghi di continua e inafferrabile ricerca del sè. Altre condensazioni d’acqua si presentano sia nella loro versione poetica (Jaime Dobbertin, Flavia Luglioli, Soriente Amarilli, Marco Guerrucci e Serena Caruso), o nella leggerezza delle forme (Maria Caleri e Luca Squarcialupi). Altre ancora riflettono invece le ottusità sociali (il “clandestino” di Marco Garbin), o la necessità di costituire un legame fisico tra le opere in mostra (Federica Fabbriciani). Il tutto accompagnato dagli elaborati scritti (Albano Ricci, Roberto Donati e Vincenzo Errico), da intendersi come malinconico specchio di una cultura che smarrisce i propri valori.
La mostra, allestita nella Sala di S.Ignazio (ornata dal prestigio dei dipinti e delle sculture barocche), ha ispirato un allestimento in orizzontale al fine di assecondare la natura della pozzanghera. Non in contrapposizione protesta o guerriglia dunque, la mostra non polemizza col passato e nemmeno con un presente un po’ becero. Si è cercato invece, di restituire ai giovani, almeno agli artisti giovani, un’altra modalità di crescita, una piccola sfida e un tempo di riflessione sul mondo così com’è. Non è quindi luogo espositivo già in parte neutralizzato, ma area più o meno informe in cui mettere in scena la propria ricerca. Quello delle pozzanghere è un mondo in cui l’opera deve trovare un posto dove stare. È un mondo scomodo, nel quale la parola “esporre” non è più un verbo facile ma il sinonimo di un confronto.
Molte le tipologie d’intervento: un’elaborazione esatta e fedele della pozzanghera (duo TZE’, Gianna Murazzo e Stefano Cattaneo) a cui aggiungere pozzanghere vere e proprie (Adriano Annino, Manuela Mancioppi) come luoghi di continua e inafferrabile ricerca del sè. Altre condensazioni d’acqua si presentano sia nella loro versione poetica (Jaime Dobbertin, Flavia Luglioli, Soriente Amarilli, Marco Guerrucci e Serena Caruso), o nella leggerezza delle forme (Maria Caleri e Luca Squarcialupi). Altre ancora riflettono invece le ottusità sociali (il “clandestino” di Marco Garbin), o la necessità di costituire un legame fisico tra le opere in mostra (Federica Fabbriciani). Il tutto accompagnato dagli elaborati scritti (Albano Ricci, Roberto Donati e Vincenzo Errico), da intendersi come malinconico specchio di una cultura che smarrisce i propri valori.
24
luglio 2009
Pozzanghere di Sottopasso
Dal 24 luglio al 14 agosto 2009
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
SALA SANT’IGNAZIO
Arezzo, Via Giosuè Carducci, 7, (Arezzo)
Arezzo, Via Giosuè Carducci, 7, (Arezzo)
Vernissage
24 Luglio 2009, ore 18.30
Autore
Flavia Luglioli
Curatore