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Prassie. Dall’intenzione al medium
La prassia artistica è una coordinazione oculo-manuale innescata dallo sguardo e dalla sua relazione col pensiero. All’interno di un processo visuo-costruttivo, l’intenzione creativa percorre la vastità potenziale dell’intuito, entra nel campo dell’evocativo e mette in movimento un fare, tra ideazione, scelta di un medium e risultato aperto…
Comunicato stampa
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Dal 13 dicembre 2008 al 6 gennaio 2009, il Museo dell’Oratorio dei Disciplini a Clusone (Bergamo) ospita una collettiva curata da Mauro Zanchi: “Prassie. Dall’intenzione al medium”.
La prassia artistica è una coordinazione oculo-manuale innescata dallo sguardo e dalla sua relazione col pensiero. All’interno di un processo visuo-costruttivo, l’intenzione creativa percorre la vastità potenziale dell’intuito, entra nel campo dell’evocativo e mette in movimento un fare, tra ideazione, scelta di un medium e risultato aperto. Al contrario della prassia creativa, una varietà di aprassia è quella "costruttiva", in cui l’individuo non è in grado di ripetere configurazioni: per esempio non riesce a riprodurre semplici disegni geometrici, distorcendo i rapporti spaziali tra i vari elementi della configurazione, o tralasciando alcuni elementi. Nel progetto della mostra qui proposta, gli artisti - Audelio Carrara, Alfredo Colombo, Tiziano Finazzi, Marco Grimaldi, Maurizio Mazzoleni, Valentina Persico, Raffaele Sicignano – hanno volutamente fatto esperienza della distorsione dei rapporti spaziali nella configurazione del reale. Le strutture aniconiche venute alla luce sono da considerare quasi alla stessa stregua di rivelazioni metamatematiche - fondate sul rapporto di pesi, misure, distanze, sequenze, geometrie e numeri aurei – o di prodotti autoreferenziali, che sono emersi da substrati di simboli negati o privi di senso, da visioni temporanee e materia animata venute a galla dal sé, come se lì su quelle superfici avesse preso corpo un frammento o un segreto del nostro senso dell’io.
Gli artisti, qui, tracciano un legame strutturale tra rappresentazione visiva, figurazione di ordine matematico e formalizzazione simbolica; aprono al ritorno salvifico della soggettività poetica: “Dal mio punto di vista l’unico modo per uscire dalla situazione nella quale ci siamo messi grazie alla nostra generosa disposizione a incoraggiare la demolizione di tutti i valori estetici da parte delle avanguardie degli ultimi ottant’anni, è diffondere proprio il soggettivismo e raccomandare al pubblico di emanciparsi e di non tollerare più certe operazioni truffaldine” (Mario Vargas Llosa). Rappresentano possibili alternative in una fase di recessione della storia segnata da declino e disorientamento, difendendo la lotta contro l’impoverimento della ricerca tecnica – anche e soprattutto nel continuo fare autoreferenziale della pittura e della scultura – contro lo choc effimero imposto dalle star internazionali della businnes art e contro la sudditanza dalle imposizioni del mercato. Riscoprono e appoggiano la profondità del common sense, mettendosi di traverso rispetto alle onde della storia; avanzano nella loro ricerca, guardando in uno specchio retrovisore la progressione evolutiva dell’arte. I tentativi marginali sono barlumi di una ribellione ai grandi sistemi, una ribellione dalla provincia dell’impero globalizzato, una voce che cerca altre voci fuori dal coro, in opposizione alle manovre mafiose di certi galleristi/mercanti/collezionisti. Contro proposizioni alla Koons & Hirst. In alternativa agli innumerevoli “pompiers del Duemila, artisti del postmodernismo di lusso nei pays du cynisme roi” (Olivier Jullien), che impongono cifre di un Kitsch arrogante, monumentale e provocatorio. Contro quei simboli di un’epoca che fa fatica a vedere, riflettere, confrontare. Il gruppo della neosoggettività si affida a un’arte sostanziale – fondata sull’uso, ossessivo e catartico al contempo, della materia – arte dell’inatteso e dell’accidentale, che rivela un’invocata bellezza, anche di fronte alla presa di coscienza della finitezza del mondo, dentro l’artificio “per attraversare diagonalmente la realtà”. La ricerca si sofferma sui significati che affiorano come da una ulteriore ed ennesima chimica delle idee, indagando il detto delle cose, ovvero ciò che si manifesta nello scambio fra atomi e molecole nella vita: arte come frutto di tecnica, esercizio, fatica, costanza, apertura, messa in discussione, crisi, ossessione monomaniacale, pazienza, arguzia, intuito, conoscenza.
La prassia artistica è una coordinazione oculo-manuale innescata dallo sguardo e dalla sua relazione col pensiero. All’interno di un processo visuo-costruttivo, l’intenzione creativa percorre la vastità potenziale dell’intuito, entra nel campo dell’evocativo e mette in movimento un fare, tra ideazione, scelta di un medium e risultato aperto. Al contrario della prassia creativa, una varietà di aprassia è quella "costruttiva", in cui l’individuo non è in grado di ripetere configurazioni: per esempio non riesce a riprodurre semplici disegni geometrici, distorcendo i rapporti spaziali tra i vari elementi della configurazione, o tralasciando alcuni elementi. Nel progetto della mostra qui proposta, gli artisti - Audelio Carrara, Alfredo Colombo, Tiziano Finazzi, Marco Grimaldi, Maurizio Mazzoleni, Valentina Persico, Raffaele Sicignano – hanno volutamente fatto esperienza della distorsione dei rapporti spaziali nella configurazione del reale. Le strutture aniconiche venute alla luce sono da considerare quasi alla stessa stregua di rivelazioni metamatematiche - fondate sul rapporto di pesi, misure, distanze, sequenze, geometrie e numeri aurei – o di prodotti autoreferenziali, che sono emersi da substrati di simboli negati o privi di senso, da visioni temporanee e materia animata venute a galla dal sé, come se lì su quelle superfici avesse preso corpo un frammento o un segreto del nostro senso dell’io.
Gli artisti, qui, tracciano un legame strutturale tra rappresentazione visiva, figurazione di ordine matematico e formalizzazione simbolica; aprono al ritorno salvifico della soggettività poetica: “Dal mio punto di vista l’unico modo per uscire dalla situazione nella quale ci siamo messi grazie alla nostra generosa disposizione a incoraggiare la demolizione di tutti i valori estetici da parte delle avanguardie degli ultimi ottant’anni, è diffondere proprio il soggettivismo e raccomandare al pubblico di emanciparsi e di non tollerare più certe operazioni truffaldine” (Mario Vargas Llosa). Rappresentano possibili alternative in una fase di recessione della storia segnata da declino e disorientamento, difendendo la lotta contro l’impoverimento della ricerca tecnica – anche e soprattutto nel continuo fare autoreferenziale della pittura e della scultura – contro lo choc effimero imposto dalle star internazionali della businnes art e contro la sudditanza dalle imposizioni del mercato. Riscoprono e appoggiano la profondità del common sense, mettendosi di traverso rispetto alle onde della storia; avanzano nella loro ricerca, guardando in uno specchio retrovisore la progressione evolutiva dell’arte. I tentativi marginali sono barlumi di una ribellione ai grandi sistemi, una ribellione dalla provincia dell’impero globalizzato, una voce che cerca altre voci fuori dal coro, in opposizione alle manovre mafiose di certi galleristi/mercanti/collezionisti. Contro proposizioni alla Koons & Hirst. In alternativa agli innumerevoli “pompiers del Duemila, artisti del postmodernismo di lusso nei pays du cynisme roi” (Olivier Jullien), che impongono cifre di un Kitsch arrogante, monumentale e provocatorio. Contro quei simboli di un’epoca che fa fatica a vedere, riflettere, confrontare. Il gruppo della neosoggettività si affida a un’arte sostanziale – fondata sull’uso, ossessivo e catartico al contempo, della materia – arte dell’inatteso e dell’accidentale, che rivela un’invocata bellezza, anche di fronte alla presa di coscienza della finitezza del mondo, dentro l’artificio “per attraversare diagonalmente la realtà”. La ricerca si sofferma sui significati che affiorano come da una ulteriore ed ennesima chimica delle idee, indagando il detto delle cose, ovvero ciò che si manifesta nello scambio fra atomi e molecole nella vita: arte come frutto di tecnica, esercizio, fatica, costanza, apertura, messa in discussione, crisi, ossessione monomaniacale, pazienza, arguzia, intuito, conoscenza.
13
dicembre 2008
Prassie. Dall’intenzione al medium
Dal 13 dicembre 2008 al 06 gennaio 2009
Location
ORATORIO DEI DISCIPLINI
Clusone, Vicolo San Bernardino, (Bergamo)
Clusone, Vicolo San Bernardino, (Bergamo)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 10 – 12 e 14 – 18
Vernissage
13 Dicembre 2008, ore 16,30
Autore
Curatore