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Presenza e ricordo, un solo scatto
La fotografia contemporanea ha guadagnato sicuramente la posizione di osservatrice esterna della nostra vita quotidiana quando non della nostra storia. Non è quindi raro che essa abbia negli ultimi ’50 assunto un’idea di partecipazione o di presenza come base espressiva…
Comunicato stampa
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La fotografia contemporanea ha guadagnato sicuramente la posizione di osservatrice esterna della nostra vita quotidiana quando non della nostra storia. Non è quindi raro che essa abbia negli ultimi ’50 assunto un’idea di partecipazione o di presenza come base espressiva.
In questo concetto del confronto o della ricerca contemporanea della conoscenza, la fotografia o anzi il “fotografo” hanno lasciato di essere gli osservatori solitari della narrazione per diventare essi stessi integrazione del mondo.
Chiaramente questo non significa che c’è sempre una presenza o partecipazione materiale di ciò che resta nell’immagine, ma sicuramente c’è nel fascio di luce tra la camera e l’obiettivo un coinvolgimento fisico o ancor più psicologico/emotivo che coinvolge interamente l’evento.
Victor Hugo diceva che “la piu’ grande gioia della vita è la convinzione di essere amati” ed è sicuramente una sensazione fisica di gioia ancor piu’ d’amore quando l’obiettivo è centrato su qualcosa che attira l’attenzione. Sono momenti fondamentali perché ci danno l’energia necessaria per il nostro equilibrio emotivo.
Tuttavia non reagiamo tutti nello stesso modo. Alcune persone approfittano pienamente delle piccole gioie della vita; altre non riescono ad assaporarle e sta al fotografo renderle realtà.
Ma rimane sicuramente l’oggetto materiale ossia la “camera fotografica” che diventa così un estensione del “sé” che consente quindi al fotografo di condividere il complicato e personale senso della percezione nel dichiarato tentativo di cogliere la storia visiva senza cercare di sostituirla con una personale come spesso succede in letteratura.
In questo concetto del confronto o della ricerca contemporanea della conoscenza, la fotografia o anzi il “fotografo” hanno lasciato di essere gli osservatori solitari della narrazione per diventare essi stessi integrazione del mondo.
Chiaramente questo non significa che c’è sempre una presenza o partecipazione materiale di ciò che resta nell’immagine, ma sicuramente c’è nel fascio di luce tra la camera e l’obiettivo un coinvolgimento fisico o ancor più psicologico/emotivo che coinvolge interamente l’evento.
Victor Hugo diceva che “la piu’ grande gioia della vita è la convinzione di essere amati” ed è sicuramente una sensazione fisica di gioia ancor piu’ d’amore quando l’obiettivo è centrato su qualcosa che attira l’attenzione. Sono momenti fondamentali perché ci danno l’energia necessaria per il nostro equilibrio emotivo.
Tuttavia non reagiamo tutti nello stesso modo. Alcune persone approfittano pienamente delle piccole gioie della vita; altre non riescono ad assaporarle e sta al fotografo renderle realtà.
Ma rimane sicuramente l’oggetto materiale ossia la “camera fotografica” che diventa così un estensione del “sé” che consente quindi al fotografo di condividere il complicato e personale senso della percezione nel dichiarato tentativo di cogliere la storia visiva senza cercare di sostituirla con una personale come spesso succede in letteratura.
21
maggio 2009
Presenza e ricordo, un solo scatto
Dal 21 maggio al 15 giugno 2009
Location
IL MITREO
Roma, Via Marino Mazzacurati, 61, (Roma)
Roma, Via Marino Mazzacurati, 61, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al giovedì ore 18.00-20.00 (escluso festivi)
Vernissage
21 Maggio 2009, ore 19 – alle 20,30
Autore
Curatore