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Prima che sia giorno
I cinque artisti, secondo le proprie inclinazioni stilistiche, danno vita ad un percorso che fa emergere, in un moto di rimandi visivi, la vitalità e la qualità della ricerca pittorica in Italia
Comunicato stampa
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COMPAGNI DI VIAGGIO
Non sono un gruppo e andare oggi ad indagare incerte vicinanze da associare a movimenti o tendenze risulterebbe probabilmente equivoco. Tuttavia, osservando le opere realizzate per l'occasione, emergono inattese assonanze che non vanno rintracciate unicamente nello stile o nell'aspetto formale dei loro lavori, quanto piuttosto nel congiunto anelito a coinvolgere lo spettatore nello spazio che sembra aprirsi oltre il perimetro della pittura.
In comune hanno la fraterna amicizia che li lega dai tempi di Brera e il desiderio profondo di esprimere il proprio gioco linguistico, utilizzando il mezzo dell'arte per attraversare senza condizionamenti i territori del quotidiano.
I cinque artisti, secondo le proprie inclinazioni stilistiche, danno così vita ad un percorso che fa emergere, in un moto di rimandi visivi, la vitalità e la qualità della ricerca pittorica in Italia, a testimonianza di come le nuove generazioni, attraverso la manipolazione soggettiva del linguaggio, confermino la stabilità dell'opera dipinta, la sua capacità di tenere nel tempo non solo come prodotto ma anche come processo rivelando un evidente senso di continuità con la tradizione delle avanguardie.
Si delinea così un confronto articolato di diverse identità creative, un accostamento tra differenti modi di intendere la pittura, ricco di stimoli e riflessioni. Non si vuole in questa occasione stabilire gerarchie o priorità tra i vari esiti della ricerca, quanto piuttosto tracciare una sintetica ricognizione nel segno dell'immagine aniconica.
L'indagine pittorica di Alessandro Fieschi si propone come persistenza della tradizione del dipingere e come verifica costante tra idea e gesto, tra genesi mentale dell'opera e sua manifestazione fisica. Per lui la pittura non esprime mai sgretolamento del reale, notifica della sua presunta non esistenza. Al contrario significa sempre proposta, invenzione di realtà, esplorazione di mondi alternativi. Nella folgorazione gestuale che traduce l'immediatezza dell'idea in immagine ritorna oggi evidente una memoria, un'intuizione smarrita non sollecitata prima di allora. Il gioco informale delle macchie e dei segni, quel continuo sapore di non finito o di improvvisato, catturano l'attenzione di chi osserva e sollecitano la riflessione portando ognuno di noi a ricostruire il proprio messaggio recuperato alla memoria.
A prima vista astratti e gestuali, eppure, a un più attento esame, assolutamente controllati e quasi geometrici nella loro compostezza compositiva, i dipinti di Marco Grimaldi si offrono allo spettatore come inganni della percezione: ne risulta una superficie intensa, vibrata e instabile che diventa presenza attiva, linguaggio autonomo da ogni riferimento oggettivo. Quasi un proposito quello di creare un impianto strutturato che è poi in parte perduto, annegato dall'emozione cromatica. Nelle sue opere la qualità della composizione pittorica non rimanda semplicemente ad una questione ottica ma ad un sentimento relativo al proprio itinerario individuale: la pittura diventa metafora del proprio esistere, del proprio corpo, un intimo diario personale. Innanzi ai suoi lavori emerge il senso del contemplare, non solo come osservare, ma come abbandonarsi ad un colore e ad una forma, immergersi in essi.
Appunti di vita rivissuti nel ricordo: così si possono descrivere le composizioni di Guglielmo Mattoni che combinano alcuni aspetti della pittura astratto gestuale con altri più vicini a certe declinazioni di ascendenza pop. Le sue opere si muovono sempre sul sottile crinale che divide figurazione e astrazione e sono interpretazioni di quello che ci circonda, scandiscono dettagli evocativi che l'artista accosta sulla tela, indizi di una storia che qualche volta il titolo non basta a svelare. Questo conferisce fascino alla sua pittura: la dislocazione degli elementi costitutivi, la qualità dei colori, il sapiente gioco dei piani, l'organizzazione delle linee di forza nel quadro, tutto contribuisce a definire la dimensione estetica delle opere. Stato mentale e stato emotivo si fondono in un immagine che opera sulla frammentazione dei dati visivi. Ogni frammento vive in un sistema di relazioni mobili che attraverso l'unione di messaggi diversi rende la lettura del lavoro simile alla visione di un blob televisivo.
Le tele di Pietro Pasquali sono frutto di una profonda ricerca sulla qualità della pittura. Opere intime e delicate in cui purezza del colore e luminosità della materia coniugano i loro caratteri in un gioco di velature e trasparenze. La luce è l'elemento fondante di queste opere liriche e leggere in cui stratificazione dei tempi e sovrapposizione delle atmosfere creano una spazialità inattesa, a riunire esperienza intima e esperienza fisica come primaria soddisfazione all'impulso creativo. In questa pittura di superficie hanno emergenza visiva tutti i dati della sensibilità personale, tenuti insieme nel perimetro di un dipinto e di un sistema formale che per nulla sono riconducibili agli azzardi del gesto o agli imprevisti materici. La stessa tecnica esecutiva e il procedimento di definizione dell'immagine sono indici evidenti di una mediazione emotiva che precede la materializzazione delle idee attraverso il colore e che rinvia ad un ordine spirituale.
Nei lavori di Giuseppe Rumi il rigore della semplificazione geometrica assume un carattere quasi architettonico. Le sue forme in ferro e acciaio arrivano a dare l'illusione di spazi concreti, percorribili: il rimando di un altro mondo, un'altra realtà. Il suo lessico indaga i rapporti strutturali interni, attento a far risaltare le qualità del materiale, dando vita a opere giocate sui contrasti non solo da un punto di vista estetico ma anche per tecnica di esecuzione. Quanto più a lungo si osservano i lavori, tanto maggiori sono i dettagli che via via si delineano. Ogni spettatore riconosce nelle opere particolari diversi e può dare alla scena un umore differente. L'essenzialità severa degli elementi che la compongono la rende fortemente espressiva ed evocativa; la sua opera non è schermo di proiezione di una semplice situazione spaziale o di una pura occasione percettiva ma si fa supporto di un fatto mentale o emotivo.
In tutti l'atto creativo è sempre libero, spontaneo, deciso, unico: non concede ripensamenti ma presuppone continue variazioni alla ricerca di un nuovo momento di verità.
Riccardo Zelatore
Non sono un gruppo e andare oggi ad indagare incerte vicinanze da associare a movimenti o tendenze risulterebbe probabilmente equivoco. Tuttavia, osservando le opere realizzate per l'occasione, emergono inattese assonanze che non vanno rintracciate unicamente nello stile o nell'aspetto formale dei loro lavori, quanto piuttosto nel congiunto anelito a coinvolgere lo spettatore nello spazio che sembra aprirsi oltre il perimetro della pittura.
In comune hanno la fraterna amicizia che li lega dai tempi di Brera e il desiderio profondo di esprimere il proprio gioco linguistico, utilizzando il mezzo dell'arte per attraversare senza condizionamenti i territori del quotidiano.
I cinque artisti, secondo le proprie inclinazioni stilistiche, danno così vita ad un percorso che fa emergere, in un moto di rimandi visivi, la vitalità e la qualità della ricerca pittorica in Italia, a testimonianza di come le nuove generazioni, attraverso la manipolazione soggettiva del linguaggio, confermino la stabilità dell'opera dipinta, la sua capacità di tenere nel tempo non solo come prodotto ma anche come processo rivelando un evidente senso di continuità con la tradizione delle avanguardie.
Si delinea così un confronto articolato di diverse identità creative, un accostamento tra differenti modi di intendere la pittura, ricco di stimoli e riflessioni. Non si vuole in questa occasione stabilire gerarchie o priorità tra i vari esiti della ricerca, quanto piuttosto tracciare una sintetica ricognizione nel segno dell'immagine aniconica.
L'indagine pittorica di Alessandro Fieschi si propone come persistenza della tradizione del dipingere e come verifica costante tra idea e gesto, tra genesi mentale dell'opera e sua manifestazione fisica. Per lui la pittura non esprime mai sgretolamento del reale, notifica della sua presunta non esistenza. Al contrario significa sempre proposta, invenzione di realtà, esplorazione di mondi alternativi. Nella folgorazione gestuale che traduce l'immediatezza dell'idea in immagine ritorna oggi evidente una memoria, un'intuizione smarrita non sollecitata prima di allora. Il gioco informale delle macchie e dei segni, quel continuo sapore di non finito o di improvvisato, catturano l'attenzione di chi osserva e sollecitano la riflessione portando ognuno di noi a ricostruire il proprio messaggio recuperato alla memoria.
A prima vista astratti e gestuali, eppure, a un più attento esame, assolutamente controllati e quasi geometrici nella loro compostezza compositiva, i dipinti di Marco Grimaldi si offrono allo spettatore come inganni della percezione: ne risulta una superficie intensa, vibrata e instabile che diventa presenza attiva, linguaggio autonomo da ogni riferimento oggettivo. Quasi un proposito quello di creare un impianto strutturato che è poi in parte perduto, annegato dall'emozione cromatica. Nelle sue opere la qualità della composizione pittorica non rimanda semplicemente ad una questione ottica ma ad un sentimento relativo al proprio itinerario individuale: la pittura diventa metafora del proprio esistere, del proprio corpo, un intimo diario personale. Innanzi ai suoi lavori emerge il senso del contemplare, non solo come osservare, ma come abbandonarsi ad un colore e ad una forma, immergersi in essi.
Appunti di vita rivissuti nel ricordo: così si possono descrivere le composizioni di Guglielmo Mattoni che combinano alcuni aspetti della pittura astratto gestuale con altri più vicini a certe declinazioni di ascendenza pop. Le sue opere si muovono sempre sul sottile crinale che divide figurazione e astrazione e sono interpretazioni di quello che ci circonda, scandiscono dettagli evocativi che l'artista accosta sulla tela, indizi di una storia che qualche volta il titolo non basta a svelare. Questo conferisce fascino alla sua pittura: la dislocazione degli elementi costitutivi, la qualità dei colori, il sapiente gioco dei piani, l'organizzazione delle linee di forza nel quadro, tutto contribuisce a definire la dimensione estetica delle opere. Stato mentale e stato emotivo si fondono in un immagine che opera sulla frammentazione dei dati visivi. Ogni frammento vive in un sistema di relazioni mobili che attraverso l'unione di messaggi diversi rende la lettura del lavoro simile alla visione di un blob televisivo.
Le tele di Pietro Pasquali sono frutto di una profonda ricerca sulla qualità della pittura. Opere intime e delicate in cui purezza del colore e luminosità della materia coniugano i loro caratteri in un gioco di velature e trasparenze. La luce è l'elemento fondante di queste opere liriche e leggere in cui stratificazione dei tempi e sovrapposizione delle atmosfere creano una spazialità inattesa, a riunire esperienza intima e esperienza fisica come primaria soddisfazione all'impulso creativo. In questa pittura di superficie hanno emergenza visiva tutti i dati della sensibilità personale, tenuti insieme nel perimetro di un dipinto e di un sistema formale che per nulla sono riconducibili agli azzardi del gesto o agli imprevisti materici. La stessa tecnica esecutiva e il procedimento di definizione dell'immagine sono indici evidenti di una mediazione emotiva che precede la materializzazione delle idee attraverso il colore e che rinvia ad un ordine spirituale.
Nei lavori di Giuseppe Rumi il rigore della semplificazione geometrica assume un carattere quasi architettonico. Le sue forme in ferro e acciaio arrivano a dare l'illusione di spazi concreti, percorribili: il rimando di un altro mondo, un'altra realtà. Il suo lessico indaga i rapporti strutturali interni, attento a far risaltare le qualità del materiale, dando vita a opere giocate sui contrasti non solo da un punto di vista estetico ma anche per tecnica di esecuzione. Quanto più a lungo si osservano i lavori, tanto maggiori sono i dettagli che via via si delineano. Ogni spettatore riconosce nelle opere particolari diversi e può dare alla scena un umore differente. L'essenzialità severa degli elementi che la compongono la rende fortemente espressiva ed evocativa; la sua opera non è schermo di proiezione di una semplice situazione spaziale o di una pura occasione percettiva ma si fa supporto di un fatto mentale o emotivo.
In tutti l'atto creativo è sempre libero, spontaneo, deciso, unico: non concede ripensamenti ma presuppone continue variazioni alla ricerca di un nuovo momento di verità.
Riccardo Zelatore
21
maggio 2005
Prima che sia giorno
Dal 21 maggio al 21 giugno 2005
arte contemporanea
Location
STUDIO GRIMALDI
Seriate, Via Monte Cervino, (Bergamo)
Seriate, Via Monte Cervino, (Bergamo)
Vernissage
21 Maggio 2005, ore 18
Autore