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Primo Festival del Bijioux e del Candeliere artistico
Mostra collettiva
Comunicato stampa
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Avrebbe dovuto introdurre questa esposizione una persona molto più autorevole di me, ma mi presto volentieri a dire due parole sul gioiello e sul vasto mondo che riguarda quest'argomento , trattandolo con l'entusiasmo che mi suscita, che a qualcuno potrà sembrare eccessivo, ma che spero vi contagi, traghettandovi dalla mia parte...
Fa profondamente parte della storia dell'umanità, della civiltà, dell'arte, della religione, quindi riguarda tutti e, alle nostre latitudini è caro in particolare alle signore, mentre presso altri popoli è largamente usato anche dagli uomini, sotto forma di ornamenti di vario genere, di piume, di osso, di metalli e pietre, includendo nell'indossarli anche mutilazioni e deformazioni permanenti, perforazioni di lembi di pelle e cartilagini, autentiche torture pur di ottenere l'effetto desiderato. Dolore e cura dell'estetica si accompagnano spesso, anche da noi.
Vorrei tentare un'analisi del potere di fascinazione del gioiello e dell'importanza che gli è stata sempre attribuita, partendo da quello più antico che si conosca, mi risulta essere una conchiglia forata (e le conchiglie furono anche moneta), primo esempio della capacità di astrazione dell'umanità che inizia ad usare un oggetto non come utensile, ma per ornarsene. Da quel lontano momento si moltiplicano le ossa intagliate, pietre incise e scolpite, impasti di polvere d'ossa e calcare con grassi, le prime fusioni di metallo, il vetro scoperto,sembra, accendendo falò nelle sabbie silicee del deserto...e via via una manipolazione sempre più articolata e specializzata dei materiali, in parallelo con lo sviluppo del linguaggio, delle relazioni sociali e della spiritualità. La civiltà umana fin dalla sua infanzia desidera dar forma alle proprie credenze e conoscenze in forma di simboli. Il potere evocativo del simbolo è qualcosa di talmente potente da sfiorare il magico. L'oggetto-simbolo provoca associazioni di idee che raggiungono “strati” del nostro essere che non siamo in grado di controllare con la coscienza. Forme semplici e familiari come un cerchio o una sfera, un triangolo, una croce, ripetute da decine di migliaia di anni sono, nostro malgrado, portatrici di idee, ed affermano ribadiscono e proclamano. Un esempio può essere la stella. Se ha cinque punte la troviamo: nel cielo del presepe, sui prodotti alimentari, è un grazioso animaletto marino,una famigerato gruppo estremista e criminale, se rivoltata è satanista, è con la ruota dentata nel simbolo della Repubblica italiana,è l'uomo vitruviano di Leonardo, è la mano con cinque dita, la rosa mistica, quindi la Madonna, il pentacolo, il pentagono americano e la stella dei marines, il nostro corpo stilizzato con testa e quattro arti.
Se le punte diventano sei il discorso cambia radicalmente e se ne potrebbe parlare per giorni... Un argomento senza fine perché è tanto remoto il suo inizio.
Le forme e la luce delle pietre e dei metalli rimandano al valore primario e assoluto della terra e del sole, delle forze vitali senza cui non esisteremmo. Nel gioiello è racchiuso qualcosa di simile ad una preghiera, un rendere grazie al creato, un'attestazione della riconoscenza umana alla Luce, che è vita, e che ci rende il mondo intorno gaiamente colorato, mentre in assenza di lei è notte...ed è morte. E altresì nella padronanza dell'arte in sé un uomo è creatore egli stesso e partecipa di quello stesso mistero esaltante. Riflettendo sui processi che portano alla formazione di cristalli diamanti vetro e metalli, partoriti dal cuore fuso del pianeta, ci si rende conto di come nei minerali un effetto prezioso di riflessi e colori prenda vita grazie ad un mistico matrimonio fra elementi: terra e fuoco.
Il gioco suggestivo della luce si fa potente nel diamante, ma è poetico e sorprendente anche nella molatura di uno specchio, nelle delicate iridescenze della madreperla, nella trasparenza dei cristalli. E l'abilità dell'artigiano esalta i frutti freddi della roccia facendone un ibrido di natura, cultura e identità personale.
La facoltà attrattiva del simbolo sta proprio nel confluire in esso di forze naturali, spirituali e conoscitive. La prima pietra preziosa che vede un neonato è l'occhio di sua madre. Un iride cangiante, colorato, lucido, trasparente...rotondo. Rotondo come il sole e la luna, come un seno, come una perla, come una goccia! La madre come Dea creatrice ha un corredo di simboli gigantesco, che comprende forme geometriche e zoomorfe le più varie, ancora oggi in uso ovunque, una letteratura documentata dettagliatamente ne fa risalire le origini a più di 40000 anni fa, ciondoli e statuette devozionali sono state ritrovate in quantità e il libro di Marija Gimbutas studiosa di fama mondiale,“Il linguaggio della Dea” è un autorevole testo sull'argomento,
L'uso di un materiale lucente e raro come l'oro è notoriamente legato al sacro, esempio classico i fondi d'oro dei mosaici bizantini a rappresentare un non-luogo perfetto e inaccessibile alla nostra condizione di vivi. Vengono in mente i corredi funerari egiziani, l'oro degli Incas, i Budda d'oro, i tanti splendidi esempi di arte orafa etrusca, romana, africana. Personalmente sono molto affascinata dall'arte sciita, nell'antica Persia, per il suo complesso linguaggio ideato da un popolo che non conosceva alfabeto ma creò una sorta di Bibbia per immagini che narra dell'evoluzione dell'anima dai suoi piani più bassi (animali erbivori) a quelli intermedi (carnivori)a quelli eccelsi (grifoni, esseri alati e ibridi fantastici). Ma presso tutti i consorzi umani si richiama nell'arte soprattutto il tema della dualità, i conflitti eterni tramite i quali la nostra mente riesce a compiere i processi di confronto ed esperienza che determinano la conoscenza la memoria e l'autocoscienza. La lotta fra bene/male, vita/morte, la complementarietà uomo/donna maschio/femmina veicola le più fantasiose forme simboliche che nella nostra mente sono capaci di richiamare la paura, la devozione, il desiderio, la condanna, la gloria, l'amore, cioè le forze che governano il mondo.
Se al collo delle giovani romane splendeva una lunula d'oro, era un segno della dea Artemide, che nella sua condizione di vergine, indipendente ed orgogliosa, presiedeva la fertilità ed i ritmi naturali del mese della donna e della luna: ugualmente anche un'altra Vergine (e madre) nella nostra tradizione e ai nostri giorni ha protetto culle di neonati e colli di fanciulli.
Nella storia, il gioiello costruito con metalli rari e pietre preziose e di elaborata fattura, è indice di disponibilità di denaro, rango sociale e fa mostra di buon gusto e raffinatezza. Un bracciale poteva cingere le rotondità di un'antica Venere, ma continua ad esercitare lo stesso potere seduttivo, sottolineando le forme e il colore dell'incarnato, facendosi specchio della capacità di chi lo dona e di chi lo indossa di riconoscere il Bello, la delicatezza del dettaglio e la fantasia dell'artefice del manufatto.
In legno, stoffa, piume o platino, chi indossa un simbolo mostra di condividerne il valore intellettuale ed estetico, incorporandone in un un certo senso le qualità, allo stesso modo in cui il fruitore di letteratura pittura o musica teatro danza, reinterpretando con le proprie facoltà una qualsiasi arte, se ne appropria e la ricrea nella mente.
Un critico d'arte si fa artista parlando di un'opera, esponendo il proprio modo di vedere, rendendo visibile al pubblico ciò che vede attraverso la sua “lente”, perché ha la capacità di analizzare e dare voce alle sensazioni che percepisce. Ciò che colpisce lo sguardo arriva “tutto insieme”: un discorso molto complesso in un sol boccone. Va scomposto in fattori primi e digerito un po' per volta. In questo il critico dovrebbe aiutare lo spettatore, filtrando la propria personale visione, che rimane comunque individuale, ma supportata da conoscenza e sensibilità. La sua versione sarà a questo punto una versione ulteriore dell'opera stessa, non una semplice didascalia.
Lo stesso avviene a chi indossa un gioiello o un abito dotati di anima, ovvero oggetti intrisi di concetti al di là del “bello” inteso come aspetto frivolo della vita.
La Bellezza contiene il salvifico che è nella Grazia, nel piacere istintivo e immediato che che ci si offre prima ancora che ce ne rendiamo conto.
Per questo il gioiello è sempre un dono gradito, per tutto quello che ho cercato di spiegare e per molto altro che riesce a rendere inutili tutte le parole (queste mie comprese).
Carla Nico
7 dicembre 2009
Fa profondamente parte della storia dell'umanità, della civiltà, dell'arte, della religione, quindi riguarda tutti e, alle nostre latitudini è caro in particolare alle signore, mentre presso altri popoli è largamente usato anche dagli uomini, sotto forma di ornamenti di vario genere, di piume, di osso, di metalli e pietre, includendo nell'indossarli anche mutilazioni e deformazioni permanenti, perforazioni di lembi di pelle e cartilagini, autentiche torture pur di ottenere l'effetto desiderato. Dolore e cura dell'estetica si accompagnano spesso, anche da noi.
Vorrei tentare un'analisi del potere di fascinazione del gioiello e dell'importanza che gli è stata sempre attribuita, partendo da quello più antico che si conosca, mi risulta essere una conchiglia forata (e le conchiglie furono anche moneta), primo esempio della capacità di astrazione dell'umanità che inizia ad usare un oggetto non come utensile, ma per ornarsene. Da quel lontano momento si moltiplicano le ossa intagliate, pietre incise e scolpite, impasti di polvere d'ossa e calcare con grassi, le prime fusioni di metallo, il vetro scoperto,sembra, accendendo falò nelle sabbie silicee del deserto...e via via una manipolazione sempre più articolata e specializzata dei materiali, in parallelo con lo sviluppo del linguaggio, delle relazioni sociali e della spiritualità. La civiltà umana fin dalla sua infanzia desidera dar forma alle proprie credenze e conoscenze in forma di simboli. Il potere evocativo del simbolo è qualcosa di talmente potente da sfiorare il magico. L'oggetto-simbolo provoca associazioni di idee che raggiungono “strati” del nostro essere che non siamo in grado di controllare con la coscienza. Forme semplici e familiari come un cerchio o una sfera, un triangolo, una croce, ripetute da decine di migliaia di anni sono, nostro malgrado, portatrici di idee, ed affermano ribadiscono e proclamano. Un esempio può essere la stella. Se ha cinque punte la troviamo: nel cielo del presepe, sui prodotti alimentari, è un grazioso animaletto marino,una famigerato gruppo estremista e criminale, se rivoltata è satanista, è con la ruota dentata nel simbolo della Repubblica italiana,è l'uomo vitruviano di Leonardo, è la mano con cinque dita, la rosa mistica, quindi la Madonna, il pentacolo, il pentagono americano e la stella dei marines, il nostro corpo stilizzato con testa e quattro arti.
Se le punte diventano sei il discorso cambia radicalmente e se ne potrebbe parlare per giorni... Un argomento senza fine perché è tanto remoto il suo inizio.
Le forme e la luce delle pietre e dei metalli rimandano al valore primario e assoluto della terra e del sole, delle forze vitali senza cui non esisteremmo. Nel gioiello è racchiuso qualcosa di simile ad una preghiera, un rendere grazie al creato, un'attestazione della riconoscenza umana alla Luce, che è vita, e che ci rende il mondo intorno gaiamente colorato, mentre in assenza di lei è notte...ed è morte. E altresì nella padronanza dell'arte in sé un uomo è creatore egli stesso e partecipa di quello stesso mistero esaltante. Riflettendo sui processi che portano alla formazione di cristalli diamanti vetro e metalli, partoriti dal cuore fuso del pianeta, ci si rende conto di come nei minerali un effetto prezioso di riflessi e colori prenda vita grazie ad un mistico matrimonio fra elementi: terra e fuoco.
Il gioco suggestivo della luce si fa potente nel diamante, ma è poetico e sorprendente anche nella molatura di uno specchio, nelle delicate iridescenze della madreperla, nella trasparenza dei cristalli. E l'abilità dell'artigiano esalta i frutti freddi della roccia facendone un ibrido di natura, cultura e identità personale.
La facoltà attrattiva del simbolo sta proprio nel confluire in esso di forze naturali, spirituali e conoscitive. La prima pietra preziosa che vede un neonato è l'occhio di sua madre. Un iride cangiante, colorato, lucido, trasparente...rotondo. Rotondo come il sole e la luna, come un seno, come una perla, come una goccia! La madre come Dea creatrice ha un corredo di simboli gigantesco, che comprende forme geometriche e zoomorfe le più varie, ancora oggi in uso ovunque, una letteratura documentata dettagliatamente ne fa risalire le origini a più di 40000 anni fa, ciondoli e statuette devozionali sono state ritrovate in quantità e il libro di Marija Gimbutas studiosa di fama mondiale,“Il linguaggio della Dea” è un autorevole testo sull'argomento,
L'uso di un materiale lucente e raro come l'oro è notoriamente legato al sacro, esempio classico i fondi d'oro dei mosaici bizantini a rappresentare un non-luogo perfetto e inaccessibile alla nostra condizione di vivi. Vengono in mente i corredi funerari egiziani, l'oro degli Incas, i Budda d'oro, i tanti splendidi esempi di arte orafa etrusca, romana, africana. Personalmente sono molto affascinata dall'arte sciita, nell'antica Persia, per il suo complesso linguaggio ideato da un popolo che non conosceva alfabeto ma creò una sorta di Bibbia per immagini che narra dell'evoluzione dell'anima dai suoi piani più bassi (animali erbivori) a quelli intermedi (carnivori)a quelli eccelsi (grifoni, esseri alati e ibridi fantastici). Ma presso tutti i consorzi umani si richiama nell'arte soprattutto il tema della dualità, i conflitti eterni tramite i quali la nostra mente riesce a compiere i processi di confronto ed esperienza che determinano la conoscenza la memoria e l'autocoscienza. La lotta fra bene/male, vita/morte, la complementarietà uomo/donna maschio/femmina veicola le più fantasiose forme simboliche che nella nostra mente sono capaci di richiamare la paura, la devozione, il desiderio, la condanna, la gloria, l'amore, cioè le forze che governano il mondo.
Se al collo delle giovani romane splendeva una lunula d'oro, era un segno della dea Artemide, che nella sua condizione di vergine, indipendente ed orgogliosa, presiedeva la fertilità ed i ritmi naturali del mese della donna e della luna: ugualmente anche un'altra Vergine (e madre) nella nostra tradizione e ai nostri giorni ha protetto culle di neonati e colli di fanciulli.
Nella storia, il gioiello costruito con metalli rari e pietre preziose e di elaborata fattura, è indice di disponibilità di denaro, rango sociale e fa mostra di buon gusto e raffinatezza. Un bracciale poteva cingere le rotondità di un'antica Venere, ma continua ad esercitare lo stesso potere seduttivo, sottolineando le forme e il colore dell'incarnato, facendosi specchio della capacità di chi lo dona e di chi lo indossa di riconoscere il Bello, la delicatezza del dettaglio e la fantasia dell'artefice del manufatto.
In legno, stoffa, piume o platino, chi indossa un simbolo mostra di condividerne il valore intellettuale ed estetico, incorporandone in un un certo senso le qualità, allo stesso modo in cui il fruitore di letteratura pittura o musica teatro danza, reinterpretando con le proprie facoltà una qualsiasi arte, se ne appropria e la ricrea nella mente.
Un critico d'arte si fa artista parlando di un'opera, esponendo il proprio modo di vedere, rendendo visibile al pubblico ciò che vede attraverso la sua “lente”, perché ha la capacità di analizzare e dare voce alle sensazioni che percepisce. Ciò che colpisce lo sguardo arriva “tutto insieme”: un discorso molto complesso in un sol boccone. Va scomposto in fattori primi e digerito un po' per volta. In questo il critico dovrebbe aiutare lo spettatore, filtrando la propria personale visione, che rimane comunque individuale, ma supportata da conoscenza e sensibilità. La sua versione sarà a questo punto una versione ulteriore dell'opera stessa, non una semplice didascalia.
Lo stesso avviene a chi indossa un gioiello o un abito dotati di anima, ovvero oggetti intrisi di concetti al di là del “bello” inteso come aspetto frivolo della vita.
La Bellezza contiene il salvifico che è nella Grazia, nel piacere istintivo e immediato che che ci si offre prima ancora che ce ne rendiamo conto.
Per questo il gioiello è sempre un dono gradito, per tutto quello che ho cercato di spiegare e per molto altro che riesce a rendere inutili tutte le parole (queste mie comprese).
Carla Nico
7 dicembre 2009
12
dicembre 2009
Primo Festival del Bijioux e del Candeliere artistico
Dal 12 dicembre 2009 al 10 gennaio 2010
arte contemporanea
Location
IL CHIODO DI SERMONETA
Sermoneta, Piazza Del Popolo, 13, (Latina)
Sermoneta, Piazza Del Popolo, 13, (Latina)
Orario di apertura
ore 16,00-20,00
Vernissage
12 Dicembre 2009, ore 18.30
Autore
Curatore