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Primo Levi. I giorni e le opere
un omaggio a Primo Levi nel 20esimo anniversario della sua scomparsa
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Inaugurazione: martedì 17 aprile 2007, ore 18
L’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte promuove la mostra “Primo Levi. I giorni e le opere”, insignita dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, che il 17 aprile 2007 verrà inaugurata dal Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà: un omaggio a Primo Levi nel 20esimo anniversario della sua scomparsa.
L’evento è curato dal Professore Philippe Mesnard, docente all’Università di Paris VII, Denis – Diderot e dal Dottor Carlo Saletti, ricercatore e regista, da anni impegnato nello studio della Deportazione nazista attraverso i diversi linguaggi del teatro, del cinema e della saggistica.
La Mostra, realizzata e prodotta dal Centre d’Histoire de la Résistance et de la Déportation di Lione, ha ottenuto il sostegno della Comunità Europea; l’esposizione torinese del 17 aprile sarà la prima di un omologo percorso che toccherà Lione il 18 aprile, Carpi il 20 dello stesso mese e successivamente altre capitali europee. Alla curatela del professore Philippe Mesnard, in occasione dell’esposizione torinese, si è aggiunta la collaborazione dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea Giorgio Agosti, nella figura del Professore Alberto Cavaglion, affermato studioso dell’ebraismo italiano.
Torino, inoltre, si sente in dovere di offrire un punto di vista ed un contributo particolari all’allestimento originale. Con l’apporto della Fondazione del Teatro Stabile, infatti, sarà prodotto un video/documentario sulla rappresentazione teatrale di “Se questo è un uomo” che avvenne durante la stagione 1966/67, diretta da Gianfranco De Bosio e Nuccio Messina e curata dallo stesso Primo Levi. Attraverso i documenti originali dell’epoca e la collaborazione diretta dei protagonisti di allora, si vuole dare spazio ad un evento assai poco conosciuto, che fu dal punto di vista artistico un esempio pilota per molti lavori successivi.
Questa mostra intende descrivere - attraverso fotografie, immagini video e riproduzioni di documenti - le diverse linee che definiscono Primo Levi intellettuale, scrittore, chimico e Primo Levi testimone. L’evoluzione specifica di queste linee, i loro punti di incontro e di divergenza, la loro tensione ne sono perciò il partito preso. Si finirà così non per dare a vedere un insieme chiuso e risolto, ma si cercherà di mantenere aperte le questioni e la loro discussione, come fece Levi stesso.
Si tratta di comprendere che senza l’attività di una scrittura specificatamente letteraria, coltivata prima della prigionia, ma anche durante e dopo, senza la riflessione critica che ha animato la scrittura fino a condurla all’elaborazione di I sommersi e i salvati, la testimonianza di Levi non ci sarebbe stata e non ci sarebbe giunta con quell’autenticità che oggi tutti gli riconosciamo. Come corollario risulta evidente che l’esperienza concentrazionaria ha introdotto nella scrittura stessa di Levi una necessità e un’esigenza etica che sorreggono l’insieme della sua opera e del suo pensiero e senza le quali il senso del suo lavoro sfuggirebbe.
Numerosi documenti rimettono in luce in Primo Levi la figura di uomo pubblico, di opinionista a «La Stampa», di drammaturgo che adatta Se questo è un uomo per il teatro e ne segue le rappresentazioni per l’Italia, di uomo di radio e di televisione, di scrittore riconosciuto con diversi premi e, poco prima della sua morte, interpellato per il Nobel.
E la chimica e il chimico? È evidente che non si potrebbe avvicinare Levi scrittore, intellettuale e testimone senza ricordare quanto la chimica abbia contato per lui: un mestiere, come amava dire, ma anche il quadro dominante della sua esistenza, una maniera di vedere e di trovare un posto nel mondo. La chimica è uno dei fattori che gli hanno permesso di sopravvivere a Auschwitz e, più tardi, di mantenersi ai margini di quegli ambienti propri ai letterati e alle loro case editrici a cui Levi si sentiva estraneo. La chimica rinvia anche alle questioni della scienza e della ragione, questioni centrali quando si tratta di opporsi all’irrazionale e all’oscuro, o all’oscurantismo dei negazionisti.
Segnaliamo ancora che il taglio di questa esposizione non è «biografico». Certi elementi biografici (come i suoi studi e il suo mestiere, il suo ingresso nella Resistenza e il suo internamento nel campo di Fossoli prima di essere deportato ad Auschwitz) hanno la funzione di rilevare lo sviluppo dell’opera e la progressione del riconoscimento pubblico di Primo Levi. Non ci si sofferma sulla vita familiare dell’autore, ma soltanto su alcuni aspetti, per altro già piuttosto complessi, della sua vita pubblica.
L’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte promuove la mostra “Primo Levi. I giorni e le opere”, insignita dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, che il 17 aprile 2007 verrà inaugurata dal Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà: un omaggio a Primo Levi nel 20esimo anniversario della sua scomparsa.
L’evento è curato dal Professore Philippe Mesnard, docente all’Università di Paris VII, Denis – Diderot e dal Dottor Carlo Saletti, ricercatore e regista, da anni impegnato nello studio della Deportazione nazista attraverso i diversi linguaggi del teatro, del cinema e della saggistica.
La Mostra, realizzata e prodotta dal Centre d’Histoire de la Résistance et de la Déportation di Lione, ha ottenuto il sostegno della Comunità Europea; l’esposizione torinese del 17 aprile sarà la prima di un omologo percorso che toccherà Lione il 18 aprile, Carpi il 20 dello stesso mese e successivamente altre capitali europee. Alla curatela del professore Philippe Mesnard, in occasione dell’esposizione torinese, si è aggiunta la collaborazione dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea Giorgio Agosti, nella figura del Professore Alberto Cavaglion, affermato studioso dell’ebraismo italiano.
Torino, inoltre, si sente in dovere di offrire un punto di vista ed un contributo particolari all’allestimento originale. Con l’apporto della Fondazione del Teatro Stabile, infatti, sarà prodotto un video/documentario sulla rappresentazione teatrale di “Se questo è un uomo” che avvenne durante la stagione 1966/67, diretta da Gianfranco De Bosio e Nuccio Messina e curata dallo stesso Primo Levi. Attraverso i documenti originali dell’epoca e la collaborazione diretta dei protagonisti di allora, si vuole dare spazio ad un evento assai poco conosciuto, che fu dal punto di vista artistico un esempio pilota per molti lavori successivi.
Questa mostra intende descrivere - attraverso fotografie, immagini video e riproduzioni di documenti - le diverse linee che definiscono Primo Levi intellettuale, scrittore, chimico e Primo Levi testimone. L’evoluzione specifica di queste linee, i loro punti di incontro e di divergenza, la loro tensione ne sono perciò il partito preso. Si finirà così non per dare a vedere un insieme chiuso e risolto, ma si cercherà di mantenere aperte le questioni e la loro discussione, come fece Levi stesso.
Si tratta di comprendere che senza l’attività di una scrittura specificatamente letteraria, coltivata prima della prigionia, ma anche durante e dopo, senza la riflessione critica che ha animato la scrittura fino a condurla all’elaborazione di I sommersi e i salvati, la testimonianza di Levi non ci sarebbe stata e non ci sarebbe giunta con quell’autenticità che oggi tutti gli riconosciamo. Come corollario risulta evidente che l’esperienza concentrazionaria ha introdotto nella scrittura stessa di Levi una necessità e un’esigenza etica che sorreggono l’insieme della sua opera e del suo pensiero e senza le quali il senso del suo lavoro sfuggirebbe.
Numerosi documenti rimettono in luce in Primo Levi la figura di uomo pubblico, di opinionista a «La Stampa», di drammaturgo che adatta Se questo è un uomo per il teatro e ne segue le rappresentazioni per l’Italia, di uomo di radio e di televisione, di scrittore riconosciuto con diversi premi e, poco prima della sua morte, interpellato per il Nobel.
E la chimica e il chimico? È evidente che non si potrebbe avvicinare Levi scrittore, intellettuale e testimone senza ricordare quanto la chimica abbia contato per lui: un mestiere, come amava dire, ma anche il quadro dominante della sua esistenza, una maniera di vedere e di trovare un posto nel mondo. La chimica è uno dei fattori che gli hanno permesso di sopravvivere a Auschwitz e, più tardi, di mantenersi ai margini di quegli ambienti propri ai letterati e alle loro case editrici a cui Levi si sentiva estraneo. La chimica rinvia anche alle questioni della scienza e della ragione, questioni centrali quando si tratta di opporsi all’irrazionale e all’oscuro, o all’oscurantismo dei negazionisti.
Segnaliamo ancora che il taglio di questa esposizione non è «biografico». Certi elementi biografici (come i suoi studi e il suo mestiere, il suo ingresso nella Resistenza e il suo internamento nel campo di Fossoli prima di essere deportato ad Auschwitz) hanno la funzione di rilevare lo sviluppo dell’opera e la progressione del riconoscimento pubblico di Primo Levi. Non ci si sofferma sulla vita familiare dell’autore, ma soltanto su alcuni aspetti, per altro già piuttosto complessi, della sua vita pubblica.
17
aprile 2007
Primo Levi. I giorni e le opere
Dal 17 aprile al 14 ottobre 2007
arte contemporanea
Location
MUSEO DIFFUSO DELLA RESISTENZA, DELLA DEPORTAZIONE, DELLA GUERRA, DEI DIRITTI E DELLA LIBERTÀ
Torino, Corso Valdocco, 4A, (Torino)
Torino, Corso Valdocco, 4A, (Torino)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica ore 10-18
giovedì ore 14-22 / lunedì chiuso
Vernissage
17 Aprile 2007, ore 18
Ufficio stampa
STILEMA
Autore
Curatore