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Procedimentali
La Galleria Browning è lieta di annunciare ‘Procedimentali’. La mostra si confronta con il dibattito sulla sovraproduzione di immagini nella società. Cosa può ancora significare un fotografo? La mostra ricerca una risposta nei tre progetti di Luca Capuano, Giuseppe De Mattia e Lorenzo Ferraro
Comunicato stampa
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La Galleria Browning è lieta di presentare la nuova mostra di fotografia e arte curata dal direttore artistico Steve Bisson. La mostra si confronta con il dibattito sulla sovraproduzione di immagini. Cosa può ancora significare un fotografo? La mostra ricerca una risposta attraverso tre progetti, tre procedimenti tutti italiani: Luca Capuano, Giuseppe De Mattia e Lorenzo Ferraro. I progetti esibiti costituiscono un’occasione di dialogo e confronto sulle nuove derivazioni, sulle alternative procedurali che nell’ambito della fotografia avanzano e crescono in risposta al bisogno di fornire nuova linfa e possibilità di interpretazione.
Per Luca Capuano la serie 'Spettacoli', che insieme costituisce un’unica installazione, rappresenta un processo in fieri, non finito. L’autore sulla scia di Guy Debord ricerca le tracce degli “spettacoli” nel contemporaneo, egli raccoglie frammenti di immagini reali o riprodotte che incontra durante i suoi percorsi. Tracce sparse e caotiche, segni antropici, frammenti di territori, spazi interstiziali a cui dare significato lavorando sulle combinazioni di senso, sull’assemblaggio, sugli opposti e le analogie, sull’ideazione di figure inedite dove ogni dettaglio, o ogni insistenza dello sguardo, partecipa a definire le fondamenta semantiche. Luca Capuano costruisce mosaici visivi intrecciati e comunicanti tra loro, dove non è tanto la singola opera ma il flusso emotivo della sequenza a spingerci a partecipare. Tutto questo senza mai allontanarsi dal fascino del documento e della verosimiglianza, in uno spostamento continuo tra contemporaneità e tradizione, tra capacità tecnologica e poetica, tra vero e falso.
La sezione dedicata a Giuseppe De Mattia riunisce tre metodologie per rappresentare il tempo attraverso la stratificazione casuale di polvere e quindi materia che compone l’atmosfera, l’aria, lo spazio. Questi metodi sono legati alla fotografia in quanto sistema scientifico che fissa qualcosa su una superficie. Come la lacca rossa sulla trave di legno del ‘600 che fissa la trasformazione secolare ad opera dei tarli. O come i prelievi di polvere spontaneamente depositata su scarti di pellicola fotografica, nominati 'Dust Collector' e restituiti attraverso l’uso di uno scanner piano per pellicole, anziché attraverso la macchina fotografica. Presente anche l’opera 'Dust constellation', che riproduce l’impressione di un cielo notturno e della polvere di stelle. Si tratta di un’opera realizzata in collaborazione con il musicista Claudio Rocchetti, che ha dato voce alla polvere riproducendo il suono crepitante di piccoli pulviscoli di polvere nei solchi di un vinile. Oppure ancora la stampa della vecchia sala del cinema Strippoli, di Bari, dove la stratificazione della polvere (e del tempo) ne ha modificato l’aspetto negli anni.
Le fotografie di Lorenzo Ferraro sono tutte state scattate su pellicola e stampate in camera oscura. È un approccio che si muove all’ombra della tradizione ma che si svela solo attraverso intenzionali distorsioni post-produttive. Prese dalla serie 'Sventranapoli' le foto sono state scattate sovrapponendole l’una all’altra e formando un’unica sequenza lunga quanto il negativo. L’autore una volta esaminata questa ‘strisciata’ ne ha stampato un tratto, esponendo sotto l’ingranditore ogni parte di negativo con tempi di esposizione molto diversi, per cercare di legarli in modo più omogeneo. Di Ferraro in mostra anche alcune opere della serie 'Rough' comprendente foto che, per qualità di stampa o per le dimensioni della grana, risultano essere “grezze e sporche”. In particolare nell’immagine subacquea si nota come il negativo sia rovinato da sabbia e sale già presenti all’interno della macchina fotografica o sull’obiettivo al momento dello scatto.
Per Luca Capuano la serie 'Spettacoli', che insieme costituisce un’unica installazione, rappresenta un processo in fieri, non finito. L’autore sulla scia di Guy Debord ricerca le tracce degli “spettacoli” nel contemporaneo, egli raccoglie frammenti di immagini reali o riprodotte che incontra durante i suoi percorsi. Tracce sparse e caotiche, segni antropici, frammenti di territori, spazi interstiziali a cui dare significato lavorando sulle combinazioni di senso, sull’assemblaggio, sugli opposti e le analogie, sull’ideazione di figure inedite dove ogni dettaglio, o ogni insistenza dello sguardo, partecipa a definire le fondamenta semantiche. Luca Capuano costruisce mosaici visivi intrecciati e comunicanti tra loro, dove non è tanto la singola opera ma il flusso emotivo della sequenza a spingerci a partecipare. Tutto questo senza mai allontanarsi dal fascino del documento e della verosimiglianza, in uno spostamento continuo tra contemporaneità e tradizione, tra capacità tecnologica e poetica, tra vero e falso.
La sezione dedicata a Giuseppe De Mattia riunisce tre metodologie per rappresentare il tempo attraverso la stratificazione casuale di polvere e quindi materia che compone l’atmosfera, l’aria, lo spazio. Questi metodi sono legati alla fotografia in quanto sistema scientifico che fissa qualcosa su una superficie. Come la lacca rossa sulla trave di legno del ‘600 che fissa la trasformazione secolare ad opera dei tarli. O come i prelievi di polvere spontaneamente depositata su scarti di pellicola fotografica, nominati 'Dust Collector' e restituiti attraverso l’uso di uno scanner piano per pellicole, anziché attraverso la macchina fotografica. Presente anche l’opera 'Dust constellation', che riproduce l’impressione di un cielo notturno e della polvere di stelle. Si tratta di un’opera realizzata in collaborazione con il musicista Claudio Rocchetti, che ha dato voce alla polvere riproducendo il suono crepitante di piccoli pulviscoli di polvere nei solchi di un vinile. Oppure ancora la stampa della vecchia sala del cinema Strippoli, di Bari, dove la stratificazione della polvere (e del tempo) ne ha modificato l’aspetto negli anni.
Le fotografie di Lorenzo Ferraro sono tutte state scattate su pellicola e stampate in camera oscura. È un approccio che si muove all’ombra della tradizione ma che si svela solo attraverso intenzionali distorsioni post-produttive. Prese dalla serie 'Sventranapoli' le foto sono state scattate sovrapponendole l’una all’altra e formando un’unica sequenza lunga quanto il negativo. L’autore una volta esaminata questa ‘strisciata’ ne ha stampato un tratto, esponendo sotto l’ingranditore ogni parte di negativo con tempi di esposizione molto diversi, per cercare di legarli in modo più omogeneo. Di Ferraro in mostra anche alcune opere della serie 'Rough' comprendente foto che, per qualità di stampa o per le dimensioni della grana, risultano essere “grezze e sporche”. In particolare nell’immagine subacquea si nota come il negativo sia rovinato da sabbia e sale già presenti all’interno della macchina fotografica o sull’obiettivo al momento dello scatto.
16
marzo 2013
Procedimentali
Dal 16 al 31 marzo 2013
fotografia
Location
GALLERIA BROWNING
Asolo, Via Robert Browning, 167, (Treviso)
Asolo, Via Robert Browning, 167, (Treviso)
Orario di apertura
sabato e domenica (11:00 - 12:30 e 15:30-19:30) o su appuntamento
Vernissage
16 Marzo 2013, ore 18:00
Autore
Curatore