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Professione Reporter: Micciché – Diario d’inverno | Scalia – Bagnanti
Lo spirito del cinema di Antonioni permea i silenziosi paesaggi a matita di Miccichè e le fotografie di corpi sfocati di Scalia. Una mostra carica di tensione e di mistero dove fotografia e disegno si attraggono reciprocamente con un gioco di rimandi al cinema ed alla pittura.
Comunicato stampa
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PROFESSIONE: REPORTER
Micciché – Diario d’inverno
Scalia – Bagnanti
a cura di Raffaella De Pasquale
Questa mostra nasce da un’intuizione di vicinanza, balenata in un pomeriggio di fronte alle opere dei due artisti siciliani, che, per motivi diversi, negli stessi giorni hanno portato le loro opere alla Galleria Nuvole.
Antonio Miccichè ha chiamato Diario d’Inverno l’ultima nuova serie di disegni realizzati durante cinque anni di permanenza a Venezia.
Miccichè lavora sempre per serie (ricordiamo qui le due mostre tenutesi negli anni passati a Nuvole: Watherfront e Happy hours) e questa volta si tratta di un vero e proprio diario, una storia raccontata svuotando la scena articolata in quindici disegni a matita. Miccichè si fa reporter di un racconto del silenzio della laguna, della lontananza da Palermo, dei tempi forzatamente vuoti nei quali si crea uno spazio particolare per la riflessione, per l’introspezione. Una corrispondenza particolare tra luogo e condizione intima di sé. Il lavoro è meticoloso, la restituzione all’occhio dello spettatore è uno sguardo sospeso, una vera e propria radiografia dell’anima attraverso il paesaggio. Reporter di assenza dunque, di immagini desolate, di sfondi vuoti e silenti. Lo spirito di Professione: Reporter e di Michelangelo Antonioni sono nascosti nei segni, nelle tracce grigie della matita. Per questo la storia del Diario d’inverno di Antonio Miccichè è ricca di misteri e fascino, di tristezza e speranza, di tenerezza e crudeltà. In particolare il disegno che inquadra, in un paesaggio piatto e invernale, un’automobile lontana che si avvicina, riporta immediatamente all’immagine finale del film nella quale i killer si avvicinano al protagonista e tutto il resto è lasciato all’immaginazione dello spettatore.
Se il mistero nei disegni di Miccichè risiede nell’ampio sguardo, nella difficoltà di definire lo scopo e le storie delle piccole ma nitide presenze che vi appaiono, nelle fotografie di Sandro Scalia della serie Bagnanti, esso scaturisce da un procedimento inverso ma non per questo opposto. Egli, accampando sulla scena grandi corpi dalla sagoma incerta, giunge allo stesso vuoto, allo stesso stato di tensione e di allarme. In queste foto realizzate quasi dieci anni fa, sono proprio i corpi in primo piano a condizionare il paesaggio spogliandolo di ogni possibile amenità per caricarlo di tensione e mistero: chi è la donna la cui ombra nasconde il volto? Che pensieri si celano all’interno del cranio del bagnante sullo scoglio? Cosa si staranno raccontando le due signore in costume?
Immersi nel sole abbacinato di Mondello che appanna lo sguardo, sfuma i contorni ed esalta le ombre, questi corpi sono un richiamo agli inquietanti ingrandimenti fotografici del protagonista di Blow Up: anche guardando queste fotografie, come i disegni di Miccichè, si è condotti a immaginare qualcosa di grave e già accaduto. Come per Antonioni l’atto del guardare di Scalia diventa problematico e carico di inquietudini. L’affinità con le atmosfere del cinema di Antonioni si svela in particolare nella foto in cui una donna che prende il sole è colta nel momento in cui, come in un sussulto, si piega leggermente in avanti con lo sguardo diretto verso la netta ombra delle cabine in legno tipiche di Mondello. L’ombra delle cabine diventa la siepe del mistero di Blow Up, contiene qualcosa di indefinito che in Scalia, paradossalmente, da fotografico si trasforma in pittorico.
Se dunque la fotografia di Scalia è spinta verso un inusuale impressionismo denso di stati d’animo, i chiaroscuri dei disegni di Micciché con una nitidezza quasi fotografica si addentrano nel profondo dei sentimenti. La fotografia, che attraverso la luce fa emergere dal buio l’immagine, e il disegno che la rivela coprendo con il nero il bianco del foglio, opposti nella loro stessa natura, si attraggono qui reciprocamente attraverso un continuo gioco di rimandi al cinema e alla pittura.
Micciché – Diario d’inverno
Scalia – Bagnanti
a cura di Raffaella De Pasquale
Questa mostra nasce da un’intuizione di vicinanza, balenata in un pomeriggio di fronte alle opere dei due artisti siciliani, che, per motivi diversi, negli stessi giorni hanno portato le loro opere alla Galleria Nuvole.
Antonio Miccichè ha chiamato Diario d’Inverno l’ultima nuova serie di disegni realizzati durante cinque anni di permanenza a Venezia.
Miccichè lavora sempre per serie (ricordiamo qui le due mostre tenutesi negli anni passati a Nuvole: Watherfront e Happy hours) e questa volta si tratta di un vero e proprio diario, una storia raccontata svuotando la scena articolata in quindici disegni a matita. Miccichè si fa reporter di un racconto del silenzio della laguna, della lontananza da Palermo, dei tempi forzatamente vuoti nei quali si crea uno spazio particolare per la riflessione, per l’introspezione. Una corrispondenza particolare tra luogo e condizione intima di sé. Il lavoro è meticoloso, la restituzione all’occhio dello spettatore è uno sguardo sospeso, una vera e propria radiografia dell’anima attraverso il paesaggio. Reporter di assenza dunque, di immagini desolate, di sfondi vuoti e silenti. Lo spirito di Professione: Reporter e di Michelangelo Antonioni sono nascosti nei segni, nelle tracce grigie della matita. Per questo la storia del Diario d’inverno di Antonio Miccichè è ricca di misteri e fascino, di tristezza e speranza, di tenerezza e crudeltà. In particolare il disegno che inquadra, in un paesaggio piatto e invernale, un’automobile lontana che si avvicina, riporta immediatamente all’immagine finale del film nella quale i killer si avvicinano al protagonista e tutto il resto è lasciato all’immaginazione dello spettatore.
Se il mistero nei disegni di Miccichè risiede nell’ampio sguardo, nella difficoltà di definire lo scopo e le storie delle piccole ma nitide presenze che vi appaiono, nelle fotografie di Sandro Scalia della serie Bagnanti, esso scaturisce da un procedimento inverso ma non per questo opposto. Egli, accampando sulla scena grandi corpi dalla sagoma incerta, giunge allo stesso vuoto, allo stesso stato di tensione e di allarme. In queste foto realizzate quasi dieci anni fa, sono proprio i corpi in primo piano a condizionare il paesaggio spogliandolo di ogni possibile amenità per caricarlo di tensione e mistero: chi è la donna la cui ombra nasconde il volto? Che pensieri si celano all’interno del cranio del bagnante sullo scoglio? Cosa si staranno raccontando le due signore in costume?
Immersi nel sole abbacinato di Mondello che appanna lo sguardo, sfuma i contorni ed esalta le ombre, questi corpi sono un richiamo agli inquietanti ingrandimenti fotografici del protagonista di Blow Up: anche guardando queste fotografie, come i disegni di Miccichè, si è condotti a immaginare qualcosa di grave e già accaduto. Come per Antonioni l’atto del guardare di Scalia diventa problematico e carico di inquietudini. L’affinità con le atmosfere del cinema di Antonioni si svela in particolare nella foto in cui una donna che prende il sole è colta nel momento in cui, come in un sussulto, si piega leggermente in avanti con lo sguardo diretto verso la netta ombra delle cabine in legno tipiche di Mondello. L’ombra delle cabine diventa la siepe del mistero di Blow Up, contiene qualcosa di indefinito che in Scalia, paradossalmente, da fotografico si trasforma in pittorico.
Se dunque la fotografia di Scalia è spinta verso un inusuale impressionismo denso di stati d’animo, i chiaroscuri dei disegni di Micciché con una nitidezza quasi fotografica si addentrano nel profondo dei sentimenti. La fotografia, che attraverso la luce fa emergere dal buio l’immagine, e il disegno che la rivela coprendo con il nero il bianco del foglio, opposti nella loro stessa natura, si attraggono qui reciprocamente attraverso un continuo gioco di rimandi al cinema e alla pittura.
03
dicembre 2016
Professione Reporter: Micciché – Diario d’inverno | Scalia – Bagnanti
Dal 03 dicembre 2016 al 04 febbraio 2017
arte contemporanea
Location
ASSOCIAZIONE NUVOLE INCONTRI D’ARTE
Palermo, Vicolo Ragusi, 35, (Palermo)
Palermo, Vicolo Ragusi, 35, (Palermo)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 11-13 e dalle 16:30-19:30
Vernissage
3 Dicembre 2016, ore 18:00
Autore
Curatore