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Progetto Arca. Una scelta per un mondo futuro
Il tema di questa nuova esposizione, organizzata dall’Associazione Culturale Concerto d’Arte Contemporanea, riguarda l’arca come contenitore reale e metaforico di conoscenza e risulta quanto mai appropriato al momento storico, nonché accostabile a quello della 55a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia dal titolo Il Palazzo Enciclopedico, ideato da Massimiliano Gioni.
Comunicato stampa
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“PROGETTO ARCA. Una scelta per un mondo futuro”
A cura di Maria Luisa Trevisan
Romano Abate, Elisabetta Bacci, Ariela Böhm, Alessandro Cardinale, Wanda Casaril, Anna Caser – Adriano Cecco, Franco Cimitan, Franco Corrocher, Alberto Di Fabio, Stefania Fabrizi, Amedeo Fontana, Roberto Fontanella, Renata Galiazzo & Silvio De Campo, Antonio Giancaterino, Good & Co. (Stephen Levinson - Joel Moss Levinson), Cristina Gori, Bobo Ivancich de la Torriente, Abdallah Khaled, Bruno Lucchi, Sirio Luginbühl, Micol Nacamulli, Barbara Nahmad, Pain Azyme, Aldo Pallaro, Barbara Pelizzon, Giampiero Poggiali Berlinghieri, Tobia Ravà, Sevn, Hana Silberstein, Alberto Sordi, Francesco Stefanini, Marialuisa Tadei, Annamaria Targher, Silvano Tessarollo, Lolita Timofeeva, Federico Vianello e Jacopo Richard, Cesare Vignato, Luigi Viola, Carla Viparelli, Grazia Zattarin.
L’esposizione d’arte contemporanea Progetto Arca. Una scelta per un mondo futuro a cura di Maria Luisa Trevisan, sarà inaugurata il 26 maggio alle ore 17 presso PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea e rimarrà aperta dal 26 maggio al 10 novembre 20013 con pausa estiva dal 15 luglio al 15 settembre. Il tema di questa nuova esposizione, organizzata dall’Associazione Culturale Concerto d’Arte Contemporanea, riguarda l’arca come contenitore reale e metaforico di conoscenza e risulta quanto mai appropriato al momento storico, nonché accostabile a quello della 55a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia dal titolo Il Palazzo Enciclopedico, ideato da Massimiliano Gioni. Gli artisti invitati: Romano Abate, Elisabetta Bacci, Ariela Böhm, Alessandro Cardinale, Wanda Casaril, Anna Caser – Adriano Cecco, Franco Cimitan, Franco Corrocher, Alberto Di Fabio, Stefania Fabrizi, Amedeo Fontana, Roberto Fontanella, Renata Galiazzo & Silvio De Campo, Antonio Giancaterino, Good & Co. (Stephen Levinson - Joel Moss Levinson), Cristina Gori, Bobo Ivancich de la Torriente, Abdallah Khaled, Bruno Lucchi, Sirio Luginbühl, Micol Nacamulli, Barbara Nahmad, Pain Azyme, Aldo Pallaro, Barbara Pelizzon, Giampiero Poggiali Berlinghieri, Tobia Ravà, Sevn, Hana Silberstein, Alberto Sordi, Francesco Stefanini, Marialuisa Tadei, Annamaria Targher, Silvano Tessarollo, Lolita Timofeeva, Federico Vianello e Jacopo Richard, Cesare Vignato, Carla Viparelli, Grazia Zattarin, partecipano all’iniziativa in vari modi e con diversi generi artistici, quali dipinti, sculture, fotografie, installazioni ambientali, dislocate nel parco e nella barchessa.
Ipotizzando un cambiamento epocale, cosa vorremmo portare su una probabile l’arca per una possibile nuova fase storica? Cosa desideriamo salvare di questo mondo? Quali sono le priorità?
Consapevoli che stiamo vivendo un momento assai difficile, di crisi sociale e politica, di riassestamento dei valori, discontinuità e cambiamento, ma certi che non può che essere di transizione, a patto che tutti siano costruttivi, collaborativi e soprattutto creativi, chiediamo agli artisti – che hanno sempre saputo interpretare lo spirito dei tempi, talvolta anticipandoli e dando indicazioni per il futuro - cosa metterebbero sull’arca da traghettare nella nuova era.
Lo hanno già fatto in molti, scienziati e non, lanciando – ad esempio - nello spazio l’Inno alla gioia di Beethoven o seppellendo dentro a capsule oggetti, testi, immagini, messaggi lanciati per il futuro, testimonianze di quanto di meglio raggiunto dalle menti più illuminate di questa nostra vecchia terra per futuri abitatori del pianeta.
Per evitare il baratro tutti dovrebbero dare il meglio di sé, innescando un circolo virtuoso per attivare la ripresa che deve essere crescita ed innovazione, che non può prescindere dalla cultura e dall’arte. Da più parti s’invoca la necessità di una “stella polare”, di un “terzo occhio” e di un “nuovo paradigma”, per trovare una “nuova dimensione”. Abbiamo pensato di cercarlo tra gli artisti, perché tutto quel che potrà costruire il futuro pare sia fuori dal perimetro in cui gli occhi della politica (e anche dei tecnocrati) sembrano cercarlo.
La mostra si prefigge di ridare all’artista quel ruolo profetico che ha avuto nel passato, e che alcuni si sono attribuiti (artista sciamano, Nabis, ecc), ed in altri casi invece gli è stato riconosciuto, come nel rinascimento quando artisti come Leonardo erano considerati alla stregua dei consiglieri di corte, invitati a sedere accanto al Principe.
Nell’Ambito della mostra sono previsti incontri, performances, conferenze, workshop, concerti, ecc. (in fase di programmazione).
Inaugurazione domenica 26 maggio ore 17.
Presentazione della mostra e intrattenimento musicale con il “Trio italo-inglese UnAnima”. Claire Julia Wilson (voce), Maurizio Gobbin (chitarra e voce) e Gianni Longo (contrabbasso) con un repertorio che spazia diversi generi musicali, dal blues al jazz, dal reggae al folk, dal country al classico.
Domenica 9 giugno 17.30 “Guido Cingano Ensemble”Classic Sound diretto dal maestro Guido Cingano. Il coro e l’orchestra, composta da fisarmoniche, tastiere, percussioni e sassofono, eseguiranno brani che abbracciano un periodo che spazia dal Seicento ai giorni nostri. Il coro tutto al femminile che completa l’originalità dell’Ensemble, costituendosi come ulteriore duttile strumento, si inserisce nella linea melodica con la novità del timbro e la peculiarità del colore.
Mercoledì 12 giugno ore 20.45 Ricerca interiore e vulnerabilità. Conversazione di Kristin Flood con vocalist Fulvia Pin.
Giovedì 20 giugno ore 21 L’arca della poesia: Shakespeare alla veneziana. 33 sonetti tradotti in veneziano da Isabella Panfido (Casa Editrice Santi Quaranta, Treviso 2012). L’arte e la poesia salveranno il mondo. Lettura da parte di Isabella Panfido di alcuni sonetti tradotti in veneziano antico accostati all’originale in inglese letti da Claire Julia Wilson.
Venerdì 28 giugno ore 17.30 Le radici dell’entusiasmo e del coraggio. Le parole generano parole. Elisabetta Gesmundo e Maurizio Manzardo, Accademia La Parola.
Giovedì 4 luglio ore 18.30-10.30 L’Arca della passione. Presentazione del video-film di Sirio Luginbühl e Francesco Mazzucato con la collaborazione tecnico-artistica di Marco Speranza con Elisa De Marchi e Lisa Parolo, girato nella struttura originale e stravagante: Park Arcobaleno di Roberto Marconato.
Domenica 7 luglio 20.30 L’Altro nell’arca. Dialogo tra Francesca Nodari ed Enrico Gusella.
F. Nodari, Storia di Dolores. Lettera al padre che non ho mai avuto (Pagine Editore, Roma 2013).
Giovedì 11 luglio ore 18.30 Arte, salvezza e rivoluzione. Il caso delle “Primavere arabe”. Incontro con Khaled Fouad Allam, Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Trieste.
Venerdì 20 settembre ore 18.00 Letture da Irène Némirovsky a cura della Compagnia delle Smirne. Marilè Angelini, Renata Cibin, Ilaria Morelli, Anna Volpato, Claire Julia Wilson. Realizzazione di Renata Cibin
Domenica 22 settembre ore 21 Eros, musica e filosofia. Incontro-evento con Claudio Ambrosini e Anna Maria Corradini.
Domenica 29 settembre ore 17.30 e giovedì 3 ottobre ore 21 Lo sguardo della musica, Claudio Ronco ed Emanuela Vozza (violoncelli)
10 e 17 ottobre ore 20.30 Parole in Arca. Racconti e poesie da un’idea di Giuseppe Bovo
In fase di programmazione
Alessandra Celletti (pianoforte).
Presentazione libro di Daniela Abravanel sugli animali nella Bibbia.
A settembre presentazione nuovo libro di Roy Doliner su Caravaggio.
Concerto di Miriam Mehnagi.
Mirko Salvadori Reading con musica e immagini (pianoforte).
Davide Casali (musica Klezmer, band con clarinetto).
Ilary Barnes (pianoforte).
Barbara Magnoni (pianoforte).
Gianluigi Cavaliere Omaggio ad Herbert Pagani.
Pubblicazione con testi di Erika Ferretto, Antonio Costanzo, Maria Luisa Trevisan.
Organizzazione Concerto d’Arte contemporanea – Associazione culturale, in collaborazione con Francesca Giubilei, Antonio Costanzo, Anna Maria Corradini, Giorgia Fortunati, Valentina Mazzonetto, Sara Raquel Mason
Patrocini: Comune di Mirano e La Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia
Inaugurazione domenica 26 maggio 2013 ore 17
Orario da mercoledì a domenica 15-19 su appuntamento
Allestimenti e grafica: Tobia Ravà
Ingresso gratuito. Visite, incontri e Workshop su prenotazione da mercoledì a domenica dalle ore 15 alle 19
Concerto d’Arte Contemporanea e PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea
via Miranese 42, 30035 Mirano (VE) tel./fax 041/5728366 cell. 349 1240891;
www.concertodartecotemporanea.org; www.artrepardes.org; www.tobiarava.com. (anche su Facebook, My space e Twitter: ArtePaRDeS);
e-mail: cartec@alice.it; mltrevisan@libero.it; tobiarava@libero.it
PROGETTO ARCA.
Una scelta per un mondo futuro
L’arca è un simbolo universale corrispondente a svariate cose, riunite dal significato di contenitore (lat. arca, dal tema di arcēre «contenere», “allontanare” in Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli Mondolibri, Milano 2003, p.95 -arca secondo elemento: in parole composte dotte significa “capo”: monarca, patriarca).
Arca di Noè è un cassone di giunchi intrecciati (ebr. tēbah) galleggiante, che Noè avrebbe costruito per ordine divino, allo scopo di salvarsi dal diluvio insieme con la famiglia e con esemplari delle specie animali. E’ descritta nel capitolo 6 del Genesi come una vera e propria cassa, di grandi dimensioni, munita di tetto o coperchio apribile, di una porta laterale e di un’apertura per illuminazione e aerazione. La stessa voce è usata nella Bibbia, in ebraico e nella traduzione greca, per indicare la cesta in cui venne posto sulle acque del fiume il piccolo Mosè.
Arca indica anche un mobile, usato in età antica e nel medioevo, a forma di cassa ad uso sacro, come quelle, talvolta preziose per materia e per lavoro, destinate a conservare le reliquie, o di uso profano, come quelle che servivano a contenere vesti, denaro e altri oggetti necessari alla vita domestica. Con questo significato, l’arca è rimasta nell’arredamento rustico, specie nelle regioni quali la Sardegna, dove l’artigianato ha mantenuto le sue tradizioni ed in Spagna fin dal periodo gotico, caratterizzato dalla ricca decorazione ad intaglio, intarsio o pittura, estesa anche al lato interno del coperchio ribaltabile. Mentre nella terminologia amministrativa dell’età imperiale romana, è qualsiasi specie di cassa pubblica. In Dante il termine è utilizzato nel significato di scrigno, cofano, depositario, ricettacolo, forziere (avria mestier di tal milizia Che non curasse di mettere in arca). È di uso comune nelle locuzioni per epiteti riferiti a persona assai dotta (un’arca di scienza, di dottrina, di virtù). E’ anche un tipo di sepoltura a sarcofago di grandi dimensioni di pietra o di marmo con copertura a doppio spiovente e ornata di rilievi, già presente nelle catacombe romane e nell'arte ravennate, collocata - specie in età medievale - lungo le pareti delle chiese o dei chiostri, o sulle pubbliche piazze. Secondo questo schema venne infatti rappresentata la tomba di San Severino, in un capitello del XII secolo nella chiesa di Saint-Seurin a Bordeaux; anche Gentile da Fabriano, in una predella del polittico Quaratesi (Washington, National Gallery of Art), ripeté lo stesso schema per raffigurare la tomba di San Nicola, sebbene questa nella realtà avesse invece tutt'altra forma. Diventa quindi più monumentale con ricca decorazione scultorea, spesso elevata dal suolo, specie in quest’ultimo caso, su colonne o su una base a pilastro (arca di San Pietro Martire in Sant’Eustorgio a Milano, di Giovanni di Balduccio, le arche di Arnolfo di Cambio nella chiesa di San Domenico ad Orvieto e di San Francesco a Viterbo). Si ricorda qui per vicinanza spaziale ed affettiva la supposta arca di Antenore, mitico fondatore di Padova scampato dall’incendio di Troia e quella di Petrarca ad Arquà Petrarca (PD). Particolare importanza hanno le arche del periodo tardo-gotico nell'Italia settentrionale: il sarcofago, eretto su colonne o pilastri, è spesso sormontato dalla figura del defunto, o da una statua equestre (arca di Bernabò Visconti, di Bonino da Campione; Milano, Museo del Castello Sforzesco), ed è coperto da una struttura a volta o a ciborio, dato l'uso di collocare le arche all'esterno delle chiese o nei chiostri e nelle piazze (arca dei glossatori presso San Francesco e San Domenico a Bologna; arca degli Scaligeri a Verona). Per estensione ed in senso poetico indica un monumento sepolcrale in genere: “l’arca di colui [Michelangelo] che nuovo Olimpo Alzò in Roma a’ Celesti” (Foscolo); “La breve arca bianca nella quale posa il capo di lei” (Beltramelli).
Nella storia ebraica, arca dell’alleanza è la cassa portatile di legno d’acacia, che conteneva le tavole della Legge, ricoperta da lamine d’oro puro, con quattro anelli d’oro per le stanghe di trasporto. In alto aveva il propiziatorio, sui lati del quale erano collocate due figure di cherubini, è perciò l’oggetto ebraico più sacro. In sinagoga l’arca è aròn qòdesh, letteralmente “armadio sacro, e vi sono conservati i rotoli della Thorah (Bibbia, Pentateuco). La parte anteriore è di solito coperta da una tenda, paròkhet. I rotoli nell’aròn qòdesh, rappresentano la presenza divina, nei momenti della preghiera l’assemblea sta in piedi davanti ad essi. L’arca coperta dalla tenda si rifà all’arca in legno di acacia presente nel tabernacolo di Mosè (Es. 25:10-22, 26:31-33) e nel Tempio di Salomone (I Re 8:1-11). La sinagoga (bet kenéset) è un “santuario minore” e, dal momento che contiene i rotoli sacri, nel passare nella parte anteriore della sinagoga si bacia il paròkhet (Arthur Green, Queste sono le parole. Un dizionario della vita spirituale ebraica, Giuntina, Firenze 2002, p. 243)
Il termine si può a volte trovare come sinonimo di arcella nell’altare paleocristiano, anche se poco comune (Vocabolario on line Treccani.it).
Vi sono poi dei significati esoterici secondo cui l’arca è la matrice, l'Argha, la natura terrestre, una imbarcazione, la navis latina, il simbolo del principio generatore femminile. È la luna ed anche l'arca, o Argha, sull'abisso delle acque, o spazio. Corrisponde all'arca con i sette Rishi (termine sanscrito che si traduce con “veggenti”) di Vaivasvata Manu (il Guardiano della Quarta Ronda, l'antenato della razza post-diluviana, o la nostra quinta umanità, figlio di Surya, il Sole, egli, dopo essere stato messo in salvo dal Diluvio in un'arca, costruita per ordine di Vishnu, divenne il padre di Ikshwaku, il fondatore della razza solare dei re. Fu l'unico essere umano, assieme ai sette Rishi, a salvarsi dal diluvio in una barca), alla Vara, o Veicolo, di Ahura Mazda (nome dato all'unico Dio, creatore del mondo sensibile e di quello sovrasensibile, della religione zoroastriana, anche Mazdeismo o Mazdaismo), che reca la semenza delle razze. Vara, Arca, Veicolo, stanno anche per Uomo. Archè è il nome mistico dello Spirito Divino di Vita che si libra sul Caos. Rappresenta la sopravvivenza della vita e la supremazia dello spirito sulla materia. Argha era un vaso oblungo usato dai sacerdoti egizi come calice sacrificale nei culti di Iside, ma anche di Astarte e di Venere-Afrodite. Nuah, la Madre Universale, è Noè al femminile, l'Arca. Le misure dei tempi planetari furono usate come base per il sistema biblico; sono il fondamento del suo spiritualismo ed il loro impiego serve a mostrare le opere di Dio in forma di architettura: il Giardino dell'Eden, il tabernacolo, l'arca di Noè, il Tempio di Salomone, ecc. Sull'arca, o rek, si basa il nodo ankh (conosciuto anche come chiave della vita e croce ansata, è un antico simbolo sacro egizio che essenzialmente simboleggia la vita. Gli dèi sono spesso raffigurati con un ankh in mano, o portato al gomito, oppure sul petto. In funzione di geroglifico l'ankh, oltre che significare "vita", assume diverse sfumature, in base al contesto in cui è inserito, sebbene sempre con caratteri mistici e religiosi). Arca era il segno di tutti gli inizi ed il nodo dell'arca è la croce del nord, la parte posteriore del cielo.
L’arca è un oggetto che in alcune religioni antiche assume significati diversi. Nel mito del babilonese Utnapishtim, questi, avvisato da Ea, si costruisce un'arca o nave per salvarsi dal diluvio che Enlil sta per mandare sulla Terra; in questo caso l'arca ha lo stesso significato dell'arca di Noè. Nei misteri di Eleusi gli epopti (dal lat. tardo epopta o epoptes, «vedere»; propr. «osservatore, ispettore», grado supremo degli iniziati) erano ammessi a vedere le cose contenute “nell'arca”, mentre un ierofante ne spiegava la natura e il significato. Gli oggetti (che ispiravano un reverenziale rispetto) erano probabilmente gli stessi che Demetra aveva usato nell'inaugurare i misteri: dove è evidente l'analogia con l'Arca dell'Alleanza, venerata dagli ebrei. Nell'uno e nell'altro caso esse soddisfacevano al bisogno di possedere la presenza visibile del dio (www.sapere.it).
Il termine ebraico tevà significa arca, ma anche parola, che è forza vitale, con cui Dio ha creato l’universo. Essa collega mondo (casa della creazione) al suo creatore. I saggi compongono parole dai suoni armoniosi, che sono rimedi per il corpo e per l’anima. I malvagi al contrario uniscono parole ch e distruggono l’armonia come nel diluvio (in ebraico mabùl, confusione). L’arca in questo caso è da intendersi come parola per salvare la lingua sacra della creazione. Con la frase “L’arca navigava sulla superficie delle acque” (Genesi 7, 18) s’intende la parola pulita, adamantina, refrattaria alle contaminazioni, multidimensionale e ben riparata. Quando Dio disse “Fa’ all’arca una finestra al di sopra della grandezza di un cubito, la porta dell’arca la collocherai da un lato di essa; falla a piani inferiori, secondi e terzi” (ibid. 6, 16), gli indicò la necessità di rendere la parola e le lettere che la compongono in contatto continuo con l’esterno: la terra, l’aria, la luce, l’acqua; strutturandole in tre dimensioni: spaziale (mondo), temporale e storico (spirito), agendo contemporaneamente su tre livelli: il valore numerico (funzione), la grafia (forma) e la fonetica (suono). Il diluvio è la scomposizione e la riaggregazione delle lettere per far sì che ciascuna di esse si rigenerasse recuperando il valore e senso originario. “Introduci nell’arca, per conservarli in vita con te, coppie di tutti, che siano maschio e femmina, ha la sua struttura linguistica” (ibid. 6, 19). Si può ricavare nel profondo del testo l’unità concettuale del “principio” (bereshit), la parola è come un mattone con cui si costruisce l’edificio delle strutture e delle corrispondenze linguistiche, e al contempo un’onda vibrante in perpetua evoluzione che sale e scende attraverso i vari mondi. Ogni mondo ha la sua struttura linguistica, in quelli superiori, liberi dalla condizione spazio-temporale, la pronuncia della parola è creazione: basta dire “acqua” per averla. L’aspetto onda attraversa lo spazio, è la corrente che annuncia e prepara il futuro dal presente (Yarona Pinhas, Scintille dell’anima. Un viaggio spirituale nella Cabbalà, Giuntina, Firenze 2012, pp.29, 30-32).
L’arca ha raccolto esseri viventi uomini ed animali per salvarli dalla distruzione e poter così proseguire la vita sulla terra dopo il Diluvio. Nella storia vi sono state molte arche che hanno salvato la conoscenza. Anche dopo la distruzione della Biblioteca di Alessandria d’Egitto vi sono state menti, persone che hanno cercato di conservare quanto si era osservato, studiato e raccolto. Così non è andato cancellato per sempre il pensiero di Ipazia. Un allievo ha messo in salvo i suoi rotoli più importanti, facendoli arrivare ad Otranto e lì dopo alcuni secoli un monaco, Pantaleone, ha esposto questo antico sapere nel meraviglioso mosaico della cattedrale, aggiungendovi anche delle fresche novità (leggenda di Re Artù).
“Nel giorno in cui si ruppero tutte le fonti del grande abisso (Gen. 6.15-16) entra nell’arca…” (G. Busi, Simboli del pensiero ebraico, Giulio Einaudi, Torino, 1990, p.440 e ssg.).
Le narrazioni mesopotamiche della storia del diluvio nel poema di Gilgames, rappresentano con molta probabilità un archetipo narrativo della Bibbia. Scrive Busi che con l’affermarsi del pensiero cabalistico , nel corso del XIII secolo, anche il simbolismo dell’arca assume un significato diverso, più protettivo “in grado di sottrarre il patriarca all’influsso sefirotico del rigore divino” … “Nel Sefer- ha-zohar (Libro dello splendore) composto alla fine del Duecento, l’entrata di Noè nell’arca viene descritta come un evento epocale, deciso da Dio per salvare l’archetipo dello saddiq, il giusto. (Busi, cit., p.443). L’arca è vista come mezzo di occultamento in quanto Dio chiuse l’arca dietro di Noè affinché l’angelo distruttore non lo vedesse e quindi non lo potesse distruggere. Diversa è l’interpretazione dell’arca nel libro delle nuove interpretazioni haggadiche (Sefer hidduse haggadot, Il libro delle nuove interpretazioni haggadiche) del rabbino Yehudah Löw (c. 1525 – 1609), detto il Maharal di Praga, descritta a immagine del mondo, fatta di sostanza minerale e simbolicamente risplendente per le virtù proprie, senza utilizzo di alcun lume artificiale. Secondo il gusto manierista dell’epoca, la immagina così rivestita di elementi preziosi, come gli oggetti curiosi esposti nella Wunderkammer di Rodolfo II. Nel Settecento, quando il movimento hasidico diffuse una nuova concezione dei doveri del gusto e della necessità di un suo impegno sociale, la tevah venne vista come una forma d’espiazione imposta a Noè per il suo atteggiamento egoistico, che lo aveva indotto ad abbandonare i suoi contemporanei alla loro sorte, senza provare a distoglierli dal peccato. La colpa di Noè nasceva dal desiderio di dedicarsi al culto esclusivo di Dio e alla preghiera. Nella visione hasidica, il giusto che rifiuta di impegnarsi per gli uomini è destinato all’arca della solitudine, ossia a isolarsi in un esclusivo ma tormentato rapporto con il divino.
Recentemente vi sono state persone che hanno speso una fortuna per costruirsi un’arca dove attendere la fine del mondo. Lu Zhenghai ha speso 100mila euro per la costruzione di una casa galleggiante, che gli avrebbe garantito la sopravvivenza. Disse prima del 21 dicembre 2012, giorno in cui secondo i Maya tutto doveva scomparire: “Quando arriverà l’uragano e la mia abitazione sarà travolta, io mi salverò e chi vuole può venire con me” (Claudia Nardi). Secondo quanto riportato dal “Daily Mail”, le proporzioni dell’arca non sono proprio quelle “bibliche”, infatti «la barca misura 21,2 metri in lunghezza, 15,5 metri di larghezza e 5,6 metri di altezza e può resistere a 140 tonnellate d’acqua», però non è stata portata a termine entro la fatidica data perché troppo onerosa. In Cina come da altre parti del mondo, l’approssimarsi del giorno funesto ha creato una vera è propria psicosi. Un imprenditore, Yang Zongfu della provincia dello Zhejiang si è costruito una capsula d’acciaio di 4 metri di diametro, dotata di 75 airbag in grado di sostenere urti derivati da terremoti e inondazioni. Il progetto, che è costato al cinese più di 150mila euro, ha riscosso successo tra i ricchi industriali che hanno voluto ordinare la particolare Arca di Noè. In alternativa molti altri in preda alla psicosi da apocalisse hanno letteralmente invaso il villaggio francese di Bugarach, indicato quale unico posto al mondo in cui sarebbe stato possibile sopravvivere alla fine del mondo.
Bibliografia e sitografia:
G. Busi, Simboli del pensiero ebraico, Giulio Einaudi, Torino, 1990, p.440 e sgg.
Arthur Green, Queste sono le parole. Un dizionario della vita spirituale ebraica, Giuntina, Firenze 2002, p. 243
Yarona Pinhas, Scintille dell’anima. Un viaggio spirituale nella Cabbalà, Giuntina, Firenze 2012, p.29 e sgg.
Gabriella Samuel, Kabbalah. Tutti i segreti del misticismo ebraico, Oscar Mondadori, Milano 2011, pp.50-51
Ferruccio Calonghi, Dizionario Latino-italiano, Rosemberg & Sellier, Torino 1975, pp.227-229 ad vocem
Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli Mondolibri, Milano 2003, p.95, ad vocem
http://www.sapere.it/enciclopedia/arca.html
Vocabolario on line Treccani.it
J. Garms, Enciclopedia dell' Arte Medievale (1991) http://www.treccani.it/enciclopedia/arca_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/
G. Petrelli, Salvi nell’arca di http://www.oocities.org/girpucci/SALVINELLARCA.htm
Glossario de “La Dottrina Segreta” http://www.edicolaweb.net/arca005a.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Arca_di_No%C3%A8
Claudia Nardi, Cina, in attesa della fine del mondo si costruisce un’arca come Noè, 03/12/2012 http://www.lastampa.it/2012/12/03/esteri/cina-in-attesa-della-fine-del-mondo-si-costruisce-un-arca-come-noe-xtfruptWkI883rSTR5g2qM/pagina.html
N. B. Fondamentale è stata la presenza di Roy Doliner a PaRDeS in occasione della presentazione del suo libro Il disegno segreto, con il quale abbiamo intrattenuto una interessante e stimolante conversazione da cui è nata l’idea della mostra.
Concerto d’Arte Contemporanea e PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea
via Miranese 42, 30035 Mirano (VE) tel./fax 041/5728366 cell. 349 1240891;
www.concertodartecotemporanea.org; www.artrepardes.org; www.tobiarava.com (anche su Facebook, My space e Twitter);
e-mail: cartec@alice.it; mltrevisan@libero.it; tobiarava@libero.it
A cura di Maria Luisa Trevisan
Romano Abate, Elisabetta Bacci, Ariela Böhm, Alessandro Cardinale, Wanda Casaril, Anna Caser – Adriano Cecco, Franco Cimitan, Franco Corrocher, Alberto Di Fabio, Stefania Fabrizi, Amedeo Fontana, Roberto Fontanella, Renata Galiazzo & Silvio De Campo, Antonio Giancaterino, Good & Co. (Stephen Levinson - Joel Moss Levinson), Cristina Gori, Bobo Ivancich de la Torriente, Abdallah Khaled, Bruno Lucchi, Sirio Luginbühl, Micol Nacamulli, Barbara Nahmad, Pain Azyme, Aldo Pallaro, Barbara Pelizzon, Giampiero Poggiali Berlinghieri, Tobia Ravà, Sevn, Hana Silberstein, Alberto Sordi, Francesco Stefanini, Marialuisa Tadei, Annamaria Targher, Silvano Tessarollo, Lolita Timofeeva, Federico Vianello e Jacopo Richard, Cesare Vignato, Luigi Viola, Carla Viparelli, Grazia Zattarin.
L’esposizione d’arte contemporanea Progetto Arca. Una scelta per un mondo futuro a cura di Maria Luisa Trevisan, sarà inaugurata il 26 maggio alle ore 17 presso PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea e rimarrà aperta dal 26 maggio al 10 novembre 20013 con pausa estiva dal 15 luglio al 15 settembre. Il tema di questa nuova esposizione, organizzata dall’Associazione Culturale Concerto d’Arte Contemporanea, riguarda l’arca come contenitore reale e metaforico di conoscenza e risulta quanto mai appropriato al momento storico, nonché accostabile a quello della 55a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia dal titolo Il Palazzo Enciclopedico, ideato da Massimiliano Gioni. Gli artisti invitati: Romano Abate, Elisabetta Bacci, Ariela Böhm, Alessandro Cardinale, Wanda Casaril, Anna Caser – Adriano Cecco, Franco Cimitan, Franco Corrocher, Alberto Di Fabio, Stefania Fabrizi, Amedeo Fontana, Roberto Fontanella, Renata Galiazzo & Silvio De Campo, Antonio Giancaterino, Good & Co. (Stephen Levinson - Joel Moss Levinson), Cristina Gori, Bobo Ivancich de la Torriente, Abdallah Khaled, Bruno Lucchi, Sirio Luginbühl, Micol Nacamulli, Barbara Nahmad, Pain Azyme, Aldo Pallaro, Barbara Pelizzon, Giampiero Poggiali Berlinghieri, Tobia Ravà, Sevn, Hana Silberstein, Alberto Sordi, Francesco Stefanini, Marialuisa Tadei, Annamaria Targher, Silvano Tessarollo, Lolita Timofeeva, Federico Vianello e Jacopo Richard, Cesare Vignato, Carla Viparelli, Grazia Zattarin, partecipano all’iniziativa in vari modi e con diversi generi artistici, quali dipinti, sculture, fotografie, installazioni ambientali, dislocate nel parco e nella barchessa.
Ipotizzando un cambiamento epocale, cosa vorremmo portare su una probabile l’arca per una possibile nuova fase storica? Cosa desideriamo salvare di questo mondo? Quali sono le priorità?
Consapevoli che stiamo vivendo un momento assai difficile, di crisi sociale e politica, di riassestamento dei valori, discontinuità e cambiamento, ma certi che non può che essere di transizione, a patto che tutti siano costruttivi, collaborativi e soprattutto creativi, chiediamo agli artisti – che hanno sempre saputo interpretare lo spirito dei tempi, talvolta anticipandoli e dando indicazioni per il futuro - cosa metterebbero sull’arca da traghettare nella nuova era.
Lo hanno già fatto in molti, scienziati e non, lanciando – ad esempio - nello spazio l’Inno alla gioia di Beethoven o seppellendo dentro a capsule oggetti, testi, immagini, messaggi lanciati per il futuro, testimonianze di quanto di meglio raggiunto dalle menti più illuminate di questa nostra vecchia terra per futuri abitatori del pianeta.
Per evitare il baratro tutti dovrebbero dare il meglio di sé, innescando un circolo virtuoso per attivare la ripresa che deve essere crescita ed innovazione, che non può prescindere dalla cultura e dall’arte. Da più parti s’invoca la necessità di una “stella polare”, di un “terzo occhio” e di un “nuovo paradigma”, per trovare una “nuova dimensione”. Abbiamo pensato di cercarlo tra gli artisti, perché tutto quel che potrà costruire il futuro pare sia fuori dal perimetro in cui gli occhi della politica (e anche dei tecnocrati) sembrano cercarlo.
La mostra si prefigge di ridare all’artista quel ruolo profetico che ha avuto nel passato, e che alcuni si sono attribuiti (artista sciamano, Nabis, ecc), ed in altri casi invece gli è stato riconosciuto, come nel rinascimento quando artisti come Leonardo erano considerati alla stregua dei consiglieri di corte, invitati a sedere accanto al Principe.
Nell’Ambito della mostra sono previsti incontri, performances, conferenze, workshop, concerti, ecc. (in fase di programmazione).
Inaugurazione domenica 26 maggio ore 17.
Presentazione della mostra e intrattenimento musicale con il “Trio italo-inglese UnAnima”. Claire Julia Wilson (voce), Maurizio Gobbin (chitarra e voce) e Gianni Longo (contrabbasso) con un repertorio che spazia diversi generi musicali, dal blues al jazz, dal reggae al folk, dal country al classico.
Domenica 9 giugno 17.30 “Guido Cingano Ensemble”Classic Sound diretto dal maestro Guido Cingano. Il coro e l’orchestra, composta da fisarmoniche, tastiere, percussioni e sassofono, eseguiranno brani che abbracciano un periodo che spazia dal Seicento ai giorni nostri. Il coro tutto al femminile che completa l’originalità dell’Ensemble, costituendosi come ulteriore duttile strumento, si inserisce nella linea melodica con la novità del timbro e la peculiarità del colore.
Mercoledì 12 giugno ore 20.45 Ricerca interiore e vulnerabilità. Conversazione di Kristin Flood con vocalist Fulvia Pin.
Giovedì 20 giugno ore 21 L’arca della poesia: Shakespeare alla veneziana. 33 sonetti tradotti in veneziano da Isabella Panfido (Casa Editrice Santi Quaranta, Treviso 2012). L’arte e la poesia salveranno il mondo. Lettura da parte di Isabella Panfido di alcuni sonetti tradotti in veneziano antico accostati all’originale in inglese letti da Claire Julia Wilson.
Venerdì 28 giugno ore 17.30 Le radici dell’entusiasmo e del coraggio. Le parole generano parole. Elisabetta Gesmundo e Maurizio Manzardo, Accademia La Parola.
Giovedì 4 luglio ore 18.30-10.30 L’Arca della passione. Presentazione del video-film di Sirio Luginbühl e Francesco Mazzucato con la collaborazione tecnico-artistica di Marco Speranza con Elisa De Marchi e Lisa Parolo, girato nella struttura originale e stravagante: Park Arcobaleno di Roberto Marconato.
Domenica 7 luglio 20.30 L’Altro nell’arca. Dialogo tra Francesca Nodari ed Enrico Gusella.
F. Nodari, Storia di Dolores. Lettera al padre che non ho mai avuto (Pagine Editore, Roma 2013).
Giovedì 11 luglio ore 18.30 Arte, salvezza e rivoluzione. Il caso delle “Primavere arabe”. Incontro con Khaled Fouad Allam, Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Trieste.
Venerdì 20 settembre ore 18.00 Letture da Irène Némirovsky a cura della Compagnia delle Smirne. Marilè Angelini, Renata Cibin, Ilaria Morelli, Anna Volpato, Claire Julia Wilson. Realizzazione di Renata Cibin
Domenica 22 settembre ore 21 Eros, musica e filosofia. Incontro-evento con Claudio Ambrosini e Anna Maria Corradini.
Domenica 29 settembre ore 17.30 e giovedì 3 ottobre ore 21 Lo sguardo della musica, Claudio Ronco ed Emanuela Vozza (violoncelli)
10 e 17 ottobre ore 20.30 Parole in Arca. Racconti e poesie da un’idea di Giuseppe Bovo
In fase di programmazione
Alessandra Celletti (pianoforte).
Presentazione libro di Daniela Abravanel sugli animali nella Bibbia.
A settembre presentazione nuovo libro di Roy Doliner su Caravaggio.
Concerto di Miriam Mehnagi.
Mirko Salvadori Reading con musica e immagini (pianoforte).
Davide Casali (musica Klezmer, band con clarinetto).
Ilary Barnes (pianoforte).
Barbara Magnoni (pianoforte).
Gianluigi Cavaliere Omaggio ad Herbert Pagani.
Pubblicazione con testi di Erika Ferretto, Antonio Costanzo, Maria Luisa Trevisan.
Organizzazione Concerto d’Arte contemporanea – Associazione culturale, in collaborazione con Francesca Giubilei, Antonio Costanzo, Anna Maria Corradini, Giorgia Fortunati, Valentina Mazzonetto, Sara Raquel Mason
Patrocini: Comune di Mirano e La Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia
Inaugurazione domenica 26 maggio 2013 ore 17
Orario da mercoledì a domenica 15-19 su appuntamento
Allestimenti e grafica: Tobia Ravà
Ingresso gratuito. Visite, incontri e Workshop su prenotazione da mercoledì a domenica dalle ore 15 alle 19
Concerto d’Arte Contemporanea e PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea
via Miranese 42, 30035 Mirano (VE) tel./fax 041/5728366 cell. 349 1240891;
www.concertodartecotemporanea.org; www.artrepardes.org; www.tobiarava.com. (anche su Facebook, My space e Twitter: ArtePaRDeS);
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PROGETTO ARCA.
Una scelta per un mondo futuro
L’arca è un simbolo universale corrispondente a svariate cose, riunite dal significato di contenitore (lat. arca, dal tema di arcēre «contenere», “allontanare” in Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli Mondolibri, Milano 2003, p.95 -arca secondo elemento: in parole composte dotte significa “capo”: monarca, patriarca).
Arca di Noè è un cassone di giunchi intrecciati (ebr. tēbah) galleggiante, che Noè avrebbe costruito per ordine divino, allo scopo di salvarsi dal diluvio insieme con la famiglia e con esemplari delle specie animali. E’ descritta nel capitolo 6 del Genesi come una vera e propria cassa, di grandi dimensioni, munita di tetto o coperchio apribile, di una porta laterale e di un’apertura per illuminazione e aerazione. La stessa voce è usata nella Bibbia, in ebraico e nella traduzione greca, per indicare la cesta in cui venne posto sulle acque del fiume il piccolo Mosè.
Arca indica anche un mobile, usato in età antica e nel medioevo, a forma di cassa ad uso sacro, come quelle, talvolta preziose per materia e per lavoro, destinate a conservare le reliquie, o di uso profano, come quelle che servivano a contenere vesti, denaro e altri oggetti necessari alla vita domestica. Con questo significato, l’arca è rimasta nell’arredamento rustico, specie nelle regioni quali la Sardegna, dove l’artigianato ha mantenuto le sue tradizioni ed in Spagna fin dal periodo gotico, caratterizzato dalla ricca decorazione ad intaglio, intarsio o pittura, estesa anche al lato interno del coperchio ribaltabile. Mentre nella terminologia amministrativa dell’età imperiale romana, è qualsiasi specie di cassa pubblica. In Dante il termine è utilizzato nel significato di scrigno, cofano, depositario, ricettacolo, forziere (avria mestier di tal milizia Che non curasse di mettere in arca). È di uso comune nelle locuzioni per epiteti riferiti a persona assai dotta (un’arca di scienza, di dottrina, di virtù). E’ anche un tipo di sepoltura a sarcofago di grandi dimensioni di pietra o di marmo con copertura a doppio spiovente e ornata di rilievi, già presente nelle catacombe romane e nell'arte ravennate, collocata - specie in età medievale - lungo le pareti delle chiese o dei chiostri, o sulle pubbliche piazze. Secondo questo schema venne infatti rappresentata la tomba di San Severino, in un capitello del XII secolo nella chiesa di Saint-Seurin a Bordeaux; anche Gentile da Fabriano, in una predella del polittico Quaratesi (Washington, National Gallery of Art), ripeté lo stesso schema per raffigurare la tomba di San Nicola, sebbene questa nella realtà avesse invece tutt'altra forma. Diventa quindi più monumentale con ricca decorazione scultorea, spesso elevata dal suolo, specie in quest’ultimo caso, su colonne o su una base a pilastro (arca di San Pietro Martire in Sant’Eustorgio a Milano, di Giovanni di Balduccio, le arche di Arnolfo di Cambio nella chiesa di San Domenico ad Orvieto e di San Francesco a Viterbo). Si ricorda qui per vicinanza spaziale ed affettiva la supposta arca di Antenore, mitico fondatore di Padova scampato dall’incendio di Troia e quella di Petrarca ad Arquà Petrarca (PD). Particolare importanza hanno le arche del periodo tardo-gotico nell'Italia settentrionale: il sarcofago, eretto su colonne o pilastri, è spesso sormontato dalla figura del defunto, o da una statua equestre (arca di Bernabò Visconti, di Bonino da Campione; Milano, Museo del Castello Sforzesco), ed è coperto da una struttura a volta o a ciborio, dato l'uso di collocare le arche all'esterno delle chiese o nei chiostri e nelle piazze (arca dei glossatori presso San Francesco e San Domenico a Bologna; arca degli Scaligeri a Verona). Per estensione ed in senso poetico indica un monumento sepolcrale in genere: “l’arca di colui [Michelangelo] che nuovo Olimpo Alzò in Roma a’ Celesti” (Foscolo); “La breve arca bianca nella quale posa il capo di lei” (Beltramelli).
Nella storia ebraica, arca dell’alleanza è la cassa portatile di legno d’acacia, che conteneva le tavole della Legge, ricoperta da lamine d’oro puro, con quattro anelli d’oro per le stanghe di trasporto. In alto aveva il propiziatorio, sui lati del quale erano collocate due figure di cherubini, è perciò l’oggetto ebraico più sacro. In sinagoga l’arca è aròn qòdesh, letteralmente “armadio sacro, e vi sono conservati i rotoli della Thorah (Bibbia, Pentateuco). La parte anteriore è di solito coperta da una tenda, paròkhet. I rotoli nell’aròn qòdesh, rappresentano la presenza divina, nei momenti della preghiera l’assemblea sta in piedi davanti ad essi. L’arca coperta dalla tenda si rifà all’arca in legno di acacia presente nel tabernacolo di Mosè (Es. 25:10-22, 26:31-33) e nel Tempio di Salomone (I Re 8:1-11). La sinagoga (bet kenéset) è un “santuario minore” e, dal momento che contiene i rotoli sacri, nel passare nella parte anteriore della sinagoga si bacia il paròkhet (Arthur Green, Queste sono le parole. Un dizionario della vita spirituale ebraica, Giuntina, Firenze 2002, p. 243)
Il termine si può a volte trovare come sinonimo di arcella nell’altare paleocristiano, anche se poco comune (Vocabolario on line Treccani.it).
Vi sono poi dei significati esoterici secondo cui l’arca è la matrice, l'Argha, la natura terrestre, una imbarcazione, la navis latina, il simbolo del principio generatore femminile. È la luna ed anche l'arca, o Argha, sull'abisso delle acque, o spazio. Corrisponde all'arca con i sette Rishi (termine sanscrito che si traduce con “veggenti”) di Vaivasvata Manu (il Guardiano della Quarta Ronda, l'antenato della razza post-diluviana, o la nostra quinta umanità, figlio di Surya, il Sole, egli, dopo essere stato messo in salvo dal Diluvio in un'arca, costruita per ordine di Vishnu, divenne il padre di Ikshwaku, il fondatore della razza solare dei re. Fu l'unico essere umano, assieme ai sette Rishi, a salvarsi dal diluvio in una barca), alla Vara, o Veicolo, di Ahura Mazda (nome dato all'unico Dio, creatore del mondo sensibile e di quello sovrasensibile, della religione zoroastriana, anche Mazdeismo o Mazdaismo), che reca la semenza delle razze. Vara, Arca, Veicolo, stanno anche per Uomo. Archè è il nome mistico dello Spirito Divino di Vita che si libra sul Caos. Rappresenta la sopravvivenza della vita e la supremazia dello spirito sulla materia. Argha era un vaso oblungo usato dai sacerdoti egizi come calice sacrificale nei culti di Iside, ma anche di Astarte e di Venere-Afrodite. Nuah, la Madre Universale, è Noè al femminile, l'Arca. Le misure dei tempi planetari furono usate come base per il sistema biblico; sono il fondamento del suo spiritualismo ed il loro impiego serve a mostrare le opere di Dio in forma di architettura: il Giardino dell'Eden, il tabernacolo, l'arca di Noè, il Tempio di Salomone, ecc. Sull'arca, o rek, si basa il nodo ankh (conosciuto anche come chiave della vita e croce ansata, è un antico simbolo sacro egizio che essenzialmente simboleggia la vita. Gli dèi sono spesso raffigurati con un ankh in mano, o portato al gomito, oppure sul petto. In funzione di geroglifico l'ankh, oltre che significare "vita", assume diverse sfumature, in base al contesto in cui è inserito, sebbene sempre con caratteri mistici e religiosi). Arca era il segno di tutti gli inizi ed il nodo dell'arca è la croce del nord, la parte posteriore del cielo.
L’arca è un oggetto che in alcune religioni antiche assume significati diversi. Nel mito del babilonese Utnapishtim, questi, avvisato da Ea, si costruisce un'arca o nave per salvarsi dal diluvio che Enlil sta per mandare sulla Terra; in questo caso l'arca ha lo stesso significato dell'arca di Noè. Nei misteri di Eleusi gli epopti (dal lat. tardo epopta o epoptes, «vedere»; propr. «osservatore, ispettore», grado supremo degli iniziati) erano ammessi a vedere le cose contenute “nell'arca”, mentre un ierofante ne spiegava la natura e il significato. Gli oggetti (che ispiravano un reverenziale rispetto) erano probabilmente gli stessi che Demetra aveva usato nell'inaugurare i misteri: dove è evidente l'analogia con l'Arca dell'Alleanza, venerata dagli ebrei. Nell'uno e nell'altro caso esse soddisfacevano al bisogno di possedere la presenza visibile del dio (www.sapere.it).
Il termine ebraico tevà significa arca, ma anche parola, che è forza vitale, con cui Dio ha creato l’universo. Essa collega mondo (casa della creazione) al suo creatore. I saggi compongono parole dai suoni armoniosi, che sono rimedi per il corpo e per l’anima. I malvagi al contrario uniscono parole ch e distruggono l’armonia come nel diluvio (in ebraico mabùl, confusione). L’arca in questo caso è da intendersi come parola per salvare la lingua sacra della creazione. Con la frase “L’arca navigava sulla superficie delle acque” (Genesi 7, 18) s’intende la parola pulita, adamantina, refrattaria alle contaminazioni, multidimensionale e ben riparata. Quando Dio disse “Fa’ all’arca una finestra al di sopra della grandezza di un cubito, la porta dell’arca la collocherai da un lato di essa; falla a piani inferiori, secondi e terzi” (ibid. 6, 16), gli indicò la necessità di rendere la parola e le lettere che la compongono in contatto continuo con l’esterno: la terra, l’aria, la luce, l’acqua; strutturandole in tre dimensioni: spaziale (mondo), temporale e storico (spirito), agendo contemporaneamente su tre livelli: il valore numerico (funzione), la grafia (forma) e la fonetica (suono). Il diluvio è la scomposizione e la riaggregazione delle lettere per far sì che ciascuna di esse si rigenerasse recuperando il valore e senso originario. “Introduci nell’arca, per conservarli in vita con te, coppie di tutti, che siano maschio e femmina, ha la sua struttura linguistica” (ibid. 6, 19). Si può ricavare nel profondo del testo l’unità concettuale del “principio” (bereshit), la parola è come un mattone con cui si costruisce l’edificio delle strutture e delle corrispondenze linguistiche, e al contempo un’onda vibrante in perpetua evoluzione che sale e scende attraverso i vari mondi. Ogni mondo ha la sua struttura linguistica, in quelli superiori, liberi dalla condizione spazio-temporale, la pronuncia della parola è creazione: basta dire “acqua” per averla. L’aspetto onda attraversa lo spazio, è la corrente che annuncia e prepara il futuro dal presente (Yarona Pinhas, Scintille dell’anima. Un viaggio spirituale nella Cabbalà, Giuntina, Firenze 2012, pp.29, 30-32).
L’arca ha raccolto esseri viventi uomini ed animali per salvarli dalla distruzione e poter così proseguire la vita sulla terra dopo il Diluvio. Nella storia vi sono state molte arche che hanno salvato la conoscenza. Anche dopo la distruzione della Biblioteca di Alessandria d’Egitto vi sono state menti, persone che hanno cercato di conservare quanto si era osservato, studiato e raccolto. Così non è andato cancellato per sempre il pensiero di Ipazia. Un allievo ha messo in salvo i suoi rotoli più importanti, facendoli arrivare ad Otranto e lì dopo alcuni secoli un monaco, Pantaleone, ha esposto questo antico sapere nel meraviglioso mosaico della cattedrale, aggiungendovi anche delle fresche novità (leggenda di Re Artù).
“Nel giorno in cui si ruppero tutte le fonti del grande abisso (Gen. 6.15-16) entra nell’arca…” (G. Busi, Simboli del pensiero ebraico, Giulio Einaudi, Torino, 1990, p.440 e ssg.).
Le narrazioni mesopotamiche della storia del diluvio nel poema di Gilgames, rappresentano con molta probabilità un archetipo narrativo della Bibbia. Scrive Busi che con l’affermarsi del pensiero cabalistico , nel corso del XIII secolo, anche il simbolismo dell’arca assume un significato diverso, più protettivo “in grado di sottrarre il patriarca all’influsso sefirotico del rigore divino” … “Nel Sefer- ha-zohar (Libro dello splendore) composto alla fine del Duecento, l’entrata di Noè nell’arca viene descritta come un evento epocale, deciso da Dio per salvare l’archetipo dello saddiq, il giusto. (Busi, cit., p.443). L’arca è vista come mezzo di occultamento in quanto Dio chiuse l’arca dietro di Noè affinché l’angelo distruttore non lo vedesse e quindi non lo potesse distruggere. Diversa è l’interpretazione dell’arca nel libro delle nuove interpretazioni haggadiche (Sefer hidduse haggadot, Il libro delle nuove interpretazioni haggadiche) del rabbino Yehudah Löw (c. 1525 – 1609), detto il Maharal di Praga, descritta a immagine del mondo, fatta di sostanza minerale e simbolicamente risplendente per le virtù proprie, senza utilizzo di alcun lume artificiale. Secondo il gusto manierista dell’epoca, la immagina così rivestita di elementi preziosi, come gli oggetti curiosi esposti nella Wunderkammer di Rodolfo II. Nel Settecento, quando il movimento hasidico diffuse una nuova concezione dei doveri del gusto e della necessità di un suo impegno sociale, la tevah venne vista come una forma d’espiazione imposta a Noè per il suo atteggiamento egoistico, che lo aveva indotto ad abbandonare i suoi contemporanei alla loro sorte, senza provare a distoglierli dal peccato. La colpa di Noè nasceva dal desiderio di dedicarsi al culto esclusivo di Dio e alla preghiera. Nella visione hasidica, il giusto che rifiuta di impegnarsi per gli uomini è destinato all’arca della solitudine, ossia a isolarsi in un esclusivo ma tormentato rapporto con il divino.
Recentemente vi sono state persone che hanno speso una fortuna per costruirsi un’arca dove attendere la fine del mondo. Lu Zhenghai ha speso 100mila euro per la costruzione di una casa galleggiante, che gli avrebbe garantito la sopravvivenza. Disse prima del 21 dicembre 2012, giorno in cui secondo i Maya tutto doveva scomparire: “Quando arriverà l’uragano e la mia abitazione sarà travolta, io mi salverò e chi vuole può venire con me” (Claudia Nardi). Secondo quanto riportato dal “Daily Mail”, le proporzioni dell’arca non sono proprio quelle “bibliche”, infatti «la barca misura 21,2 metri in lunghezza, 15,5 metri di larghezza e 5,6 metri di altezza e può resistere a 140 tonnellate d’acqua», però non è stata portata a termine entro la fatidica data perché troppo onerosa. In Cina come da altre parti del mondo, l’approssimarsi del giorno funesto ha creato una vera è propria psicosi. Un imprenditore, Yang Zongfu della provincia dello Zhejiang si è costruito una capsula d’acciaio di 4 metri di diametro, dotata di 75 airbag in grado di sostenere urti derivati da terremoti e inondazioni. Il progetto, che è costato al cinese più di 150mila euro, ha riscosso successo tra i ricchi industriali che hanno voluto ordinare la particolare Arca di Noè. In alternativa molti altri in preda alla psicosi da apocalisse hanno letteralmente invaso il villaggio francese di Bugarach, indicato quale unico posto al mondo in cui sarebbe stato possibile sopravvivere alla fine del mondo.
Bibliografia e sitografia:
G. Busi, Simboli del pensiero ebraico, Giulio Einaudi, Torino, 1990, p.440 e sgg.
Arthur Green, Queste sono le parole. Un dizionario della vita spirituale ebraica, Giuntina, Firenze 2002, p. 243
Yarona Pinhas, Scintille dell’anima. Un viaggio spirituale nella Cabbalà, Giuntina, Firenze 2012, p.29 e sgg.
Gabriella Samuel, Kabbalah. Tutti i segreti del misticismo ebraico, Oscar Mondadori, Milano 2011, pp.50-51
Ferruccio Calonghi, Dizionario Latino-italiano, Rosemberg & Sellier, Torino 1975, pp.227-229 ad vocem
Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli Mondolibri, Milano 2003, p.95, ad vocem
http://www.sapere.it/enciclopedia/arca.html
Vocabolario on line Treccani.it
J. Garms, Enciclopedia dell' Arte Medievale (1991) http://www.treccani.it/enciclopedia/arca_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/
G. Petrelli, Salvi nell’arca di http://www.oocities.org/girpucci/SALVINELLARCA.htm
Glossario de “La Dottrina Segreta” http://www.edicolaweb.net/arca005a.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Arca_di_No%C3%A8
Claudia Nardi, Cina, in attesa della fine del mondo si costruisce un’arca come Noè, 03/12/2012 http://www.lastampa.it/2012/12/03/esteri/cina-in-attesa-della-fine-del-mondo-si-costruisce-un-arca-come-noe-xtfruptWkI883rSTR5g2qM/pagina.html
N. B. Fondamentale è stata la presenza di Roy Doliner a PaRDeS in occasione della presentazione del suo libro Il disegno segreto, con il quale abbiamo intrattenuto una interessante e stimolante conversazione da cui è nata l’idea della mostra.
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26
maggio 2013
Progetto Arca. Una scelta per un mondo futuro
Dal 26 maggio al 10 novembre 2013
arte contemporanea
Location
PARDES – BARCHESSA DI VILLA DONA’ DELLE ROSE
Mirano, Via Miranese, 42, (Venezia)
Mirano, Via Miranese, 42, (Venezia)
Orario di apertura
da mercoledì a domenica 15-19 su appuntamento
pausa estiva dal 15 luglio al 15 settembre
Vernissage
26 Maggio 2013, h 17
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