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Progetto italiano n. 3 / Avere fame di vento
Gli artisti coinvolti in questa mostra celano, dietro al colore e a una serialità progettuale quasi adolescenziale legata al gioco, argomentazioni e visioni del mondo profonde e serie, un po’ come gli arazzi colorati e vistosi di Boetti realizzati dalle donne afgane. I suoi planisferi, infatti, cercano di rappresentare in chiave decorativa un mondo corrotto legato alla guerra, al potere, ma soprattutto all’apparenza
Comunicato stampa
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Il principale obbiettivo di “Progetto Italiano” è la promozione e valorizzazione del passato e del presente artistico e culturale prodotto in Italia, attraverso una serie di mostre collettive presentate in spazi e gallerie italiane o estere. Ogni artista si confronterà con quello che sono il presente e la tradizione del proprio paese.
Alighiero Boetti attraverso il suo lavoro mise in discussione il ruolo tradizionale dell’artista, in particolar modo il concetto di serialità di un’opera d’arte. Dopo essersi trasferito a Roma, Boetti iniziò ad approcciarsi in maniera innovativa alla creazione artistica, prediligendo l’uso di materiali poveri come per esempio una matita e un foglio di carta quadrettato; con questa metodologia lavorativa Alighiero Boetti creò dei meccanismi di pensiero inesauribili in grado di autogenerarsi, come fa la natura, allontanandosi quindi dagli schemi prestabiliti.
Boetti attraverso il segno, che rappresenta la chiave della sua poetica, usò delle forme diversificate e uniche, giocò sul concetto di opera d’arte come pura decorazione, l’artista lavorò soprattutto nella progettualità impegnandosi solo con l’immaginazione.
Per Alighiero Boetti la pittura fu una sorta di “tradimento” politico e artistico, perché attraverso di essa si poteva creare un distacco dal mondo reale, trascurando quindi le problematiche della società.
Gli artisti scelti per la quarta tappa di Progetto Italiano hanno in comune la scelta di sperimentare sempre nuovi materiali e di giocare con il colore. Spesso escludono tela e pennelli non per una questione politica, ma per una scelta artistica o forse perché non accettano il ruolo tradizionale dell’artista.
Gli artisti coinvolti in questa mostra celano, dietro al colore e a una serialità progettuale quasi adolescenziale legata al gioco, argomentazioni e visioni del mondo profonde e serie, un po’ come gli arazzi colorati e vistosi di Boetti realizzati dalle donne afgane. I suoi planisferi, infatti, cercano di rappresentare in chiave decorativa un mondo corrotto legato alla guerra, al potere, ma soprattutto all’apparenza..
Alighiero Boetti attraverso il suo lavoro mise in discussione il ruolo tradizionale dell’artista, in particolar modo il concetto di serialità di un’opera d’arte. Dopo essersi trasferito a Roma, Boetti iniziò ad approcciarsi in maniera innovativa alla creazione artistica, prediligendo l’uso di materiali poveri come per esempio una matita e un foglio di carta quadrettato; con questa metodologia lavorativa Alighiero Boetti creò dei meccanismi di pensiero inesauribili in grado di autogenerarsi, come fa la natura, allontanandosi quindi dagli schemi prestabiliti.
Boetti attraverso il segno, che rappresenta la chiave della sua poetica, usò delle forme diversificate e uniche, giocò sul concetto di opera d’arte come pura decorazione, l’artista lavorò soprattutto nella progettualità impegnandosi solo con l’immaginazione.
Per Alighiero Boetti la pittura fu una sorta di “tradimento” politico e artistico, perché attraverso di essa si poteva creare un distacco dal mondo reale, trascurando quindi le problematiche della società.
Gli artisti scelti per la quarta tappa di Progetto Italiano hanno in comune la scelta di sperimentare sempre nuovi materiali e di giocare con il colore. Spesso escludono tela e pennelli non per una questione politica, ma per una scelta artistica o forse perché non accettano il ruolo tradizionale dell’artista.
Gli artisti coinvolti in questa mostra celano, dietro al colore e a una serialità progettuale quasi adolescenziale legata al gioco, argomentazioni e visioni del mondo profonde e serie, un po’ come gli arazzi colorati e vistosi di Boetti realizzati dalle donne afgane. I suoi planisferi, infatti, cercano di rappresentare in chiave decorativa un mondo corrotto legato alla guerra, al potere, ma soprattutto all’apparenza..
26
marzo 2015
Progetto italiano n. 3 / Avere fame di vento
Dal 26 marzo al 14 aprile 2015
arte contemporanea
Location
THE WORKBENCH
Milano, Via Vespri Siciliani, 16/4, (Milano)
Milano, Via Vespri Siciliani, 16/4, (Milano)
Orario di apertura
su appuntamento dal lunedì al venerdì dalle ore 10:30 alle ore 18.00
Vernissage
26 Marzo 2015, ore 18.30
Autore
Curatore