Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Pupillo
L’arte di (Salvatore) Pupillo affronta pareti e spazi limitatamente espositivi così come una proiezione può scendere a compromessi con i perimetri/parametri di una sala cinematografica, riscattandosi attraverso la durata temporale, diluita in se stessa e infine assurta alla vastità di una completezza che procede istintiva come una migrazione informale…
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’arte di (Salvatore) Pupillo affronta pareti e spazi limitatamente espositivi così come una proiezione può scendere a compromessi con i perimetri/parametri di una sala cinematografica, riscattandosi attraverso la durata temporale, diluita in se stessa e infine assurta alla vastità di una completezza che procede istintiva come una migrazione informale e formata verso un divenire che probabilmente non potremo conoscere.
Perché il tempo spinge e chiede spazio, poco stima le soste forzate volute dalla lentezza periodica dell’osservatore comodo curioso di assistere all’evolversi prossimo venturo delle idee in corsa dell’artista.
Entità di passaggio stagliate su tessuti monocromi industriali come a garantire la propria rassicurante attualità, confermata da titoli fermi che spesso potremmo desiderare anziché leggere. Opere-finestra affacciate sempre su esterni interiori la cui rappresentazione aleggia, decisa e decentrata, come l’apparizione casuale di un mito infantile finalmente divenuto realtà. Lo stupore di cogliere un attimo congelato per noi, un’essenza trattenuta elegantemente al fine di renderci partecipi di uno spettacolo senza repliche all’insegna del fermo immagine esistenziale. Come il cinema inquadra e focalizza attraverso l’ausilio di mascherine più o meno generose, Pupillo favoreggia l’estemporaneità di icone del (proprio) pensiero permettendone la raffigurazione in scala. La staticità mossa come uno scatto senza posa che ci preserva dall’immagine ferma, muta, imposta.
Seguiamo, grazie alla visione dei lavori esposti, l’interminabile incedere di una musicalità il cui spartito è costituito dall’adagiarsi senza tempo delle opere stesse su pentagrammi immaginari. La varietà di cromie litografiche attesta l’alternarsi di entrate solenni ad adagi riflessivi, convalidando la pienezza di un’opera completa che volutamente rifiuta la condanna di quelle cornici claustrofobiche che donerebbero forse a un salotto in stile, ma soffocherebbero senza forse il longevo respiro animato dei lavori di Pupillo.
Approfittando dell’illuminante teoria del pittore Leopold Survage pubblicata nel luglio del 1914 sulla rivista “Soirées de Paris”, potremmo senza difficoltà confermare la veridicità di quello che sarebbe diventato uno dei paragrafi decisivi del pensiero dell’artista: “La forma, il ritmo. Intendo per forma visiva astratta ogni generalizzazione o geometrizzazione di una forma, di un oggetto, di ciò che ci circonda. In effetti è così complicata la forma di questi oggetti peraltro molto semplici e familiari come un albero, un mobile, un uomo… A mano a mano che si studiano i particolari di questi oggetti, essi divengono sempre più refrattari ad una rappresentazione semplice. Il mezzo proposto per rappresentare astrattamente la forma irregolare di un corpo reale è quello di ricondurlo a una forma geometrica semplice o complicata. Queste rappresentazioni trasformate starebbero alle forme degli oggetti del mondo esterno come il suono musicale sta al rumore.”
Un modus quindi letteralmente ermeneutico, nel senso più esteso del termine. Il senso che prevede l’Interpretazione attraverso la caratterizzazione soggettiva spinta e dinamica dell’interprete/autore che quella (ri)lettura vede e ascolta, quell’immagine eloquente cattura con fare quasi documentaristico perché ritenuta idonea a contestualizzare una precisa dimensione mnemonica.
Pupillo ingaggia momenti privo dell’illusoria certezza di renderli costanti e ricorrenti, assidui, ma concedendo loro l’ampiezza lungimirante delle superfici architettoniche limitrofi.
In virtù di tale “donazione”, i soggetti emotivi partoriti dall’artista provvedono autonomamente a radicare i propri contorni laddove collocati, decisi a proseguire con vitalità invidiabile il proprio cammino senza sosta.
cinemàtica [dal fr. cinématique; 1854] sf. T. fis. branca della meccanica che studia il movimento dei corpi indipendentemente dalle sue cause.
Chiamo pupillo “artista cinematico” perché quanto ci dona non pretende e non conosce origini circostanziate da manuale, ma impressioni turistiche sperimentali fruibili come dal finestrino di un treno in corsa.
Un’arte elettivamente assistibile grazie alla propria improvvisazione genetica munita di romantica e affidabile passione, educatamente stimolante ed essenziale.
Se l’inesistenza dell’inesistente tempo presente volesse palesare la propria presenza in ambito artistico, le opere di Salvatore Pupillo sarebbero protagoniste incontrastate del moto a luogo, dell’essere per divenire.
La realtà (e i suoi componenti tutti) non ammette infatti stasi di sorta, lanciandosi propedeuticamente ad invadere la disponibile capienza del dopo cosicché alle parvenze effimere non sia concesso il comfort della residenza.
Grazie al lavoro di Pupillo siamo finalmente tenuti ad ammettere la democratica benevolenza del possibilista tempo futuro.
(stefano elena)
Perché il tempo spinge e chiede spazio, poco stima le soste forzate volute dalla lentezza periodica dell’osservatore comodo curioso di assistere all’evolversi prossimo venturo delle idee in corsa dell’artista.
Entità di passaggio stagliate su tessuti monocromi industriali come a garantire la propria rassicurante attualità, confermata da titoli fermi che spesso potremmo desiderare anziché leggere. Opere-finestra affacciate sempre su esterni interiori la cui rappresentazione aleggia, decisa e decentrata, come l’apparizione casuale di un mito infantile finalmente divenuto realtà. Lo stupore di cogliere un attimo congelato per noi, un’essenza trattenuta elegantemente al fine di renderci partecipi di uno spettacolo senza repliche all’insegna del fermo immagine esistenziale. Come il cinema inquadra e focalizza attraverso l’ausilio di mascherine più o meno generose, Pupillo favoreggia l’estemporaneità di icone del (proprio) pensiero permettendone la raffigurazione in scala. La staticità mossa come uno scatto senza posa che ci preserva dall’immagine ferma, muta, imposta.
Seguiamo, grazie alla visione dei lavori esposti, l’interminabile incedere di una musicalità il cui spartito è costituito dall’adagiarsi senza tempo delle opere stesse su pentagrammi immaginari. La varietà di cromie litografiche attesta l’alternarsi di entrate solenni ad adagi riflessivi, convalidando la pienezza di un’opera completa che volutamente rifiuta la condanna di quelle cornici claustrofobiche che donerebbero forse a un salotto in stile, ma soffocherebbero senza forse il longevo respiro animato dei lavori di Pupillo.
Approfittando dell’illuminante teoria del pittore Leopold Survage pubblicata nel luglio del 1914 sulla rivista “Soirées de Paris”, potremmo senza difficoltà confermare la veridicità di quello che sarebbe diventato uno dei paragrafi decisivi del pensiero dell’artista: “La forma, il ritmo. Intendo per forma visiva astratta ogni generalizzazione o geometrizzazione di una forma, di un oggetto, di ciò che ci circonda. In effetti è così complicata la forma di questi oggetti peraltro molto semplici e familiari come un albero, un mobile, un uomo… A mano a mano che si studiano i particolari di questi oggetti, essi divengono sempre più refrattari ad una rappresentazione semplice. Il mezzo proposto per rappresentare astrattamente la forma irregolare di un corpo reale è quello di ricondurlo a una forma geometrica semplice o complicata. Queste rappresentazioni trasformate starebbero alle forme degli oggetti del mondo esterno come il suono musicale sta al rumore.”
Un modus quindi letteralmente ermeneutico, nel senso più esteso del termine. Il senso che prevede l’Interpretazione attraverso la caratterizzazione soggettiva spinta e dinamica dell’interprete/autore che quella (ri)lettura vede e ascolta, quell’immagine eloquente cattura con fare quasi documentaristico perché ritenuta idonea a contestualizzare una precisa dimensione mnemonica.
Pupillo ingaggia momenti privo dell’illusoria certezza di renderli costanti e ricorrenti, assidui, ma concedendo loro l’ampiezza lungimirante delle superfici architettoniche limitrofi.
In virtù di tale “donazione”, i soggetti emotivi partoriti dall’artista provvedono autonomamente a radicare i propri contorni laddove collocati, decisi a proseguire con vitalità invidiabile il proprio cammino senza sosta.
cinemàtica [dal fr. cinématique; 1854] sf. T. fis. branca della meccanica che studia il movimento dei corpi indipendentemente dalle sue cause.
Chiamo pupillo “artista cinematico” perché quanto ci dona non pretende e non conosce origini circostanziate da manuale, ma impressioni turistiche sperimentali fruibili come dal finestrino di un treno in corsa.
Un’arte elettivamente assistibile grazie alla propria improvvisazione genetica munita di romantica e affidabile passione, educatamente stimolante ed essenziale.
Se l’inesistenza dell’inesistente tempo presente volesse palesare la propria presenza in ambito artistico, le opere di Salvatore Pupillo sarebbero protagoniste incontrastate del moto a luogo, dell’essere per divenire.
La realtà (e i suoi componenti tutti) non ammette infatti stasi di sorta, lanciandosi propedeuticamente ad invadere la disponibile capienza del dopo cosicché alle parvenze effimere non sia concesso il comfort della residenza.
Grazie al lavoro di Pupillo siamo finalmente tenuti ad ammettere la democratica benevolenza del possibilista tempo futuro.
(stefano elena)
29
novembre 2003
Pupillo
Dal 29 novembre al 21 dicembre 2003
arte contemporanea
Location
L’IDIOMA CENTRO D’ARTE
Ascoli Piceno, Via Delle Torri, 23, (Ascoli Piceno)
Ascoli Piceno, Via Delle Torri, 23, (Ascoli Piceno)
Orario di apertura
feriali 17.30 - 20.00 / festivi 10.30 - 12.00