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Purgatorio
convivio d’arte ed aperitivo esotico rivolto agli artisti emergenti
Comunicato stampa
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Giovedì 8 giugno 2006, alle ore 18,30 s’inaugura al “Fake”, via di Monte Testaccio, 64, Purgatorio, convivio d’arte ed aperitivo esotico rivolto agli artisti emergenti.
Presentati i lavori di neo graffitisti: tecniche miste di Ikarus, THOMS, Tiziana Ambrosino e Giuseppe Di Vita, Alessio Fralleone. Sonorità gothic di Margot e funky break di STEO. Allestimento a cura di Livia Crisafi e Valeria Sebastiani (Demans).
DELL’ARTE ARABESCA DI TRAME: ovvero dai tappeti ai murales.
(di Ilari Valbonesi)
Nei cicli dei paladini di re Artù, come nei romanzi di Chrétien de Troyes, c'era un continuo errare di cavalieri, con percorsi vari a entrelacs. Tanto l’errare infatti che il regno vegetale iniziò a fiorire nel compatto fogliame romanico e decorare i tappeti islamici sotto i piedi delle Vergini e dei santi.
In un mondo senza inizio e senza fine, sboccia il gusto per arabeschi e grovigli e il disegno ornamentale discontinuo fa germinare stoffe damascate e mussoline. Le gesta ordite diventano moda "saracina": forme d'arte tessile prive d'ogni carattere rappresentativo, vere e proprie tapisseries oniriche, dove l'incanto figurale dei tapiz sarrazinois, nato dagli infiniti nodi del simultaneo, rimanda a esotici panorami "ermi e selvaggi".
Non c'è più distinzione tra forme vegetali e messaggi verbali. Il mondo diviene una selva di significati.
UN’ALTRA STORIA NE LA ROCCIA IMPOSTA
Se Ulisse scende agli inferi per la sua ansia conoscitiva, Dante “proseguendo la solinga via, tra le schegge e tra ' rocchi de lo scoglio,lo piè sanza la man non si spedia”, giunge al Purgatorio. “Qui si conviene usare un poco d' arte” e la mano del poeta intaglia con parole “di marmo candido e addorno” la scalata divina, con tanto di coroncina premio d’alloro.
E solo con Orlando che il Purgatorio umano si compie. Quel furioso cavaliere che leggendo in una grotta dei graffiti che narrano gli amori di Angelica (per un altro), scoppia nel geloso pianto; e con la mente che gli vola al muro, disegna la prima disgiunzione tra la vita collettiva e il singolo dolore. Così nasce la natura morta. E l’arte contemporanea.
Una natura che si riconcilia con l’arte individuale nella grammatica simultanea del muro. Nei graffiti. Nella spaziatura. Nella spray art il cui aspetto è precisamente quello di un arabesco, dove due linee si disgiungono per comporre volute e intrecci. Un muro come un tappeto volante di linee d'attrazione. Il muro, eterno purgatorio dove, al di là del principio di piacere, ci si trasfigura; tutti egualmente folli nel desiderio del divenire anonimo. Il muro della rimozione rimane così la nostra discarica delle illusioni mondane e dell’arte, cortese, rapace, amorosa, eroica, e primaria struttura desiderante. Ma anche traccia ironica di gestazione, ancora una volta (arte) errante.
Mercoledì 23 marzo 1983 (di Andy Wahrol)
Abbiamo preso i biglietti per l’inaugurazione della mostra della new Art al Witney, la biennale. E la mostra è proprio come negli anni sessanta. E Keith Haring è il più grande. E’ venuto dal Giappone a New York per tre giorni per poi andare a Parigi. Questi ragazzi vendono tutto – la mostra di Jean Michel Basquiat a Los Angeles ha venduto tutto.
Presentati i lavori di neo graffitisti: tecniche miste di Ikarus, THOMS, Tiziana Ambrosino e Giuseppe Di Vita, Alessio Fralleone. Sonorità gothic di Margot e funky break di STEO. Allestimento a cura di Livia Crisafi e Valeria Sebastiani (Demans).
DELL’ARTE ARABESCA DI TRAME: ovvero dai tappeti ai murales.
(di Ilari Valbonesi)
Nei cicli dei paladini di re Artù, come nei romanzi di Chrétien de Troyes, c'era un continuo errare di cavalieri, con percorsi vari a entrelacs. Tanto l’errare infatti che il regno vegetale iniziò a fiorire nel compatto fogliame romanico e decorare i tappeti islamici sotto i piedi delle Vergini e dei santi.
In un mondo senza inizio e senza fine, sboccia il gusto per arabeschi e grovigli e il disegno ornamentale discontinuo fa germinare stoffe damascate e mussoline. Le gesta ordite diventano moda "saracina": forme d'arte tessile prive d'ogni carattere rappresentativo, vere e proprie tapisseries oniriche, dove l'incanto figurale dei tapiz sarrazinois, nato dagli infiniti nodi del simultaneo, rimanda a esotici panorami "ermi e selvaggi".
Non c'è più distinzione tra forme vegetali e messaggi verbali. Il mondo diviene una selva di significati.
UN’ALTRA STORIA NE LA ROCCIA IMPOSTA
Se Ulisse scende agli inferi per la sua ansia conoscitiva, Dante “proseguendo la solinga via, tra le schegge e tra ' rocchi de lo scoglio,lo piè sanza la man non si spedia”, giunge al Purgatorio. “Qui si conviene usare un poco d' arte” e la mano del poeta intaglia con parole “di marmo candido e addorno” la scalata divina, con tanto di coroncina premio d’alloro.
E solo con Orlando che il Purgatorio umano si compie. Quel furioso cavaliere che leggendo in una grotta dei graffiti che narrano gli amori di Angelica (per un altro), scoppia nel geloso pianto; e con la mente che gli vola al muro, disegna la prima disgiunzione tra la vita collettiva e il singolo dolore. Così nasce la natura morta. E l’arte contemporanea.
Una natura che si riconcilia con l’arte individuale nella grammatica simultanea del muro. Nei graffiti. Nella spaziatura. Nella spray art il cui aspetto è precisamente quello di un arabesco, dove due linee si disgiungono per comporre volute e intrecci. Un muro come un tappeto volante di linee d'attrazione. Il muro, eterno purgatorio dove, al di là del principio di piacere, ci si trasfigura; tutti egualmente folli nel desiderio del divenire anonimo. Il muro della rimozione rimane così la nostra discarica delle illusioni mondane e dell’arte, cortese, rapace, amorosa, eroica, e primaria struttura desiderante. Ma anche traccia ironica di gestazione, ancora una volta (arte) errante.
Mercoledì 23 marzo 1983 (di Andy Wahrol)
Abbiamo preso i biglietti per l’inaugurazione della mostra della new Art al Witney, la biennale. E la mostra è proprio come negli anni sessanta. E Keith Haring è il più grande. E’ venuto dal Giappone a New York per tre giorni per poi andare a Parigi. Questi ragazzi vendono tutto – la mostra di Jean Michel Basquiat a Los Angeles ha venduto tutto.
08
giugno 2006
Purgatorio
08 giugno 2006
serata - evento
giovane arte
giovane arte
Location
FAKE
Roma, Via Di Monte Testaccio, 64, (Roma)
Roma, Via Di Monte Testaccio, 64, (Roma)
Vernissage
8 Giugno 2006, ore 18.30-04
Ufficio stampa
CALAMARO AGENCY
Autore