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Quadreria 2009. Dalla bizzarria al canone: dipinti tra Seicento e Ottocento
Si tratta di una raccolta composita di circa quaranta dipinti, tutti legati assieme dal filo sottile della qualità e della rarità e che, tra la fine del XVII secolo con un Erode nel gusto dell’Arcimboldo fino alle Tigri in agguato di G.A.Sartorio, documentano circa tre secoli di bella pittura, dall’estrosità barocca ai canoni rappresentativi neoclassici e romantici.
Comunicato stampa
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Si tratta di una raccolta composita di circa quaranta dipinti, tutti legati assieme dal filo sottile della qualità e della rarità e che, tra la fine del XVII secolo con un Erode nel gusto dell’Arcimboldo fino alle Tigri in agguato di G.A.Sartorio, documentano circa tre secoli di bella pittura, dall’estrosità barocca ai canoni rappresentativi neoclassici e romantici.
Anche se in qualche caso realizzati fuori d’Italia, come un ritratto femminile del francese J.B. Soyer, il bozzetto di G. Bouchet per l’Augusto e Cinna conservato a Versailles, la ricostruzione ideale del Tempio di Aphaia a Egina con il famoso frontone restaurato a Roma da B. Thorvaldsen per Ludovico di Baviera di J. Lang, i numerosi dipinti stranieri presentati testimoniano il prolungato e fecondo rapporto degli artisti esteri con l’Italia e la sua tradizione. È il caso dell’Alcibiade del precursore neoclassico J. de Parme (1774), del Ritratto di fanciullo con il cerchio di J. Sablet (1798), o dell’anacreontico Amore con Bacco e Batillo dell’allievo di Mengs F. Rehberg, eseguito a Roma nel 1795 o del Ritratto virile del grande russo A.A. Ivanov (1856).
Tra i pittori italiani, le opere in mostra sono in grado di illustrare in termini rappresentativi i diversi generi della pittura tra Sette e Ottocento, da quella “ideale” e storica – le grandi tempere neoclassiche di G.B. Dell’Era (Trionfo antico e Naumachia), le Parche di F. Giani, la Medea di P. Benvenuti, i pendant con Gesù al Tempio del napoletano P. Albertis, o i romantici Martiri cristiani di D. Morelli, Otello di P.M. Molmenti e Michelangelo di A.M. Gilli – alla scenografia teatrale (A. Sanquirico per le Vestali, 1818, alla Scala), al “genere” (Visita all’eremo del rarissimo messinese L. Subba), a quella animalistica (il Lupo del pittore di corte parmense G. Baldrighi), al ritratto. In quest’ultimo campo è il capolavoro di M. De Boni, maestro di pittura di Canova, il Ritratto del principe Abbondio Rezzonico, senatore di Roma. Alcune vedute saranno invece esposte a documentare il passaggio dal paesaggio classico alla pittura dal vero (A. Nava, Veduta di Villa Cagnola a Inverigo). Appartiene all’inconsueta categoria del dipinto “di traduzione” il Monumento Barbarigo, smembrato a Venezia in età napoleonica, rappresentato da G. Borsato.
Tra le opere eseguite a Roma un prezioso nucleo di bozzetti, di V. Camuccini (Nozze di Amore e Psiche), F. Podesti (Bacco e Arianna), F. Coghetti (Alessandro difende il padre in battaglia) e L. Fioroni (Cleopatra e Marc’Antonio), è legato alle straordinarie imprese decorative avviate dalla famiglia Torlonia nel palazzo di città e presso la Villa sulla via Nomentana, le più impegnative del secolo, confrontabili solo con il mecenatismo principesco dei secoli precedenti.
Le opere, finora quasi tutte inedite, saranno pubblicate in un catalogo affidato a specialisti dei diversi artisti e ambiti e curato da G. Capitelli, fine specialista dell’Ottocento romano oltre che docente di pittura fiamminga e olandese, e che perciò, come da tradizione della Galleria, potrà costituire un utile strumento di approfondimento per gli appassionati come per gli studiosi.
Anche se in qualche caso realizzati fuori d’Italia, come un ritratto femminile del francese J.B. Soyer, il bozzetto di G. Bouchet per l’Augusto e Cinna conservato a Versailles, la ricostruzione ideale del Tempio di Aphaia a Egina con il famoso frontone restaurato a Roma da B. Thorvaldsen per Ludovico di Baviera di J. Lang, i numerosi dipinti stranieri presentati testimoniano il prolungato e fecondo rapporto degli artisti esteri con l’Italia e la sua tradizione. È il caso dell’Alcibiade del precursore neoclassico J. de Parme (1774), del Ritratto di fanciullo con il cerchio di J. Sablet (1798), o dell’anacreontico Amore con Bacco e Batillo dell’allievo di Mengs F. Rehberg, eseguito a Roma nel 1795 o del Ritratto virile del grande russo A.A. Ivanov (1856).
Tra i pittori italiani, le opere in mostra sono in grado di illustrare in termini rappresentativi i diversi generi della pittura tra Sette e Ottocento, da quella “ideale” e storica – le grandi tempere neoclassiche di G.B. Dell’Era (Trionfo antico e Naumachia), le Parche di F. Giani, la Medea di P. Benvenuti, i pendant con Gesù al Tempio del napoletano P. Albertis, o i romantici Martiri cristiani di D. Morelli, Otello di P.M. Molmenti e Michelangelo di A.M. Gilli – alla scenografia teatrale (A. Sanquirico per le Vestali, 1818, alla Scala), al “genere” (Visita all’eremo del rarissimo messinese L. Subba), a quella animalistica (il Lupo del pittore di corte parmense G. Baldrighi), al ritratto. In quest’ultimo campo è il capolavoro di M. De Boni, maestro di pittura di Canova, il Ritratto del principe Abbondio Rezzonico, senatore di Roma. Alcune vedute saranno invece esposte a documentare il passaggio dal paesaggio classico alla pittura dal vero (A. Nava, Veduta di Villa Cagnola a Inverigo). Appartiene all’inconsueta categoria del dipinto “di traduzione” il Monumento Barbarigo, smembrato a Venezia in età napoleonica, rappresentato da G. Borsato.
Tra le opere eseguite a Roma un prezioso nucleo di bozzetti, di V. Camuccini (Nozze di Amore e Psiche), F. Podesti (Bacco e Arianna), F. Coghetti (Alessandro difende il padre in battaglia) e L. Fioroni (Cleopatra e Marc’Antonio), è legato alle straordinarie imprese decorative avviate dalla famiglia Torlonia nel palazzo di città e presso la Villa sulla via Nomentana, le più impegnative del secolo, confrontabili solo con il mecenatismo principesco dei secoli precedenti.
Le opere, finora quasi tutte inedite, saranno pubblicate in un catalogo affidato a specialisti dei diversi artisti e ambiti e curato da G. Capitelli, fine specialista dell’Ottocento romano oltre che docente di pittura fiamminga e olandese, e che perciò, come da tradizione della Galleria, potrà costituire un utile strumento di approfondimento per gli appassionati come per gli studiosi.
23
aprile 2009
Quadreria 2009. Dalla bizzarria al canone: dipinti tra Seicento e Ottocento
Dal 23 aprile al 12 giugno 2009
arte antica
Location
CARLO VIRGILIO ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Roma, Via Della Lupa, 10, (Roma)
Roma, Via Della Lupa, 10, (Roma)
Orario di apertura
lunedì-sabato 16.00-19.30
Vernissage
23 Aprile 2009, ore 18-21
Autore